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martedì 27 gennaio 2015

27 gennaio- Il giorno della memoria

(a cura di Mimma Zuffi)

Il 27 gennaio si commemorano le vittime dell'Olocausto e in tutto il mondo si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz avvenuta il 27 gennaio 1945. Una giornata che deve far riflettere sul genocidio nazista, sempre, ma soprattutto quest'anno in occasione del settantesimo anniversario  dall'apertura dei cancelli del campo di Auschwitz.
 Vogliamo presentarVi alcuni libri per  aiutarci a non dimenticare la Shoah.

William Osborne

L’ANGELO DI HITLER
Sonda Editore - Pagg. 240 - € 14,00

Un avvincente romanzo scritto da un grande sceneggiatore cinematografico.
La storia di due giovani coinvolti in uno dei misteri del nazismo: il presunto figlio di Hitler ed Eva Braun.
Adrenalinico come un thriller, avvincente come una spy story, avventuroso come un action movie, accurato come un romanzo storico, emozionante come solo le grandi storie sanno essere.


«Ho pensato molto a lei, a chi può essere. Se Hess è il suo cosiddetto zio, chi pensi sia il padre?». «E dai, non vorrai mica dire…», sbottò Otto incredulo. «Sì, invece. È proprio quello che sto dicendo», rispose Leni. «Hitler?».

Otto pronunciò quel nome con cautela. «Sì. È per questo che i tedeschi la vogliono a tutti i costi. E anche gli inglesi». Otto la guardò, pallido in volto. Per la prima volta, Leni lesse la paura nel suo volto.
Europa, 1941. In Germania Hitler è all’apice del potere . Due ragazzi, Otto e Leni, sono costretti a fuggire in Gran Bretagna: la famiglia di Otto è stata catturata dalle SS perché comunista, quella di Leni perché ebrea. Convocati dall’ammiraglio MacPherson, il braccio destro di Churchill, vengono arruolati in una missione che cambierà per sempre le loro vite: rapire Angelika, una ragazzina rinchiusa in un convento in Baviera, che custodisce un terribile segreto. Dalla sua sopravvivenza potrebbe cambiare il corso della Storia...

<<Avevano ricevuto ordini molto precisi. 
Ora la coscienza diceva loro di metterli in discussione>>.

William Osborne è nato in Inghilterra nel 1960 e ha studiato a Cambridge, avviando una brillante carriera da avvocato. Nella seconda metà degli anni Ottanta si è reinventato come sceneggiatore cinematografico, contribuendo alla realizzazione di una sessantina di film di successo, tra cui I gemelli (1988), Fermati, o mamma spara (1992), Alaska - Sfida tra i ghiacci (2001), Il re scorpione (2002). L’angelo di Hitler è il suo primo romanzo per giovani adulti.

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Moreno Gentili

L’Inferno dentro
Confessioni di un collaborazionista

Sonda Editore - pagg. 160 - € 16,00 (Ragazzi 14+)

Con il passare degli anni, anche gli ultimi testimoni delle terribili vicende della Shoah stanno morendo, e con loro i racconti e le esperienze che hanno portato con sé. Il rischio è quello di perdere il carattere unico di questa tragedia, che rischia di trasformarsi in uno sterile emblema della malvagità umana, un’etichetta che può essere applicata a qualunque tragedia umana.

L’inferno dentro è la storia di un uomo che ha aderito al regime nazista, e delle sue deliranti motivazioni. È la sconvolgente confessione di un vecchio consapevole delle proprie colpe e delle proprie responsabilità, ma incapace di pentirsi e chiedere perdono. 
Ludwig, questo lo pseudonimo che l’autore ha scelto per lui, si reca a Berlino agli albori del regime nazista per partecipare ai programmi scientifici messi in atto dal governo. Torna in Italia nel 1943 per professare la propria fedeltà al nazifascismo e si macchia di atroci delitti collaborando nell’unico campo di sterminio italiano dotato di forno crematorio, quello di San Sabba a Trieste.
L’autore si cala nell’inferno personale di questo personaggio: attraverso il racconto di come un essere umano sia riuscito a giustificare a se stesso anche le peggiori atrocità commesse, spiega come la Shoah sia stato un evento unico nel suo genere, e ambiguamente legato alla cultura europea.

