(di Tania Bertolini)
per leggere la prima parte collegarsi a https://sognaparole.blogspot.com/2020/07/storia-di-s-pietroburgo-parte-prima.html
La fondazione
Dopo la battaglia di Narva Pietro
il Grande nel 1702 riconquistò la fortezza di Nöteborg situata su un’isola di
fronte alla foce della Neva e proprio in quel punto decise di fondare una nuova
città.
La
prima costruzione nel 1703, fu la Fortezza di Pietro e Paolo, sita sull’isola
di Zajačij o isola dei Leprotti
l’Isola dei
Leoprotti con al centro la Fortezza e la Cattedrale di S. Pietro e Paolo
L’impresa
si rivelò da subito difficilissima, non solo era ancora in corso la guerra
contro gli svedesi, ma il terreno fangoso e paludoso appariva il meno adatto
per la costruzione di edifici. Furono precettati soldati, prigionieri forzati e
contadini, per drenare, scavare canali, rinforzare argini, rassodare il suolo.
Tuttavia
le prime case stentavano ad essere edificate, le fondamenta non reggevano. Si
sparse così la voce che quello fosse un luogo stregato e che il diavolo in
persona impedisse di rendere quella zona così insalubre, abitata. D’altra parte
lo zar, che si dice sapesse compiere oltre quattordici mestieri, si era costruito in tre giorni la sua piccola dacia, la cosiddetta Casetta
di Pietro,
La casetta di Pietro |
tutta
in legno dove si ritirava a progettare il futuro di quella città. Questa cosa
apparve miracolosa agli occhi dei sudditi ma ugualmente essi dissero che era
stata costruita con l’appoggio del diavolo. Lo Zar era infatti identificato
come l’anticristo non solo dalla chiesa retrograda ma anche da parte del suo
popolo.
Nel 1704 si aprirono i cantieri navali dove oggi sorge l’Ammiragliato.
----
Nel 1704 si aprirono i cantieri navali dove oggi sorge l’Ammiragliato.
Dopo
il 1712 la città iniziò a popolarsi di mercanti, artigiani provenienti dalle
vicine province. Pietro il Grande trasferì con una decisione irrevocabile la
capitale da Mosca a S. Pietroburgo.
Lo
zar non amava la vecchia capitale, Mosca, dove, nelle cupe stanze del Kremlino,
aveva assistito a delitti, congiure che avevano messo a repentaglio anche la
sua vita. Costrinse quindi la nobiltà ad un trasferimento forzato, pena la
decadenza dai titoli. Fece radere i boiardi, in alcuni casi tagliò lui stesso
le loro lunghe barbe e li costrinse a vestirsi all’occidentale.
Aggiornò
il calendario partendo dalla nascita di Cristo e non dall’inizio del mondo
(sic!), anche se utilizzò il calendario giuliano indietro 13 giorni rispetto al
nostro, ovvero al gregoriano, fece aprire le prime tipografie per la stampa dei
giornali, e in quell’anno inaugurò l’Accademia navale, seguita dalle scuole di
artiglieria, ingegneria e chirurgia, dal primo museo e più tardi dall’Accademia
delle scienze istituita con decreto nel gennaio del 1714. Obbligò infine i
figli della nobiltà a frequentare le Accademie, Militare o delle Scienze, per
poter poi accedere a pubbliche cariche.
Prospekt Nievskj
La
foce del fiume Neva è un delta ramificato che, col passare dei secoli, ha dato
origine a veri e propri isolotti. Su uno di questi fu edificata l’Accademia
navale e da essa, disboscando l’isola per un tratto lungo 4,5 chilometri, si
era poi costruita un’ampia strada che terminava in un punto dove, nel 1710, era
stato edificato un monastero, dedicato alla S. S. Trinità.
Il
30 agosto del 1724, lungo questa strada, un corteo militare e religioso con
alla testa Pietro il Grande e l’archimandrita Teodosio, conduceva un catafalco
ricoperto da una lamina d’argento cesellato verso il Monastero, fra due ali di
folla, religiosi, nobili e popolo mentre i cannoni sparavano a salve.
Erano
i resti di Aleksandr Iaroslavič, il sovrano che aveva regnato nel XIII secolo e
aveva fermato gli svedesi nei pressi della Neva e i cavalieri Teutoni
(monachi-soldato che abitavano la Prussia), questi ultimi con un’epica
battaglia sul ghiacci. La prima battaglia gli valse l’appellativo di Aleksandr
Nevskij ovvero Alessandro della Neva e
con questo nome passò alla storia.
Il
Monastero (Lavra in russo) da quel
momento si chiamerà la Lavra di Nevskij e
Prospekt Nevskij la grande via che
unisce l’Accademia alla Lavra una delle più belle e famose vie di Pietroburgo.
Nevskij Prospekt
Immortalata
da numerosi scrittori, qua si è scelto ad esempio l’incipit di uno dei Racconti di Pietroburgo di Gogol che si
intitola proprio Nevskij Prospekt.
