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mercoledì 26 giugno 2019

OGGI PARLIAMO DI … SVICOLONE


di Boris Bertolini                           

 Non è sempre necessario essere dei supereroi o degli adoni inarrivabili per scavarsi un posto nel cuore dei propri fan; a volte è sufficiente fare bene la propria parte con passione, onestà e serenità.
Queste sono le qualità che indubitabilmente si riconoscono nel personaggio di Svicolone, Snagglepuss il suo nome originale, simpatico puma antropomorfizzato, dalla inconfondibile livrea rosa.

                                   Svicolone (Snagglepuss) in una delle sue pose caratteristiche




Come succede sovente a molti personaggi creati dal duo Hanna & Barbera, anche questo, che vede la luce nel 1959, nasce come figura di contorno all’interno dello show dedicato ad Ernesto Sparalesto (“The Quick Draw McGraw Show” in inglese), salvo poi diventare, grazie all’immediato gradimento da parte del pubblico, il protagonista d un segmento tutto suo nel “The Yogi Bear Show”[1].
Giova ora spiegare come, tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta, era organizzata negli Stati Uniti la messa in onda dei cartoni animati: classicamente il Sabato mattina era il momento loro dedicato, quando veniva trasmesso un contenitore della durata di circa 30 minuti, intitolato al più importante dei personaggi che vi prendeva parte (i già citati “The Quick Draw McGraw Show” o “The Yogi Bear Show”, appunto).
Questo spazio era poi suddiviso in tre parti uguali (al netto delle interruzioni pubblicitarie), ciascuna delle quali era assegnata alle avventure di uno dei personaggi più in voga in quel momento, in una sorta di “tripletta” di cartoni.
Svicolone, dunque, fa il suo esordio nel 1959, come personaggio antagonista, in un episodio in cui il protagonista principale è Ernesto Sparalesto.

Ernesto Sparalesto, che ha tenuto a battesimo Svicolone


In questo, intitolato “Lamb Chopped”, egli tenta in vari modi di impadronirsi di un invitante agnello, campione di innumerevoli esposizioni di bestiame, per trasformarlo in una succulenta pietanza.
A tale scopo, e per raggirare Ernesto, la cui dabbenaggine raggiunge qui i massimi livelli, si inventa addirittura un fratello (“Snaggletooth”, termine che significa più o meno “dente storto”), cui addossa l’intenzione di rapire il prezioso esemplare di ovino.
Ne consegue tutta una serie di situazioni al limite dello sdoppiamento della personalità, che hanno il solo scopo di disorientare Ernesto e che culminano nella  cattura dell’agognata preda, salvo poi fare i conti con un finale a sorpresa, ma che rende già l’idea di quale sia la reale natura di Svicolone.
In questa sua prima apparizione, la cifra grafica che lo definisce è ancora un po’ grezza, quasi che Hanna e Barbera volessero rendere il suo ruolo di naturale, anche se molto improbabile, contraltare dell’eroe, anche attraverso il tratto della matita ed il colore, che non è ancora il bel rosa con cui lo conosciamo, ma un indefinito arancione.

Nonostante ciò, si nota praticamente sin da subito quella che è la reale caratteristica di fondo del personaggio e che lo rende, come detto poc'anzi, assolutamente improbabile nei panni del "cattivo": la sua incredibile nobiltà d’animo, che lo porta a rifiutare qualsiasi tipo di atteggiamento meschino o in contrasto con il suo codice di comportamento, da gentiluomo inglese di stampo ottocentesco.


Uno Svicolone in gran spolvero 

Dopo questa sua prima apparizione, lo ritroviamo ancora in qualità di ospite sia di Ernesto Sparalesto, sia “Tatino e Papino” (in originale “ Augie Doggie and Doggie Daddy”), sia, soprattutto, di “Snooper e Blabber”, che hanno il merito, per così dire di lanciarlo nell’olimpo dei protagonisti.

