Racconti tratti da :
Diario balordo (trovate altre pagine del diario qui: https://www.instagram.com/p/CdfEKRFt_xp/?igshid=YmMyMTA2M2Y= Diario_balordo)
Nei peggiori bar di Caracas.
Oggi ho fatto la spesa, sabato pomeriggio è un classico. Luna dorme dopo la sgambata mattutina bagnata, figlia fuori, moglie al lavoro: what else? Dopo il Nespresso sono sceso in centro storico, ho ritirato le consegne per gli acquisti e via. I caruggi erano affollati, ho nuotato controcorrente tra locali e foresti multilingue. Gelato, poi prima tappa gastronomica il killer dei polli: il migliore in quello che fa (mi si passi la citazione), per cosce e uova. Il cartello diceva apertura ore 16, alle 16,30 rinuncio stanco di fissare dall’esterno i pochi cadaveri spennati residui. Mi sentivo come il galletto che debba riconoscere l’amico all’obitorio. Forse il proprietario ha capitalizzato in ali e uova nella mattinata; cerco un altro chicken point e, camminando, arrivano note di salsa e altri ritmi caraibici o forse solo latini. Sono in Maddalena, dimenticavo, presso il bar in cui i latinos fanno quello che più amano nel tempo libero: bere, bere, bere. Metteteci qualche chica che cerca di tirar su un po’ di euro con le sue grazie abbondanti, il suono dei bicchieri e ci siamo quasi: entrate e chiedete il rum che si beve nei peggiori bar di Caracas. Qua finisce l’incantesimo: nella migliore delle ipotesi si metterebbero a ridere (non lo fareste anche voi?), nella peggiore qualcuno penserebbe che lo state sfottendo. Che fare, quindi? Come il sottoscritto tirate diritto e acquistate frutta e verdura, chiacchierate di scarola e peperoni, ringraziate. In fondo al vicolo rimediate infine le cosce per cui siete usciti (pollo, non fatevi distrarre dalle chicas) e se volete del rum la liquoreria è a pochi passi. Senza dimenticare le uova che eviterete di riporre nel paniere. Aguzzando un' ultima volta le orecchie per captare le note lontane, le risate e il profumo di rum dei peggiori bar di Carac…Genova.
Dieci ore di sala operatoria, il pasto consumato tra un
intervento e l'altro nell'amena cucina del reparto, una merenda iperglicemica
bruciata davanti al distributore,
finalmente togli la divisa verde che tanto ami. Lo specchio ti dice che
in Gray's Anatomy non saresti neppure l'uomo dalle pulizie, trangugi altre calorie avanzate dai pasti dei degenti e,
finalmente calmo, ti prepari ad uscire. "Stavo per chiamarti"
risponde alla tua telefonata, passi a prendere colei che sta con te da 429 mesi (mancano pochi giorni), tornate a
casa. Stanchini. Siamo accolti da figlia bipede e figlioccia quadrupede,
ceniamo: io vorrei svenire sul divano, Monica deve lavorare, Luna vuole uscire,
Ilaria tace in disparte; usciamo nella notte deserta e stellata del quartiere,
pipi e due passi. Lei a nanna, io devo revisionare un racconto (per concorso:
fate il tifo, corrompete o minacciate la giuria) ambientato a Genova; mentre
scrivo forse mi addormento e sogno di essere in sala operatoria, dove opero i
protagonisti di Gray's Anatomy. Arriva Clooney, gli dico che ha sbagliato serie e ci meniamo, poi andiamo
a sbronzarci. Mi sveglio con la bocca impastata, sul divano di casa: dormono
tutti, dalla tv Zoro regala battute sull' ultimo dei Mohicani, faccio gli
auguri a Daniel D. Lewis, scrivo queste cavolate e regolo la sveglia. Una cosa
inutile, la prima che i miei occhi vedranno domani, prima che suoni.
Buonanotte.
