Sperling & Kupfer - € 19,90 |
(recensione
a cura di Selene G. Rossi)
Ho
letto il mio primo Stephen King nell’estate del 1988. Mi ricordo ancora la noia
che pervadeva le mie giornate estive fino a quando non vidi nella vetrina di
un’edicola un libro che mi attrasse immediatamente: Il Talismano (1983). Da allora sono passati parecchi lustri ma devo
ammettere che ancora oggi – pur non avendo amato tutti i romanzi del Re – provo
lo stesso brivido di allora ogniqualvolta sento che uscirà un suo nuovo
romanzo.
Anche
quest’anno non sono stata delusa quando nelle librerie italiane - beati gli
anglofoni che possono goderne prima! - ho adocchiato Chi perde paga; ovviamente, non ho perso un minuto e mi sono
precipitata ad acquistarlo. Tempo tre giorni e le pagine, una dopo l'altra,
erano giunte al termine. Dire che l'ho divorato è dir poco!
Secondo
capitolo di una trilogia iniziata nel 2014 con Mr. Mercedes, questo romanzo, a detta dello stesso autore in stile hard-boiled, racchiude in sé tutto ciò
che un amante del genere può desiderare. Accantonate da un po’ di anni le
atmosfere orrorifiche surreali e paranormali del passato – chi non ricorda Shining (1977) o It (1986)? -, in questo libro, Stephen King tratta in modo sobrio e
delicato alcune tematiche già presenti in alcuni suoi romanzi della maturità
come, per esempio, lo scrittore vessato da un fan decisamente troppo
“innamorato” di un personaggio finzionale (Misery,
1987), o i traumi che possono turbare un adolescente obbligandolo a
diventare uomo prima del tempo come nel racconto Il Corpo (The Body),
contenuto nella raccolta Stagioni Diverse
(Different Seasons, 1982) e noto ai
più per il film Stand By Me – Ricordo di
un’estate (Rob Reiner, 1986).
Quest’ultima opera di King si sviluppa
su più piani temporali che si alternano fino a metà libro circa per poi stabilizzarsi
nel biennio 2013-2014.
L’inizio, ambientato nel 1978, presenta
due dei protagonisti e il coprotagonista che, pur scomparendo nell’arco delle
prime quindici pagine, non ci abbandona mai del tutto: Morris Bellamy,
l’ultracattivo della storia, Jimmy Gold - creatura finzionale, ovviamente
inesistente, viva però nella mente del villain
- e John Rothstein, autore dai tratti salingeriani e vittima sacrificale -
innocente per tutti fuorché per Bellamy, deciso a fargliela pagare non tanto
per aver smesso di scrivere quanto per aver piegato l’anima di Jimmy, un’anima
anticonformista e ribelle, al volere di una società capitalista e perbenista in
cui c’è solo una cosa da fare ovvero, come direbbe Mark Renton (Trainspotting, Danny Boyle, 1996), “scegliete la vita; scegliete un lavoro;
scegliete una carriera; scegliete la famiglia; scegliete un maxitelevisore del
cazzo; scegliete lavatrici, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici.
Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita; scegliete un
mutuo a interessi fissi; scegliete una prima casa; scegliete gli amici;
scegliete una moda casual e le valigie in tinta; scegliete un salotto di tre
pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo; scegliete il fai da te e
chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina; scegliete di sedervi sul
divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di
schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in
uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati
ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi; scegliete un futuro; scegliete
la vita[…].” Dopo aver ucciso Rothstein, Morris si dà alla fuga,
nascondendo le preziose moleskine fitte di pezzi inediti e 20.000 dollari
trafugati dalla casa dello scrittore. Ma non sempre la fortuna aiuta gli
audaci; infatti, l’infame omicida verrà incarcerato per un altro crimine.
L’azione si sposta poi nel 2009
focalizzando l’attenzione su Pete Saubers, figlio di uno dei sopravvissuti di Mr. Mercedes, che, casualmente,
s’imbatte nel tesoro nascosto. Ignaro di ciò che le sue azioni comporteranno,
il ragazzo si troverà intrappolato in una spirale di violenza dalla quale potrà
uscire solo grazie all’intervento di Bill Hodges, Holly Gibney, e Jerome
Robinson, già protagonisti del capitolo precedente della trilogia.
Che dire? Stephen King, ancora una
volta, ci stupisce e coinvolge come pochi autori sanno fare. E se avete qualche
amico che, come me, ama il Re, non perdete l’occasione di fargli trovare Chi perde paga sotto l’albero di Natale!
Note biografiche
Nato
a Portland nel 1947, Stephen King ha conosciuto la fama nel 1974 con Carrie (1974). Da allora ha pubblicato
oltre settanta tra saggi e romanzi, spaziando dall’horror al fantasy con una
maestria non indifferente.
Complimenti Selene, da lunghi, accurati, documentati e interessanti saggi a una recensione concisa ma che colpisce nel segno. Brava come al solito.
RispondiEliminaEmy
Ciao Emy, scusa per il lungo periodo trascorso dal momento del tuo commento. Ti ringrazio per ciò che scrivi.
RispondiEliminaSelene