Alcuni
anni fa, avevo visitato la mostra di Andy Warhol a Palazzo Reale, Milano. Una
bella mostra, rivelatrice della vita di Andy Warhol. Ho trovato molto
interessante l’attuale esposizione allestita a Villa Reale a Monza, completa
l’immagine di Andy Warhol aggiungendo informazioni all’opera di questo
straordinario e intelligente Business Artist, come lui amava definirsi.
E
vorrei semplicemente riprorre l’articolo
integrandolo con qualche informazioni e immagine sulla mostra di Villa Reale a
Monza.
Dal 25 gennaio al 28 aprile 2019, protratta al
5 maggio, si tiene infatti la mostra Andy Warhol. L’alchimista degli anni
Sessanta,
curata da Maurizio Vanni, prodotta dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza e
dall’Associazione Culturale Spirale D’Idee in collaborazione con l’Associazione
Culturale Metamorfosi, col patrocinio del Comune di Monza e della Regione
Lombardia, con la partecipazione nel catalogo realizzato da Silvana Editoriale
della The Andy Warhol Art Works Foundation for the Visual Arts.
La rassegna presenta 140 opere del padre della
Pop Art, in
grado di ripercorrere il suo universo creativo, attraverso le icone più
riconoscibili della sua arte, dalle serie dedicate a Jackie e John Kennedy a
quelle consacrate al mito di Marilyn Monroe, dalla osservazione critica della
società contemporanea,
attraverso la riproduzione seriale di oggetti della quotidianità consumista,
all’analisi dei altri aspetti come la musica o la rivoluzione sessuale.
Sono le opere del periodo d’oro di Andy Warhol,
quando la sua idea di Arte Popolare viene riconosciuta dalla critica e dal
pubblico. Dopo che Leo Castelli, collezionista e mercante d’arte italo
statunitense, molto stimato, acquistando alcune opere di Warhol, lo impose
all’attenzione del mercato.
La rassegna è divisa in diverse sezioni, inizia
da Miti oltre il tempo, con le ben
conosciute serigrafie di Marilyn Monroe e altri personaggi diventati mitici
come Keith Haring, a Il consumismo con gli oggetti del quotidiano e della
serialità, alla
serie dei Personaggi celebri e alla sezione dedicata alla Rivoluzione
sessuale, di cui Warhol fu un indubbio e convinto protagonista.
 |
Liza Minnelli |
Keith Haring
Billy Squier
Andy Warhol era un appassionato di
musica di qualsiasi tipo: dal rock, alla lirica, dal jazz al pop e,
inevitabilmente, diventa ideatore di copertine di star famose come Diana Ross, The Rolling Stones, John
Lennon, Miguel Bosé e molti altri tra cui
Loredana Bertè
Il consumismo con gli oggetti del quotidiano e
della serialità,
Palazzo Reale, Milano
Pop Art. Da Arte
Popolare di cui Andy Warhol è stato indubbiamente uno dei massimi
esponenti e il suo protagonista indiscusso e più
spregiudicato:
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Andy Warhol Autoritratto |
“ Pop è consumo, pop è divertimento, pop
è superficialità”.
Presente a Milano, a
Palazzo Reale, dal 24 ottobre al 9 marzo, una grande personale
dell’Artista, fulcro delle manifestazioni per l’Autunno
Americano, insieme alla mostra di Pollock e gli Irascibili.
Andy Warhol a Palazzo Reale
Warhol, personaggio
eclettico, si è cimentato in arti come la scultura, la pittura, la
scenografia, la regia, la fotografia. E’ stato anche attore e produttore
cinematografico. Grafico di grande talento, trascorre i primi
vent’anni della sua vita a Pittsburgh,Pennsylvania, dove nasce Andrew
Warhola jr, il 6 agosto 1928, da una famiglia povera di
immigrati slovacchi. Sono gli anni della Grande Depressione, anni
difficili. Andy Warhol è un bambino particolare, che ha problemi di
salute, spesso rintanato in casa perché ammalato. Coltiva
la passione per il disegno e i fumetti. Pittsburgh, una città industriale, non
è molto idonea alla carriera di un artista.Warhol, poco più che
ventenne, finito l’Istituto d’Arte, si trasferisce a New
York, che è considerata tra le capitali mondiali della cultura e dell’arte. I primi anni
sono durissimi e faticosi, ma Warhol si affermerà presto. Già nel 1952 terrà la sua prima mostra
personale alla Hugo Gallery.
Sua madre, con cui ha un
rapporto affettivo molto intenso, lo raggiunge qualche anno dopo, lo aiuta nel
lavoro, tra le altre cose, ricopia per lui le ricette per quel
delizioso libro che pochi conoscono: Wild Rasberries. Il libro
contiene cake designs, schizzi di torte e altre
ricette, illustrato e scritto da
Andy Warhol, prima
che divenisse un celebre pittore e un divo del Jet Set
internazionale.
