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martedì 1 novembre 2016

La pittura sociale


Di Giovanna Rotondo Stuart

"I mangiatori di patate"
I primi segni di pittura sociale si hanno con il romanticismo e  il naturalismo verso la prima metà dell’800, periodo in cui lo scrittore Victor Hugo ambienta il suo “I Miserabili” - uno dei romanzi più letti del XIX secolo - e Emile Zola denuncia, nei suoi trattati, lo sfruttamento sul lavoro e le terribili condizioni di vita nelle periferie urbane. Tuttavia è con il Realismo che la pittura muove i primi passi verso altre espressioni, liberandosi dai condizionamenti e dagli stereotipi della cultura accademica e dagli eccessi del romanticismo.  Il Realismo osserva e racconta la vita della persone in modo oggettivo e concreto: così com’è nella realtà. Lo ha fatto Van Gogh nel suo celebre dipinto “I mangiatori di patate”. 
Il termine realismo viene usato la prima volta da Gustave Courbet per la sua esposizione del 1855 chiamata  Pavillion du Réalisme.


Il movimento realista nasce in Francia, con l’affermazione della Seconda Repubblica, nel 1848, in un momento di grandi cambiamenti sociali e culturali. 
Tra i suoi interpreti più significativi ricordiamo Jean François Millet, Gustave Courbet e Honoré Daumier. Millet racconta la fatica della vita dei campi con grande sensibilità e lirismo, Corot e Daumier la durezza del lavoro nelle fabbriche, l’estrema povertà delle grandi periferie urbane: cercano la bellezza nella realizzazione di ciò che vedono. L’Arte diventa denuncia delle condizioni di vita dei più sfortunati e sfruttati. 

Eugène Delacroix 1789-1863
“La Libertà che guida il popolo” del 1830, in seguito ai tre giorni di rivolta contro Carlo X, può essere considerato uno dei primi dipinti di pittura sociale: il pittore interpreta il desiderio di cambiamento del popolo che si ribella. Eugène Delacroix, uno tra i più importanti pittori del romanticismo, nato in una famiglia agiata e ben inserito  nella buona borghesia, raffigura, in questo dipinto,  tutte le categorie sociali che marciano insieme  verso la conquista della libertà e si schiera con gli oppressi. 
“La Libertà che guida il popolo” 1830   

Jean François Millet 1814-1875
Jean François Millet nasce in una famiglia di origine contadina di condizioni molto modeste.  Dipinge la vita e la fatica degli umili con poesia e religiosità; a lui si ispirano molti pittori tra cui Van Gogh e Segantini. Nel 1849 si unisce agli artisti della Scuola di Barbizon, nella foresta di Fontaineblau, e ci rimane per  il resto della sua vita. E’ un grande pittore! 
 Le lavandaie, 1853/55,  olio su tela, cm 42x52,
 Museo of Fine Arts, Boston    

Le spigolatrici, olio su tela, 1857 circa, cm 55,5x66,
Musée d’Orsay, Parigi

Gustave Courbet 1819-1877
Gustave Courbet si definisce uno spirito libero da qualsiasi condizionamento religioso, accademico o politico e, in effetti, lo è. Autodidatta, nei suoi quadri dipinge la dura realtà del popolo mostrando le condizioni estreme in cui lavora e vive. Significativa la sua opera “Gli spaccapietre”, poi andata distrutta durante i bombardamenti di Dresda nella seconda guerra mondiale. Un pittore che non piace alla borghesia per i suoi soggetti  troppo realisti. I suoi dipinti non saranno  mai accettate nelle mostre ufficiali.
Le vagliatrici di grano, olio su tela, 1853 , cm 1,31x1,67,
Musée des beaux-arts, Parigi
  
Gli spaccapietre, olio su tela, 1849,
già esposta al museo di Dresda

Honoré Daumier 1808-1879
Con Daumier la pittura sociale diventa  denuncia. Daumier interpreta  le terribili condizioni  in cui vive il proletariato urbano. Inoltre, nelle sue caricature di satira politica denuncia  l’inaffidabilità e l’incapacità della classe politica oltre alla sua voracità: è un grande! La sua attività gli costerà processi e una condanna a sei mesi di carcere, nel 1832, per attività sediziosa,  nonché la chiusura del giornale presso cui lavora. Regna Luigi Filippo succeduto a  Carlo X dopo le tre giornate di Parigi del 1930 in cui Delacroix dipinge “La Libertà che guida il popolo”. 
Incitamento allo sciopero, olio su tela, 1840 circa, cm 87,6x113,
The Philippe Collection, Washington, D.C.