Da L’inferno dentro di Moreno Gentili è stata tratta una versione teatrale, portata in scena con successo a Como, Milano e Sondrio.

Moreno Gentili, scrittore di impegno civile, da tempo svolge una ricerca storica in merito ai crimini contro l’umanità: un progetto iniziato con Stand by Memory-2003 e proseguito con Suite Sarajevo. L’Inferno dentro rappresenta una tappa ulteriore di questo progetto, che proseguirà con un libro dedicato a una famiglia di Milano durante l’occupazione nazista.

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Mirjam Pressler

IO VOGLIO VIVERE
La vera storia di Anne Frank 

Sonda Editore- pagg. Pagg. 152 –  € 14,00 


Un’adolescente molto speciale negli anni Quaranta: Anne Frank, precoce scrittrice di talento, il cui diario è insieme un documento storico, un’opera letteraria appassionante, nonché un inno alla vita.

Una biografia che si legge come un romanzo, scritto per i coetanei di oggi che vogliono approfondire la sua vicenda umana, riscoprendo così un punto di riferimento
per affrontare le difficoltà dell’adolescenza.

Con un commento di Matteo Corradini: 
un viaggio nelle diverse case di Anne. 
Quella in cui è nata, dove è rimasta nascosta, nel lager in cui è stata imprigionata, fino al cimitero in cui è stata sepolta. 

Anne Frank (1929-1945) è diventata celebre grazie al suo diario, che ha commosso e continua a commuovere lettori di tutte le età. Mirjam Pressler ne fa un ritratto biografico a tutto tondo, soffermandosi sulle contraddizioni e facendo emergere i talenti e le aspirazioni di questa giovane ebrea nata in Germania. 
Partendo da numerosi documenti e testimonianze, e anche grazie all’inserto fotografico, la storia di Anne prende vita davanti ai nostri occhi, nella prima biografia ufficiale e senza censure della vittima del nazismo più famosa al mondo.
La storia sconvolgente di una ragazzina diventata donna nel periodo più cupo della storia dell’umanità e che Mirjam Pressler ha avuto il coraggio di trasformare in un romanzo avvincente. 

Mirjam Pressler, nata a Darmstadt nel 1940, si è laureata presso la Hochschule für Bildende Kunst di Francoforte sul Meno e ha trascorso un anno in un kibbuz israeliano. Ha tradotto più di 200 libri in tedesco dall’olandese, dal fiammingo, dall’ebraico, dall’inglese e dall’afrikaans ed è nota in tutto il mondo come la traduttrice in tedesco del Diario di Anne Frank. Oggi vive nei pressi di Monaco e lavora come scrittrice. Grazie ai suoi libri, molti dei quali per ragazzi, si è aggiudicata numerosi premi, tra cui la medaglia Carl-Zuckmayer e il Deutscher Bücherpreis. 

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Sarah Kaminski e Maria Teresa Milano

Il libro della Shoah
Ogni bambino ha un nome…

 Sonda Editore -   pagg. 192 -  € 19,00    

          
Un libro unico per l’originalità dei materiali offerti, per la prospettiva pedagogica suggerita e per la competenza e autorevolezza di autori, collaboratori e illustratori.

I due racconti inediti di Lia Levi e Uri Orlev riescono a parlare alle menti e ai cuori di ogni lettore, per ridare «volto» e «storia individuale» al milione e mezzo di bambini ebrei, slavi, zingari…, ai quali le persecuzioni naziste hanno strappato l’infanzia.

Il libro della Shoah propone un’originale raccolta di materiale narrativo, storico, artistico, musicale e didattico finora inedito in Italia, rielaborato con sensibilità e competenza dalle autrici, sul tema specifico della Shoah vissuta dai bambini. 
Oltre ai racconti inediti di Lia Levi, Sulla luna nera un grido, e di Uri Orlev, Il sottomarino, il volume vede la collaborazione di autorevoli studiosi come Marco Brunazzi, Alberto Cavaglion, rav Roberto Della Rocca, Anna Foa e Brunetto Salvarani, ed è arricchito dalle illustrazioni e le opere d’arte di Marc Chagall, Emanuele Luzzati, Nerone (Sergio Terzi) e Valeria De Caterini.

