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domenica 14 dicembre 2014

LA GUARITRICE

Recensione e intervista a cura di Paola Carbellano
Frilli Editore, Collana I Tascabili
pagg. 168 - € 9,50


Il racconto di un episodio accaduto molti anni prima anima il viaggio che la signora Maria Viani fa con il marito verso una destinazione tenuta a lui volutamente segreta. 
Si tratta della storia della morte di un'anziana donna, soprannominata "Manitin" accaduta nel 1955 a Varazze. Manitin era la "guaritrice" di paese e venne trovata morta nella sua abitazione, riversa per terra. All'epoca venne data poca rilevanza e la morte fu archiviata come incidente domestico. 
Solo un'insolente curiosa, quale é appunto Maria Viani fin da piccola, può immaginare che si tratti di qualcosa di diverso e intestardirsi per andare fino in fondo. É solo l'immaginazione di una bambina abituata a fantasticare quando gioca o le cose sono veramente diverse da come appaiono? 


 

Godetevi questa piccola indagine condotta da una Miss Marple in miniatura tanto testarda e determinata quanto simpatica. Seguite il filo dei sospetti attraverso i toni lievi quanto appassionanti usati da due investigatori non del mestiere quali sono la piccola Maria e suo nonno, un tipo decisamente fuori dagli schemi e unico a dar credito alla nipotina.

  
Si scoprirà che l'apparenza, anche stavolta, avrà ingannato i più superficiali e l'approfondimento investigativo avrà premiato chi non ci ha visto chiaro fin da subito. 

Un altro giallo targato Frilli che vi consigliamo di leggere. 
Buona lettura! 

Leggete anche l'intervista che ci ha rilasciato l'autrice e che riportiamo qui di seguito.
  
Maria Teresa Valle

1. Dopo aver letto il suo ultimo romanzo, le chiedo: "Quanto c'è di realmente accaduto in questa piccola indagine? É solo un caso che lei e la protagonista di questa, come di altre indagini, abbiate lo stesso nome?
Nel mio ultimo noir "La guaritrice" la parte riguardante la morte della vecchia signora è inventata, i personaggi sono elaborati, ma l'ambientazione è ricostruita fedelmente e la protagonista si è astutamente impadronita dei miei ricordi di bambina facendoli suoi.
In realtà ho in comune con Maria solo la prima parte del mio nome (Maria Teresa), non perché volevo s'identificasse con me (o viceversa), ma perché ho deciso che avesse il nome di gran lunga più comune nel nostro paese, a testimonianza del suo essere una persona qualsiasi, e non un super­eroe o un poliziotto super­dotato. Maria si muove in un mondo quotidiano nella più assoluta normalità. È qui che il delitto fa più paura, secondo me.

2. La prima domanda getta le premesse per la seconda ovvero quali sono le fonti d'ispirazione per la scrittura dei suoi romanzi? In altri termini, come nascono le storie che ci racconta?
Le mie storie nascono sempre da un vissuto, da un episodio, anche minimo, da una frase sentita per caso, da un volto che mi colpisce, da un racconto fatto da un amico, e si sviluppano nella mia mente per saltare fuori un bel giorno belle e pronte. Non mi resta che scriverle e i protagonisti conducono la storia da soli, come fossero persone vere. Per me sono persone vere.

3. I posti dove ambienta le sue storie rappresentano qualcosa per lei, li conosce direttamente?
In genere sono tutti "posti del cuore". Ho radici sparse in vari luoghi e parlo in genere solo di posti che conosco. Per ragioni di coerenza con la storia mi è capitato, anche se raramente, di aver bisogno di ambientare qualche pagina in un paese che non conoscevo. In questo caso sono andata a vederlo prima di scriverne. Se non mi fosse piaciuto avrei cambiato ambientazione. Non so scrivere di cose o luoghi che non conosco.

4. Quando scrive i suoi romanzi, preferisce buttar giù una traccia e poi passare a successive versioni corrette oppure completa ogni sezione di un'opera?
Scrivo tutto d'un fiato e poi passo molto tempo a rileggere, limare, correggere.

5. Quando scrive, pensa già a un ipotetico pubblico o lo fa solo "per se stessa"?
Nella prima intervista rilasciata dopo la pubblicazione del primo libro a questa domanda risposi che scrivevo per me stessa. Ero sincera. Lo credevo veramente. Andando avanti con la pubblicazione di altri libri, soprattutto dopo i numerosi incontri con il pubblico e con i lettori, mi sono resa conto che, una volta pubblicato, il libro non era più mio. E ho cominciato a pensare che era per quelle persone che scrivevo. Era a loro che volevo raccontare le mie storie.

6. Qual è il suo lettore ideale?
Non c'è un lettore ideale per me. Chiunque ami la lettura è il lettore ideale. Il mio tentativo, non so se riuscito o no, è fornire un prodotto che abbia due livelli di lettura possibili. Il primo è quello del puro divertimento. Puoi cioé leggere il libro come un passatempo. Lo prendi così com'è: una storia che ti può appassionare, divertire e nulla più. Il livello successivo è invece un messaggio che ti arriva tra le righe, se hai voglia di pensare, una sollecitazione a ragionare su alcuni temi, che di volta in volta mi piace toccare. Se vuoi, solo se vuoi.

7. Venendo ai suoi gusti letterari, quali sono i suoi autori preferiti?
Sono una lettrice compulsiva, quasi del tutto onnivora. L'elenco dei miei autori preferiti sarebbe troppo lungo. Cito solo per dovere di "genere" Giorgio Scerbanenco che ho scoperto quando ero ragazzina e mi ha iniziato al noir italiano. Dirò solo che non amo il genere "fantasy" e la fantascienza. Per il resto leggo di tutto, anche se da quando scrivo sono diventata molto più critica.














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