Appunti sparsi di
viaggio di Marina Fichera
Il Ladakh, detto anche
Piccolo Tibet, è una provincia dello stato indiano di Jammu e Kashmir, di cui
ho già accennato nel mio precedente articolo. Questa regione himalayana, che si
sviluppa tra i 3.000 e i 6.000 metri s.l.m. è un luogo unico, magico e mistico.
Abitata in maggioranza da
buddisti, tra le sue valle incantate, le montagne e i numerosi templi si
respira ancora un’aria antica e si vive una vita fatta di tradizioni tramandate
da secoli.
Arrivo in Ladakh via terra,
percorrendo una delle strade più pericolose al mondo e, dopo aver trascorso
qualche giorno nel Kashmir, mi accorgo subito che qui tutto è completamente
diverso. Dalle verdi montagne siamo passati a un deserto in alta quota,
dominato da rocce e alti picchi innevati, e i monasteri buddisti hanno preso il
posto delle moschee musulmane.
Anche le persone sono molto
diverse, i profili affilati e gli occhi verdi dei kashmiri sono stati
sostituiti dai visi tondi dei tibetani, con
occhi e carnagione più scuri.
Due mondi completamente diversi
che convivono a fatica, come ci dicono molte volte gli abitanti. In Kashmir pensano
che gli abitanti del Ladakh sono scansafatiche e senza iniziativa, viceversa in
Ladakh ci raccontano che i loro vicini sono troppo furbi e attaccati ai soldi,
e di non fidarsi dei loro modi gentili. Avete presente la storia dei pisani e
livornesi? Ecco, qui è un po’ più complicata, perché ci si mettono di mezzo
molti fattori, tra cui l’origine della popolazione, la religione, il
territorio…
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Monastero in Ladakh (foto di Marina Fichera) |
Le maggiori attrazioni del
Ladakh, oltre naturalmente ai meravigliosi e vari paesaggi himalayani, sono i
numerosi templi buddisti. Spesso costruiti su rocce a strapiombo o su cucuzzoli
di montagne, svettano bianchi, solitari e dominanti. Sono quasi tutti piccoli
villaggi all’interno dei quali le comunità monastiche, tutte maschili e in
larga parte appartenenti all’ordine dei berretti rossi – ci spiegano che le circa
500 monache dell’ordine si trovano tutte in Nepal – lavorano, pregano, vivono.
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Il monastero di Likir, Ladakh (foto di Marina Fichera) |
All’interno del monastero di Likir
assisto a una cerimonia a cui prendono parte molti monaci vestiti con bizzarri
cappelli neri e sfarzosi abiti di seta colorata. Noi turisti siamo tutti seduti
con le spalle alle belle pareti affrescate e dobbiamo tenere le gambe
incrociate, anche se dopo un po’ sono indolenzite, perché allungarle sarebbe
molto maleducato. Passa un monaco che ci offre un tè bollente in una tazzina
che sembra non sia stata lavata da decenni, vabbé
il calore disinfetta, penso.
I monaci sono al centro della
sala, alcuni hanno strumenti a fiato o a percussione e tutti cantano strane
melodie con la tipica tecnica tibetana del canto difonico, che permette di
intonare gli armonici naturali della voce e cantare
contemporaneamente due o tre note diverse. L’atmosfera è ipnotica e
mistica.
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Monaci buddisti, monastero di Likir, Ladakh (foto di Marina Fichera) |
Due cose mi colpiscono dei
monasteri buddisti, oltre alla bellezza dei luoghi: l’altissimo numero di
monaci bambini e la loro spensieratezza. Spesso vedo questi bimbi con i capelli
rasati e vestiti con un telo rosso o poco più ridere a crepapelle per piccolissime
cose. È così bello vedere la loro
innocenza, la capacità di divertirsi con quasi nulla. Sono soli al monastero,
vedono la famiglia d’origine raramente, lavorano, studiano, patiscono il freddo
d’inverno eppure ridono con le loro risate cristalline di bimbi. Sull’Himalaya
in effetti mi sembra che tutti i bambini che ho
incontrato fossero così: timidi, educati, contenti con niente o poco più.
