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martedì 29 maggio 2018

Noi e il Sessantotto -AA.VV. antologia a cura di Tiziana Viganò


di Tiziana Viganò


sinossi
Tante sono le opinioni sul Sessantotto, anche molto diverse: c’è chi l’ha amato, chi l’ha vissuto intensamente, chi l’ha solo osservato, chi si è defilato, chi è rimasto deluso , chi l’ha approvato e chi no, chi
si è arrabbiato e chi ne ha avuto un sacro terrore, chi l’ha combattuto strenuamente…
Nessuno è rimasto indifferente. E non lo è ancora oggi.

“Quando, dopo un certo numero di anni, un passato comune vuol mettersi in relazione con le nuove generazioni e trasmettersi genera una nuova realtà che è la rappresentazione del passato. È dunque nel rapporto con le altre generazioni e nel rivivere, ripensare collettivamente vissuti comuni che si crea una storia. In questo senso molto prossima alla creazione di un mito.” (Franca Balsamo).
La Storia si crea quando si comincia a raccontare una storia: così tante voci si sono unite in questo libro per delineare uno spartito corale sul Sessantotto, con gli anni del preludio e quelli del finale. Scrittori che hanno vissuto quel periodo e giovani che lo guardano con gli occhi di chi vive oggi: storie quotidiane, a volte rumorose, a volte riservate di una rivoluzione culturale basata sugli ideali e sulla passione di viverli.
 
Presentazione
di Tiziana Viganò
Un’immagine mi è balzata alla mente appena ho avuto l’idea di scrivere un libro sul Sessantotto: la deflagrazione che distrugge una casa nel film “Zabriskie Point” di Michelangelo Antonioni, del 1970. I fotogrammi passano al rallentatore, ogni singolo oggetto della casa vola nell’aria e ricade come in una folle danza, poi un’altra deflagrazione e un’altra ancora sul ritmo esplosivo della musica dei Pink Floyd. Poco prima i due ragazzi protagonisti del film avevano fatto l’amore, nudi e avvinghiati, rotolanti sulle sabbie del deserto in un viluppo di umanità e Natura che si moltiplicava all’infinito, in piena libertà.

Questi pochi minuti di immagini racchiudono e ci donano, con la lucidità che è propria di ogni grande artista, alcuni dei più importanti temi che hanno precorso e illuminato i primi movimenti del Sessantotto.
Prima di tutto il desiderio di un mondo nuovo, dopo distruzione del vecchio ordine basato su finzione e ipocrisia, su oggetti e non persone, sugli status symbol e sul consumismo, su una ricchezza di pochi prodotta a danno dei più; il desiderio di essere liberi e padroni di se stessi, delle proprie scelte e della propria vita, come del proprio corpo e dei propri desideri; la comunione con la Natura, un rapporto gioioso e rispettoso con essa; la diversità come risorsa.
Ma soprattutto la libertà, in tutte le sue declinazioni.

Andare fuori dagli schemi, avere un’altra visione del mondo, cercare l’utopia: così erano cominciati i movimenti giovanili negli anni Sessanta. Quello che spesso era bollato dai conservatori come ribellismo giovanile, a volte per l’impreparazione, a volte per l’ingenuità, esprimeva la necessità di cambiare, di uscire dalle regole della vecchia società retriva, bigotta, oppressiva e diseguale, che privilegiava l’economia aggressiva di stampo capitalista e consumista ai reali bisogni dell’individuo, quelli spirituali, la libertà, la pace, la fraternità, l’uguaglianza delle razze e dei generi, la legittimità delle religioni, delle opinioni.
Che ne è stato di quegli ideali meravigliosi che hanno mobilitato masse di giovani a livello planetario? Confluiti nei movimenti prima studenteschi e poi operai hanno preso la via della contestazione: in parte ne hanno formato lo zoccolo, per poi diramarsi in molti rivoli che hanno avuto alterne vicende e sono approdate a ben diverse conclusioni. Quali sono state le conseguenze del fallimento? Quali conquiste sono valide ancora oggi e quali sono state disattese?