Andy
Warhol disegni per “Wild Raspberries”, 1958
Andy
Warhol disegni per “Wild Raspberries”, 1958
Sono gli anni 50. Gli
anni dell’affermazione del sogno americano di benessere per tutti. Il
consumismo, ormai ben radicato nella Società Americana, dà vita a una cultura di
massa. Sono gli anni della ricerca di nuove tecnologie in tutti i
campi, del cinema e della televisione, di nuove forme di espressione
artistica, della pubblicità.
A New York Warhol
lavora come grafico pubblicitario per riviste importanti come Vogue,
Glamour, Harper’s Bazar, fa il vetrinista e gli piace la pubblicitàche interpreta come
nessun’altro ha fatto prima lui.
Andy
Warhol Elvis Priesly Gold boot, 1956
Andy Warhol Red shoe, 1956
In breve diventa
il disegnatore più richiesto e meglio pagato del momento.
Disegna anche scenografie per il teatro, ha talento da vendere, è
originale, raggiunge il successo e la ricchezza prima dei trent’anni. Ma è, soprattutto, un
ottimo imprenditore di se stesso.
Fonda l’impresa: ”Andy
Warhol Enterprises”, verso la fine degli anni Cinquanta, per
commercializzare le sue opere che riproducono oggetti di consumo
industriale. Usa la tecnica della serigrafia che permette la
moltiplicazione della stessa immagine innumerevoli volte. E inizia la seconda parte della sua
storia, che lui costruisce con molto impegno.
“Non c’è niente che
riguarda l’Arte che uno non possa capire”.
In questa frase di
Warhol è racchiusa molta parte del suo pensiero. L’arte deve essere
consumata come un qualsiasi prodotto commerciale. In un mondo
fatto di consumi di massa, dove i supermercati mostrano file della stessa
merce, dove tutti mangiano e bevono le stesse cose, l’artista si
ispira a oggetti, persone e avvenimenti della vita quotidiana e li
rende visibili.
Warhol
presenta l’arte come uno dei tanti prodotti seriali che si vendono nei
supermarket e la espone ricordando a tutti noi che
è un prodotto di consumo.
Con tecniche a
impatto serigrafico, si dedica al riporto fotografico su tela o
seta e ripete la stessa immagine tutte le volte che
vuole, ritoccandola con colori decisi, alterandoli
e vivacizzandoli a suo piacimento.
Lo fa con
qualsiasi cosa: lattine di minestra in scatola della
Campbell, bottiglie di Coca Cola, personaggi famosi, ma
anche avvenimenti tragici, quali incidenti mortali e
simili.
Non c’è denuncia o
condanna nelle sue raffigurazioni, ripropone all’infinito la realtà che lo
circonda senza attribuirle valore polemico o di dolore, semplicemente svuotandola
di significato.
E’ un provocatore
nato oltre a un grandissimo uomo d’affari.
“Fare
soldi è arte. Lavorare è arte. Un buon business è la migliore opera d’arte”.
Campbell over Coke,
1962
Minestra in Scatola, 1962
Thirty are better than one,1963 (trenta sono
meglio di una)
Secondo la concezione
consumistica di Warhol, Trenta Figure della Gioconda sono meglio
di una.
Scatole e fiori, 1964
Marilyn, simbolo
della mostra, viene consacrata da Warhol, qualche tempo dopo il
suicidio, in tutto il suo splendore, per sempre.
Il segno in mezzo alla
fronte è causato da un proiettile sparato da Dorothy
Podber, una delle amiche frequentatrici della Factory, che, entrata, chiede a Warhol se può
sparare e, alla risposta affermativa, colpisce Marilyn in
mezzo agli occhi. L’equivoco viene dal fatto che “shot”, il vocabolo
usato, può essere attribuito sia allo sparo che allo scatto fotografico. A
Warhol, Marilyn piace con quell’imperfezione in mezzo agli occhi e non la
restaura.
La sedia elettrica serigrafia, 1964 e
Liquorice Marilyn
Pensiero Pubblicitario, molto democratico, di
Andy Warhol
Andy
Warhol, Silver Coke Bottles, 1967
Andy Warhol è un uomo
all’avanguardia. Ben Collocato nel secolo scorso che di Avanguardie è stato
molto fecondo: vedi Cubismo, Futurismo, Surrealismo, Dadaismo,
per citare i più significativi.
Gli interpreti di
questi movimenti danno una notevole impronta all’arte del
Novecento: un fiorire di stili che cercano di esprimere linguaggi
artistici più fluidi, meno rigidi e legati alla realtà. Tutto il XX secolo è un susseguirsi e
un inseguirsi di movimenti alla ricerca di nuove espressioni,
spesso in polemica tra loro e spesso per la durata di un decennio. Warhol
si afferma verso la fine degli anni Cinquanta, il periodo di maggior splendore
dell’Impressionismo Astratto e dell’Action Painting, il primo vero movimento americano, guidato da Jackson Pollock. Pollock
usa la tecnica del “dripping”, il colore fatto sgocciolare dal pennello o da un bastone, su una tela stesa sul pavimento.
