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venerdì 2 maggio 2014

"La zona grigia" di Massimiliano Griner

(a cura di Mimma Zuffi)

Un fenomeno transgenerazionale, ampio, di un’Italia che s' intrecciò in modo ambiguo con chi aveva scelto l’opzione senza ritorno della lotta armata e della clandestinità
Chiarelettere, Collana Principio Attivo, pp. 304, euro 16.00

“Nelle brigate rosse erano passate centinaia di persone, brigatisti di un giorno, un mese, un anno, poi tornati tranquilli al loro lavoro.”
Alberto Franceschini, tra i fondatori delle Br

“Certo, io non l’avrei fatto, però...”
Testimonianza di un operaio della Fiat, 1978.

“Guerra no! Guerriglia sì!”
Franco Fortini.


“– Giravate armati?
– Tutta la nostra attività era una attività armata.
– Tipo pistole?
– Noi le avevamo, sì: facevano parte della necessità della presenza in piazza contro i fascisti e nei cortei. Dopo il ’75 è diventata pratica comune.”
Erri De Luca a Claudio Sabelli Fioretti, «Corriere Magazine», 9 settembre 2004.

“Ehi, giornalista, se mi ammazzano me, tu lo fai lo sciopero?
[…] Scrivi: uno, cento, mille Casalegno. A me mi vanno bene!”
Testimonianza raccolta da Giampaolo Pansa davanti alla Fiat di Mirafiori dopo l’attentato a Carlo Casalegno, «la Repubblica», 18 novembre 1977.

“L’estremismo verbale che idealizza e copre la violenza, le falsificazioni su un’Italia poliziesca, la filosofia dell’anti-Stato (suggeriti da anarchismo libertario o da utopie rivoluzionarie),
rappresentano una minaccia per la convivenza civile e un’oggettiva complicità con il terrorismo.”
Carlo Casalegno, «La Stampa», 10 luglio 1977.

“L’uccisione di Calabresi, un atto in cui gli sfruttati riconoscono la propria volontà di giustizia.”
«Lotta continua», 18 maggio 1972.

“Gli articoli contro Calabresi erano obiettivamente orribili.”
Adriano Sofri, La notte che Pinelli, Sellerio, 2009.

“Sapevano che io e gli altri eravamo nelle Br, anche se nessuno lo ammetteva ufficialmente.
Così potevo tornarmene nella mia città per la Festa dell’Unità e mangiare tranquillamente ai tavoli con i compagni di pochi anni prima.
[…] Mi consideravano uno di loro.”
Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate rosse, 1987.

“Allora mi pareva di capire che certi giornalisti servissero anche ai terroristi, o meglio ai protagonisti della lotta armata.”
Walter Tobagi, giornalista del «Corriere della Sera», ucciso dai terroristi della Brigata XXVIII marzo.
Sommario
I fiancheggiatori della lotta armata
Le simpatie degli intellettuali
Le università, focolai dell’eversione
I giornalisti, cassa di risonanza del terrorismo
Gli avvocati della rivoluzione
Gli amici nei palazzi di giustizia
L’appoggio degli operai
Appendice. Lotta continua, Sofri e il caso Calabresi

Una nuova puntata di Chiarelettere su potere e terrorismo. Una storia mai del tutto chiarita, i cui protagonisti sono in parte ancora presenti sul palcoscenico della politica e della società. Migliaia di persone (non meno di 10.000 i fiancheggiatori delle Br secondo un rapporto del Pci), tra simpatie, silenzi, complicità indirette o scoperte, hanno reso possibile una guerra che ha lasciato troppi morti e feriti e che ha infangato il sogno di giustizia di tanti giovani impegnati allora a difendere la democrazia dall’eversione fascista. Da sole le Br non ce l’avrebbero fatta a mettere in ginocchio un paese intero.
In questo libro si vuole ricostruire il percorso di chi, tra le fila della borghesia e anche della classe operaia, ha aderito, simpatizzato o accettato, talvolta a rischio della vita, di coprire e giustificare il fenomeno terroristico. Negli uffici, in fabbrica, nelle aule universitarie, nei giornali molti simpatizzavano con chi aveva scelto la linea di opposizione violenta allo Stato.
Documenti, dichiarazioni, articoli, fatti parlano chiaro e non possono essere smentiti. Non vale ora riscrivere la propria biografia, soprattutto per rispetto nei confronti di coloro che hanno pagato duramente le loro scelte. Per rispetto nei confronti delle vittime. Talvolta è mancata una franca assunzione di responsabilità ed è prevalsa la voglia di chiudere con il passato, cancellandolo.
Per paura, per vergogna, per calcolo di potere.

Massimiliano Griner (Milano, 1970) è sceneggiatore, autore televisivo e radiofonico. Tra i suoi libri, LA BANDA KOCH. IL REPARTO SPECIALE DI POLIZIA, 1943-1944 (Bollati Boringhieri 2000), NELL’INGRANAGGIO. LA SCOMPARSA DI MAURO DE MAURO (Vallecchi 2003), la pupilla del duce. La legione autonoma Mobile Ettore Muti (Bollati Boringhieri 2004), Piazza Fontana e il Mito della strategia della tensione (Lindau 2011) e L’aquila e il condor (con Stefano Delle Chiaie e Umberto Berlenghini, Sperling & Kupfer 2012).

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