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domenica 5 settembre 2021

UNA STRANA SENSAZIONE

di Marisa Vidulli


Oggi alle 13 era il mio turno per il vaccino. Scaricata al volo dall’auto della amorevole sorella, con il respiro che annaspa dentro la mascherina, salgo due rampe elicoidali di scale e  prendo posto in una grande asettica hall.
Sotto le gelide luci al neon (o led che poi è uguale) è seduta una moltitudine stranamente silenziosa di persone, in postazioni regolarmente distanziate: un metro, sedia, un metro…. Resto in attesa del mio turno mentre i video scandiscono altrettanto silenziosamente  i numeri a caratteri cubitali.

Poco dopo eccomi in fila, una fila anche qui ordinatamente distanziata: un metro, signore anziano, un metro, signora con bastone, (ma i ricchi dove vanno a farsi vaccinare?). Poco dopo non si vedeva più dove la fila cominciasse e finisse. 
Dopo una serie di svolte venivamo smistatati nelle varie sale d’attesa. Amorevoli pensionati con la tuta gialla e blu della protezione civile indicavano la strada e controllavano che tutto si svolgesse come da programma.
Un programma  probabilmente steso con la supervisione del nostro italico Generale che, pur non avendo per niente il piglio energico dei  generali dei Marines a cui il cinema ci ha abituato, forse per quella penna amata da tutti che porta sul cappello e  ancora più per il  suo nome trasmette,  comunque nella generale disorganizzazione nostrana, un senso di sicurezza, come una  protezione ecclesiastica o come quella di un buon padre di famiglia.
Eccoci  di nuovo seduti su una doppia fila di seggioline, una rossa, un metro, una bianca, un metro…
Sembrava un gioco che si faceva da bambini: all’avviso dell’omino in tuta gialla e blu si scattava in piedi e si slittava di un posto. Tutto molto ordinato, ben programmato e tutti, stranamente, molto ubbidienti: la paura della morte è riuscita a mettere tutti in fila.
Io – come al solito molto scettica – osservo, ascolto  con una sensazione sgradevole addosso non bene identificata.
Certo,  sono un animo solitario essere regimentata mi innervosisce, dissidente per DNA, ubbidire agli ordini pure. Dopo lunghe riflessioni sul senso delle vita, poi non condivido la stessa paura degli altri,  ma per un senso di responsabilità e la necessità di continuare a viaggiare… anch’io mi trovo lì a balzare di sedia in sedia. Sembra tutto inevitabile e alla fine, controvoglia, obbedisco.
Quella strana sensazione però non mi molla, un senso di  dejà vu, qualcosa che se non ricordo male non andava a finire tanto bene. Tocca a me:
“Signora, qui nella scheda ha scritto che ha avuto due shock anafilattici a seguito di ingestione di bottarga e carpaccio di tonno, lei il vaccino non lo può fare. Sa i vaccini sono ancora in fase di sperimentazione… lei deve richiedere una visita da un allergologo ed essere vaccinata in una situazione protetta”.
Ah sì? che bello! per ora niente vaccino?! O forse dovrebbe seccarmi? Non so.
Infilandomi per altrettante innumerevoli porte e corridoi finalmente esco alla luce, non proprio del sole  perché piove, ma almeno luce naturale. Mi scollo la mascherina e respiro a pieni polmoni e con quel respiro si dissolve anche la sensazione spiacevole che mi aveva attanagliato per tutto quel tempo.

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