di Marina Fichera
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il vero può essere una buona cosa,
ma
inventare il vero è meglio, molto meglio.
Giuseppe Verdi
Amo i vecchi teatri d'opera
di provincia. Quelli con i pavimenti fatti di assi di legno scure e cigolanti e
un’abbondanza di stucchi d'oro da far impallidire Re Mida. Quelli che
rappresentano la parte nobile dell'Italia
dei campanili. Quelli dove palpita e sospira l'arte italiana del Bel Canto che ha attraversato i regni,
le guerre, i boom e le crisi, e che ancora oggi ci permette un emozionante
viaggio nella bellezza.
Senza dubbio il Teatro Municipale di Piacenza, inaugurato
il 10 settembre 1804, è tra queste eccellenze nazionali. Nel sito del teatro è
riportato “Piacenza fu la prima dell’Emilia ad avere un teatro nuovo,
modernamente concepito, capiente e, soprattutto, bello. Parma lo avrà nel 1829,
Modena nel 1838, Reggio Emilia nel 1857”. E il Municipale è davvero bello, con
i suoi 1.121 posti suddivisi tra platea, due ordini di palchi, due ordini di galleria e uno stretto loggione.
Domenica 2 aprile 2017 ero
seduta al piano più alto e popolare, il loggione, per assistere allo spettacolo
Avrò
dunque sognato!. Uno spettacolo desiderato e creato dal Maestro Leo Nucci per festeggiare una
sfolgorante carriera che dura da ben cinquant'anni - debuttò nel settembre 1967
nel ruolo di Figaro nel Barbiere di
Siviglia di Rossini– e al tempo stesso rendere omaggio a un altro grande
musicista emiliano, il Maestro Giuseppe
Verdi. Con il Maestro Nucci si esibiscono i giovani allievi dell’Opera
Laboratorio, da lui condotto.
Lo spettacolo Avrò
dunque sognato! – citazione da una scena del secondo atto del Rigoletto -
incomincia prima dell'inizio. Cioè
prima della sinfonia del Nabucco (opera del 1841) che
è preludio a una sequenza di scene tratte da opere verdiane care a Leo Nucci: Luisa
Miller, Un ballo in maschera e Rigoletto.
La scena si spalanca
come se il palcoscenico fosse ancora chiuso. Il Maestro è nel suo camerino con
la truccatrice, intorno le maestranze si danno da fare per gli ultimi
preparativi prima dell'entrata del direttore d’orchestra nel golfo mistico.
Una voce registrata
inizia a narrare. Racconta di musica, di arte e di teatro. È la voce di
Giuseppe Verdi evocata da Nucci. Una voce che ritroveremo molte altre volte ad
inframmezzare i diversi atti messi in scena.
È lo spettacolo della
lirica visto dal di dentro, il suo stesso cuore palpitante e vitale. È l’invenzione del vero, tanto amata da
Verdi.
Il Maestro Leo Nucci con alcuni solisti
ringraziano il pubblico
al termine della prima parte (foto M. Fichera)
|
Dopo questo attacco si
passa subito a una scena tratta dal primo atto della Luisa Miller, opera
composta dal Maestro di Busseto nel 1849. L’ottimo coro del Teatro Municipale
intreccia le voci con quelle dei giovani protagonisti e del grande baritono.
Una voce fuori campo rievoca una lettera del
maestro Verdi che introduce la suggestiva scena del coro delle Streghe dal Macbeth
(1847).
“Non so s'io
mi spiego dicendo parola scenica; ma io intendo dire la parola che scolpisce e
rende netta ed evidente una situazione”. Una lettera inviata
da Verdi al librettista Ghislanzoni ci introduce ad alcune scene del terzo atto di Un
ballo in maschera (1858) .
Faccio una rapida statistica delle tre parole più citate nei
libretti verdiani delle tre opere scelte: amore,
figlia, vendetta. Parole universali e resistenti alla storia, nel bene e
nel male.
Copertina dello spartito per canto e pianoforte di “Un ballo in maschera” di G. Verdi – ed. Ricordi Milano |
La seconda parte si apre con il Preludio del primo atto di Traviata
(1853).
