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martedì 31 gennaio 2023

Il quaderno grigio, di Angelo Borghi

(a cura di Giovanna Rotondo)




La vita ci riserva molte sorprese e  le poesie di Angelo Borghi lo sono: La storia del quaderno grigio è affascinante e misteriosa, l’ho raccontata nella premessa che ho scritto per il libro e che pubblico qui di seguito: 

La storia del Quaderno Grigio

Questo quaderno si trovava nella casa dei miei genitori già all’inizio degli anni 60, prima che noi figlie ci disperdessimo per il mondo, tuttavia, per vicissitudini della vita, è finito nella mia casa durante i vari traslochi. Sapevo che erano poesie di Angelo, conoscevo bene la sua calligrafia, ma non le avevo mai lette e, nell’ultimo mezzo secolo, il quaderno grigio pieno di fogli si è spostato con i miei libri. 


Ogni tanto mi capitava tra le mani e poi veniva ricollocato in qualche scaffale, in attesa. E’ stato così per anni: era lì, apparteneva a un tempo passato, come altri ricordi. Ci voleva la pandemia a farmi aprire il quaderno e leggere le poesie. Dapprima ho pensato: “le solite poesie dell’adolescenza”, poi, man mano che le leggevo sono stata affascinata dal linguaggio di questo poeta ragazzino di quindici, sedici, diciassette anni. Un linguaggio ricco di immagini, di sogni, di speranze, un modo di scrivere non comune per un ragazzo di quell’età. Era chiaro che la maggior parte delle poesie era stata scritta di getto: nata e sentita in quel momento, tante poesie manoscritte, alcune direttamente in un  voluminoso quaderno grigio, altre su foglietti di carta più o meno grandi, piegati e conservati tra le pagine, tutte originali! 

Mi sono chiesta se l’autore ne avesse mai riletto una, ed escludo che siano  state copiate: a quei tempi non esistevano le fotocopiatrici e Angelo non le avrebbe certo copiate, dopo averle scritte, per conservarle. Erano quasi tutte datate, alcune con osservazioni sul luogo in cui erano state scritte, altre dedicate agli amici. Ho pensato alla sorpresa di Angelo se le avesse viste e rilette. Il pensiero di sceglierne alcune, pubblicarle e farne dono all’amico di tanti anni, mi ha conquistata. 

Ritrovarci com’eravamo. Soprattutto ritrovarci nella bellezza della poesia, sempre. 

Angelo Borghi ha continuato a scrivere, è uno storico di talento molto apprezzato. Non so se scriva ancora poesie o solo saggi, è certo che la scrittura ha un ruolo importante nella sua vita e lo s’intuisce leggendo lo stile chiaro e lieve con cui racconta la Storia del territorio, nelle opere sul territorio a cui si dedica da anni.

Ho fatto una scelta cronologica dei testi: dal 1957 al 1960, il periodo in cui sono state scritte, rappresentando ogni anno e dividendo il testo in due parti: nella prima parte poesie del 1957, 58 e 59, in cui la visione della natura è unica e originale, poesie che ogni volta che si rileggono appaiono ancora più belle. Nella seconda parte, per il 1960, un lungo poema, sorprendente per lo stile insolito e originale e alcune belle composizioni evocative della vita familiare, l’abbandono dell’infanzia, il pensiero dell’ignoto, i dubbi esistenziali, le scelte di vita.

Poesie manoscritte




 


















Angelo Borghi: storico e ricercatore, nato a Lecco nel 1942. Con le sue estese produzioni e ricostruzioni storiche e artistico-letterarie dedicate alla città di Lecco, ha dato peso e corpo, valore e spessore alle numerose identità lecchesi e alle diverse fasi di quel percorso che ha portato Lecco a diventare da borgo a città. Un impegno a tutto tondo per la nostra città che ha riguardato anche il campo istituzionale in qualità di consigliere comunale negli anni ’80. Il Comune di Lecco ringrazia Angelo Borghi per aver contribuito a indagare e a diffondere la conoscenza delle identità lecchesi e a valorizzare la storia di Lecco.

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