!-- Menù Orizzontale con Sottosezioni Inizio -->

News

mi piace

giovedì 10 marzo 2016

Malesia: all’inseguimento del mito di Sandokan

Appunti sparsi di viaggio di Marina Fichera
Per chi, come me, è cresciuto negli anni ’70, Sandokan, la “tigre della Malesia”, l’affascinante pirata nato dalla fantasia di Emilio Salgari, è un vero mito.
Poiché decido le mete dei miei viaggi sempre con grande passione, questa volta, spinta da un impeto di romanticismo letterario, tornerò in Asia per visitare il paese dei pirati, dell’esotismo, delle infinite foreste e del mare turchese, così amato – e mai visitato – da Salgari. In realtà in Malesia non sanno neanche chi sia, Sandokan!


Le Petronas Twin Towers a Kuala Lumpur
(foto di Marina Fichera)
Kuala Lumpur, la capitale della Malesia, è una città asiatica pulita e moderna. Il simbolo più famoso del nuovo potere economico del paese sono le Petronas Twin Towers, due magnifiche torri gemelle, alte 452 metri, che prendono il nome dalla compagnia petrolifera nazionale.
Nell’ultra modernità della megalopoli malese resistono alcune aree di esotismo e antichità. Il quartiere indiano e quello cinese sono come mondi paralleli tra lo spazio e il tempo e sono la dimostrazione che qui, in un Paese in cui oltre il 60% della popolazione è islamico sunnita, la convivenza pluri-etnica e pluri-religiosa appartiene alla normalità.
Una delle moschee principali di Kuala Lumpur
 (foto di Marina Fichera)
Bianche moschee, che non possiamo visitare se non dall’esterno, sorgono a pochi passi da coloratissimi templi indù stracolmi di fedeli seminudi, fiori e candele o accanto a templi cinesi dalle tinte sgargianti, avvolti in nuvole d’incenso bruciato dai devoti buddisti.
Sembra che tutta l'Asia si concentri nella penisola malese, fulcro commerciale e culturale.
 
Il tempio indù di Bathu Caves, nei dintorni di Kuala Lumpur
 (foto di Marina Fichera)

La comunità cinese di Kuala Lumpur ha conservato alcuni tratti antichi - come accade anche con le comunità italiane emigrate all’estero nei secoli scorsi – tra cui la lentezza, caratteristica che nelle frenetiche città  della Cina continentale è ormai quasi scomparsa. Uno dei luoghi più affascinanti del quartiere cinese è un vecchio ristorante nello stile della China Town degli anni ’20: l’Old China Cafè, un locale dolcemente austero, che evoca le misteriose atmosfere dei libri – e dei film – del detective Charlie Chan. Non sono solita dare consigli di viaggio, ma se passate da Kuala Lumpur prenotate un tavolo in questo ristorante, assaporate la deliziosa cucina e ammiratene il fascino, riflesso nei due grandi specchi contrapposti  disposti secondo le regole del Feng Shui.

Tempio buddista cinese
(foto di Marina Fichera)
Malacca, un’antica cittadina, dominata prima dai portoghesi – ricordate il personaggio di Janez, il bel portoghese braccio destro di Sandokan? - poi dagli olandesi e dai britannici  è attualmente annoverata tra i siti protetti dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità.
Il centro storico dal carattere orientale, noto come China Town, è un dedalo di stradine e basse casette di legno, dove regna un’unica, importantissima, regola: vietato fumare e accendere fuochi. Questo perché un incendio nell’antica e fragile area potrebbe essere un disastro senza soluzione. Penso che anche le nostre città dovrebbero preservare il proprio valore storico e artistico con tanta serietà e impegno.
Dall’altro lato del fiume sorge invece la zona storica in stile occidentale, il cui centro è Dutch Square, la piazza degli olandesi, detta anche la Piazza Rossa. L’affollatissima zona brulica di turisti e incredibili tuk tuk a pedali, addobbati con lampeggianti lampadine di tutti i colori, pupazzi di ogni tipo, colorati cuscini di raso e casse acustiche che sparano musica dance asiatica a tutto volume, un vero inno al kitsch! Sulla bella piazza rettangolare si affaccia un edificio di mattoni rossi un tempo sede del governatore olandese, al centro una rossa torre dell’orologio e alle spalle la chiesa anglicana di Christ Church, la più antica chiesa olandese in Asia, anch’essa della stessa tonalità di rosso. 

La torre dell’orologio a Malacca 
(foto di Marina Fichera)