    
Wandering Saltimbanques, olio su legno,1847 circa, cm 32,6x 24,8,
The National Gallery of Art, Washington, D.C.

Telemaco Signorini 1835-1901
Signorini, ben inserito nell’ambiente benestante, suo padre è pittore presso la corte del Granduca di Toscana, frequenta la Scuola di Belle Arti di Firenze. A Firenze diviene un assiduo frequentatore del Caffè Michelangelo, all’epoca luogo di ritrovo di  artisti e critici d’arte come Diego Martelli.  Inizia, con Silvestro Lega ed altri, lo studio sulla ricerca del contrasto cromatico: luce e ombra, chiaro e scuro, la pittura a macchia e da qui il termine “macchiaioli”. Le sue ricerche sulla luce non gli impediscono di dedicarsi alla pittura impegnata e nel suo dipinto, “La sala delle agitate”, affronta e raffigura la realtà come vuole la migliore  scuola naturalista, ovvero senza sentimentalismi.  Viaggia e studia molto, in Francia incontra Corot e altri artisti della scuola di Barbizon. Fonderà, con Diego Martelli, una rivista letteraria: “Il Gazzettino delle Arti e del disegno”, di cui sarà un attivo collaboratore, in seguito si occuperà di critica e satira. 
 La sala delle agitate, olio su tela, 1865, cm 66x59,
Galleria d’arte moderna di Ca’ Pesaro, Venezia   
L’alzaia, olio su tela, 1864, cm58,4x173,2, Collezione privata

Angelo Morbelli 1853–1919
Angelo Morbelli avrebbe intrapreso la carriera musicale, ma una progressiva sordità glielo impedirà e diviene pittore. Un pittore estremamente realista per i soggetti che dipinge: in “Venduta” e “Derelitta” denuncia la prostituzione minorile. Compassione e denuncia per la solitudine degli anziani nella serie di dipinti sul Pio Albergo Trivulzio e per il duro lavoro delle mondine nelle risaie. 
Verso il 1890 s’interessa alla pittura divisionista e adotta la tecnica della scomposizione del colore. Diviene amico di Pellizza da Volpedo.
Nel 1897 vince la medaglia d'oro a Dresda con “Per ottanta centesimi” in cui racconta il duro lavoro delle mondine e “S'avanza”, un tondo dai toni luminosi. Nel 1900 viene premiato con la medaglia d'oro dell'Esposizione Universale di Parigi del 1900 con “Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio”.
                                     Per ottanta centesimi, olio su tela, 1895 , cm 124,5x169 ,
                                                    Museo Francesco Borgogna, Vercelli                                                 
Venduta, olio su tela, 1897, cm 67x107, collezione privata

Emilio Longoni, 1859-1932
Figlio di un fabbro e quarto di dodici figli, ha un’infanzia povera e difficile, ma riesce a frequentare l’Accademia di Brera con ottimi riconoscimenti. Sarà un grande amico di Giovanni Segantini e dei fratelli Grubicy, pittori, galleristi e mercanti d’arte attivi nella ricerca di giovani artisti. Longoni come Segantini, Pellizza da Volpedo, Morbelli, è attratto dallo stile divisionista, la ricerca della luce e la scomposizione del colore sono alla base del movimento. Per il suo impegno sociale viene coinvolto in tumulti politici e sorvegliato dalla polizia che lo considera il pittore degli anarchici. L’opera”Riflessioni di un affamato” gli costa una denuncia per “istigazione alla lotta di classe”.
   L’oratore dello sciopero, 1890/92,
                                               Banca di Credito Cooperativo, Barlassina                                                  

Riflessioni di un affamato, 1894,
Museo del territorio biellese, Biella
                                                                                                             
   
Giovanni Sottocornola, 1855 1917
Amico di Emilio Longoni, Andrea Previati, Giovanni Segantini e altri pittori del movimento divisionista che incontrerà all’Accademia di Belle Arti di Brera, Giovanni Sottocornola nasce in una famiglia di umili origini e dovrà impiegarsi come garzone per aiutare la famiglia a causa della precoce morte del padre. A vent’anni riesce a iscriversi all’Accademia di Brera che frequenterà per qualche anno. La sua produzione varia tra realismo sociale e  realismo paesaggistico. E’ anche un abile pastellista. Tra le sue produzioni di pittura sociale troviamo L’alba dell’operaio e Frutera.

