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domenica 26 ottobre 2025

ENRICO CAROZZI PITTORE MILANESE A CASARGO Il pittore Enrico Carozzi Non conoscevo Enrico Carozzi, ma la sua mostra a Casargo mi ha incuriosito. Alcuni amici andavano a visitarla e mi hanno invitata. Ho sentito spesso parlare di Casargo ma non c’ero mai stata e mi era sembrata l’occasione buona per farlo. Non era l’inaugurazione e così ho perso la storia della sua vita narrata dalla figlie. Da quanto ho capito, guardando i suoi dipinti e ascoltando quanto si diceva di lui, era una persona riservata, con la passione per la pittura a cui si dedicava senza sosta. La pittura era la sua vita e lui era un autodidatta. Ho una particolare simpatia per gli autodidatti, sono persone generalmente incomprese e poco aiutate. Un paese piuttosto grande, Casargo, un paesone, direi, neanche facile da raggiungere, dove Enrico Carozzi si spostava d’estate con la famiglia e aveva il suo studio in una chiesa sconsacrata nel centro del paese. Mi sono chiesta come ci arrivasse a Casargo, Enrico Carozzi in tutti gli anni che ci aveva vissuto nei mesi estivi, chissà perché ho avuto la curiosità di chiedermelo, probabilmente guidava. Certo, quasi mezzo secolo fa il paese doveva essere più bucolico di quanto non appaia oggi, come tutto intorno a noi. La chiesa sconsacrata, in cui si trovava la mostra e che il pittore usava come studio, un ambiente allungato, più una cappella che una chiesa, ben si prestava alla mostra ma anche per essere lo studio di un pittore. Molti paesaggi appesi alle pareti e alcuni autoritratti. Li ho guardati tutti più volte e alcuni li ho fotografati, tuttavia le mie foto non fanno onore ai dipinti, per via del riflesso. Pubblicherò le migliori. Ho trovato belli i suoi paesaggi e interessanti gli autoritratti dall’espressione quasi ascetica, mi hanno detto che fisicamente era alto e magro. Una pittura realista, la sua, molto fedele alla realtà, con evidenti segni di tecnica “en plein air” nei suoi paesaggi e nature morte. Era nato a Greve in Chianti, in Provincia di Firenze, nel 1910, ma non ci sono riferimenti su di lui e sulla sua vita. Nulla! Solo che si era trasferito a Milano, dove dal 1939 partecipa a mostre collettive a Milano, a Zurigo e in altri luoghi internazionali. Ha avuto tre figlie e questo significa che ha diviso il suo amore per la pittura con la famiglia e la quotidianità. Posso pensare alle difficoltà che ha incontrato, se ha vissuto di sola pittura, ho visto personalmente la fatica di chi vive di sola arte senza avere un reddito: spesso rasenta l’indigenza. Guardando i suoi dipinti e mettendo insieme i pochi elementi di conoscenza della sua vita, si può immaginare un uomo con la grande passione per la pittura, un’autodidatta che da solo ha scoperto la bellezza dell’arte del dipingere e nessuna difficoltà l’ha fermato: ammirevole. Ho avuto la fortuna di vedere anche la pala che Enrico Carozzi ha dipinto per la chiesa parrocchiale di Casargo, si trova sul transetto a sinistra dell’altare. Una pala da pittore rinascimentale che dà le dimensioni delle sue capacità, che vanno ben oltre la quotidianità e i suoi bisogni. I miei amici, che lo conoscevano, mi hanno raccontato che, dopo un tempo che non lo vedevano, hanno chiesto dove fosse e sono andati a Milano a trovarlo nella casa di riposo dove è vissuto negli ultimi tempi della sua vita: è morto a Milano nel 1985, a settantcinque anni. La sua casa di riposo ricordava quelle dipinte da Angelo Marbelli, pittore realista. Le ultime parole che disse loro, nel salutarli, furono: “è triste qui”. La Pala dipinta per la chiesa Parrocchiale di Casargo Un dipinto a olio d’ispirazione Rinascimentale Annotazioni scritte a sinistra della pala da decifrare Non sono riuscita a leggere bene le parole scritte nelle annotazioni, se qualcuno riuscisse a ricostruirle mi farebbe molto piacere conoscerle e scriverle su questa pagina, grazie. Giovanna Rotondo Inviato su senza categoria Tag enrico Carozzi mostra a Casargo, enrico Carozzi pittore, giovanna rotondo

(di Giovanna Rotondo)

Non conoscevo Enrico Carozzi, ma la sua mostra a Casargo mi ha incuriosito. Alcuni amici andavano a visitarla e mi hanno invitata. Ho sentito spesso parlare di Casargo ma non c’ero mai stata e mi era sembrata l’occasione buona per farlo. Non era l’inaugurazione e così ho perso la storia della sua vita narrata dalla figlie.

