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lunedì 6 marzo 2023

GLI OCCHI DAVANTI

di Bortolo Uberti

“«Se Dio ci ha fatto gli occhi davanti ci sarà un motivo! E in quella direzione che bisogna guardare, altrimenti li avremmo di lato come i pesci!» ripeteva severa”. A ripetere queste parole è una madre ad una figlia. Ad una figlia che ha visto scappare in Germania, durante la Seconda Guerra Mondiale, la propria figlia insieme alla zia e non si dà pace. È una storia che Marco Balzano racconta nel romanzo Resto qui, ambientato a Curon, in Alto Adige. La vicenda narra di una donna e della sua famiglia in un tempo di profondi cambiamenti: quelli operati dal fascismo, dall’italianizzazione della regione, dalla guerra e dal progetto di una nuova diga che prevede l’inondazione dell’intero villaggio e l’esilio dei suoi abitanti. Qualcuno fugge, altri restano, rifiutando il cambiamento per non perdere le proprie radici, la terra, la lingua. Alla fine, la voce narrante guarda il lago di Resia, bucato dal campanile che viene su dal suo fondale. Ricorda quanto si nasconde sotto il profilo morbido delle onde. E pensa, e dice: “Guardo le canoe che fendono l'acqua, le barche che sfiorano il campanile, i bagnanti che si stendono a prendere il sole. Li osservo e mi sforzo di comprendere. Nessuno può capire cosa c'è sotto le cose. Non c'è tempo per fermarsi a dolersi di quello che è stato quando non c'eravamo. Andare avanti, come diceva Ma', è l'unica direzione concessa. Altrimenti Dio ci avrebbe messo gli occhi di lato. Come i pesci”.


 Chi sono quelli che hanno gli occhi di lato? Sono quelli che non guardano in faccia la realtà. Non guardano avanti nel tempo pensando anche a chi verrà dopo di loro. Quelli che credono di aver già visto tutto e pensano che quello che hanno visto prima deve ripetersi alla stessa maniera. Non si accorgono di cosa sta succedendo attorno a loro e vanno avanti come se nulla fosse. Può accadere in una famiglia, nella comunità cristiana, nella società. Le famiglie cambiano eppure si resta aggrappati alla nostalgia dei ricordi di un tempo. La chiesa cambia ma non si hanno altri modelli di quelli di una volta, magari nemmeno tanto lontana. Cambiano la società e il mondo. Ma abbiamo gli occhi dei pesci. Cosa c’è sotto le cose? Che fare quando tutto cambia?

 C’è una guerra in corso, ma sembra non ci riguardi. Respiriamo emergenze: per la casa, il lavoro, l’immigrazione, l’educazione, le tante solitudini… ma tiriamo avanti senza scomporci troppo. L’indifferenza anestetizza. “Non è più come prima”, si dice. Però si subisce il cambiamento. Oppure ci si irrigidisce. Ci si blocca. Si rimuove la memoria per accoccolarsi nella nostalgia. Ed anche la comunità cristiana non fa passi in avanti: non raccoglie le sfide di questo momento storico per trasformarle in risorse. Non fa del domani il campo in cui seminare qualcosa. Non si genera. Si è sterili. Non si coltiva la comunione ma si tira il filo spinato attorno all’orticello. E, alla fine, si è un po’ tutti, e un po’ sempre, arrabbiati, tesi e insoddisfatti.

 Chi guarda avanti non sa bene dove conduce la strada, è vero. È nuova anche per lui. Vede che ci sono degli ostacoli. La meta stessa non è chiara. È il rischio del domani. Ma è anche la condizione della fede. È il brivido di osare, almeno di provarci. È quell’entusiasmo che contagia quando non si parte per conto proprio. Guardare avanti può far male, certamente fa fare fatica. Abbaglia gli occhi. Ma l’alternativa, amata dai più, è quella di guardarsi addosso. Davanti non c’è il futuro con le sue incognite o una strada con una curva dietro la quale non vedi. Davanti c’è lo specchio. Rassicurante. Ma a quale prezzo?

 C’è un’immagine che mi intriga. Una vecchia foto. È di Robert Capa, un maestro della fotografia. È stata scattata in Sicilia, nel 1943, durante lo sbarco degli Alleati. Su una strada, dall’orizzonte, sbuca un carro armato con un soldato americano a sporgersi dalla torretta, dietro al cannone. Di fronte a lui, dalla nostra parte, un altro carro, armato solo di zoccoli e di basto pesante. Un somaro con il suo contadino. I due si guardano: il contadino e il soldato. L’asino e il carro armato. La strada è stretta. Secondo voi chi passerà? Il tank o il somaro? Chi ha gli occhi davanti fa il tifo per il somaro.

 


 

 

 

Immagine: Robert Capa,

Passaggio di un carro armato vicino ad un uomo con il suo somaro

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