Ponte alle Grazie - pagg. 448 - € 18,00
Il nuovo romanzo
di Francesco Pecoraro
Descrivere il presente osservando
la vita di una strada.
Raccontare il Novecento attraverso
la storia di un quartiere.
Ritrarre il declino collettivo
nelle vicende di un singolo uomo.
Il nuovo
romanzo di uno dei più originali scrittori italiani.
«Jeans falso consumati. Falso strappati. Pantaloni falso mimetici. Borse
mimetiche. Capelli falso giovani, rossastri. In giro falsi rasta. Falsi
gangsta, falsi rap. Falsi punk. Falsi giovani. Borchie falsamente utili.
Magliette falso scolorite. Falsa vita vissuta. Falsa esperienza, falso
inconscio, falso immaginario, falsa coscienza. Falsa la metropoli, falso il
lavoro. Falso legno, falso antico, false le cacche di mosca su falsi mobili. Il
falso grezzo nei ristoranti falso-fichetti, o vero-fichetti per falsi fichetti.
Falsi gli hipster con false barbe folte lunghe tagliate quadre, false camicie
da falsi boscaioli, birre falso-artigianali. False calvizie, falsi muscoli con
tatuaggi falso tribali. Veloci sfrecciano bassi falsi pappagalli verdi, frutto
del riscaldamento globale, anch’esso artificiale, posticcio».
Primi
anni Venti di questo secolo nella «Città di Dio», decadente metropoli che
assomiglia molto a Roma. Un uomo di circa settant’anni osserva dal settimo
piano della sua palazzina le vicende dello «Stradone»; i tanti personaggi che
lo percorrono incarnano tutte le forme del «Ristagno» della nostra società.
Invecchiamento e conformismo, razzismo e sessismo, sopravvivenze popolari e
«trentelli» rampanti, barbagli di verità, etnie in conflitto, il fantasma
dell’integralismo islamico, la liquefazione di sinistre e destre e della classe
media in un unico «Grande Ripieno»: nulla sfugge a questo narratore disordinato
ma perspicace, che pare saper restituire meglio di chiunque – con ironia,
cinismo, nostalgia, umorismo – il non senso del nostro presente. Racconta anche,
l’uomo senza nome, la propria esistenza di «Novecentesco», aspirante storico
dell’arte, funzionario di Ministero, uomo che ha creduto nel comunismo e poi si
è fatto socialista e corrotto, con i suoi amori e, oggi, l’ossessione per la
vecchiaia, la malattia, la pornografia; e ricostruisce infine – con documenti
veri o quasi-veri – la storia di un quartiere i cui abitanti, operai e
proletari, per secoli e fin oltre la metà del Ventesimo, hanno prodotto qui i
mattoni di cui è fatta la Città: il quartiere più comunista e antifascista
della Città, forse visitato da Lenin – personaggio inatteso di queste pagine –
nel 1908. Il risultato è un libro assolutamente unico nel panorama letterario
non solo italiano, in cui la passione politica, antropologica e linguistica, le
vicende di una vita, di un quartiere, di un intero secolo concorrono a
un’esperienza di lettura indimenticabile: un’illuminante – tragica ed
esilarante – avventura di conoscenza.
Francesco
Pecoraro, romano, ha pubblicato per Ponte alle Grazie La
vita in tempo di pace (2013; premio Vareggio, tradotto in cinque lingue).
Ricordiamo gli altri suoi libri: i racconti di Dove credi di andare (Mondadori,
2007), le prose di Questa e altre preistorie (Le Lettere, 2008), le
poesie di Primordio vertebrale (Ponte Sisto, 2012).
I GIUDIZI IN ANTEPRIMA
«Una penna straordinaria che restituisce un tempo - il secondo 900 - e un
luogo - Roma - con lo sguardo unico di chi vede deteriorarsi ciò che ama.»
Helena Janeczek
«I bravi scrittori ti sorprendono sempre alle spalle. Francesco Pecoraro sa
colpire con ciò che io, da solo, non riuscirei mai a immaginare.»
Nicola Lagioia
«Ho la sensazione che ci sia qualcosa di straordinario nel modo in cui Pecoraro
percepisce e restituisce l’architettura interna e complessa di segni all’apparenza
minimi.»
Giorgio Vasta
«Francesco Pecoraro tiene insieme sfere di esistenza che di solito gli scrittori
non riescono a tenere insieme, o che non vedono proprio: i destini dei
personaggi, la microfisica del quotidiano, la storia politica del presente, la
lunga durata dell’evoluzione umana, l’immobilità della natura. La vita dei
suoi protagonisti idiosincratici rimanda sempre a piani di realtà ulteriori. In
ognuno di questi piani si combatte una lotta per dare forma e significato a
un mondo che, di per sé, non ha né forma né significato.»
Guido Mazzoni
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