Segue l’intero secondo atto di Rigoletto (1851) uno
dei maggiori cavalli di battaglia del grande baritono emiliano, che ha
interpretato le vesti del buffone di corte ben oltre cinquecento volte.
Le celeberrime arie “Povero Rigoletto!... Cortigiani, vil razza
dannata" https://www.youtube.com/watch?v=Xy1bODSE_OQ
(versione messa in scena dal Teatro alla Scala nel 2015) e “Si, vendetta”, https://www.youtube.com/watch?v=K3bFdGbVUQA
(nella versione, sempre nel 2015, del Teatro Real di Madrid) fanno esplodere
definitivamente l’ovazione del pubblico che è tutto lì per festeggiare con Leo
Nucci e che ha già applaudito con molto calore e partecipazione durante lo
spettacolo.
L’aria “Si, vendetta” verrà anche eseguita come primo
bis. Subito dopo tutto il cast e il coro salgono sul palco in elegantissimi
abiti ottocenteschi, mentre Leo Nucci indossa il mantello rosso e oro del doge Simon
Boccanegra (opera del 1857). "Plebe! Patrizi! Popolo!" https://www.youtube.com/watch?v=yRzFhxG75Js (qui citata nel promo alla versione presso il
Teatro alla Scala del luglio 2016) è un possente inno alla pace e la
consacrazione definitiva dell’affetto tra il pubblico piacentino e il Maestro
Leo Nucci.
E come disse Verdi in una lettera datata 1871 – citata durante
lo spettacolo – “Tornate all'antico e
sarà un progresso”.
Ringraziamenti al termine del secondo bis (foto M. Fichera) |
Seguo da anni il Maestro
Nucci che, nonostante la non più giovane età, penso sia il migliore baritono in
attività al mondo. L’artista emiliano – è nato a Castiglione dei Piepoli nel
1942 – rappresenta il meglio della nobile arte del canto d'opera italiano. E
lo seguo non solo per le doti canore ma anche per le non comuni doti umane.
Vidi un suo recital al
Teatro alla Scala per i quarant'anni di carriera, nel 2007. I recital del
lunedì sera alla Scala - quando i teatri son chiusi - sono di solito un po'
affettati, talvolta sembra quasi che i cantanti non vogliano sprecare la voce, ma il Maestro Nucci
cantò una serie di arie famosissime e molto impegnative, in un programma
straordinario e coinvolgente, tanto che il teatro venne letteralmente giù
dall'entusiasmo del pubblico che lo gremiva in tutti gli ordini. E lui fu
generosissimo nel concedere bis e ringraziamenti, come sempre. Grazie Maestro!
Il Maestro Nucci nel recital alla Scala del gennaio 2007 (foto dal web) |
Dal momento che tutti continuano a
domandarmi e domandarsi quale sia il mio segreto ho deciso di rivelarlo.
Si articola in due punti:
Non è vero che si vive una volta sola.
È vero che si muore una volta sola e
si vive ogni attimo!
Ho sempre amato e curato l'erba del
mio giardino,senza preoccuparmi se quella del vicino fosse più verde.
E quando lo era, l'ho guardata con
ammirazione!
La vita è meravigliosa! Siamo noi a renderla
squallida.
Leo Nucci
*******
Avrò dunque sognato!
Stagione Lirica
2016/2017 del Teatro Municipale di
Piacenza, nuovo allestimento prodotto da Fondazione Teatri di Piacenza con
Fondazione Teatro Comunale di Modena.
Dirige l’Orchestra
dell’Opera Italiana il Maestro Aldo
Sisillo; regia e ideazione scenica di Salvo
Piro.
Sul palco con il Maestro
Leo Nucci: Marco Ciaponi, Clarissa Costanzo, Maria Mudryak, Nicolò Donini,
Federica Gatta, Juliusz Loranzi, Cristian Saitta, Simone Tansini, Leonora Tess
e Alessandro Viola. Coro del Teatro Municipale di Piacenza direttoda Corrado
Casati. Costumi di Artemio Cabassi, luci dirette da Michele Cremona.
Ciao Marina,
RispondiEliminaarticolo molto interessante e sicuramente lo spettacolo ancora di più. Brava come al solito. Patrizia
Ciao Patrizia, ti ringrazio molto!
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