Dall’idea alla realizzazione, come piace a me: così ho pensato che la forma migliore sarebbe stata un’antologia, perché avrebbe raccontato quei tempi con una coralità di voci diverse, tanti punti di vista, intense emozioni e sensazioni che si possono sviluppare in un lavoro di gruppo.
Tante tessere di un mosaico fatto di storie private, quelle di gente comune, giovani che hanno vissuto un tempo speciale e irripetibile, nelle strade nelle scuole e nelle università, nelle fabbriche e sui luoghi di lavoro, nelle case. Storie individuali che formano insieme un quadro collettivo di esperienze diverse, la piccole storie quotidiane che sostengono gli eventi della Grande Storia come in un edificio i mattoni riempiono gli spazi tra un pilastro e l’altro.

Ho interpellato molte persone per scrivere i racconti ed è stato interessante osservarne le reazioni perché ci sono stati gli entusiasti, i nostalgici, quelli completamente disinteressati, quelli che amareggiati da ciò che è successo, si sono ritirati e preferiscono rimuovere quando non negare i ricordi di quelle passioni infrante, come dopo uno shock postraumatico da stress. Del resto me lo aspettavo: l’argomento è ancora caldo, entusiasma, ma a volte imbarazza, è storia recente e chi ha vissuto quegli anni ha ben vivi in sé gli accadimenti e le emozioni. L’argomento è fucina di contrasti e contraddizioni.

Questo libro è uno specchio di ciò che avveniva in quegli anni, il Sessantotto si dilata nel tempo, dai prodromi della metà degli anni Sessanta alla rovinosa frana di un decennio dopo.
Tante sono le opinioni su quel periodo, anche molto diverse: c’è chi l’ha amato, chi l’ha vissuto intensamente, chi si è gettato a capofitto, chi l’ha solo osservato, chi si è defilato, chi è rimasto deluso, chi l’ha approvato e chi no, chi si è arrabbiato e chi ne ha avuto un sacro terrore, chi l’ha combattuto strenuamente…
Nessuno è rimasto indifferente. E non lo è ancora oggi, dopo cinquant’anni.

Il passaparola ha coinvolto un gruppo di scrittori che hanno voluto dare un loro contributo a costruire un’immagine di quegli anni perché è forte la nostalgia delle roventi passioni che hanno animato la loro vita giovanile.
Anche se il viaggio della vita ci ha portati a percorrere strade diverse, anche molto lontane, ci siamo sentiti uniti dalla potenza di quegli ideali che non sono mai morti, perché hanno formato la struttura portante di coscienze e menti; dagli infiniti discorsi appassionati hanno coinvolto con una immensa forza di coesione troppa gente per essere dimenticata col passare degli anni; dal ripensare a quei momenti, riviverli, interrogarsi sulle ragioni e sulle responsabilità che hanno affossato il movimento, stravolgendo nel sangue le motivazioni riformatrici degli inizi.

La caduta dell’utopia è stata rovinosa, traumatica per tanti che hanno militato con passione vera e travolgente, ma niente è stato come prima e, anche se le cose hanno impiegato molto tempo a ritrovare una parvenza di equilibrio, nel bene e nel male, il mondo è cambiato. In meglio? In peggio? In questo libro abbiamo dato tante risposte.

La memoria storica di chi era presente ai fatti si intreccia in questa raccolta con quella di chi guarda al Sessantotto da lontano, dal futuro e giudica a mente fredda, giovani scrittori che guardano a quei tempi e pensano alla realtà di oggi e alle possibilità future, dove non si debba più soccombere alla violenza di una realtà falsa e ingannevole in cui gli ideali possono solo disintegrarsi, ma dove la Storia possa insegnare a costruire un domani migliore.

 AA.VV. antologia  a cura di Tiziana Viganò
Noi e il Sessantotto
( Macchione editore)
prefazione di Carlo A.Martigli
ISBN 978-88-6570-488-2
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dott. tiziana viganò
http://tizianavigano.blogspot. it




           


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