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martedì 3 giugno 2014

Edna O’Brien - Una Country Girl appassionata e anticonvenzionale

di Annalisa Petrella
«È strano, ma l’Irlanda nutre l’immaginazione dei suoi autori e allo stesso tempo li fa scappare»
Edna O’Brien ha superato gli ottanta, è alta, maestosa, capelli ramati, occhi verdi, e riesce, con la propria immagine, a conquistare lo schermo. Nelle recentissime interviste televisive i primi piani mostrano una donna ancora bella che presenta la sua autobiografia, “Country girl”, l’ultimo libro che non avrebbe mai pensato di scrivere, ma che ha voluto realizzare per sconfessare alcune affermazioni infondate sulla sua persona, come donna e come scrittrice.






Ho descritto donne sole, disperate e umiliate, spesso vittime di uomini, e quasi sempre alla ricerca di una catarsi dei sentimenti che non arriva.”
Classe 1930, la O’Brien è una delle voci irlandesi più incisive dell’ultimo secolo, insignita di premi e riconoscimenti importanti (come la James Joyce Ulysses Medal e l’Irish Book Award), ha scritto romanzi, raccolte di racconti, poesie, sceneggiature e testi teatrali.
In “Country girl”, pubblicato da Elliot nel novembre del 2013, ripercorre, attraverso quattro grandi capitoli, tutta la propria vita con sentimento e ironia e narra senza fronzoli e giustificazioni la verità di un’autrice moderna e anticonvenzionale. La prosa è brillante, impeccabile e riesce a esprimere i cambiamenti di un’epoca in continua trasformazione, vissuti sulla propria pelle di donna, moglie, madre e scrittrice.

Dall’Irlanda campestre, quasi arcaica, della sua infanzia, pregna di una tradizione cattolica bigotta, dogmatica e opprimente, si passa agli anni della guerra, agli anni Cinquanta vissuti prima a Dublino e poi a Londra, la Swinging London degli anni Sessanta, con la rivoluzione culturale, l’affermazione di tendenze completamente nuove e, soprattutto, la volontà di far valere i diritti della donna in tutti gli ambiti.
Poi New York, con il mondo di Hollywood e il jet set internazionale, il resto del mondo per la presentazione dei suoi libri, e infine Londra scelta da sempre come città di adozione. In questo grande viaggio a ritroso, segnato anche da esperienze dolorose e da emozioni contrastanti, emergono saldi i punti cardine di una vita eccitante colma di straordinarietà. 
Il primo è l’amore per la terra d’Irlanda dove la O’Brien è nata, cresciuta e dove ha assorbito la linfa da un paesaggio naturale di rara bellezzai ricordi della grande casa decadente in arenaria di Drewsboro, da lei definita “un autentico luogo sacro”, che conteneva mobili e oggetti “lì da sempre”, sono testimoni immutabili di una storia che viene da lontano.
I colori delle pareti, il riflesso della luce sui vetri delle finestre, i quadretti appesi ovunque della “Nostra Signora di Limerick” con un nugolo di putti ai suoi piedi, l’aspro lavoro dei campi o l’allevamento del bestiame, i boschi fittissimi di felci, querce e frassini che formavano una meravigliosa riserva naturale per volpi e tassi, ci trasportano in luoghi magici di cui pare di avvertire i profumi e i suoni degli scrosci improvvisi della pioggia battente sui verdissimi prati senza fine. Gli anni dell’infanzia sono difficili per la famiglia, il padre, svogliato e dedito all’alcool, è una figura negativa, violenta, ha perso quasi tutte le terre che possedeva, pretende obbedienza e sottomissione dalle donne di casa e quando riappare, dopo giorni di sparizione, instaura un clima di paura. La madre è infelice, ma il senso del dovere dettato da una mentalità contadina rigorosamente cattolica la costringe ad accettare il suo ruolo in famiglia. Edna cresce quindi in un clima denso di infelicità e paura, stemperato dalla freschezza del suo carattere e dall’incoscienza di una fanciullezza vissuta a contatto con la natura.