Diario
balordo
Eurofauna
Archiviata
la kermesse colorata e profumata a base di fiori e prati, piante e terre, vasi
e travasi. Genova saluta la prossima edizione, biennale come cinema e arte,
metà del gap tra anni bisestili, i college e i collage. Pare sia nata
un’associazione, sbocciata spontaneamente e germogliata all’ombra della
Lanterna, concimata dal letame di animali nobili. Proprio a favore di questi, i
fautori propongono l’alternativa a Euroflora, negli anni dispari: Eurofauna. Il
controaltare delle floralies, l’antagonismo dei botanofili e dei verdi, il
sostegno a carne, piume e ossa, squame e pinne: insomma, onnivori versus
vegetariani. La disputa tra flora e fauna ben presto si tramuta in una lotta
intestina, in fondo sempre di animali parliamo: i tradizionali, che vorrebbero
fauna classica che con quella si va sul sicuro. Leoni, delfini, aquile e roba
simile; i radicali però contestano le scelte, che ci azzecca il re della savana
con l’Europa? Quindi spazio a volpi, trote e gatti dall’indole comunitaria e
nutriti a Shengen. Come spesso capita, tra due litiganti ne approfittano altri:
una coalizione variegata e trasversale in quanto a età, propone di mostrare gli
esemplari più interessanti, il trionfo dell’evoluzione, gli ibridi del
ventunesimo secolo: gli animali urbani. La maggioranza decide per una mostra
pilota, con selezione degli esemplari da parte di giuria tecnica e popolare:
nella prima stanno Capranica, Cracco e Federica Pellegrini, nella seconda dieci
vincitori di lotteria con scontrini di Basko e Coop. Ovviamente in eurovisione.
Primo
esemplare, la cougar 3.0: femmina felina, origine americana stanziale presso di
noi da anni, sessualmente attiva. Non disdegna accoppiamenti multipli, senza
procreare, frequenta locali alla moda e vive in città.
Secondo
animale, il librofilo domestico: maschio, ma esiste l’agguerrita XX, frequenta
parchi in cerca di partner del genere giovane mamma o baby sitter. Ostenta
volumi dotti e talvolta si aggrega con suoi simili in gruppi: ciò provoca zuffe
e allontanamenti, si tratta di soggetti alfa.
Generazione
Y, denominati teenagers nei libri di testo obsoleti: maschi e femmine, tendono
a vivere in gruppo, mascherano identità e genere con tegumenti stagionali
identici. Socializzano per brevi periodi, stanno spesso col collo piegato in basso.
Mentre
stanno per entrare altri animali, irrompe un uomo peloso, inseguito da Van
Helsing: si tratta del nipote del lupo mannaro americano ucciso a Londra. Lo
staff blocca il cacciatore, il mannaro flirta con la cougar che, eccitata, si
trasforma in pantera licantropa; il lupo la imita e si accoppiano. I giurati
popolari litigano tra loro e con Cracco: la fazione carne attacca la pesca,
entrambe pestano lo chef in un mortaio.
Capranica
invita alla calma olimpica, la
Pellegrini equivoca e si spoglia, pronta tuffarsi. La polizia, inviata dal
sindaco che teme danni di immagine per Euroflora, entra e carica con un cane
antidroga al seguito: questo ringhia verso il mannaro, ma viene sistemato con
una zampata e si consola con lo spinello di un giurato. Van Helsing si
qualifica ai poliziotti e portato via con un TSO, il librofilo ci prova con una
tipa della generazione Y, bocciata dieci volte, suo figlio gli morde la mano. I
poliziotti non sapendo chi menare, se ne vanno, rinunciando
al cane sparito con il giurato; cougar e
mannaro filano via a bordo dell’ambulanza, mentre gli infermieri tentano di
legare Van Helsing. Il sindaco si presenta per controllare i poliziotti e
invita a cena Capranica e Pellegrini, intontito dall’aroma dolciastro
nell’ambiente. Ci prova con la nuotatrice, che mercanteggia con una pensionata
per riavere i propri abiti. Cacciato in malo modo confida al giornalista che il
tema della prossima edizione di Euroflora sarà Maria e le sue sorelle: un
Colombiano della giuria popolare telefona al fratello in madrepatria, si prospettano
ottimi affari.
