di Boris Bertolini
Queste
sono le qualità che indubitabilmente si riconoscono nel personaggio di
Svicolone, Snagglepuss il suo nome originale, simpatico puma antropomorfizzato,
dalla inconfondibile livrea rosa.
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Svicolone (Snagglepuss) in una delle sue pose caratteristiche
Come
succede sovente a molti personaggi creati dal duo Hanna & Barbera, anche
questo, che vede la luce nel 1959, nasce come figura di contorno all’interno
dello show dedicato ad Ernesto Sparalesto (“The Quick Draw McGraw Show” in
inglese), salvo poi diventare, grazie all’immediato gradimento da parte del
pubblico, il protagonista d un segmento tutto suo nel “The Yogi Bear Show”[1].
Giova
ora spiegare come, tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni
sessanta, era organizzata negli Stati Uniti la messa in onda dei cartoni
animati: classicamente il Sabato mattina era il momento loro dedicato, quando
veniva trasmesso un contenitore della durata di circa 30 minuti, intitolato al
più importante dei personaggi che vi prendeva parte (i già citati “The Quick
Draw McGraw Show” o “The Yogi Bear Show”, appunto).
Questo
spazio era poi suddiviso in tre parti uguali (al netto delle interruzioni
pubblicitarie), ciascuna delle quali era assegnata alle avventure di uno dei
personaggi più in voga in quel momento, in una sorta di “tripletta” di cartoni.
Svicolone,
dunque, fa il suo esordio nel 1959, come personaggio antagonista, in un
episodio in cui il protagonista principale è Ernesto Sparalesto.
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Ernesto Sparalesto, che ha tenuto a battesimo Svicolone
In
questo, intitolato “Lamb Chopped”,
egli tenta in vari modi di impadronirsi di un invitante agnello, campione di
innumerevoli esposizioni di bestiame, per trasformarlo in una succulenta
pietanza.
A
tale scopo, e per raggirare Ernesto, la cui dabbenaggine raggiunge qui i
massimi livelli, si inventa addirittura un fratello (“Snaggletooth”, termine
che significa più o meno “dente storto”), cui addossa l’intenzione di rapire il
prezioso esemplare di ovino.
Ne
consegue tutta una serie di situazioni al limite dello sdoppiamento della
personalità, che hanno il solo scopo di disorientare Ernesto e che culminano
nella cattura dell’agognata preda, salvo
poi fare i conti con un finale a sorpresa, ma che rende già l’idea di quale sia
la reale natura di Svicolone.
In
questa sua prima apparizione, la cifra grafica che lo definisce è ancora un po’
grezza, quasi che Hanna e Barbera volessero rendere il suo ruolo di naturale,
anche se molto improbabile, contraltare dell’eroe, anche attraverso il tratto
della matita ed il colore, che non è ancora il bel rosa con cui lo conosciamo,
ma un indefinito arancione.
Nonostante ciò, si nota praticamente sin da subito quella che è la reale caratteristica di fondo del personaggio e che lo rende, come detto poc'anzi, assolutamente improbabile nei panni del "cattivo": la sua incredibile nobiltà d’animo, che lo porta a rifiutare qualsiasi tipo di atteggiamento meschino o in contrasto con il suo codice di comportamento, da gentiluomo inglese di stampo ottocentesco.
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Uno Svicolone in gran spolvero |
Dopo
questa sua prima apparizione, lo ritroviamo ancora in qualità di ospite sia di
Ernesto Sparalesto, sia “Tatino e Papino” (in originale “ Augie Doggie and
Doggie Daddy”), sia, soprattutto, di “Snooper e Blabber”, che hanno il merito,
per così dire di lanciarlo nell’olimpo dei protagonisti.
Infatti,
nel 1961, per Svicolone è la volta di diventare finalmente protagonista di ben
32 episodi tutti suoi.
In
queste avventure, tutte quelle caratteristiche cui abbiamo accennato e che
erano già in nuce nei suoi esordi,
ora esplodono rifulgendo alla massima potenza espressiva: la sua nobiltà
d’animo, l’atteggiamento sempre amichevole e gentile nei confronti dei suoi
interlocutori, ivi compresi quelli non altrettanto bene intenzionati nei suoi
confronti, il suo non perdere mai le staffe, cosa che non si addice ad un vero gentleman: in altre parole il suo essere
uomo, pardon … puma, di altri tempi!
Un
discorso a parte merita il suo modo di approcciarsi al sesso femminile: sempre
per questa sua caratteristica di non voler apparire rozzo o maleducato, finisce
con il diventarne regolarmente succube, fino alla catarsi finale, naturalmente
declinata alla sua maniera.
