Bompiani editore - pagg. 270 - € 18,00 |
Finalista al Premio Campiello 2015
Una storia. Tante storie.
In questa suo libro Antonio Scurati ripercorre un periodo della nostra Storia che ha segnato molti destini e ha lasciato ingombranti macerie. Siamo nei primi decenni del Novecento, in pieno regime fascista, è il trionfo di Mussolini. Sono in vigore le schedature per ebrei, omosessuali e quanti non si allineano ai dettami del duce. É d’obbligo il giuramento di fedeltà al fascismo per insegnanti e docenti universitari. Per chi si rifiuta c’è il confino, il carcere, le atroci sofferenze fisiche.
Leone Ginzburg dice “no” al giuramento di fedeltà l'8 gennaio 1934. Non ha ancora compiuto venticinque anni, quel “no” alla follia del secolo, segna l’inizio della sua fine.
Il giovanissimo libero docente di letteratura russa ha in mano solo la penna per esprimere il suo rifiuto, non imbraccerà mai le armi, ma si è incamminato su una strada impervia che percorrerà, convinto delle sue scelte, fino a diventare un eroe della Resistenza. Perseguitato in quanto ebreo, mandato al confino morirà infine in carcere in conseguenza delle torture subite. Commovente, piena di speranza e di affetto per lei e per i loro figli è l’ultima lettera che scrive alla moglie dal carcere poche ore prima di morire.
Sullo sfondo di queste storie ci sono scenari di guerra, ma l’autore ha scelto una cifra narrativa singolare. Certo, è rigoroso nell’elencare le date degli eventi sinistri, le marce trionfali diffuse in tutta Europa, ma l’alternare i fatti storici alla biografia dei singoli personaggi crea un mosaico variegato che toglie sì drammaticità ma non spessore al racconto. Così accanto alle vite di Ginzburg e di sua moglie Natalia, di Cesare Pavese e Giulio Einaudi, che chiamò Leone a organizzare la sua casa editrice, scorrono anche le vite di Antonio e Peppino, di Ada e Angela i nonni dell’autore. Vite di illustri personaggi e vite di gente umile sono accomunate dagli stessi eventi, tuttavia non uno di essi perse mai la speranza in un futuro di libertà.
Scurati sconfina poi nell’autobiografia. Verso la fine del libro, in un capitoletto intitolato “Io” si sofferma su una riflessione che restituisce altro valore alla storia narrata. Qui le macerie lasciate dalla guerra sono state portate via e tutti nutrono speranze e prospettive nuove. L’autore ha i nonni napoletani e i nonni del Nord. I suoi ricordi d’infanzia s’intrecciano con i volti delle due nonne. Delle vacanze trascorse da nonna Ida emergono i vicoli napoletani, i mercati densi di vita, un formicolio attraversato da odori, profumi, colori, voci… tutto è meraviglioso e nuovo per il piccolo Antonio che vive a Venezia. “Descrivere il mercato dei Vergini è impossibile – narra l’autore – sarebbe come descrivere il caos, il primo istante della creazione, come riuscire a rivivere l’infanzia, un’altra età del mondo”. Altra storia, altro ambiente per nonna Angela che vive al Nord, nei borghi intorno a Milano, che a guerra finita perdono l’aspetto rurale per lasciare spazio alle fabbriche e ai nuovi quartieri popolari.
Opera letteraria o storiografica? Difficile classificarla. Piccole storie sapientemente intrecciate alla grande Storia rendono la lettura avvincente e commovente per chi voglia addentrarsi nelle pieghe della nostra storia passata che riecheggia nel nostro presente.
un bel libro che, a mia avviso, avrebbe meritato il Campiello. Bella recensione.
RispondiEliminaComplimenti a Lea e a sognaparole che sa cogliere il momento giusto per la pubblicazione dei pezzi.
Marco