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domenica 27 giugno 2021

San Pietroburgo - parte decima

( di Tatiana Bertolini)

Da Pietroburgo a Pietrogrado

 

La parola Pietroburgo o Petersburg è composta da due termini Pietro e burg,

Questo termine di origine tedesca sta a significare città (da cui il nostro termine borgo); quando nel 1914 la Russia entrò in guerra sia con la Germania che con l’Austria, non parve cosa opportuna mantenere un suffisso di origine tedesca nella denominazione della capitale. Si preferì usare quello di matrice slava: grad che ha lo stesso significato.

Dal 1915 la capitale dell’Impero Russo fu ribattezzata Pietrogrado.

 

La morte di Rasputin

 

Tra i luoghi di particolare interesse offerti al turista in visita a S. Pietro­burgo è segnalato il Palazzo Yusupov.

Questo edificio, come suggerisce la sua denominazione, apparteneva al conte Yusupof, discendente di una famiglia di origine tatara, che, come richiesto dalle leggi risalenti a Pietro il Grande, aveva costruito il suo palazzo nella capitale.



 

 

 

 

 

 

 


All’interno si alternano locali arredati secondo lo stile del tempo ad altri in cui predomina uno stile arabeggiante che richiama le antiche origini della famiglia (discendente da una principessa orientale Yusupova)

 

 


La ricchezza e la fastosità di questa famiglia permisero loro di avere anche un teatro privato all’interno dell’edificio


 

 

 

 

 

 

 

 


Ma la cosa senza dubbio più curiosa è quanto si può vedere nel seminterrato ovvero la ricostruzione tramite statue di cera, di un fatto avvenuto la notte del 30 dicembre del 1916 (17 dicembre secondo l’allora calendario russo).

Il conte Yusupov assieme al granduca Dmitrij Pavlovič, al deputato Vladimir Mitrofanovič Puriškevič, un medico il dottor de Lazovert, Suchotin, amico della madre di Yusupov e due suoi cognati,  aveva invitato nel suo palazzo lo Stareč Grigorij Rasputin, eminenza grigia della corte dello zar, la cui influenza aveva ormai superato ogni limite ed ogni decenza.

Gli era stato promesso un incontro con una donna molto bella ed era stato accompagnato nel seminterrato in una stanza insonorizzata.

Qui gli erano stati offerti pasticcini ripieni di cristalli di cianuro e vino anch’esso avvelenato. Dopo aver mangiato e bevuto (lo Stareč era assai ingordo) lo stesso appariva ubriaco ma non dava segni di avvelenamento.

Dopo un veloce consulto con i suoi sodali, nel timore che potesse sopravvivere fino al mattino seguente, Yusupov gli sparò un colpo ma non riuscì a colpirlo nelle parti vitali.

Un altro dei congiurati a sua volta sbagliò la mira, nel frattempo Rasputin era uscito nel cortile urlando. L’ultimo colpo decisivo lo prese alla testa, poi per maggiore sicurezza, fu finito anche a colpi di badile.



 

 

 

Il seminterrato con le statue di Raspuntin e Yusupov

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli altri congiurati aspettano nel salotto

Quindi il suo corpo fu buttato nella Neva gelata, attraverso un foro fatto nel ghiaccio.

Dopo diversi giorni una macchia nera si intravvide oltre il ghiaccio, la polizia intervenuta provvide a recuperare il corpo che fu subito identificato.

Onde evitare episodi di idolatria, le donne di Pietrogrado si erano già precipitate con i secchi a raccogliere l’acqua nel punto in cui era stato rinvenuto il cadavere, le spoglie furono bruciate in un bosco fuori città, mentre a corte la zarina e le sue figlie rimasero allibite e in preda ad una fatale costernazione.

(segue)

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