Completano
il quadro il suo essere colto e raffinato e la sua passione per il teatro di
Shakespeare, del quale aspira massimamente ad interpretare il ruolo di Amleto.
Ma
non finisce di certo qui: anche quando il suo obiettivo è puramente e
semplicemente materiale (un caso su tutti: raggranellare la somma necessaria
per un viaggio nei mari del sud) egli non scende mai a compromessi con il
proprio codice etico, né si mette a cercare delle facili scorciatoie: pur di
rimanere fedele ai propri valori comportamentali è disposto anche ad andare
incontro a cocenti sconfitte, che egli tuttavia, proprio grazie a questo suo
essere onesto e cristallino, accetta con grande spirito finendo quindi con il
volgerle a proprio vantaggio.
Analogamente,
non è capace di tirarsi indietro o fare finta di niente di fronte a qualcuno
che si trova in difficoltà: anche qui è disposto ad accettare qualche
sacrificio personale pur di vedere gli altri soddisfatti.
Di
più, Svicolone non sta a badare se il suo aiuto finisce con il favorire il suo
peggior nemico perfino (citando un tipico tormentone del nostro amico), cosa
che accade nel primo episodio interamente a lui dedicato, quando accetta di
farsi catturare dal cacciatore Major Minor, oramai anziano e dalla credibilità
in declino, purché non si dica di lui che è un puma “irriverente ed
impiccione”.
Vale la pena di sottolineare qui un aspetto del rapporto tra Svicolone e Major Minor: esso, pur con le dovute differenze, richiama alla mente quella esistente tra Elmer (il cacciatore) e Buggs Bunny.
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Svicolone mentre sfugge a Major Minor
Questo
non deve meravigliare, se consideriamo che in entrambi i casi la maggior parte
degli episodi ha in comune la mano di Michael Maltese, uno dei principali
creatori di storie in dotazione alla MGM (casa di produzione presso la quale
Hanna e Barbera avevano iniziato la loro collaborazione) negli anni ’40 e ’50.
Un’altra
sua “fissazione” è quella di voler convincere gli esseri umani con i quali
convive del fatto di essere gentile ed amichevole; anche in questo caso con
scarsissimi risultati, che però non turbano più di tanto Svicolone, il quale
non perde la fiducia e la speranza di riuscire prima o poi nel proprio intento.
Nonostante
tutta la sua buona volontà infatti deve spendere gran parte del suo tempo a
sfuggire a cacciatori vari, proprietari di zoo ed affini, che lo vedono solo e
sempre nei panni di una preda o, bene che vada, di un fenomeno da baraccone.
Tutte
queste sue peculiarità vengono rese magistralmente in primis attraverso il suo modo di parlare, basato, a seconda
delle situazioni, su rime ed assonanze (questo fatto a dire il vero è ben più
evidente nella versione originale in inglese), oppure su un gran sussiego
rivolto verso il proprio interlocutore; quest’ultimo viene reso attraverso una
messa di voce molto impostata, al limite della affettazione.
Secondo
parte della critica, questo modo di parlare e di portare la voce è una
citazione di Bert Lahr nel ruolo del Leone ne: “Il mago di Oz”[2].
A
questo proposito è doveroso porgere un tributo a Daws Butler, voce originale
americana, che riesce in modo a dir poco magistrale a rendere tutte queste peculiarità
del personaggio.
Allo
stesso modo va reso senza dubbio onore al merito al nostro Renzo Palmer, che ha
saputo doppiare in italiano in maniera altrettanto mirabile il personaggio.
Questo
grande attore e conduttore televisivo e radiofonico, puntando sull’uso di uno
spiccato accento bolognese, grazie alla morbida rotondità di questo, riesce a
donare a Svicolone la stessa carica di nobiltà e simpatia datagli dalla voce
originale.
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Renzo Palmer, voce italiana di Svicolone
Sempre
per rimanere sull’argomento della parte “vocale”, per così dire, del
personaggio, un suo altro elemento caratteristico, comune alla stragrande
maggioranza dei “figli animati” di Hanna e Barbera, è l’uso di alcuni
tormentoni che, ripetuti ad ogni occasione, gli si appiccicano addosso come una
seconda pelle.
Chi
non ricorda, nella versione nostrana, il mitico “Svicolo … a tutta mancina!”,
che è un tutt’uno con il suo nome?
Anche
in questo caso, per capirne meglio il significato, ci viene incontro la sua
versione originale, che suona “Exit … stage left!”, letteralmente: “Uscita …
lato sinistro del palcoscenico”.