L’alba dell’operaio, olio su tela, 1897 cm 141x253,
Galleria d’Arte Moderna, Milano 
Frutera, olio su tela, 1886, cm 78,5x48,5
Gallerie di Piazza Scala 

Plinio Nomellini 1866-1943
Nel 1885 Plinio Nomellini ottiene una borsa di studio per l’Accademia di Belle Arti di Firenze dove ha la fortuna d’incontrare Giovanni Fattori che sarà suo maestro e diventerà l’amico di un’intera vita. Oltre a  frequentare i macchiaioli Telemaco Signorini e Silvestro Lega, Nomellini diventerà con Angelo Morbelli e Pellizza da Volpedo uno dei maggiori pittori divisionisti con  attenzione verso le tematiche  sociali, come è proprio del movimento divisionista. Nomellini si trasferisce a Genova nel 1890 dove insieme a un gruppo di artisti fonda, in seguito, “Il gruppo di Albaro” che dà impulso alla vita artistica genovese.  Nel 1894 sarà arrestato e imprigionato con l’accusa di partecipare a riunioni anarchiche e di essere amico di attivisti anarchici. Giovanni Fattori, Il critico d’Ate Diego Martelli e Telemaco Signorini si batteranno per la sua innocenza e  liberazione. Signorini lo difenderà strenuamente durante il processo. 

  Lo sciopero, olio su tela, 1889, cm 29,5x40,5 
     Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona

Piazza caricamento, olio su tela, 1891, cm 120x160 
      Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona

Giuseppe Pellizza da Volpedo,  1868 -1907, e la questione sociale 
La questione sociale aveva sempre appassionato Giuseppe Pellizza. Lui, di famiglia agiata, osservava con scoramento la fatica dei lavoratori della terra nelle campagne e degli operai nelle fabbriche. Non è certo stato il primo ad occuparsi del problema sociale, ma i suoi quadri, da Ambasciatori della fame a La fiumana, a  Il cammino dei lavoratori,  divenuto  poi Il quarto stato, mostrano la passione e l’evoluzione del suo pensiero. Lui ci credeva nel cammino dei lavoratori e si era impegnato con il cuore e con la mente a dare un contributo a quel cammino, un contributo non solo pittorico che tuttavia rimase come la parte più significativa della sua partecipazione alle rivendicazioni dei lavoratori. 
Incominciò il progetto nel 1891 con Ambasciatori della fame, prosegui con Fiumana e  terminò intorno al 1900 con Il cammino dei lavoratori  che modifico in Quarto Stato nel 1901. E’ interessante vedere, negli anni, la realizzazione di un’intuizione che lo porterà, nella sua opera finale, a rappresentare L’Umanità in cammino. Guardando “Il quarto stato” si ha l’impressione fisica dell’Umanità che avanza. Ed è  interessante vedere il percorso del suo lavoro: dal primo bozzetto, molto piccolo, su una tavoletta, fino alla realizzazione finale de “Il quarto stato”, di notevoli dimensioni.
Nonostante sia conosciuto principalmente per le sue opere di impegno sociale, Pellizza da Volpedo rimane  un grande pittore del divisionismo italiano, con composizioni di una sensibilità e poesia incredibili.
Ambasciatori della fame 1891, olio su tavola cm 25x37   

Ambasciatori della fame 1891, olio su tavola cm 25x37   

Ambasciatori della fame bozzetto in carboncino 1893/94,
carboncino e gessi su carta cm 159,5x19


La fiumana, 1895-97, olio su tela, cm255×438,
Pinacoteca di Brera, Milano



Il cammino dei lavoratori, 1898, olio su tela, cm 66x116


Il Quarto Stato, 1898-1902, olio su tela, cm 283x550,
Museo del Novecento, Milano

Pellizza da Volpedo ha studiato dal vero i personaggi del Il quarto stato che è ambientato nella piazza di Volpedo, dove l’artista ha assistito più volte alle rivendicazioni dei contadini che chiedevano condizioni di vita meno terribili. 















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