Appunti sparsi di viaggio di Marina Fichera
Sono al mio terzo viaggio in
India in due anni e mezzo. Ho atteso così tanto questo incontro - desiderato e
temuto al tempo stesso - forse proprio perché sapevo che ne sarei rimasta per
sempre ammaliata.
Perché l'India ti afferra al
collo, ti solleva e ti bacia in bocca. Sa di miele, zenzero, curcuma e
peperoncino. Sa di rancido e di sporco. Risplende d'oro, di blu e di specchi,
antichi fasti di potenti maharaja.
L'India
ti tocca con le sue mani, ti guarda con i suoi occhi scuri, ti stordisce con i
suoi rumori e poi ti sorride con sincerità disarmante. Non puoi rimanere
indifferente al suo decadente fascino di spirito e carnalità. Non
puoi sottrarti al suo odore acre e dolce. Non puoi non farti stringere dalle
sue molte braccia. E se ti prende, come diceva anche Tiziano Terzani, non
puoi più farne a meno.
Arriviamo a Delhi e, dopo una
breve sosta ad Agra per rivedere uno dei monumenti più belli e famosi del
paese, il Taj Mahal, ci digiriamo verso Jaipur, capoluogo della regione del
Rajasthan.
Jaipur, la città rosa, è
famosa per i suoi bellissimi palazzi di arenaria rosa, tra cui il palazzo del
vento (Hawa Mahal), antica dimora delle donne della famiglia reale. Nonostante
la trafficatissima strada sulla quale ora si affaccia e la massa di turisti in
delirio fotografico, la facciata del palazzo è bellissima e ci riporta per un
attimo in un’epoca di grande splendore.
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Il palazzo del vento a Jaipur (foto di Marina Fichera) |
La
mattina molto presto visitiamo il tempio di Galta. L’antico sito, composto da
numerosi palazzi e vasche per i bagni purificatori, si sviluppa in una stretta
gola. Siamo gli unici turisti e i molti fedeli ci guardano con gran curiosità. Attraversiamo
il luogo sacro in silenzio, per non disturbare chi sta pregando o meditando.
Centinaia di donne sono riunite intorno a una grande vasca, alcune si lavano i
capelli mentre pregano, altre invece chiacchierano. L’aria è piena di
un’energia molto forte; sono come stregata dai
loro sguardi e dai loro gesti antichi.
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Donne al tempio di Galta (foto di Marina Fichera)
Andiamo ancora più a ovest, verso Pushkar, per assistere agli ultimi giorni della famosa fiera dei cammelli. Ogni anno a metà novembre, durante i giorni della fiera, migliaia di nomadi, venditori di cammelli, pellegrini e turisti di ogni nazionalità s' incontrano a Pushkar.
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Venditore di cammelli alla fiera di Pushkar. (foto di Marina Fichera) |
Le polverose periferie della cittadina si riempiono di migliaia di
cammelli, oggetti di intense compravendite, mentre altrettante migliaia di
persone sono impegnate in bagni rituali di purificazione nel laghetto al centro
dell’abitato. Attraversiamo a piedi nudi i ghat, le scalinate che scendono fino
all’acqua sacra, e poi saliamo sulla terrazza di un bar, da dove scattiamo
alcune foto, perché da vicino non è possibile farlo. È un’esplosione di colori,
odori, corpi seminudi che si bagnano nelle grigie acque, in un misto di
frenesia e misticismo che rubano il nostro sguardo per ore.
Il viaggio è molto intenso e quasi ogni giorno ci muoviamo verso una
nuova destinazione. Raggiungiamo Udaipur, antica capitale del potente regno
Mewar. Detta la città bianca, Udaipur si affaccia
sulle rive del piacevole lago Pichola. L’immenso e lussuoso City Palace è uno
dei simboli della città e ancora oggi è in parte museo e in parte abitato dal
Maharana, il maharaja più potente di tutto il Rajasthan. Il palazzo è un
tripudio di specchi, vetri colorati, intarsi, luoghi in cui tutto è possibile,
che sia godersi la vita o meditare.
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Il City Palace di Udaipur (foto di Marina Fichera) |
Il
traffico nel centro di Udaipur, e di tutte le città della regione, è caotico,
rumoroso, nero di fumo. Non siamo ancora assuefatti a tutto ciò e, circondati
da migliaia di persone, auto, carretti, vacche, spazzatura è come essere sulle
montagne russe. Un continuo su e giù di emozioni contrastanti, dallo sgomento
alla meraviglia, al quale è impossibile abituarsi.
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Tra le vie del Rajasthan (foto di Marina Fichera) |
Proseguiamo il nostro giro
per arrivare a Jodhpur, anche conosciuta come la città blu. Il nome nasce
perché il centro storico è quasi interamente dipinto di un blu indaco che pare
serva ad allontanare gli insetti. La città è dominata da una rocca sulla quale
sorge il grandioso Meherangarh Fort.