La fase degli anni della scuola, trascorsi in convento dalle suore, è permeata dagli odori di cera per pavimenti, di cavolo bollito e d’incenso. Il dormitorio era gelido, il cibo terribile e vigeva una rigidità assoluta nelle imposizioni delle regole e nell’allontanamento continuo da tutte le tentazioni mondane e profane. E’ soprattutto in questo periodo che si radica in lei il senso della colpa del peccato per i pensieri e i desideri di un’adolescenza perennemente frustrata.
Terminati gli studi, il forte desiderio di liberazione da questa vita soffocante la conduce nella capitale.
La Dublino degli anni Cinquanta, era considerata nell’Irlanda puritana del contado il luogo della depravazione per una ragazza di campagna e, proprio per questo motivo, esercitava un fascino indiscusso: la grande città con le strade asfaltate e illuminate, negozi, locali, hotel, biblioteche fornitissime, l’università, il teatro, la moda, l’emancipazione con il lavoro in farmacia, le aprono finalmente gli occhi sulla vita, di cui lei era affamata. Edna narra con candido realismo le prime esperienze amorose deludenti, è ancora ignara di ciò che ci si possa aspettare da un rapporto sessuale, vede uomini vogliosi di sesso e avari di sentimento, spera in un “Ti amo” che non arriva mai, si sente sovrastare dal senso della colpa per il peccato capitale commesso e la confessione imbarazzata, per ricevere l’assoluzione, le pesa come un macigno. I contrasti emotivi sono forti, e pure le delusioni, ma prevale sempre l’anelito di tuffarsi senza indugi nelle esperienze vitali.
E ogni cosa o persona conosciuta diventano spunti di riflessione per la sua scrittura che si trasforma in una vera passione. S'innamora di T.S. Eliot e dell’autobiografia di James Joyce,Ritratto dell’artista da giovane”, che le apre gli occhi su un metodo di lavoro autoreferenziale che la conquista e decide di fare proprio. Entra come lettrice nella casa editrice Hutchinson e lavora in un giornale, il legame con il mondo della letteratura di cui si nutre voracemente ormai è indissolubile e diventa un caposaldo per l’intera vita.

Quando incontra Ernest Gébler, autore teatrale colto con esperienze hollywoodiane, “dalla voce ipnotica e dai tratti scolpiti nel granito”, la giovane Edna ne rimane totalmente affascinata, e nel giro di due mesi si trasferisce a vivere nella sua tenuta di campagna nella contea di Wicklow. La situazione scatena uno scandalo: siamo nel 1954 ed è inaccettabile che una ragazza poco più che ventenne scelga di convivere liberamente con un uomo sposato. La sua famiglia d’origine si oppone in tutti i modi e cerca addirittura di riportarla indietro con la forza, ma il sogno illusorio di un grande amore la fa rimanere ferma sui propri passi. Peccato che il rapporto con Gébler si trasformi in una fonte di totale sofferenza. Tra i due, fin dall'inizio, si era creato un abisso per educazione, mentalità, carattere: lui cupo, supponente, autoritario, lei fiduciosa, insicura, disponibile e la quotidianità le conferma l’impossibilità di una comunicazione con un uomo così impenetrabile e spietato. La scrittura diventa il suo rifugio, ma, contemporaneamente, è anche la miccia che fa scatenare liti tremende. La coppia si è trasferita a Londra e il successo raggiunto nel 1960 dalla O’Brien come scrittrice esordiente, con il romanzo “Ragazze di campagna”, scritto in soli tre mesi e molto autobiografico, accende in lui un odio totale e un bisogno di rivalsa: - Sai scrivere, e questo non te lo perdonerò mai.


Il romanzo, tra l’altro, crea un vero scandalo e suscita reazioni di sdegno, viene considerato immorale, bruciato sul sagrato delle chiese e messo all’indice: la spontanea e sincera narrazione di Caithleen, la protagonista, che sogna l’amore e aspira a vivere liberamente la propria sessualità e le emozioni che le donne non avevano mai osato raccontare sconvolge il comune senso del pudore. “Certamente – afferma la O’Brien in un’intervista – tutto questo accadeva in passato, quando l’Irlanda era un Paese religioso, claustrofobico e repressivo. Io sono cresciuta in quel clima e sono stata costretta ad emigrare per potermi esprimere liberamente. Ma devo anche ammettere di aver portato con me molto d’irlandese.”
Rileggendolo ora, a distanza di cinquant’anni, viene da sorridere, in esso non c’è nulla di scabroso, se non una freschezza e un ardore di vivere con slancio e incoscienza anche le esperienze più intime.

