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sabato 16 aprile 2016

Migranti in viaggio verso un ipotetico Eden: noi rispondiamo con muri e barriere

(di Tiziana Viganò)

La polizia macedone ha lanciato gas lacrimogeni 
contro centinaia di migranti accampati a Idomeni (Grecia) 
mentre tentavano di entrare in macedonia 
(11 aprile 2016, foto da La Repubblica)




Repubblica Dominicana, batey


















Di fronte all’emergenza-migranti del 2015 in Europa, e al nuovo allarme nel 2016 è arrivato il momento di uscire da logiche di tamponamento del flusso migratorio, di derive razziste, di sprechi enormi di risorse, di iniziative inconsulte, di muri di filo spinato per arrivare ad aiutare la gente nel suo paese, cercando di sanare ingiustizie e povertà che spingono a cercare un altrove dove non è facile ricostruire la propria vita, quando non la si perde durante il terribile viaggio verso l’ipotetico Eden: solo nel 2015 nel tentativo sono morte o disperse nel Mediterraneo 1850 persone.


Tutti quelli che osservano il fenomeno con ansia crescente dovrebbero per prima cosa informarsi e conoscere la realtà da dove i migranti provengono per capire che la forza che li spinge verso i nostri territori dorati è qualcosa di immenso e inarrestabile, come uno tsunami, perché nel loro paese la vita è inferno, disperazione, morte, guerra. 
...E spesso, quasi sempre, i responsabili di guerre e povertà sono i paesi ricchi del mondo, noi.
Davanti alle tragedie si hanno atteggiamenti ambivalenti: se ne parla, ci si dispera, ci si sente in colpa, si vorrebbe accogliere tutti, ma la paura dello sconosciuto che bussa alla porta prevale e si ritorna al  quieto rifugio della propria vita quotidiana. L’esodo è solo agli inizi, milioni di rifugiati profughi e migranti cercano un’opportunità. 

Non li fermerà la nostra paura, li fermeranno la nostra azione e la nostra solidarietà, per far evolvere il loro mondo, perché siamo, tutti insieme, esseri umani. 
Non si potranno arrestare le guerre solo alzando la mano e dicendo basta né con azioni assurde cui assistiamo ogni giorno; ognuno nel suo piccolo può dare una sola goccia, un minimo contributo per realizzare progetti utili a migliorare la vita dei popoli nel loro territorio, perché non debbano lasciarlo, perché le energie migliori di un paese - e i migranti sono sempre i più forti, i più coraggiosi, i più intelligenti - possano vivere in pace nella loro terra e guidarla verso uno sviluppo sostenibile. 
L’Europa ricca, bella, evoluta, ma impreparata, rischia di naufragare come il Titanic sull’iceberg dell’esodo migratorio: e per ora si è visto solo la punta di questo iceberg, perché la massa non è ancora visibile, ma è inevitabile che il nostro vecchio mondo attiri i disperati della terra. Invece di erigere fortificazioni ridicole e preparare difese inconsulte occorre portare il nostro benessere là dove ce n’è bisogno, adeguandone le forme alle culture diverse del mondo. 
Dobbiamo guardare o distogliere gli occhi dalle immagini dei morti che scorrono sui video di casa tutti i giorni? Evitare le emozioni ci fa scappare da ansia e senso di colpa, ma poi ci sembra vile non assumerci una responsabilità. L’ingenuo pensiero che accogliere e aprire le braccia sia facile e buono in sé, naturale e moralmente doveroso, porta a inevitabili delusioni. Conoscere ed esaminare il problema con razionalità vuol dire essere consapevoli delle difficoltà del processo di integrazione tra le culture, ma anche aprirsi alla possibilità di condividere e arricchirsi a vicenda, facendo progetti di inclusione sociale che abbiano un vero successo.
Credo che il sistema migliore per aiutare attivamente popolazione dei paesi in via di sviluppo  evitando che masse di disperati migrino nei nostri paesi con costi umani altissimi, oltre agli interventi massicci degli Stati, sia la realizzazione di piccoli progetti attuati da organizzazioni umanitarie di ridotte dimensioni, agili, efficaci: queste hanno profonda conoscenza del territorio su cui operano e delle singole persone che lo abitano, hanno sì un bisogno estremo di aiuti finanziari, ma non sprecano un solo dollaro e confluiscono tutte le risorse nell’aiuto alla povera gente. 

L’ultima esperienza che ho fatto nel Terzo Mondo è stata nella Repubblica Dominicana . Quello che si vede lì (e nella gran parte del mondo) esisteva anche nella realtà italiana del dopoguerra, e a maggior ragione prima. C’erano le baraccopoli, come quelle tristemente famose delle borgate romane degli anni ’60-’70: abitate dai contadini inurbati e dagli sfollati delle demolizioni del centro storico di Roma negli anni del fascismo e dopo i bombardamenti: sono state sfollate e distrutte solo dopo la fine
Case nei sassi di Matera in una foto storica
degli anni Settanta. C’erano i “Sassi” di Matera, definiti una vergogna dell’Italia e smantellati a partire dal 1952. E che dire dei “bassi” di Napoli che esistono tuttora? E degli insediamenti nei ruderi di vecchi edifici dei nuovi migranti africani e arabi? Sono attualità in Italia, non storia. Troppo spesso gli italiani, che guardano i migranti come invasori del nostro paese si dimenticano che i loro padri e nonni hanno sofferto la fame e le privazioni, hanno vissuto in case precarie, orrende e prive di servizi igienici, di acqua, di elettricità, alcuni di loro anche in baracche, e soffrivano la fame. Sono emigrati per cercare di migliorare la vita loro e dei figli, e ci sono riusciti. 