Nutro
grandi aspettative su questa città, ho visto infatti moltissime foto scattate a
Jodhpur, ma i tempi del viaggio ci fanno arrivare nel centro storico solo al
tramonto e la mia delusione è tanta. Mi alzo all’alba la mattina del giorno
successivo e m'inoltro tra i colorati vicoli della città, ma in giro non c’è
ancora nessuno e la spazzatura, le capre e le vacche rendono tutto molto
diverso da come lo avevo immaginato!
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La città blu di Jodhpur (foto di Marina Fichera) |
È
molto facile entrare in contatto con gli indiani perché tutti parlano inglese - l’unica lingua che permette a un abitante del Rajasthan di comunicare con uno
del Bengala dell’Ovest – e sono curiosi, gentili e sorridenti. Molto spesso
siamo fermati da donne, famiglie, studenti che ci chiedono di fare loro foto o,
ancora più spesso, selfie insieme. È davvero molto divertente!
Jaisalmer, detta la città
d’oro, è magnifica. È un’antica fortezza che si staglia sulla cima di un’acropoli,
circondata dalle sabbie del deserto di Thar. L’incantevole centro è ancora oggi
abitato da colti bramini e ricchi commercianti, che nei secoli hanno fatto
costruire splendide haveli, straordinari
palazzi di legno e arenaria color oro, finemente decorati, parecchi dei quali
visitabili come musei.
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Donna a Jailsamer (foto di Marina Fichera)
Molte donne del Rajasthan girano per le strade velate con una sottile tela colorata che copre loro il volto e il corpo completamente. Quasi come fantasmi, si muovono silenziosamente per le strade, fanno i lavori più duri, allevano stuoli di figli. Non hanno quasi diritti – pur in un paese che vanta figure femminili potenti come Indira e Sonia Gandhi - eppure sono la colonna portante della società indiana.
A Mandawa, a meno di due ore di strada dalla capitale Delhi, addirittura le donne non sono autorizzate dai propri padri e mariti a uscire di casa. Ce ne accorgiamo solo dopo aver girato per l’attraente e decadente cittadina, patrimonio Unesco, per alcune ore. Delle decine di magnifiche haveli, un tempo riccamente decorate e simbolo della ricchezza dei commercianti della zona, solo alcune sono restaurate. Quasi tutte sono in stato di degrado o di abbandono. Giriamo e proviamo un senso quasi di incredulità per la bellezza degli antichi palazzi ma anche di sconforto per lo stato in cui versano, non si può lasciare che tutto marcisca così!
A Mandawa, a meno di due ore di strada dalla capitale Delhi, addirittura le donne non sono autorizzate dai propri padri e mariti a uscire di casa. Ce ne accorgiamo solo dopo aver girato per l’attraente e decadente cittadina, patrimonio Unesco, per alcune ore. Delle decine di magnifiche haveli, un tempo riccamente decorate e simbolo della ricchezza dei commercianti della zona, solo alcune sono restaurate. Quasi tutte sono in stato di degrado o di abbandono. Giriamo e proviamo un senso quasi di incredulità per la bellezza degli antichi palazzi ma anche di sconforto per lo stato in cui versano, non si può lasciare che tutto marcisca così!
Solo quando cala il tramonto
ci accorgiamo che manca qualcosa: per strada non c’è neppure una donna!
Chiediamo come mai e ci rispondono con il massimo candore che le donne lì non
se ne vanno in giro ma stanno in casa. Fine della conversazione.
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Al passaggio a livello (foto di Marina Fichera)
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Durante il viaggio una
giovane donna mi ha chiesto, come tante altre con cui ho scambiato qualche
frase, se mi piaceva il suo paese. Le ho risposto che mi piaceva molto,
e che era la terza volta che lo visitavo. Lei mi ha guardata un po’
stupita e poi ha detto
"Strano, di solito
agli occidentali non piace l'India"
"Davvero? E come mai,
secondo te?" le ho chiesto
"Perché agli occidentali
interessano solo i soldi...”
Purtroppo credo abbia
ragione, in ogni caso io non vedo l’ora di tornare ancora in India!
Chi ama
l'India lo sa: non si sa esattamente perché la si ama. È sporca, è povera, è
infetta; a volte è ladra e bugiarda, spesso maleodorante, corrotta,
impietosa e indifferente.
Eppure, una volta incontrata non se ne può fare a meno.”.
da Un altro giro di giostra, di Tiziano Terzani
come sempre i tuoi appunti sparsi di viaggio, corredati da splendide foto, fanno sognare ad occhi aperti.
RispondiEliminaAli
Ti ringrazio molto
Eliminaciao
Marina
Per chi, come me, ha fatto questo viaggio, si ritrova con la mente in quei luoghi unici. Grazie, Juanito.
RispondiEliminaGrazie a te Juanito!
RispondiEliminaCiao
Marina
Bellissimo reportage!
RispondiEliminaGrazie Tiziana!
EliminaMarina
Come sempre bellissimo reportage con foto stupende che invogliano proprio a visitare questi luoghi. Complimenti!!! Patrizia
RispondiEliminaP.S. scusa ho visto da poco il tuo articolo perchè ero in vacanza
Grazie Patrizia! Ciao
RispondiEliminaMarina