Nella pausa tra due degli interventi in urgenza di oggi: stimbro, faccio merenda, bevo e riposo. Ma le rotelle del mio cervello bacato devono essere dotate di moto perpetuo: mi ripetono il mantra di questi giorni e dei prossimi cento che seguiranno. Tenete i vostri anziani al fresco, preservateli dal caldo afoso, date loro molti liquidi. Molti hanno interpretato in modo originale la raccomandazione, in casi simili negli anni scorsi: qualcuno ha accusato i nonni di averli derubati, fidando nella temperatura delle celle. Alcuni hanno piazzato gli avi in vita di fronte al freezer aperto, altri li hanno messi nel freezer chiuso. Qualche indomito, legati i genitori nel sidecar, ha affrontato passi dolomitici alle tre di notte. Ancora, abitanti in riviera, hanno improvvisato il bagno sotto la luna o l'aperitivo serale nel torrente. I liquidi: docce fresche all' aperto, infusione di flebo acca ventiquattro, invito a bere bere bere. Dieci pensionati hanno dato fondo alle riserve alcooliche del circolo di bocce, stanno nel sonno etilico e sognano felici un' estate al mare, ritmo balneare. Il gruppo di fuoco di una casa di riposo ha preso in ostaggio lattaio, fornitore della cucina e tecnico del locale acquedotto. Sembra vogliano scambiare questo ultimo con fornitura di ghiaccioli estiva. Vorrei informarmi su altre vicende, ma il dovere chiama: cambio qualche liquido corporeo in entrata e uscita, non sono così anziano però ho diritto di avere sete e non so quanto starò in sala. Posso solo aggiungere che sarei felice di tenere i miei anziani al fresco. Passando qualche ora con loro a caccia di ricordi.
Chiacchiere e distintivo.
È scomparso un uomo del Villa Scassi, un paramedico o almeno si chiamavano così: il prefisso indica vicinanza ai santoni delle cure. L'ho conosciuto per caso, dopo esserci incrociati spesso al timbro del badge: abbiamo parlato di libri, teatro e vita. Lo vedevo cone una persona schiva, i Genovesi lo sono fino a sembrare esteanei, ma ho saputo che era impegnato e che rivendicava le proprie convinzioni. Oggi, quando muore qualcuno, i RIP, le condoglianze e i ricordi sono pubblici: sul libro delle facce la libertà è tutto. Ma le facce spesso indossano maschere grottesche, odiose, becere: le facce sono altre maschere su anime cattive, definizione banale vero? E come chiamare chi scrive "Non so se spiaze o suca" o "Alla dodicesima dose avrai il golden award e forse resusciterai": trovate voi il termine adatto, non cambia il senso. Parole scolpite con lo scalpello dell' odio e il martello dall'invidia, da chi pesta i tasti come un punching ball con l'effige di altri che non si limitano a essere chiacchiere e distintivo. L' uomo era Andrea Brina, non conosco gli "scrittori" né ci tengo a farlo: di certo due campioni (una è donna) dei diritti, avversi alle "dittature", reticenti forse ai doveri, alfieri della libertà che comprano qua sopra, senza un grammo di empatia.
Saluti dal mio amico dr. Hut, un tipo senza peli sulla lingua...ma sul petto non scherza.
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Grazie ai lettori, al link trovate intervista su @diario_balordo: cosa è, che progetti ha. Grazie
RispondiEliminaMarco Moretti
https://serenabarsottelli.com/2022/07/18/monday-coffee-break-diario-balordo-marco-moretti/