Con una guida finale per la lettura creativa del volume e un punto di partenza per la conoscenza della Shoah e dei valori universali correlati: la convivenza tra i «diversi», l’educazione del futuro cittadino la conoscenza e l’accettazione dell’«altro».
Questo libro bussa alla porta dei bambini e dei ragazzi ma si rivolge anche a genitori e addetti ai lavori come insegnanti, educatori e bibliotecari, chi frequenta i più giovani e dialoga con loro attraverso i linguaggi della conoscenza e dell’affetto: uno strumento di educazione alla resilienza.

Sarah Kaminski, docente di ebraico moderno presso l’Università di Torino e traduttrice, si è specializzata in didattica della Shoah presso la prestigiosa Scuola di Yad Vashem (Gerusalemme). Collabora attivamente con istituti storici e associazioni culturali ed è consulente della rivista di studi ebraici «Keshet».

Maria Teresa Milano, dottore di Ricerca in Ebraistica e musicista, affianca all’attività artistica quella didattica. Ha seguito un corso di perfezionamento su «Musica e Shoah» (Prof. David Bloch, Tel Aviv University). Ha curato l’edizione italiana di H. Krasa, Brundibar, Boosey&Hawkes, Berlino 2008, operina composta a Terezín. 



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Pali Meller
Baci di carta
Marsilio Editore - pagg.  176 - € 16,00


Una straordinaria testimonianza nella quale si esprime, in tutta la sua drammaticità, l’impotenza dell’amore paterno

L'architetto ebreo Pali Meller, viene denunciato e arrestato per aver falsificato un documento nel quale si attestava la sua appartenenza alla razza ariana. Vedovo da tempo deve lasciare i suoi due figli, Paul di 11 anni e Barbara di 7, alla governante. In un'epoca che assisteva all'annientamento degli ebrei d'Europa, Meller non fu deportato in un campo di concentramento, ma con sentenza di un tribunale venne condannato a 6 anni di detenzione in un carcere dove morì, dopo 13 mesi, il 31 marzo 1943. Aveva 40 anni. Dalla prigione, riuscì a spedire 24 lettere costruendo con i figli una nuova relazione, affidata alla carta da lettere, così come "di carta" divennero i baci che poté inviare loro.

Queste lettere tanto belle, quanto amare, traboccanti d’affetto e di dignità, suonano come un atto estremo di resistenza alla barbarie

Pali Meller , nato il 18 giugno 1902 nell'attuale città di Sopron (Ungheria), dopo gli studi in architettura, intraprese la carriera a Rotterdam presso lo studio dell'architetto Oud. Trasferitosi a Berlino, collaborò con Otto Bartning. Vedovo e padre di due figli, fu arrestato nel febbraio del 1942 a causa della sua origine ebraica. Condannato a sei anni di carcere, morì nel penitenziario di Brandenburg-Görden il 31 marzo 1943.



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Simon Wiesenthal
MAX E HELEN
Garzanti Editore -Pagg. 160 € 9.30

L'implacabile cacciatore di nazisti è sulle tracce di Schulze, un dirigente d'azienda di Karlsruhe che si è macchiato di orribili delitti sul fronte orientale. Rintraccia Max, che accetta di raccontargli la storia ma gli dice subito che non potrà testimoniare contro Schulze, il suo spietato e sadico aguzzino. Quella che narra Max, ora medico a Parigi, è anche la sua grande storia d'amore con Helen: erano fidanzati quando erano stati internati nel lager di Zalesie, l'aveva disperatamente cercata, nel '58, quando era riuscito a tornare in Polonia. E tuttavia ritrovandola, l'aveva perduta per sempre. Quello di Max e Helen è un amore struggente, infranto per sempre da un semplice e assoluto dissidio tra memoria e sentimento. Inflessibile e obiettivo, Wiesenthal racconta questa vicenda come un grande romanzo, in cui i destini individuali sono deviati dalla Storia, crudele e irrimediabile.