Il capoluogo della provincia
del Ladakh è Leh, una cittadina di circa 30.00 abitanti cresciuta troppo in
fretta, che si sviluppa in un’ampia valle a 3.500 metri. Il corso principale di
Leh, pedonalizzato, è un susseguirsi di moderni negozi per turisti, ormai tutti
in mano agli intraprendenti commercianti kashmiri musulmani. Sono talmente
potenti che hanno fatto costruire proprio sul corso un’enorme moschea bianca e
verde, quasi a ricordare alla popolazione locale il loro potere economico. L’unico
negozio ancora tradizionale è tutto di legno e non ha muri esterni. Vende di
tutto, dai bulloni ai peperoncini, dalle giacche alle pantofole di lana
multicolore fino alle sciarpe buddiste, ed è gestito da due simpatici
vecchietti. Entro e inizio a comprare di tutto, una bella giacca tradizionale
smanicata di pura lana per circa dieci euro, delle sciarpe e del peperoncino. I
due gestori sono stupiti e quasi commossi.
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Il negozio tradizionale a Leh, Ladakh (foto di Marina Fichera) |
Tutti i negozi della via sono
gestiti esclusivamente da uomini. Le donne qui possono solamente vendere la
frutta e verdura dei loro orti su teli stesi per terra. Scatto numerose
fotografie fino a quando due signore più curiose mi fanno un cenno e mi fanno
capire di aver piacere a vedere le foto che ho fatto loro. In poco tempo si
crea un piccolo gruppetto che ride insieme alla vista delle immagini. Pur non
parlando la stessa lingua ci unisce il linguaggio universale del rispetto e del
sorriso.
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Incontri a Leh, Ladakh
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Per andare nella Nubra
Valley, a nord di Leh, si devono attraversare montagne alte oltre 6.000 metri.
La strada si snoda tra centinaia di tornanti fino ad arrivare al passo del Khardung
La, quello che è pubblicizzato dagli indiani come il passo carrozzabile più
alto al mondo. Il cartello infatti indica 18.380 piedi, cioè 5.600 metri, ma in
realtà è a poco più di 5.350 metri. È il giorno di Ferragosto e nevischia,
penso a tutte le mie amiche che sono in spiaggia con un cocktail in mano e mi
domando se ho tutte le rotelle a posto.
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Il passo di KhardongLa, Ladakh (Foto di Marina Fichera)
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Quando scendiamo nella nuova
valle, a circa 3.600 metri, ho la conferma che la scelta di essere lì e non in
spiaggia è quella giusta per me. La Nubra Valley è un vero paradiso terrestre.
Un fiume la percorre tra vette altissime, boschi di abeti, rocce e dune di
sabbia bianca, è incredibile quanti ambienti così diversi tra loro racchiuda la
valle. Visitiamo un antico monastero che si arrampica su uno sperone roccioso e
poi ci dirigiamo verso un piccolo villaggio. Qui tutto è semplice,
tradizionale, silenzioso, lento. Un luogo davvero meraviglioso, da dove ammiro
anche un luminoso cielo notturno, percorso dalla splendida Via Lattea.
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Nella Nubra Valley, Ladakh (foto di Marina Fichera) |
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La Via Lattea dalla Nubra Valley, Ladakh (foto di Marina Fichera) |
Per andare da Leh fino a
Delhi percorriamo quasi 500 km di strade sterrate, tra strapiombi, fiumi verde
smeraldo e paesaggi lunari. Intorno a noi solo roccia, sabbia, acqua e cielo.
In Ladakh l’aria è talmente
rarefatta e pulita che il cielo è di un blu così intenso da sembrare quasi
irreale.