Infatti, nel 1961, per Svicolone è la volta di diventare finalmente protagonista di ben 32 episodi tutti suoi.
In queste avventure, tutte quelle caratteristiche cui abbiamo accennato e che erano già in nuce nei suoi esordi, ora esplodono rifulgendo alla massima potenza espressiva: la sua nobiltà d’animo, l’atteggiamento sempre amichevole e gentile nei confronti dei suoi interlocutori, ivi compresi quelli non altrettanto bene intenzionati nei suoi confronti, il suo non perdere mai le staffe, cosa che non si addice ad un vero gentleman: in altre parole il suo essere uomo, pardon … puma, di altri tempi!
Un discorso a parte merita il suo modo di approcciarsi al sesso femminile: sempre per questa sua caratteristica di non voler apparire rozzo o maleducato, finisce con il diventarne regolarmente succube, fino alla catarsi finale, naturalmente declinata alla sua maniera.
Completano il quadro il suo essere colto e raffinato e la sua passione per il teatro di Shakespeare, del quale aspira massimamente ad interpretare il ruolo di Amleto.
Ma non finisce di certo qui: anche quando il suo obiettivo è puramente e semplicemente materiale (un caso su tutti: raggranellare la somma necessaria per un viaggio nei mari del sud) egli non scende mai a compromessi con il proprio codice etico, né si mette a cercare delle facili scorciatoie: pur di rimanere fedele ai propri valori comportamentali è disposto anche ad andare incontro a cocenti sconfitte, che egli tuttavia, proprio grazie a questo suo essere onesto e cristallino, accetta con grande spirito finendo quindi con il volgerle a proprio vantaggio.
Analogamente, non è capace di tirarsi indietro o fare finta di niente di fronte a qualcuno che si trova in difficoltà: anche qui è disposto ad accettare qualche sacrificio personale pur di vedere gli altri soddisfatti.
Di più, Svicolone non sta a badare se il suo aiuto finisce con il favorire il suo peggior nemico perfino (citando un tipico tormentone del nostro amico), cosa che accade nel primo episodio interamente a lui dedicato, quando accetta di farsi catturare dal cacciatore Major Minor, oramai anziano e dalla credibilità in declino, purché non si dica di lui che è un puma “irriverente ed impiccione”.

Vale la pena di sottolineare qui un aspetto del rapporto tra Svicolone e Major Minor: esso, pur con le dovute differenze, richiama alla mente quella esistente tra Elmer (il cacciatore) e Buggs Bunny.



                                           Svicolone mentre sfugge a Major Minor

Questo non deve meravigliare, se consideriamo che in entrambi i casi la maggior parte degli episodi ha in comune la mano di Michael Maltese, uno dei principali creatori di storie in dotazione alla MGM (casa di produzione presso la quale Hanna e Barbera avevano iniziato la loro collaborazione) negli anni ’40 e ’50.

Un’altra sua “fissazione” è quella di voler convincere gli esseri umani con i quali convive del fatto di essere gentile ed amichevole; anche in questo caso con scarsissimi risultati, che però non turbano più di tanto Svicolone, il quale non perde la fiducia e la speranza di riuscire prima o poi nel proprio intento.
Nonostante tutta la sua buona volontà infatti deve spendere gran parte del suo tempo a sfuggire a cacciatori vari, proprietari di zoo ed affini, che lo vedono solo e sempre nei panni di una preda o, bene che vada, di un fenomeno da baraccone.
Tutte queste sue peculiarità vengono rese magistralmente in primis attraverso il suo modo di parlare, basato, a seconda delle situazioni, su rime ed assonanze (questo fatto a dire il vero è ben più evidente nella versione originale in inglese), oppure su un gran sussiego rivolto verso il proprio interlocutore; quest’ultimo viene reso attraverso una messa di voce molto impostata, al limite della affettazione.
Secondo parte della critica, questo modo di parlare e di portare la voce è una citazione di Bert Lahr nel ruolo del Leone ne: “Il mago di Oz”[2].
A questo proposito è doveroso porgere un tributo a Daws Butler, voce originale americana, che riesce in modo a dir poco magistrale a rendere tutte queste peculiarità del personaggio.
Allo stesso modo va reso senza dubbio onore al merito al nostro Renzo Palmer, che ha saputo doppiare in italiano in maniera altrettanto mirabile il personaggio.
Questo grande attore e conduttore televisivo e radiofonico, puntando sull’uso di uno spiccato accento bolognese, grazie alla morbida rotondità di questo, riesce a donare a Svicolone la stessa carica di nobiltà e simpatia datagli dalla voce originale.

