di
Giovanni De Pedro
“Troviamo conforti, troviamo da stordirci,
acquistiamo abilità con le quali cerchiamo d'illuderci. Ma l'essenziale, la
strada delle strade non la troviamo.”
Da
“Siddharta” di Hermann Hesse
Credo
siano poche le persone a non aver letto “Siddharta”, uno dei capolavori della
letteratura mondiale di tutti i tempi.
Che cosa attrae di questo personaggio, il San Francesco
d'Oriente?
Forse
il fatto che, come il santo italiano, era nato in una famiglia benestante.
Figlio di un brahmino, lascia la sua casa e i suoi beni per seguire un gruppo
di Samana, asceti che vivono cercando lo spirito supremo che non è solo l'amore
ma molto di più: la smaterializzazione del corpo per vivere la pienezza
dell'anima, niente è utile se non la concentrazione mentale per superare ogni
dolore della vita.
Siddharta,
come il Santo patrono d’Italia, mette in risalto il fatto che si può acquisire
una profonda conoscenza dei libri sacri, ma bisogna saperla applicare alla vita
reale. Con questo concetto si mettono in evidenza i difetti del clero, di
qualsiasi professione religiosa, che resta chiuso nelle arcaiche credenze e tra
le mura dei luoghi di culto, facendo sfoggio della conoscenza delle Sacre Scritture
ma senza comprenderle e viverle pienamente tra la gente. È la nostra mente che
elabora questi insegnamenti e li vive, ogni giorno, tra le persone comuni che
lottano per sopravvivere. Siddharta ha vissuto in questo modo la sua vita e,
come paragone, pensiamo all'opera di una Grande piccola donna come Madre Teresa
di Calcutta che ha dedicato tutta la sua esistenza ai poveri, usando come mezzo
l'insegnamento del Vangelo.
Secondo
il pensiero di Siddharta, tutti gli esseri umani hanno qualcosa da dare e,
quindi, qualcosa da ricevere dagli altri, anche da una prostituta che svela a
Siddharta il segreto di ricevere piacere dall'amore fisico ma anche la felicità
di dare gioia al partner.
Toccante
è l'incontro di Siddharta con Gotama Shakyamuni, più comunemente conosciuto
come il Buddha, colui che ha raggiunto il Nirvana, quindi l'ultima
reincarnazione; ho l'impressione che anche Madre Teresa, catapultata in una
realtà buddista, avesse raggiunto il suo Nirvana.
![]() |
Un'immagine di Hermann Hesse |
Leggendo
le pagine del racconto di Hesse, si può constatare che tutte le religioni
professano la stessa convinzione nell'amore per gli altri e la speranza di una
vita oltre quella terrena, dove la grande protagonista dell'eternità è soltanto
la nostra anima.
Oltre
a Siddharta e il Buddha, un altro personaggio rilevante del romanzo è
sicuramente Govinda, grande amico di Siddharta. Govinda segue sempre il suo
maestro, restando dieci passi dietro di lui; questo atteggiamento ci insegna
che tutti dovremmo osservare i movimenti delle altre persone per capirle e
trarne un insegnamento che può farci crescere. L'unico momento in cui Govinda
pensa di tradire Siddharta è quando si separa dal suo maestro per seguire il
Buddha, e allontanandosi comincia a riflettere sulla sua vita, dimostrando di
essere maturato e diventato uomo.
Nel
suo maestoso romanzo, Hermann Hesse descrive in maniera maniacale i pensieri e
le sensazioni del suo personaggio, come se lui stesso non solo si immedesimasse
nel protagonista, ma fosse lo stesso Siddartha.
Nello
stile letterario di Hesse risaltano le descrizioni dell'ambiente in cui si
svolgono le azioni, lo scrittore mette in evidenza la natura, con le sue
bellezze e i suoi mutamenti. Descrizioni che si possono ritrovare anche nei
suoi romanzi successivi, per esempio “Narciso e Boccadoro”, riprendendo in
parte lo stile poetico che fu caratterizzato dall'Ariosto ne “L'Orlando
Furioso”.
Nel
2013 ricorsero due anniversari significativi: il novantesimo anno dalla prima
pubblicazione di “Siddharta”, festeggiato dalla storica casa editrice Adelphi
con un'edizione straordinaria del romanzo, che coincise con il cinquantesimo
anno dalla morte del suo grande autore, Hermann Hesse.
“La saggezza non è comunicabile. La scienza
si può comunicare, ma la saggezza no. Si può trovarla, viverla, si possono fare
miracoli con essa, ma spiegarla e insegnarla non si può.”
( da “Siddharta” )
|
molto interessante, grazie Giovanni!
RispondiEliminaciao
Marina
Grazie Marina, sono felice che ti sia piaciuto. Giovanni.
RispondiElimina