Per tre giorni siamo
circondati dal nulla o quasi. Ogni tanto lungo la strada s'incontra un
minuscolo villaggio – poche baracche e tende - perso tra la terra e il cielo,
battuto dal vento, ricoperto di polvere.
Verso Delhi - Ladakh (foto di Marina Fichera)
Quando sostiamo in uno di
questi villaggetti entriamo in una delle grandi tende, gestite da donne di età
indefinibile, che funzionano da cucina, sala da pranzo, sala da tè e anche da
camerata per la notte. Una sorta di motel e autogrill di alta quota.
Qui ho fatto quattro risate
con una benestante famiglia di Delhi, in vacanza nelle valli himalayane, che mi
ha raccontato di aver visitato le Alpi Svizzere nel 2016. Abbiamo convenuto
insieme che in quel momento eravamo a bere un tè a più di 4.500 metri, cioè ben
oltre il picco di quasi tutte le più alte vette alpine, e abbiamo riso insieme.
Poi sono andata a chiedere a una donna che gestiva una di queste tende se potevo fotografarla. Non voleva, ma io ho insistito un po', e per cercare di convincerla le ho detto "Here it's beautiful" (Qui è bellissimo). Lei mi ha guardata solo per un attimo, ma con uno sguardo penetrante, e mi ha risposto "This is not beautiful!" (Questo non è bellissimo). Mi sono sentita un po’ stupida e ho percepito tutta la durezza di quella vita in alta quota, in mezzo al nulla.
Poi sono andata a chiedere a una donna che gestiva una di queste tende se potevo fotografarla. Non voleva, ma io ho insistito un po', e per cercare di convincerla le ho detto "Here it's beautiful" (Qui è bellissimo). Lei mi ha guardata solo per un attimo, ma con uno sguardo penetrante, e mi ha risposto "This is not beautiful!" (Questo non è bellissimo). Mi sono sentita un po’ stupida e ho percepito tutta la durezza di quella vita in alta quota, in mezzo al nulla.
“Autogrill” a oltre 4.000 metri, Ladakh (foto di Marina Fichera)
I tre giorni di viaggio verso
la pianura sono molto faticosi, ma mi permettono di vivere senza troppi “traumi” il distacco da questa regione
incantata. Torno dal Ladakh con gli occhi e il cuore colmi di panorami, colori,
sorrisi meravigliosi. Ho il Mal
d’Himalaya, ormai ne sono certa!
Non
puoi viaggiare su una strada senza essere tu stesso la strada.
Buddha
Grazie sognaparole! Grazie Marina! Quale modo migliore per iniziare l'anno? Con il reportage di un viaggio in un Paese lontano!
RispondiEliminaGrazie, buon anno!
RispondiEliminaMarina
Grande Marina. Dove ci porterai la prossima volta?
RispondiEliminaAdriana
Grazie! Sono indecisa tra Africa o ancora India...
RispondiEliminaInteressantissimo articolo, complimenti Marina!
RispondiEliminaGrazie Lorenza!
EliminaCiao
Marina
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuove terre, ma nel trovare nuovi occhi
RispondiElimina(Marcel Proust)
ecco il segreto del viaggiatore, come Marina!
Ti ringrazio Tiziana, un saluto!
EliminaMarina
Bellissima descrizione di luoghi e sensazioni. Ci volevo andare qualche anno fa. Ora mi spaventa un po' la quota....
RispondiEliminaQuando vuoi ti racconto a voce
EliminaCiao!
Marina
Bellissimo come tutti i tuoi racconti di viaggio, Marina. Grande la tua capacità di cogliere l'essenza... Anche attraverso le tue incredibili foto. Ti abbraccio, Stefania
RispondiEliminaGrazie Stefania!
EliminaA presto
Marina
Complimenti Marina, articolo molto interessante e , come sempre, accompagnato da bellissime foto.
RispondiEliminaun abbraccio
Patrizia ed Alice
Grazie amiche!
EliminaUn salutone
Marina