Di Roberta Spiti
Semplice e un po’
scontato sarebbe citare la bellezza della natura incontaminata e generosa di
spettacoli tanto diversi tra loro. Semplice e un po’ scontato sarebbe fare
l’elenco di paesi e di paesaggi che
fanno attualmente dell’Islanda una meta “di moda” nonostante viaggiarvi non sia
sempre comodo e facile.
Al rientro dal
viaggio quello che rimane vivo non è solo il grande e maestoso fiordo (che
compete con gli omologhi di Norvegia); non è il geyser che, con le dovute
differenze, si può aver già visto a Pozzuoli o in Nuova Zelanda; non sono le
aree coperte di lava (e l’Etna?) o i ghiacciai (le Alpi?) o le grandi cascate…
Quello che rimane
dentro è la forza di quei paesaggi così veri perché ancora naturali, così vari
da zona a zona, così diversi nell’arco di pochi chilometri. Dove
la mano umana c’è, dove tutto funziona, tutto: dalla possibilità di fare il
pieno di carburante nonostante per chilometri si possano incontrare solo steppe
e qualche pecora, ai collegamenti internet, alla accogliente struttura
alberghiera, alla cura e pulizia dei centri abitati.
La mano umana c’è
ma non prevarica, non disturba: basti pensare che su una popolazione di 300.000
abitanti 200.000 circa risiedono a Reykjavik e i rimanenti 100.000 sono
distribuiti su una superficie pari a un terzo dell’Italia.
Difficile perciò
incontrare persone per la strada, auto lungo la via o agli incroci…semafori:
forse un paio in tutto il ring che misura almeno 1500 km, facilmente raddoppiabili
se la curiosità porta ad addentrarsi verso zone meno periferiche….
E allora ecco che
cosa si porta a casa dall’Islanda: le emozioni.
Emozioni da
paesaggi forti, da una natura generosa e
tiranna: in ampie zone le case non sono costruzioni ma prefabbricati facili da
costruire, pronti da lasciare, sempre nell’attesa del vulcano
che periodicamente riprende vita e distrugge tutto!

Emozioni dalle
forme viventi: tante pecore, ma non grandi greggi (almeno nella stagione del
solstizio): una pecora e 2 agnelli, ripetuti per 10,20, 50 volte, tranquilli a
brucare; le pulcinelle di mare che guardano curiose, si alzano in volo, prima
arrancando, poi più sicure per poi atterrare goffamente sulle zampe arancioni…e
guardarti di nuovo con la stessa
curiosità.
Il sole “di
mezzanotte”, la luce che non si spegne ma rimane, cambiando di intensità, a
illuminare il paesaggio e a permettere di viaggiare fino a tarda ora senza
accorgersi che la stanchezza aumenta…
Il vento teso,
che con forza si contrappone e fa slittare
l’auto sullo sterrato, anche se l’auto è un pesante 4x4 di più di 5
metri!
E finalmente le
cittadine ben tenute, che contano qualche decina di abitanti ….
Sono tutte
emozioni, emozioni ravvicinate, emozioni forti principalmente create da una
natura vigorosa che, fin dal tempo dei Vichinghi, si impone regolando il ritmo
della vita umana
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