Per uscire da una spirale di
violenza senza fine
Il
femminicidio e la violenza contro le donne derivano da fatti culturali: questa
voce ormai è affermata dai media, dalle istituzioni e capìta dalla gente. Possiamo
però chiederci perché sia così difficile abbattere la convinzione che le donne
siano inferiori, sottomesse,oggetti di possesso, dipendenti dall’uomo.
Questo
concetto è un archetipo – dal greco “modello
originario” -, per Jung un’idea radicata profondamente nell’inconscio, non solo
individuale, ma collettivo, e tramandata di generazione in generazione.
Così profondamente
radicata, da non essere solo appannaggio degli uomini, ma anche delle donne,
che in tal modo diventano complici del perpetuarsi della convinzione e dei modi
nefasti per attuarla. La nostra società ne è pervasa attraverso le immagini che
vediamo, le parole che diciamo, tutto quello che accettiamo.
Da 40 anni
è avvenuta pian piano una metamorfosi nelle donne nel senso dell’autonomia e
dell’autodeterminazione; il cammino verso un equilibrio tra maternità e
famiglia, attitudini, capacità di affermazione nel lavoro e nella società è
ancora lungo e non facile, ma molte donne hanno potuto raggiungere quello che
desideravano, anche se spesso a caro prezzo.

Questo ha
creato negli uomini una grande paura,
paura di essere superati, paura di perdere il loro potere patriarcale: così gli
individui incapaci di controllare la propria aggressività agiscono violenza alle
donne fino al femminicidio per rivendicare il diritto di proprietà, per far
pagare alla donna che ha alzato la testa i diritti che si è conquistata malgrado lui – perché non è l’uomo che
li ha concessi, ma la donna che ha espugnato le mura del privilegio maschile
con una guerra silenziosa ma tenace.
Ricordiamoci
che il Codice Rocco, 1930, aveva stabilito pene leggere (da 3 a 7 anni) per il delitto d’onore – omicidio di mogli
sorelle familiari adultere e loro amanti: una legge infame che è stata abrogata
solo nel 1981….Sembra impossibile, ma è così.
E’ così utopico sperare che gli
uomini, invece di sentirsi sminuiti
dall’aver vicino una donna capace intelligente libera autonoma, si
sentano invece stimolati, non per competere con lei (perché sarebbe ancora
guerra) ma per condividere e collaborare?
La risposta a questa domanda la
lascio agli uomini, i migliori, quelli che ogni donna sogna di aver vicino.
Dovrebbe
essere chiaro che tutti noi esseri umani abbiamo innati istinti aggressivi.
C’è però differenza
tra la gran parte di noi che, per fortuna, li controlla, li domina e li
trasforma in positivo (cioè da distruttivi a costruttivi) attraverso
l’assertività, e i criminali, che invece si scatenano nella sopraffazione fino
alla violenza.
E per me sono
criminali tutti, quelli che agiscono violenza psicologica e quelli che
insultano o picchiano, fino al femminicidio che è l’estremo.
Per questo
credo che la strategia efficace sia quella di creare tramite l’opinione
pubblica, i media e le istituzioni il disgusto
per ogni tipo di violenza e installare la convinzione che la violenza in toto e la violenza contro le donne sia socialmente inaccettabile.
Siccome il
carattere e la personalità si formano da bambini, in tenera età, mi auguro che
si cominci fin dall’età della scuola materna a educare al rispetto della
persona; dalla scuola elementare a disprezzare la violenza; dalle scuole
superiori a prendere consapevolezza, a saperla individuare prima che accada e a
difendersi con le armi della mente. Un
progetto complesso e a lungo termine, ma che darebbe risultati sicure nelle
prossime generazioni.
Anche le
donne devono formarsi, fin da giovani, al rispetto di se stesse, a non cedere a
facili lusinghe di guadagni, a non smerciare il proprio corpo come oggetto
sessuale, a prendere in mano la propria
vita con forza e determinazione, ma anche con la femminilità che la natura ci
ha donato.
Spero che gli uomini prendano
coscienza del problema culturale che è a monte di ogni violenza contro le
donne. E’ un
argomento che infastidisce, irrita – e forse gli uomini migliori provano anche
un certo di senso di colpa per quello che fanno i loro simili –, invita più
alla rimozione che alla consapevolezza: ma senza il loro forte sostegno e la
loro collaborazione rischiamo di perdere la battaglia, come donne e come
società.
Per
approfondimenti sul tema della violenza psicologica, della violenza in generale
e del femminicidio
rimando agli
articoli pubblicati sul blog
e suggerisco
di ascoltare l’intervista fatta da Laura Defendi a Tiziana Viganò su Radiopunto
-----
i miei due libri
"Sinfonia nera in quattro tempi" e "Come le donne"
si possono richiedere direttamente ai miei recapiti personali
tizianavigano17@gmail.com
http://tizianavigano.blogspot.it
oppure si trovano sulla mia pagina Amazon, IBS, Youcanprint, sugli altri siti online
oppure ordinandoli nelle migliori librerie
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ho letto anche la recensione a "Come le donne". Lo acquisterò senza dubbio.
RispondiEliminaBrava Tiziana.
Manuela