Simon Wiesenthal (Bucˇacˇ, Ucraina, 1908 - Vienna 2005) ha studiato a Vienna e a Praga, dove si è laureato in architettura. Deportato in tredici diversi campi di concentramento durante il nazismo e scampato alla Shoah, nel dopoguerra ha lavorato per i servizi segreti americani e ha creato a Vienna il Centro di documentazione della lega dei perseguitati ebraici del regime nazista. Al suo talento investigativo e alla sua tenacia si devono l'individuazione e la cattura di Adolf Eichmann e di altri aguzzini nazisti. Tra le opere di Wiesenthal pubblicate in Italia, Garzanti ha in catalogo anche Il girasole. I limiti del perdono.



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Irving Clifford
L’ angelo del campo
Longanesi - Collana "La Gaja Scienza"
Pagg. 350 - € 16,40

Gennaio 1943. Al campo di sterminio di Zinoswicz-Zdroj, Polonia sudoccidentale, arriva il capitano Paul Bach. Veterano e ispettore della polizia criminale di Berlino, Paul si è già visto portare via tanto, se non tutto, dalla guerra: ha perso la moglie sotto le bombe e un braccio fra le nevi russe. E ha smarrito la convinzione di trovarsi dal lato giusto. Unica sua religione, i figli e il lavoro. E ora la Gestapo gli ha affidato il compito di smascherare l’autore di alcuni misteriosi delitti, le cui prime vittime sono «un paio di ebrei di una certa importanza e un ufficiale polacco delle SS». Il quadro è inquietante, perché gli omicidi sono stati annunciati da sibillini messaggi anonimi dal tono intimidatorio apparsi nelle baracche degli internati. Biglietti scritti a mano, in un ebraico impeccabile o in yiddish. In apparenza non esiste un movente e la dinamica è sempre diversa: unica costante, i messaggi. In un meccanismo oliato dalla morte, nel cuore del nonsenso della Storia, sembra di cogliere lo scherno di una divinità impazzita. E nel campo, insieme al fremito della rivolta, comincia a correre la voce di un Angelo assassino che aleggia tra i blocchi... Giorno dopo giorno, nel corso delle indagini Paul verrà a contatto con la realtà indicibile del campo, con l’umanità offesa delle vittime e quella, alienata, dei carnefici. Costretto suo malgrado a confrontarsi con l’orrore, con il male assoluto che forse non sospettava ma di cui si scopre complice, riuscirà a trovare risposta all’enigma dell’Angelo e al lacerante dissidio tra appartenenza e coscienza?

Clifford Irving (1930) è stato per lungo tempo uno degli uomini più conosciuti
d’America.
Nel 1970 ha scritto una falsa autobiografia del magnate Howard Hughes,nella quale ha messo alla berlina Richard Nixon e altri importanti politici dell’epoca, in seguito alla quale è finito in prigione per un anno e mezzo.Grande viaggiatore, nella sua esplosiva esistenza ha fatto per due volte il giro del mondo, ha prestato servizio
come guardia in un kibbuz israeliano e ha contrabbandato whisky e sigarette
tra Tangeri e la Spagna. Recentemente ripubblicato in USA dopo la prima edizione del 1984, L’angelo del campo è balzato subito ai primi posti delle classifiche di vendita. Clifford Irving vive in Colorado.


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Rywka Lipszyc
La memoria dei fiori
Garzanti Editore - Pagg. 208 € 14,90

