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venerdì 27 aprile 2018

HANNAH ARENDT E IL '68 Tra politica e violenza, di Eugenia Lamedica

(a cura di Mimma Zuffi) 
Jaca Book - pagg. 128 pagine - € 16.00 

Il '68 nell'analisi di una testimone d'eccezione: repubblicana, democratica  radicale  e  anticonformista  per  natura,  dopo  il trauma della fuga dalla Germania nazionalsocialista e la riflessione sul totalitarismo, negli anni Sessanta Arendt guarda con favore la contestazione giovanile che rianima i «diritti costituzionali popolari» e reclama la potestas popolare riducendo il «sistema dei partiti» a un «fastidioso impedimento». Contro il  conformismo  della  middle  class  e  l'anonima  tirannia  delle burocrazie,  che  frustrano  il  sacrosanto  desiderio  di  agire  ed esprimersi pubblicamente, il '68 riscopre che «agire è divertente». E se la ribellione violenta è inaccettabile, non è tuttavia incomprensibile.


L'unico  antidoto  alla  disperazione  generata dall'impotenza e dalla frustrazione, infatti, è la libertà di partecipare al mondo comune: questo il messaggio che Arendt lascia alla società futura, la nostra. 

Eugenia Lamedica, laureata in filosofia a Venezia, si è interessata specialmente di microstoria, fenomenologia e marxismo, pubblicando alcuni contributi. Ha conseguito il Dottorato in Storia del pensiero  filosofico  presso  l'Università  di  Verona.  Autrice  della monografia Dal fondamento alla fondazione. Hannah Arendt e la libertà degli antichi, la sua ricerca attuale mira a valorizzare alcuni elementi del pensiero arendtiano nell'ottica di una fenomenologia dei paradigmi post-fordisti.

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