Da quanto ho capito, guardando i suoi dipinti e ascoltando quanto si diceva di lui, era una persona riservata, con la passione per la pittura a cui si dedicava senza sosta. La pittura era la sua vita e lui era un autodidatta. Ho una particolare simpatia per gli autodidatti, sono persone generalmente incomprese e poco aiutate. 


Un paese piuttosto grande, Casargo, un paesone, direi, neanche facile da raggiungere, dove Enrico Carozzi si spostava  d’estate con la famiglia e aveva il suo studio in una chiesa sconsacrata nel centro del paese. Mi sono chiesta come ci arrivasse a Casargo, Enrico Carozzi in tutti gli anni che ci aveva vissuto nei mesi estivi, chissà perché ho avuto la curiosità di chiedermelo, probabilmente guidava. Certo, quasi mezzo secolo fa il paese doveva essere più bucolico di quanto non appaia oggi, come tutto intorno a noi. La chiesa sconsacrata, in cui si trovava la mostra e che il pittore usava come studio, un ambiente allungato, più una cappella che una chiesa, ben si prestava alla mostra ma anche per essere lo studio di un pittore.

Molti paesaggi appesi alle pareti e alcuni autoritratti. Li ho guardati tutti più volte e alcuni li ho fotografati, tuttavia le mie foto non fanno onore ai dipinti, per via del riflesso.  Pubblicherò le migliori.

Ho trovato belli i suoi paesaggi e interessanti gli autoritratti dall’espressione quasi ascetica, mi hanno detto che fisicamente era alto e magro. Una pittura realista, la sua, molto fedele alla realtà, con evidenti segni di tecnica “en plein air” nei suoi paesaggi e nature morte.

Era nato a Greve in Chianti, in Provincia di Firenze, nel 1910, ma non ci sono riferimenti su di lui e sulla sua vita. Nulla! Solo che si era trasferito a Milano, dove dal 1939 partecipa a mostre collettive a Milano, a Zurigo e in altri luoghi internazionali. Ha avuto tre figlie e questo significa che ha diviso il suo amore per la pittura con la famiglia e la quotidianità. Posso pensare alle difficoltà che ha incontrato, se ha vissuto di sola pittura, ho visto personalmente la fatica di chi vive di sola arte senza avere un reddito: spesso rasenta l’indigenza.

Guardando i suoi dipinti e mettendo insieme i pochi elementi di conoscenza della sua vita, si può immaginare un uomo con la grande passione per la pittura, un’autodidatta che da solo ha scoperto la bellezza dell’arte del dipingere e nessuna difficoltà l’ha fermato: ammirevole. 

Ho avuto la fortuna di vedere anche la pala che Enrico Carozzi ha dipinto per la chiesa parrocchiale di Casargo, si trova sul transetto a sinistra dell’altare. Una pala da pittore rinascimentale che dà le dimensioni delle sue capacità, che vanno ben oltre la quotidianità e i suoi bisogni.

I miei amici, che lo conoscevano, mi hanno raccontato che, dopo un tempo che non lo vedevano, hanno chiesto dove fosse e sono andati a Milano a trovarlo nella casa di riposo dove è vissuto negli ultimi tempi della sua vita: è morto a Milano nel 1985, a settantcinque anni. La sua casa di riposo ricordava quelle dipinte da Angelo Marbelli, pittore realista. Le ultime parole che disse loro, nel salutarli, furono: “è triste qui”.

La Pala dipinta per la chiesa Parrocchiale di Casargo

Un dipinto a olio d’ispirazione Rinascimentale

Annotazioni scritte a sinistra della pala da decifrare

Non sono riuscita a leggere bene le parole scritte nelle annotazioni, se qualcuno riuscisse a ricostruirle mi farebbe molto piacere conoscerle e scriverle su questa pagina, grazie.

Giovanna Rotondo


 

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