Una saga poetica racconta l’eccentrica e sventurata
famiglia degli Skrake attraverso i suoi personaggi indimenticabili e una
sequela di storie tragicomiche che ripercorrono gli eventi del Novecento. Un
romanzo sul rapporto tra la famiglia e il singolo, la vocazione individuale e
la società, e soprattutto sul coraggio e l’ostinazione cieca di seguire fino in
fondo la propria natura trasformando la vita in una lotta contro i propri
limiti e i dispetti del destino.
«Tutto è in prestito» recita un adagio finlandese sull’inafferrabilità
della vita. Ma è proprio il bisogno di capire se stesso e la propria
inquietudine a indurre Wiktor Skrake, incallito scapolo quarantenne di
Helsinki, pubblicitario di successo e fondista, ad abbandonare tutto per
scavare nel passato della sua famiglia sulle tracce di quella maledizione o
vocazione al fallimento che sembra marchiarla.
Si riannodano così i fili di una
saga che abbraccia tre generazioni e un caleidoscopio di avventure tragicomiche,
attraverso un secolo di storia finlandese e di ferite mai rimarginate. Dal
misterioso nonno Bruno, parvenu conservatore segnato dalle esperienze
inconfessabili vissute in guerra, allo zio Leo, idealista eclettico e
sognatore, armato di una cultura enciclopedica e di una fede altrettanto salda
negli alieni, al papà Werner, campione di lancio del martello e filosofo della
pesca alla trota, fanatico di Elvis Presley e Jurij Gagarin, dotato di talenti
e di una genialità tutta sua quanto della capacità di realizzare i propri sogni
tramutandoli in rovinose catastrofi. È in lui che la vena di ostinazione e
smodatezza degli Skrake si esprime in tutta la sua carica nefasta: un
saggio-folle annoiato dalla contemporaneità che nel capitalismo rampante del
dopoguerra sprofonda nelle sue passioni senza curarsi del mondo, un ossessivo
in perenne lotta contro un destino indomabile e beffardo, preda
dell’inguaribile solitudine che ha trasmesso anche al figlio. Intenso,
ammaliante, spiazzante, La sciagura di chiamarsi Skrake è il
ritratto poetico di un eroico fallito che sembra personificare tutti i
paradossi della condizione umana, è un’indagine originale sulla famiglia, le
radici, e sulla storia che «è solo una fiaba crudele e irresponsabile» a cui
siamo noi a dover dare un senso.
KjellWestö
(Helsinki 1961) è uno scrittore e giornalista finlandese di lingua svedese. Ha
esordito nel 1986, e da allora ha pubblicato poesia, racconti e romanzi. La sua
serie di cinque grandi romanzi ambientati nella Helsinki del XX secolo lo hanno
consacrato come uno dei più noti scrittori nordici, interprete dei grandi temi
della nostra storia politica e di come questi hanno influenzato la vita e i
pensieri della gente. Miraggio 1938 è in corso di traduzione in 22 paesi e nel
2014 ha vinto il Premio del consiglio nordico, il più importante riconoscimento
letterario del Nord Europa.
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