Questo
modo di dire non è stato scelto a caso: esso vuole richiamare alla mente dello
spettatore la passione, direi l’ossessione perfino (ehm, scusate … ma
l’intercalare di Svicolone è a suo modo contagioso), per il teatro. E che dire dell’altra sua espressione “Heavens to Murgatroyd”? E’ apertissimo il dibattito sul suo reale significato, ammesso ne abbia veramente uno …
Anche
in questo caso, secondo una interpretazione di alcuni studiosi del personaggio,
questa sua espressione in realtà sarebbe un omaggio a Bert Lahr che, nel film “Meet The
People” (1944) esclama, “Heavens to Murgatroid”[3].
E’
ovvio che gli autori hanno sempre avuto ben presente il fatto che il confine tra
un tormentone azzeccato ed uno fastidioso è molto labile e basta veramente
molto poco per rovinare un’idea vincente.
Essi
hanno quindi puntato in maniera veramente intelligente sui tempi scenici nei
quali fargli pronunciare i suoi tormentoni.
Per
completezza di informazione, alla “svicolata tutta a mancina” sovente alternava
quella “a dritta”, ottenendo così un sicuro effetto di novità, che rendeva
questo suo modo di dire sempre fresco ed efficace.
Infine
una notazione tecnica: come molti altri personaggi creati da Hanna &
Barbera, Yogi in primis, anche Svicolone indossa un colletto.
Questo
non ha solamente una funzione estetica, ma serve soprattutto come espediente
tecnico, escogitato per velocizzare la realizzazione dei singoli episodi,
nonché risparmiare denaro: esso è una vera e propria cerniera tra la figura del
corpo, che veniva disegnata a parte e per lo più in pose immobili, così da
essere eternamente riciclata, e la testa che era l’unica unica parte mobile, ma
che era decisamente più facile e veloce da realizzare.
Il
nostro protagonista, dopo una stagione di successo, conosce un periodo di
relativo oblìo, che lo porta ad uscire momentaneamente di scena.
Egli
tuttavia viene richiamato in servizio anni dopo, tra la fine degli anni
sessanta e l’inizio dei settanta, all’interno di nuovi episodi che vedono Yogi
nei panni del protagonista, nonché di un lungometraggio dal titolo “Yogi’s Ark
Lark”.
Questo
film per la TV venne realizzato nel 1972 ed ebbe il pregio non solo di
affrontare tematiche ecologiste, ma anche quello di riunire in un’unica
pellicola quasi tutti i personaggi realizzati da Hanna e Barbera nel corso
della loro pluriennale carriera.
Altra
memorabile apparizione di Svicolone è quella che lo vede nei panni di “commentatore
da bordo campo” in “Laff-A-Lympics”,
tradotto in italiano come “L’Olimpiade
della Risata”, gara a squadre che vuole essere una benevola parodia dei
giochi olimpici e che coinvolge alcuni dei personaggi storici più amati tra
quelli usciti dalla fantasia di Hanna & Barbera.
Nello
specifico, si sfidano tre équipes gli
“Yogi Yahooeys”, capitanati da Yogi, gli “Scooby Doobies” guidati da Scooby Doo
e gli “Really Rottens”, alla cui testa troviamo Mumbly.
Come
in ogni cartone che si rispetti, questi tre teams presentano delle caratteristiche
ben precise: i primi due sono le classiche compagini dei “bravi ragazzi”, che
competono in maniera leale e sportiva, mentre il terzo, inevitabilmente, è
composta dai “cattivi”, che non riescono nemmeno a gareggiare senza provare ad usare
sotterfugi ed imbrogli di ogni genere.
Inutile
dire che tutti i loro sforzi verranno regolarmente frustrati e che i “Really
Rottens” sono destinati a terminare regolarmente ultimi, anche grazie al fatto
che le loro malefatte spesso vengono svelate “alla moviola”.
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Svicolone in versione telecronista |
Svicolone
dunque, che indossa la giacca gialla allora in dotazione ai cronisti sportivi
della ABC (dalle cui frequenze veniva trasmessa la serie), guida lo spettatore
con il suo solito stile garbato ed “alto” (ed ovviamente senza mai rinunciare
ai propri tormentoni) attraverso lo svolgersi delle varie prove, tutte
congegnate in modo da risultare avvincenti ma al tempo stesso fortemente
umoristiche.
Un
ultima annotazione relativamente a questi “giochi olimpici” molto particolari:
a volte partecipano agli episodi come ospiti non-gareggianti Fred Flinstone e
Barney Rubble.
REFERENZE
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