Non appena viene pubblicato il secondo romanzo “La ragazza dagli occhi verdi”, nel 1963, Edna, sempre più infelice e madre di due figli che ama tantissimo, decide di lasciare il marito. Gebler è fermo da tempo nella sua produzione creativa e, mosso da incredulità e invidia, assiste con rabbia alla crescita incontrollabile della moglie “bambina” e perpetra nei suoi confronti continui ricatti e violenze per vincolarla ai propri doveri familiari e tenerla lontana dalla scrittura. Finché una sera, dopo un ultimo atto di sopraffazione fisica e psicologica, Edna, sola, disperata e senza denaro, trova la forza di andarsene: dovrà lottare duramente per restare a galla e affrontare una lunga e dolorosa battaglia legale per dimostrare di essere degna di ottenere l’affido dei figli. 

Seguono finalmente gli anni della liberazione dal giogo coniugale e dell’affermazione di sé come donna, madre e scrittrice di successo. A partire dagli anni Sessanta, nella Londra internazionale, fucina di un rinnovamento universale, si aprono le porte delle case di scrittori, pittori, gente del cinema, musicisti, non c’è orario per i party dove si legge, si balla, si fuma, si discute, ci si perde e ci si ritrova e la O’Brien trova una proprio spazio di primo piano in cui intreccia amicizie e si fa apprezzare sempre di più come scrittrice. Tra letture poetiche, sbornie colossali, amore libero e passioni artistiche, amicizie e contatti preziosi si consolidano. Edna si divide tra la dimensione tormentata della scrittura, continuando a pubblicare, e quella vorticosa dei party. In questi anni conosce una miriade di personaggi eccezionali: Samuel Beckett, Marguerite Duras, Sean Kenny, la principessa Margaret con Lord Snowdon, Marianne Faithfull, Peter Brook, David Laing, Richard Burton e Paul Mc Courtney che una sera, dopo l’ennesima festa, la riaccompagna a casa dove imbraccia la chitarra davanti ai suoi figli e le dedica una canzone. Per convincere il giorno dopo i compagni di scuola che uno dei mitici Beatles fosse andato a casa loro e li avesse intrattenuti cantando, l’unica prova inconfutabile dei bambini è l’esibizione del plettro di Paul ricevuto in regalo.

Comincia poi il periodo degli spostamenti intercontinentali tra l’Europa e New-York, dove la scrittrice viene spesso invitata a insegnare per un semestre nelle università americane, gli Stati Uniti le offrono nuovi stimoli e una via di fuga dal profondo senso di solitudine che non l’abbandona mai.
Anche qui entra in contatto con un numero sconfinato di personaggi unici, le feste faraoniche a Sutton Place erano diventate leggenda, tutti i nomi di grido passavano da lì: Martha Graham, Gregory Peck, Thornton Wilder, Gunter Grass, Neil Jordan, Milos Forman, Arthur Schlesinger, Norman Mailer, Harold Pinter, Al Pacino, Robert Mitchum e Jackie Onassis, che diventa una delle sue amiche più care, ricca di charme, intelligente, curiosa, disponibile e allo stesso tempo distaccata.
Nel Greenwich Village, a Brooklyn, in ogni angolo di New York Edna ritrova una vitalità e un’immediatezza connotate dal senso dell’unicità: il guazzabuglio di voci, il traffico convulso, Central Park innevato con gli uccellini che becchettano le briciole, le sedie davanti a un caffè della Fifth Avenue, il ristorante La Cote Basque, le cene eleganti nell’Upper East Side, i reading nelle università, le canzoni di Frank Sinatra, l’amicizia con Philip Roth. Edna O’Brien è una viaggiatrice nel tempo e nel mondo, ma il richiamo di casa la riporta sempre indietro. 

Donegal, nell’Irlanda nord occidentale, ruvida e originaria come un’isola in preda a impetuose forze divine, strapazzata da tempeste ululanti di rabbia, in una terra aspra punteggiata di laghi e circondata dai monti è un richiamo alle radici: la Pink House diventa, a fatica, un rifugio meraviglioso, ma troppo sofferto per potervi rimanere. La casa è isolata, esposta a intemperie incontrollabili dal cielo e dal mare e, tenuto in conto l’avanzare degli anni, la O’Brien decide a malincuore di vendere e di ritornare nella casa di Londra con le volpi in giardino.
Da cinquant’anni Londra è la sua patria di adozione, il suo porto sicuro e insostituibile, l’Irlanda è l’altra parte dell’anima che, anche se riconciliata, rimarrà per sempre divisa in due.

