
(a cura di Mimma Zuffi)
Iperborea - pagg. 256 - € 16,50
533 giorni nella vita di un grande
scrittore europeo, con le preoccupazioni per il suo giardino di cactus e per
l'ibisco sofferente, il suo amore per Minorca, i suoi pensieri sul mondo e sul
posto che noi uomini abbiamo nell'universo.
Infaticabile
esploratore di culture lontane, da oltre quarant’anni Cees Nooteboom si ferma
d’estate a Minorca, «isola del vento»: certi legami non li scegliamo, ci sono
e basta, e il legame dello scrittore olandese con la Spagna è di questa
natura, insondabile. È nella dimora minorchina, con lo studio pieno di libri e
il giardino presidiato dagli autoctoni dei regni vegetale e animale, che hanno
inizio i 533 giorni di stesura di queste riflessioni. Non un diario, non un
insieme di moti dell’animo organizzato per date, ma un «libro dei giorni», per
trattenere «qualcosa del flusso di pensieri, delle letture, di quel che si
vede».
Cactus, palme, tartarughe, ragni hanno forse un proprio linguaggio, che
però resta impenetrabile. Nooteboom si interroga con l’umiltà del profano su
misteri botanici e zoologici, li intreccia alla sua passione per le lingue
umane aprendo ponderosi dizionari, resta in ascolto quando scopre suoni nei
rumori, alza lo sguardo su Cassiopea e si fa astronomo e mitologo. Ogni
impressione è passata al vaglio del deposito memoriale di una lunga vita di
esperienze e letture, che spalanca finestre su vasti orizzonti: la Divina
Commedia e i
libri che ha generato, l’impossibile incontro tra Montaigne e la musica di
Feldman, il disprezzo dell’amatissimo Borges per l’amatissimo Gombrowicz, il
volo infinito dei Voyager,
il ripetersi della storia come tragedia e mai come farsa. Una rapsodia
meditativa che vorrebbe escludere il rumore dell’attualità, ma che
nell’attualità – della Catalogna, della Spagna, di un’Europa lacerata – deve
più volte tornare, perché se come dice Candide «bisogna coltivare il proprio
giardino», il proprio giardino è nel mondo, che lo si voglia o no.
Cees Nooteboom, autore
di romanzi, poesie, saggi e libri di viaggio, è ritenuto «una delle voci più
alte nel coro degli autori contemporanei» (The New York Times), tradotto in più
di trenta paesi e insignito di numerosi premi letterari, paragonato dalla
critica a Borges, Calvino e Nabokov. Nato all’Aia ed eterno viaggiatore, si è
rivelato a soli ventidue anni con Philip e gli altri e ha raggiunto il successo internazionale con romanzi
come Rituali e Il canto dell’essere e dell’apparire. Tra le ultime sue opere pubblicate da Iperborea, Le
volpi vengono di notte, Avevo
mille vite e ne ho preso una sola, Tumbas e Cerchi infiniti.
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