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giovedì 4 agosto 2016

MATTATOIO N. 5 - O LA CROCIATA DEI BAMBINI

di Selene G. Rossi


Edizione italiana di Mattatoio N. 5
Billy Pilgrim, protagonista di Mattatoio N. 5 – o La crociata dei bambini di Kurt Vonnegut, non ha la stoffa dell’eroe. Sua grande dote è quella di viaggiare nel tempo, libero dai vincoli che questo impone a tutti gli esseri umani, muovendosi liberamente avanti e indietro, rivivendo i momenti della sua nascita, della sua morte e di tutti gli eventi che hanno caratterizzato la sua esistenza. “Così va la vita,” una delle battute più famose del libro, ripetuta ogni volta che muore qualcuno, indica la profonda passività di Billy, caratteristica che gli permette di accettare tutto ciò che gli capita. È grazie a questa sua “dote” che è in grado di passare sopra a tutto senza mai arrabbiarsi. Ciò si evince, per esempio, quando attraversando un ghetto abitato da neri ignora tutta la sofferenza di cui è testimone, rendendoci suoi complici nell’accettazione di ciò che è ma non dovrebbe essere.
Mattatoio N. 5, una sorta di autobiografia in cui Vonnegut ripercorre le esperienze da lui vissute durante la II Guerra Mondiale, è scritto come se fosse un romanzo storico/fantascientifico.



L’autore ha scelto questo stile per cercare di esorcizzare i traumi vissuti durante la sua permanenza in Germania; infatti, grazie al suo alter ego Billy affronta uno dei grandi problemi legati alla guerra, ovvero quello della violenza e della discriminazione da essa contemplate per la risoluzione di un problema. Ma in realtà, una volta che ha preso il via, la guerra non porta altro che follia, caos e dolore, non è più controllabile e gli stessi soldati che dovrebbero cercare di contenerla, spesso non ne sono in grado.

Questo romanzo è racchiuso all’interno di una cornice contrassegnata dai capitoli 1 e 10 in cui lo stesso Vonnegut, eccezionale scrittore e pacifista convinto, parla sia delle difficoltà incontrate nello scrivere questo libro sia di quali ripercussioni abbiano avuto su di lui i bombardamenti di Dresda. Anche se a un primo colpo d’occhio, Mattatoio N. 5 potrebbe sembrare solo fantascienza, in realtà, se si penetra al di sotto della superficie, noteremo che Tralfamadore altro non è che la Terra stessa, un luogo raggiunto da Billy quando è in preda alle allucinazioni create sia dall’uso probabile di sostanze allucinogene, sia dalle ripercussioni delle ferite alla testa da lui riportate. La condanna della Guerra, di qualunque guerra, appare chiara fin dal principio quando Vonnegut fa visita a uno degli uomini che si trovavano a Dresda con lui, Bernard O'Hare. Durante la loro conversazione, Mary, moglie di Bernard, si dice preoccupata perché pensa che Vonnegut celebrerà l’eccitazione legata alla vittoria sul nemico; d’altronde, continua la donna, erano solo dei bambini quando parteciparono alla guerra, bambini derubati della loro innocenza e costretti a far da testimoni a una violenza talmente eccessiva da perseguitarli ancora o da essere addirittura stata repressa al punto di far loro dimenticare tutto ciò che a essa era ed è legato. Vonnegut è d’accordo con lei e la rassicura sul fatto che il libro non sarà ciò che lei teme. 
Con il secondo capitolo si avvia l’avventura di Billy Pilgrim; da qui in avanti la sua vita viene descritta in modo frammentario, senza rispettare una linea temporale coerente e lineare. Fin dal principio ci viene detto che tra Vonnegut e Pilgrim esistono parecchie somiglianze – come, per esempio, l’età e la loro esperienza a Dresda. 
Se dovessimo però decidere di analizzare la vita di questo personaggio atipico, questa potrebbe essere riassunta in modo abbastanza semplice. Nato nel 1922 a Ilium, cittadina fittizia create da Vonnegut in cui sono ambientate altre sue storie (come Ghiaccio-nove (Cat's Cradle, 1963) e Galapagos (Galápagos: A Novel, 1985), Billy diventa, con il passare degli anni, un uomo debole e problematico. 
Prima di essere chiamato per andare in guerra, frequenta per un breve periodo la Scuola per diventare ottico. Dopo un addestramento quasi inesistente, viene spedito a combattere in Europa, in quella che è nota come l’Offensiva delle Ardenne. Catturato dai tedeschi, vivrà la sua prima esperienza extratemporale. Billy e altri prigionieri di Guerra sono imprigionati in un campo pieno di russi e con qualche ufficiale inglese. Un giorno, gli americani sono trasportati a Dresda, una città tedesca nota per la sua bellezza ma priva di qualsiasi interesse dal punto di vista industriale o militare. Nessuno si potrebbe aspettare un bombardamento. Ma la notte tra il 13 e il 14 febbraio 1945, l’aviazione statunitense e quella inglese radono al suolo la città, lasciandosi alle spalle migliaia di morti. Questo libro trabocca d'ironia anche per il fatto che la descrizione del bombardamento di Dresda, nucleo centrale del romanzo, viene rappresentata in modo vago: “Sopra si sentivano come dei passi di giganti: erano bombe ad alto esplosivo che cadevano. I giganti seguitavano a camminare.” (1) Billy e gli altri prigionieri di guerra riescono a salvarsi rimanendo nascosti all’interno di un deposito per la carne. Il giorno dopo l’eccidio, usciti dal loro nascondiglio si ritrovano a camminare nel mezzo di un paesaggio “lunare”. Senza né acqua né cibo, i sopravvissuti e quattro guardie si avventurano per la periferia della città. Per un po’ di tempo i prigionieri americani trovano rifugio in una stalla ma, ben presto, vengono sfruttati per seppellire i cadaveri. E, ancora una volta, l’ironia di Vonnegut fa capolino feroce. All’inizio, infatti, questo lavoro sembra anche essere sopportabile, ma con il passare del tempo, i corpi iniziano a decomporsi e la puzza diviene intollerabile. Un soldato, sopravvissuto al tragico bombardamento, muore a causa delle esalazioni dei corpi di chi, a differenza sua, è morto sotto le macerie. Una volta terminato il lavoro, Billy e gli altri uomini tornano alla stalla fino alla fine della Guerra. A maggio, i russi arriveranno in città e Billy verrà rimpatriato. La guerra, come rappresentata da Vonnegut, non è eroica o eccitante; è caotica, disgustosa e capace di derubare gli uomini della propria dignità. Le esperienze di guerra vissute dall’autore, e ciò che esse implicano, portarono Vonnegut a ritenere che la guerra è inspiegabile. Ed è proprio per questo motivo che la rappresenta ricorrendo sia alla descrizione storica sia a quella fantascientifica. 
L’irrazionalità della Guerra viene enfatizzata in ogni dimensione ponendo l’accento sugli elementi tragici e comici che la caratterizzano. La serietà storica della Battaglia delle Ardenne e del bombardamento di Dresda è in contrapposizione con l’umorismo e l’ironia sottesi all’intero romanzo; apparentemente solo fantascientifico, Tralfamadore è il luogo che permette a Vonnegut di mostrare la sua visione fatalistica dell’esistenza. In realtà, la Storia ricopre un ruolo importante, seppur sempre analizzata in modo ironico; infatti, l’esperienza di guerra di cui è vittima Billy deposita sulle coscienze un chiaro messaggio antimilitarista e pacifista, il cui scopo fondamentale è denunciare la follia insita nella guerra ricorrendo sempre all’ironia. Un esempio tra tutti è dato dall’introduzione di Billy nella storia: lui, l’artigliere Roland Weary e due esploratori della fanteria si ritrovano nel bel mezzo della Battaglia delle Ardenne, separati dal loro plotone. Soli, in territorio nemico, i quattro si “dividono” in due gruppi; il primo composto dai silenziosi fanti - sui quali punteremmo se dovessimo scommettere chi potrebbe sopravvivere - il secondo da Billy e Roland, goffi e rumorosi. I due ricognitori decidono di abbandonare i due maldestri compagni ma, ironia della sorte, sono proprio loro quelli a essere uccisi dai tedeschi mentre Billy e Roland vengono risparmiati. L’innocenza con cui è descritta la tragica fine dei due fanti è racchiusa in una frase: "Da lontano giunsero tre bang inoffensivi" (2). Peccato che nessuna vita giunta alla fine, soprattutto per causa della guerra, possa essere descritta come "inoffensiva." Ma l’atteggiamento di Billy di fronte a questo tragico evento non deve essere considerato insensibile, bensì come causato dallo shock di quella Guerra che ha contribuito a cambiare la sua percezione della vita e che lo ha reso incapace di vedere la realtà in modo “normale”. 
Un interessante ritratto di
Kurt Vonnegut (1922 - 2007)