Note Bibliografiche: Edna O’Brien pubblica numerosi romanzi a partire dalla trilogia “Ragazze di campagna”, “La ragazza dagli occhi verdi” e “Ragazze nella felicità coniugale”, che diventano notissimi in Irlanda anche per la versione cinematografica del 1984, intitolata “The country girls”.
 I romanzi più noti “August is a wicked month” 1965, “Casualties of peace”, 1966, “A pagan place, 1970, “Night”, 1978, “Johnny I hardly knew you, 1977, “The high road”, 1988, sono tutti incentrati sul mondo femminile messo in difficoltà da una realtà ostile e meschina. “Country girl – un’autobiografia”, Elliot, 2013, è l’ultima pubblicazione.
La scrittrice si dedica con successo anche alle raccolte di short stories: “The love object”, 1968, “A scandalous woman and other stories”, 1974, “Mrs. Reinhardt and other stories”, 1978, “Returning”, 1982, “Lantern slides”, 1990.
 Pubblica testi per il teatro: “A cheap bunch of nice flowers”, 1965, “The gathering”, 1974, “The ladies”, 1975, “Virginia”, 1980, “Flesh and blood”, 1985.
Seguono “On the bone”, 1989, raccolta poetica, due interessanti antologie, libri per ragazzi, saggi e memorie di viaggi.







15 commenti:

  1. Non conosco la O'Brien e mi è venuta voglia di leggerla. Anni mitici!
    Greta.

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  2. Conosco Edna O'Brien sin dai suoi primi libri. Mitica! Hai fatto una bella analisi!
    Elena

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  3. La tua analisi bella, con un significativo corredo fotografico, induce alla lettura di Edna O' Brien, se non fosse che a me la scrittrice non è piaciuta. Ho letto "La stanza dei figli", romanzo con riferimenti autobiografici i cui personaggi sono tratteggiati, a parer mio, in modo superficiale e spesso contraddittorio. Prima di esprimere un giudizio negativo avrei dovuto leggere almeno un altro suo romanzo ... ma la lettura è un piacere, non un dovere. Serenella

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    1. In verità la O'Brien può risultare in alcuni scritti non del tutto convincente. Resta comunque un personaggio vivace e interessante che esprime con i suoi scritti e il suo modo di vivere le istanze più anticonvenzionali del Novecento. Ma la lettura è un piacere...
      Grazie! Annalisa

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  4. Finalmente! Qualcuno di ricorda di una grande scrittrice come Edna O'Brien. Complimenti Annalisa per il tuo bellissimo saggio.
    Miriam

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    1. Ti ringrazio del commento generoso. Annalisa

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  5. Non conoscevo questa scrittrice, il personaggio è stato tratteggiato dando di lei un'immagine di donna vivace e volitiva. Non deve essere stato facile per lei riuscire a realizzarsi considerata la sua provenienza e il condizionamento sociale derivante dall'aver vissuto la prima parte della sua vita in un'Irlanda fortemente conformista e schiacciata dalla morale cattolica.Grazie Annalisa per avermi dato la possibilità di entrare in contatto con Edna O'Brien. Lucrezia

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    1. E' di grande soddisfazazione essere seguiti da lettori arguti e profondi. Grazie a te.
      Annalisa

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  6. E' di grande soddisfazione essere seguiti da lettori arguti e profondi. Grazie a te.
    Annalisa

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  7. "Ho letto la presentazione di questa autrice e, nonostante non abbia letto nulla dei suoi libri, mi sono incuriosita... quale titolo consiglieresti per cominciare?
    Cinzia"

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    1. Sicuramente "Ragazze di campagna", il romanzo che l'ha portata al successo, e "Country girl", l'ultimo. Buona lettura!

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  8. "Ragazze di campagna" non mi aveva convinta, ma mi hai fatto venire voglia di leggere la sua autobiografia, sapevo che era una donna con alle spalle una vita più che interessante.
    Complimenti per l'articolo denso e particolareggiato! :)

    Valentina
    www.peekabook.it

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    1. L'autobiografia della O'Brien è intrigante, "Ragazze di campagna" può risultare un po' datato. Grazie dei complimenti!
      Annalisa

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