«Importante e toccante quanto il Diario di Anne Frank.»
The Huffington Post


È l'aprile del 1944, l'ultima neve del lungo inverno polacco attanaglia ancora le vie del ghetto di Łódź: i fiocchi candidi scendono sulle nere e informi divise degli operai ebrei che lavorano per i nazisti. Ma c'è un fragile fiore che, in questo paesaggio desolato, con tutta la forza cerca di sbocciare.
Rywka Lipszyc ha solo quattordici anni. Ogni giorno deve farsi strada tra le recinzioni di filo spinato, incalzata dalle armi dei soldati e dagli ululati laceranti dei cani. Dopo la morte dei genitori, è lei a prendersi cura della sorellina Cipka. La sua città, la casa che tanto amava, gli amici di scuola, sono ormai un pallido ricordo; al loro posto ci sono il lavoro, il freddo, la fame, gli orrori del ghetto e della segregazione. In mano Rywka stringe l'unica cosa che è rimasta veramente sua: il suo diario, l'unica illusione di speranza e di salvezza da un nemico che, semplicemente, vuole che il suo popolo smetta di esistere. In queste commoventi pagine prende vita il ritratto di una bambina costretta ad affrontare l'impossibile compito di diventare donna in un mondo dominato dalla violenza e dall'ingiustizia. Ma Rywka deve resistere. Per sé stessa, per la sua famiglia, per le tante persone che, a rischio della loro stessa vita, ogni giorno le offrono aiuto. E l'unico modo per resistere è non smettere di sognare: la libertà per sé e per Cipka, una casa, un piccolo studio avvolto dall'ombra della sera, una penna, qualche foglio bianco per coltivare la sua più grande passione, la scrittura. Sogni che le danno la forza, nonostante la sofferenza che la circonda, di emozionarsi per il ritorno della primavera, per la lettura di un libro, per il calore di un sorriso che arriva inaspettato. Ritrovato nella primavera del 1945 tra le rovine dei crematori di Auschwitz, il diario di Rywka Lipszyc è stato pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 2014, suscitando un'intensa ondata di commozione e interesse. Nulla, invece, si sa della sorte della piccola Rywka, se non che è sopravvissuta – forse solo per pochi mesi – alla guerra. Questo diario, documento d' inestimabile valore storico e umano, è oggi l'unico modo di conoscere il più drammatico frammento della storia della sua vita, e di ascoltare la sua voce mentre si unisce al coro delle testimonianze dei sopravvissuti all'Olocausto.

Primavera 1945 Zinaida Berezovskaya, medico militare al seguito dell'Armata Rossa, trova il diario di Rywka Lipszyc tra le rovine dei crematori di Auschwitz-Birkenau. Lo porta a casa con sé, in Siberia, e lo custodisce fino alla morte, nel 1983.
1995 Anastasia, nipote di Zinaida, ritrova il diario tra gli oggetti di famiglia in occasione di una visita alla madre, lo legge e ne intuisce lo straordinario valore. Decide di portarlo a San Francisco, dove è emigrata nel 1991. Negli anni seguenti si mette in cerca dell'istituzione più adatta cui consegnare questa straordinaria testimonianza.
2008 Il diario passa nelle mani del Centro per l'Olocausto del nord California e del Brooklyn College che, stabilitane l'autenticità, decidono di far trascrivere il testo originale per assicurarne la sopravvivenza.
2010 Il diario viene tradotto in inglese, corredato dagli interventi di importanti studiosi, integrato con le testimonianze di due cugine di Rywka e con il resoconto delle ricerche compiute sulla sorte dell'autrice dopo il ritrovamento del diario.
2014 Il diario viene finalmente pubblicato negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Rywka Lipszyc non è più solo un nome. Non è più nemmeno solo una vittima dell'Olocausto. Le sue parole, semplici e commoventi, saranno un monito eterno all'umanità perché non ripeta gli errori del passato.
2015 Il libro finalmente arriva nelle librerie italiane.

«Rywka Lipszyc ha rubato l'inchiostro da scuola, e usato la scrittura per fiorire. Nel ghetto di Łódź, nel cuore più freddo della Storia, la sua parola-amuleto rimane “vita”. Invocata, voluta, desiderata con ostinazione. Come i fiori che bucano la neve.»
Silvia Avallone

«Un importante contributo alla memoria della Shoah.»
Sergio Luzzatto

«La memoria dei fiori è un libro forte, intenso, ben curato.»
Frediano Sessi, curatore del Diario di Anne Frank

«“Scrivere”, dice Rywka Lipszyc. “Oh, avrei così tanto da scrivere!” E alle parole si afferra per sopravvivere e per comprendere.»
Fabio Geda

«Un libro pregnante e commovente. L'aspetto che mi ha appassionato di più è la storia della scomparsa di Rywka, come se uscita dall'inferno si fosse voluta dileguare.»
Roberto Faenza


1 commento:

  1. Bella iniziativa parlare di libri che ricordano questa giornata.
    Adolfo

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