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sabato 9 novembre 2019

CARAVAGGIO E IL SUO "CESTO DI FRUTTA"


di Mimma Zuffi



Nel 1594 Caravaggio esce dalla bottega del Cavalier d'Arpino e, da allora, riceve ordinazioni dirette; nel 1601 il Cardinal Federico Borromeo porta la tela da Roma a Milano.
Si tratta di un semplice cesto di vimini con qualche mela, pere, fichi, e tre grappoli d'uva. Il fondo è di un giallo spento e, in primo piano, l'accenno a una tavola di legno su cui si proietta, appena appena, l'ombra del cestino. Tutto qui.



Eppure questo quadro è una sorta di mito nella storia dell'arte perché con esso nasce la "natura morta". Non come genere - perché già se ne producevano nelle Fiandre (e Caravaggio conosceva bene quelle di Jan Brueghel) - ma in quanto "natura morta" autonoma, cioè non inserita in mezzo ad altre figure come dettaglio o particolare. Non a caso il Caravaggio afferma che “tanta manifattura gli è a fare un quadro buono di fiori, come di figure”, per l'epoca una dichiarazione rivoluzionaria. Vi era, infatti, una norma molto rigida per stabilire i soggetti più o meno importanti: "la storia" sacra e mitologia era il soggetto principale, mentre la natura serviva, al massimo, per esercitarsi. Per Caravaggio, invece, è importante il pittore e non cosa dipinge. Insomma, è la qualità dell'opera che conta e non il soggetto. Un concetto moderno. La frutta è dipinta con poco colore sul pennello, in modo tale da definire ogni particolare, dall'accartocciarsi di una foglia già segnata dai segni dell'autunno alle gocce di rugiada, quasi un trompe-l'oeil. Ma, mentre nei quadri fiamminghi l'ossessione dei particolari finisce per disperdere l'attenzione di chi guarda in una varietà di dettagli, qui c'è l'emozione di un tratto di natura unificato dalla luce. L'incanto è nello scorrere delle ombre che la frutta proietta sul cestino, più intense da sinistra a destra, fino a quando l'avanzare della luce è bloccata dai fichi e dall'uva nera e le foglie già secche spariscono negate dall'ombra.
Caravaggio, in questo quadro, non crea solamente uno splendido squarcio di natura, ma vuole anche, secondo la cultura del tempo, offrire uno spunto di riflessione religiosa: uva bianca, luce e foglie fresche sono simbolo  della vita, uva nera, foglie secche e ombra sono quelle della morte. E tutto ciò non toglie poesia a questo capolavoro.
La sua lezione di pittura "naturale" continuerà nei secoli, vetta altissima nella storia dell'arte di tutti i tempi.

Michelangelo Merisi nasce a Caravaggio nel 1571 da Fermo, architetto ed economo di Francesco Sforza.
La sua fu una vita tormentata e i suoi quadri sono sempre più drammatici, segnati da ombre profonde. Nel 1610 s’imbarca per Porto Ercole (vicino agli Stati Pontifici) per adempiere alle varie norme che gli permetteranno poi di rientrare a Roma. Arrestato per errore, imprigionato nelle segrete del Forte, malato di malaria, sconvolto, muore il 10 luglio. Il suo corpo, non richiesto da nessuno, viene sepolto nella fossa comune. I suoi quadri (imbarcati con lui) sono invece contesi.

E intanto nel mondo:
A LONDRA Shakespeare rappresenta "La bisbetica domata".
A VENEZIA Il Tintoretto dipinge L'ULTIMA CENA in San Giorgio Maggiore
A ROMA muore il "principe della musica" Pierluigi da Palestrina.




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