Prospettiva
Nevskij
Non
c'è niente di meglio della Prospettiva Nevskij, almeno a Pietroburgo, dove essa
è tutto. Di che cosa non brilla questa strada, meraviglia della nostra
capitale! So con certezza che non uno dei suoi pallidi e impiegatizi abitanti
cambierebbe la Prospettiva Nevskij con tutti i beni della terra. Non solamente
chi ha venticinque anni d'età, magnifici baffi e un soprabito dal taglio
perfetto, ma anche chi si vede già spuntare sul mento i peli bianchi e ha la
testa liscia come un piatto d'argento, va in estasi davanti alla Prospettiva
Nevskij. E le signore! Oh, per le signore la Prospettiva Nevskij è qualcosa di
ancora più piacevole. E per chi del resto non è piacevole? Non appena imbocchi
la Prospettiva Nevskij, non senti altro che odore di passeggio. Anche se hai un
affare importante e improrogabile da sbrigare, ecco che, dopo aver messo piede
qui, te ne dimentichi subito. Questo è l'unico luogo dove la gente non si fa
vedere perché spinta dal bisogno e dall'interesse che coinvolgono l'intera Pietroburgo.
Sembra che le persone incontrate sulla Prospettiva Nevskij siano meno egoiste
che non sulla Morskàja, sulla Gorochòvaja, sulla Litèjnaja, sulla Mešèànskaja e
nelle altre vie, dove l'avidità, il profitto e il bisogno si manifestano sia in
quelli che camminano, sia in quelli che volano in carrozze e calessini. La
Prospettiva Nevskij è il punto universale di confluenza di Pietroburgo. Qui
l'abitante del rione Peterbùrgskij o del rione Vybòrgskoj, che da vari anni non
è più stato a trovare il suo amico a Peski o alla Barriera di Mosca, può star
certo che lo incontrerà senza fallo.
Per
chi volesse approfondire con un rimando musicale ricordiamo la battaglia sul ghiaccio, pagina della
colonna sonora dell’omonimo filmo di Eisenstein su musica di Sergej Prokofiev,
link
Nuovi palazzi
Lo
stile architettonico della nuova capitale russa al tempo di Pietro il Grande è
denominato appunto barocco di Pietro
o barocco olandese. Esso si
differenzia dallo stile presente in altre città, quali ad esempio Mosca, poiché
ha completamente abbandonato l’impronta bizantina che aveva caratterizzato
l’arte russa fino a quel momento.
Un esempio è la Künstkamera,
ovvero il primo museo russo, in origine di scienze naturali, voluto anch’esso
da Pietro il grande, e, come altri edifici, si affaccia sulla Neva e ci rimanda
alle costruzioni contemporanee che Pietro aveva avuto modo di ammirare nei
Paesi Bassi.
In
origine raccoglieva strumenti astronomici, carte geografiche, libri rari,
minerali ed altri oggetti raccolti o acquistati dallo zar stesso. Per attirare
i visitatori, che non sapevano cosa fosse un museo, l’entrata era libera e
all’ingresso era offerto un bicchierino di vodka ai presenti.
Un
altro edificio in questo stile è la Cattedrale di San Pietro e Paolo che
si trova all’interno dell’omonima fortezza. La sua guglia, assieme a quella
dell’Ammiragliato, fino al XX secolo, rappresentavano il punto più altro delle
costruzioni e nessun altro edificio li poteva superare in altezza.
All’interno
della famiglia imperiale però si presentò nuovamente la frattura e la lotta fra
la Russia tradizionalista legata alla vecchia Moscovia e quella vicina alla
nuova Russia imperiale. Oltre ad essere un anticlericale, questo zar aveva
l’abitudine di scegliere i suoi collaboratori anche fra la gente umile, a lui
non interessava il rango ma la capacità a fare quanto richiesto. Così il capo
della polizia della capitale, de Vière, era stato in origine mozzo su una nave
olandese, il vice cancelliere Šafirov era stato commesso in un negozio, il
vicegovernatore di Arkanghelš e inventore della carta bollata, era un ex servo
in una casa di nobili russi mentre la sua seconda moglie, sposata nel 1712, la
futura Caterina I, dalla quale ebbe due figlie Anna ed Elisabetta, era una
lavandaia lituana.
Aleksei Petrovič |
Tutto
questo non era accettato e poco contava che sotto questo zar l’esercito russo
fosse stato riorganizzato e modernizzato come pure la marina militare. Le sue
riforme amministrative, come
la riorganizzazione delle province, e le novità che
stava introducendo nella società russa erano malviste, la chiesa lo paragonava
all’anticristo.
Così
nel 1716 il figlio Alessio, con il quale lo zar non aveva mai
avuto un rapporto diretto, appoggiato dai sostenitori della Moscovia tentò di
organizzare un’altra congiura. In un primo tempo pareva aver abbandonato
l’impresa ed era rientrato in Russia ottenendo il perdono del padre; questi
però aveva svolto delle indagini al termine delle quali era emerso che in
realtà Alessio non aveva rinunciato al suo progetto. Pietro I lo fece quindi
tradurre nella fortezza dove morì nel 1718 a seguito delle torture subite.
Nel
1715 Alessio aveva avuto un figlio: Pietro; la madre, una principessa tedesca,
era poi morta di parto.
All’improvvisa
morte dello zar avvenuta nel 1724 la partita della successione era completamente aperta.
(segue)
Nessun commento:
Posta un commento