Uno dei motivi per cui ho scelto questo viaggio era l’idea di visitare la foresta del Taman Negara. Una delle foreste pluviali più antiche al mondo – si stima abbia centotrenta milioni di anni - è  parco nazionale dal 1938, quando la Malesia faceva ancora parte dell’Impero Britannico. Negli oltre 4.300 km quadrati si trova una varietà di flora e fauna unica, comprese un gruppo di circa  cinquanta tigri in via di estinzione.
Il mio più grande sogno, praticamente impossibile, era di trovarmi lì, nella giungla, ad aprire un varco col machete, combattendo contro gli insetti, il caldo e i serpenti che si calano dagli alberi per fissarti con i loro occhi gialli e trovarmi improvvisamente di fronte al felino più seducente che ci sia!
Peccato che ormai la foresta sia una specie di parco dei divertimenti, pulitissimo e perfetto, ma dove i turisti – almeno quelli che non hanno tempo per farsi accompagnare all’interno e vivere una vera esperienza outdoor - non riescono neanche a metter piede sulla nuda terra. Il leggero trekking su passerelle di legno che ci viene proposto è condotto da due simpatici ragazzi, guide esperte e giocose. Nella foresta gli unici animali che vedo sono alcuni insetti e ragni e due pigri serpenti, mollemente appollaiati sul ramo di un albero. E’ tutto troppo artefatto, a misura di turista asiatico o americano, e alla fine le mie aspettative restano deluse.
La foresta del Taman Negara
(foto di Marina Fichera)
Nel pomeriggio ci imbarchiamo su due piroghe a motore per andare a visitare un villaggio dell’etnia Orang Alsi, i cosiddetti aborigeni della Malesia, originari dell’isola del Borneo.
M'immagino già mentre navigo lungo il fiume marrone di terra ad ascoltare musica lirica - evocando le scene sul Rio delle Amazzoni del film Fitzcarraldo – e invece mi ritrovo con le nostre due guide che scatenano un’epica battaglia a gavettoni, con ondate d’acqua limacciosa alte come onde di tsunami!  Arriviamo al villaggio zuppi fino all’anima e, come la legge di Murphy conferma, il sole improvvisamente scompare dietro nere nuvole che in pochi minuti scatenano un violento temporale monsonico. Al termine della tempesta tutto è fango e umidità e dalla foresta si leva una nebbia che finalmente mi fa sentire in un luogo primordiale.
Dopo il temporale nella foresta del Taman Negara
(foto di Marina Fichera)
Un viaggio di sette ore – centinaia di chilometri di foresta e piantagioni di palme da olio – e arriviamo al porticciolo da cui ci imbarchiamo per le isole Perenthian, a nord est della penisola malese.
È dal lontano 2008 che non vado al mare per più di due giorni. Quando visitai le quattro isole Sporadi in Grecia non sapevo neanche nuotare! Ma poiché credo fermamente che “non è mai troppo tardi”, ho imparato a nuotare l’autunno seguente, a quarant’anni, e ora sono elettrizzata all'idea di poter fare snorkeling nel mare del golfo di Thailandia, vicino a squali, tartarughe e pesci di tonalità incredibili.
Isole Perenthian
(foto di Marina Fichera)
L’acqua è calda e cristallina, indosso la maschera e il boccaglio e mi butto dalla barca senza timore; sono circondata da compagni di viaggio e varie altre barche, nel caso qualcuno mi verrà a salvare! Muovermi con la faccia immersa nel mare caro a Salgari mi permette di vedere fondali molto profondi, pesci gialli e neri e di tanti altri colori che mi nuotano armoniosamente intorno, coralli dalle forme incredibili, piccoli squali timidi, tartarughe marine spaventate dai rumori dei motori e dai turisti e anche parecchi serpenti marini – molto velenosi - che invece spaventano me. Nuotare in questo mare è una conquista e una scoperta, ed è anche la conferma che volere è davvero potere e che se abbiamo dei limiti quasi sempre è perché vogliamo averli.

L’investimento turistico del governo malese ha sicuramente dato grande slancio al paese, solo cinque anni fa le isole Perenthian erano quasi sconosciute in Europa, ora, pur conservando la bellezza e anche l'aspetto selvaggio – una mattina mi trovo davanti un bavoso varano lungo un metro e mezzo! – in alcuni momenti sembra di essere sulla spiaggia di Ostia e la solitaria bellezza di questi luoghi è quasi del tutto persa.

La Malesia mi ha dato l’impressione di essere un paese molto tranquillo, caratterizzato da una popolazione gentile, sorridente e non invadente. Pur essendo una nazione islamica le donne sono velate ma hanno un ruolo attivo nella società, lavorano, girano in motorino, sono indipendenti. Non manca proprio nulla in Malesia: un incredibile mare, le città moderne e quelle antiche, il cibo esotico, le foreste, eppure qualcosa mi sfugge… ah si, una cosa manca: Sandokan!

Quella notte tutto il mare che si stende lungo le coste occidentali del Borneo era d'argento.
La luna che saliva in cielo col suo corteo di stelle, attraverso una purissima atmosfera, versava torrenti di luce azzurrina d'una dolcezza infinita. I naviganti non potevano sperare una notte migliore, poiché anche il mare era calmissimo e solamente una fresca brezza, impregnata de' mille profumi di quell'isola meravigliosa, lo faceva appena appena increspare
da “La riconquista di Mompracen” di Emilio Salgari



4 commenti:

  1. Pian piano ci stai facendo conoscere tutto l'oriente e prendere spunti per le prossime vacanze!Bellissimo sia l'articolo sia le foto.
    Patrizia e Alice

    RispondiElimina
    Risposte
    1. grazie amiche! La Malesia per chi ama il mare è una bellissima destinazione, per dettagli chiamami! a presto
      Marina

      Elimina
  2. Cara Marina, leggere i tuoi resoconti di viaggio è un piacere perché sono brevi ,ma descrivono l'oriente ,che tanto ti incuriosisce, in modo completo e singolare.
    Un caro abbraccio .Roberta e Gianfranco

    RispondiElimina
  3. Grazie cari amici, spero che prima o poi riusciremo a fare un nuovo viaggio insieme,
    in direzione est!
    Un caro saluto
    Marina

    RispondiElimina