                                           Renzo Palmer, voce italiana di Svicolone


Sempre per rimanere sull’argomento della parte “vocale”, per così dire, del personaggio, un suo altro elemento caratteristico, comune alla stragrande maggioranza dei “figli animati” di Hanna e Barbera, è l’uso di alcuni tormentoni che, ripetuti ad ogni occasione, gli si appiccicano addosso come una seconda pelle.
Chi non ricorda, nella versione nostrana, il mitico “Svicolo … a tutta mancina!”, che è un tutt’uno con il suo nome?
Anche in questo caso, per capirne meglio il significato, ci viene incontro la sua versione originale, che suona “Exit … stage left!”, letteralmente: “Uscita … lato sinistro del palcoscenico”.
Questo modo di dire non è stato scelto a caso: esso vuole richiamare alla mente dello spettatore la passione, direi l’ossessione perfino (ehm, scusate … ma l’intercalare di Svicolone è a suo modo contagioso), per il teatro.
E che dire dell’altra sua espressione “Heavens to Murgatroyd”? E’ apertissimo il dibattito sul suo reale significato, ammesso ne abbia veramente uno …
Anche in questo caso, secondo una interpretazione di alcuni studiosi del personaggio, questa sua espressione in realtà sarebbe un omaggio a Bert Lahr che, nel film “Meet The People” (1944) esclama, “Heavens to Murgatroid”[3].
E’ ovvio che gli autori hanno sempre avuto ben presente il fatto che il confine tra un tormentone azzeccato ed uno fastidioso è molto labile e basta veramente molto poco per rovinare un’idea vincente.
Essi hanno quindi puntato in maniera veramente intelligente sui tempi scenici nei quali fargli pronunciare i suoi tormentoni.
Per completezza di informazione, alla “svicolata tutta a mancina” sovente alternava quella “a dritta”, ottenendo così un sicuro effetto di novità, che rendeva questo suo modo di dire sempre fresco ed efficace.
Infine una notazione tecnica: come molti altri personaggi creati da Hanna & Barbera, Yogi in primis, anche Svicolone indossa un colletto.
Questo non ha solamente una funzione estetica, ma serve soprattutto come espediente tecnico, escogitato per velocizzare la realizzazione dei singoli episodi, nonché risparmiare denaro: esso è una vera e propria cerniera tra la figura del corpo, che veniva disegnata a parte e per lo più in pose immobili, così da essere eternamente riciclata, e la testa che era l’unica unica parte mobile, ma che era decisamente più facile e veloce da realizzare.
Il nostro protagonista, dopo una stagione di successo, conosce un periodo di relativo oblìo, che lo porta ad uscire momentaneamente di scena.
Egli tuttavia viene richiamato in servizio anni dopo, tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta, all’interno di nuovi episodi che vedono Yogi nei panni del protagonista, nonché di un lungometraggio dal titolo “Yogi’s Ark Lark”.
Questo film per la TV venne realizzato nel 1972 ed ebbe il pregio non solo di affrontare tematiche ecologiste, ma anche quello di riunire in un’unica pellicola quasi tutti i personaggi realizzati da Hanna e Barbera nel corso della loro pluriennale carriera.
Altra memorabile apparizione di Svicolone è quella che lo vede nei panni di “commentatore da bordo campo” in “Laff-A-Lympics”, tradotto in italiano come “L’Olimpiade della Risata”, gara a squadre che vuole essere una benevola parodia dei giochi olimpici e che coinvolge alcuni dei personaggi storici più amati tra quelli usciti dalla fantasia di Hanna & Barbera.
Nello specifico, si sfidano tre équipes gli “Yogi Yahooeys”, capitanati da Yogi, gli “Scooby Doobies” guidati da Scooby Doo e gli “Really Rottens”, alla cui testa troviamo Mumbly.
Come in ogni cartone che si rispetti, questi tre teams presentano delle caratteristiche ben precise: i primi due sono le classiche compagini dei “bravi ragazzi”, che competono in maniera leale e sportiva, mentre il terzo, inevitabilmente, è composta dai “cattivi”, che non riescono nemmeno a gareggiare senza provare ad usare sotterfugi ed imbrogli di ogni genere.
Inutile dire che tutti i loro sforzi verranno regolarmente frustrati e che i “Really Rottens” sono destinati a terminare regolarmente ultimi, anche grazie al fatto che le loro malefatte spesso vengono svelate “alla moviola”.
Svicolone in versione telecronista

Svicolone dunque, che indossa la giacca gialla allora in dotazione ai cronisti sportivi della ABC (dalle cui frequenze veniva trasmessa la serie), guida lo spettatore con il suo solito stile garbato ed “alto” (ed ovviamente senza mai rinunciare ai propri tormentoni) attraverso lo svolgersi delle varie prove, tutte congegnate in modo da risultare avvincenti ma al tempo stesso fortemente umoristiche.
Un ultima annotazione relativamente a questi “giochi olimpici” molto particolari: a volte partecipano agli episodi come ospiti non-gareggianti Fred Flinstone e Barney Rubble.


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