Una ventina di anni dopo Warhol concepisce “Oxidation Paintings”.
Prepara grandi lastre o
tele, con fondo trattato a rame e vi orina sopra, solo o con
amici. L’ossidazione crea notevoli effetti cromatici: verdi,
arancioni, oro e altre sfumature. Non si sa se il getto sulla
composizione sia stato diretto in verticale o in orizzontale, conoscendo Warhol
avrà tentato tutt’e due le posizioni. Le tele
vengono anche chiamate “Piss Paintings”.
Oxidation, 1978
Notevole il ritratto
di Richard Nixon, eseguito da Warhol in periodo
elettoraleche scrive, di suo pugno, sotto il viso di Nixon: Vote
McGovern, il suo rivale. Nixon lo inserisce nella lista nera dei
suoi nemici.
Andy
Warhol Richard Nixon, 1976
Ritratto di Murray Brant, 1975
La sala della Polaroid
La
Polaroid, o Big Shot, è usata
moltissimo da Andy Warhol che firma decine di ritratti a personaggi famosi
dello spettacolo, della cultura e della politica, come si può vedere
nell’ultima sala della mostra. La collezione viene esposta per la
prima volta in Europa. “Io porto la mia macchina fotografica ovunque vada.
Avere un nuovo rullino da sviluppare mi dà una buona ragione per svegliarmi ogni
mattina”.
L’Ultima cena
Warhol, nonostante il
suo spirito ribelle e provocatorio, non si sottrae al confronto con l’arte
del passato. La sua ultima mostra avviene a Milano, nel 1987, con l’Ultima
Cena ispirata a Leonardo da Vinci. Morirà lo stesso anno. Un Warhol mistico,
diverso.
L’ultima Cena di Andy Warhol 1986
Andy Warhol, il mito
Gli anni Sessanta son
gli anni in cui Andy Warhol crea il suo mito. Si fa ritoccare il
naso e disegna lo stile delle sue parrucche, prima biondo platino, poi color
argento, da cui non si separerà mai. Indossa abiti stravaganti, sempre controcorrente.
La
Factory è il luogo in
cui lavora con i suoi collaboratori. Uno studio rivestito di carta
argentata alle pareti in cui si organizzano feste e eventi
mondani esclusivi.
Andy Warhol nella sua Factory
Rilascia molte
interviste, sempre ironico, provoca costantemente la banalità con altrettante banalità su di sé. Crea un numero
notevole di autoritratti: fa di se stesso il suo modello più interessante e si
ritrae in maniera ossessiva.
“Mi piace essere la cosa
giusta nel posto sbagliato e la cosa sbagliata nel posto giusto.”
Andy Warhol
Autoritratti (foto dal Web)
1964
1967 circa
1977
1987 circa
Warhol si dedica con
successo alla regia, contribuendo a rendere famoso il cinema cosiddetto
underground, cioè fuori
dai circuiti ufficiali e a basso costo.
Descrive senza riserve
la vita quotidiana come fa nelle sue opere. Si circonda di ogni tipo di
persone: disadattati, drogati, personaggi famosi e sconosciuti.
Vive la sua omosessualità senza costrizione e ipocrisia, da persona
libera, condizione non facile a quei tempi. Alcuni suoi film durano a
lungo: “Sleep” ben sei ore (si vede qualcuno
che dorme per tutto il tempo), “Empire” otto.
Warhol subisce
due attentati, di cui uno, nel 1968, lo riduce in fin di vita e in
coma per più di un mese. Questo terribile avvenimento lo segna
profondamente con conseguenze di disagio e dolore (deve indossare un
corsetto su richiesta medica), per il resto della sua esistenza.
Un episodio che
condiziona la sua arte e il suo stile di vita per sempre!
Chi conosce Warhol
lo definisce un uomo timido, riservato e osservatore molto attento.
Muore a New York, il 22
febbraio del 1987, a 59 anni, durante un’operazione alla cistifellea, per
complicazioni.E’ sepolto a Pittsburgh. Pittsburgh
nel 1990 inaugura l’Andy Warhol Museum
Andy Warhol e Peter Brant
Red on black autoritratto,1986 (rosso su fondo nero)
Tutte
le 160 opere esposte provengono dalla Fondazione di
Peter Brant, un ricco uomo d’affari statunitense, con la passione per l’arte
moderna, che ha curato personalmente la mostra.
Brant è stato grande amico di Warhol, ha
condiviso la vita da Star dell’artista dagli
anni Sessanta fino alla sua morte, iniziando a collezionare opere
dell’autore in giovanissima età: la sua prima
serigrafia sulla Campbell Soup,risale al 1967.
Racconta che Warhol
amava molto Milano e considerava “The Last Supper”, il suo lavoro più sentito.
Warhol aveva la convinzione che la sua
arte non gli sarebbe sopravvissuta.
Una bellissima mostra
quella su Andy Warhol, un personaggio controverso e
dissacratore, che ha avuto il coraggio di metter a
nudo una società puritana e consumista.
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