In uno slum di Bombay, oggi
Il circolo vizioso del sottosviluppo, non solo ad Haiti e nella Repubblica Dominicana  - che sono unite nella stessa isola da un confine comune ma sono in perpetuo conflitto fratricida - ma in tutti i paesi poveri del mondo, è perpetuato dalle economie di rapina delle grandi potenze mondiali, che limitano l’accesso della popolazione alle risorse primarie (agricoltura, minerali) sfruttandole a costi bassissimi, non permettono lo sviluppo del settore secondario (l’industria) per il ritardo che sembra incolmabile dello sviluppo tecnologico; il potere economico e finanziario, ormai senza limiti, ha interessi immensi a perpetuare stati di instabilità politica e sociale dei paesi poveri strategici (instabilità dei governi, colpi di stato, dittature, insicurezza legislativa, debito nazionale inestinguibile, corruzione, guerra).
Batey, Repubblica Dominicana
“Entro il 2016, denuncia OXFAM, l’1% per cento più ricco della popolazione mondiale possiederà quanto il rimanente 99%. E le 80 persone più ricche del mondo hanno accumulato un patrimonio pari al 50% più povero tra gli abitanti della Terra. Le diseguaglianze sono in crescita quasi dappertutto e la ricchezza si concentra nei Paesi industrializzati, ma ancor di più in quelli in via di sviluppo. In queste settimane l’Onu, con i nuovi “Sustainable Development Goals”, intensifica la sua battaglia per sradicare la povertà estrema entro il 2030, ma i cambiamenti del mondo a causa del divaricarsi dei redditi da lavoro a favore dei profitti potrebbero compromettere questo obiettivo e minacciare nei prossimi dieci anni l’equilibrio di molti Paesi. Si rafforzano i movimenti di protesta di chi considera insostenibili non solo i cambiamenti ambientali, ma anche la situazione sociale che si sta determinando. È questo l’allarme che arriva da consolidate istituzioni finanziarie, ben lontane da vocazioni rivoluzionarie.” (Donato Speroni, Corriere della Sera, 12-9-2015)
Quindi se paradossalmente diminuiscono le disuguaglianze tra le nazioni e il mondo in via di sviluppo cresce a ritmi più veloci di quello già industrializzato (con eccezione di alcuni paesi disastrati, tra cui Haiti), all’interno di essi aumenta il divario dei redditi e la disuguaglianza sociale. 

I Millennium Development Goals del’UNU(2000-2015) avevano otto obiettivi molto importanti*: conclusi quest’anno, con alcuni successi e miglioramenti, anche se i traguardi sono ancora insufficienti, vengono sostituiti dai diciassette Sustainable Development Goals (2015-2030)** in cui si richiedono ambiziosi cambiamenti verso una prosperità sostenibile e un effettivo impegno per costruire un mondo che rispetti la dignità delle persone integrando tre dimensioni, ambientale, sociale ed economica. 

Si deve essere consapevoli della realtà del mondo e lavorare nel nostro ambiente per ottenere questi obiettivi: l’incontro con paesi diversi stimola la comprensione degli altri ma anche di noi stessi, del loro paese, ma anche del nostro, con reciproco arricchimento culturale, spirituale, sociale. 

Baracche in uno slum di Bombay
Conoscere la realtà di paesi lontani dal nostro, la miseria dei popoli, serve per pensare, per vedere con altri occhi la nostra vita fortunata, apprezzandola di più, per vedere con altri occhi i luoghi dove andiamo in vacanza, cogliendo particolari che non avremmo visto altrimenti. Pensare è già sufficiente: non tutti hanno voglia di agire in prima persona, e non è necessario farlo, chi invece si sente di far qualcosa, anche pochissimo, nei limiti delle sue possibilità, avrà la soddisfazione di aver contribuito anche con un solo mattone, il suo, alla costruzione di un mondo nuovo, più giusto.


Nota
*MDG: sradicare la povertà estrema e la fame; rendere universale l'istruzione primaria; promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne; ridurre la mortalità infantile; ridurre la mortalità materna; combattere l'HIV/AIDS; la malaria e altre malattie; garantire la sostenibilità ambientale; sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo.
**SDG: eliminare la povertà estrema e la fame; migliorare la qualità dell’educazione; uguaglianza di genere; acqua ed energia pulita; lavoro decente e crescita economica; innovazione, industrializzazione, aumento delle infrastrutture; riduzione delle diseguaglianze; urbanizzazione sostenibile; consumi e produzione sostenibili; azioni sul clima; vita sulla terra; vita sotto i mari; pace, giustizia, istituzioni forti; partnership per realizzare gli obiettivi.

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Milanese, redattrice e iconografa per molti anni presso una importante Casa Editrice, Tiziana Viganò
ha poi lavorato nel campo della psicologia, della comunicazione e della medicina naturale,  studiando
a fondo i rapporti tra mente e corpo. Il lavoro sul campo come Counselor, le esperienze di volontariato e i viaggi l’hanno portata a prestare una particolare attenzione alla psicologia e  le  hanno
fornito ispirazione per raccontare soprattutto storie vere, centrando in particolare figure femminili che
emergono con le loro luci e ombre, nelle difficoltà e nel successo, nel dramma e nella rinascita.
Nel 2012 ha pubblicato “Come le donne”, ora in e-book (2016, Zerounoundici Edizioni) e nel 2016 "Sinfonia nera in quattro tempi:storie di donne e delitti" (Zerounoundici Edizioni).
http://tizianavigano.blogspot.it
sulla mia pagina Amazon e sugli altri siti online i miei due libri
"Sinfonia nera in quattro tempi" (su IBS) e "Come le donne" (su Amazon)
ZeroUnoUndici Editore
http://www.ibs.it/code/9788863079715/vigan-tiziana/sinfonia-nera-in-quattro.html



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