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giovedì 11 settembre 2025

Tramonto sul lago Son Kul


di Marina Fichera

 

(foto di Marina Fichera)

Sono seduta da oltre un’ora davanti al lago Son Kul, in Kyrgyzstan, a oltre 3.000 metri di altitudine, come stregata dalla luce di questo luogo.

Un lembo di terra arsa dal vento, dal colore primordiale dell’argilla che solo il lago, splendente come una riga dipinta da una mano divina su un quadro perfetto, separa da un cielo lapislazzulo. Le nuvole sembrano uno degli immensi greggi di pecore che ho incontrato arrivando fin qui, lievi, morbide, bianche ma non troppo, sporche di vita, terra e vento.

In un’area senza alberi né cespugli per decine di chilometri, l’altalena di legno che vedo alla mia sinistra è un oggetto alieno, eppure poetico. Ci si può cullare in mezzo al nulla e senza far nulla, solo aprire gli occhi e il cuore.

Una fila di puntini bianchi, uno dei tanti campi yurte sulle rive del lago, mi conferma che ormai anche questo è diventato un luogo turistico, Come al solito mi sento un po’ in colpa per aver quasi violato questa bellezza che non riesco a smettere di ammirare, anche se il vento sta diventando sempre più freddo e mi fa lacrimare gli occhi.

Mi perdo a osservare un cavallo, il cui mantello ha lo stesso colore bruciato della terra, che pascola a ridosso della riva, dove cresce un po’ d’erba verde e umida. Altri cavalli, poco più in là, galoppano liberi sulla riva del lago, e poi tante mucche, pezzate e morbide, ruminano in pace. La mia mente, sempre in subbuglio, è in pace.

Le montagne dall’altra sponda del lago, ombre scure punteggiate di rosa, con l’avvicinarsi dell’ora del tramonto volgono all’indaco, per poi sprofondare nel profondo buio di un luminoso cielo stellato. Un cielo pieno di pianeti, galassie e misteri, potrei perdermi a immaginare milioni di mondi possibili, ma non lo faccio, mi godo il qui e ora. Chiudo gli occhi e respiro.


(foto di Marina Fichera)

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