Tornato a Ilium per finire la scuola di Ottico, si fidanza con Valencia, figlia del proprietario della stessa. Subito dopo, Billy è vittima di un esaurimento nervoso e per questo verrà ricoverato in un ospedale per veterani dove, per la prima volta, si avvicinerà alla fantascienza di Kilgore Trout (personaggio creato dalla penna di Vonnegut e presente in parecchi suoi romanzi come, per esempio, Dio la benedica, Mr Rosewater o Perle ai porci (God Bless You, Mr. Rosewater or Pearls Before Swine, 1965), La colazione dei campioni o Addio, triste lunedì! (Breakfast of Champions or Goodbye Blue Monday!, 1973), Galápagos…). Una volta dimesso, si sposerà con Valencia, dalla quale avrà due figli, Barbara e Robert.
Il tempo passa e i figli di Billy diventano adulti. Il giorno del matrimonio di Barbara, Billy sostiene di essere stato rapito da alcuni alieni provenienti dal pianeta Tralfamadore. I Tralfamadoriani esistono nella Quarta Dimensione e, per questo motivo, hanno una concezione completamente diversa dalla nostra; per loro, infatti, tutti i momenti accadono simultaneamente e sempre, ed è per questo motivo che nessuno muore realmente. “La cosa più importante che ho imparato a Tralfamadore,” Billy scrive in una lettera, “è che quando una persona muore, muore solo in apparenza. Nel passato essa è ancora viva, per cui è molto sciocco che la gente pianga ai suoi funerali. Passato, presente e futuro sono sempre esistiti e sempre esisteranno. I Tralfamadoriani […] possono vedere come siano permanenti i vari momenti, e guardare ogni momento che loro interessi. È solo una nostra illusione di terrestri quella di credere che a un momento ne segue un altro, come nodi su una corda, e che una volta che un istante è trascorso è trascorso per sempre.” (3) I Tralfamadoriani credono quindi che quando una persona muore in realtà non muore realmente; si ritrova semplicemente in una situazione miserabile in quel momento e perfettamente viva in un altro. Quest’idea di morte come insignificante fa sì che Bill consideri tutte le morti, anche le migliaia avvenute a Dresda, come tali, permettendogli di eliminare tutto il dolore e i traumi precedentemente vissuti. 
Ma questa ripetizione continua ha anche un lato negativo: anche gli atti più efferati si ripetono in eterno, ripresentandosi vividi più che mai alla memoria. Proprio a causa di questi ricordi Vonnegut e Billy non riescono ad andare oltre il massacro di Dresda, continuando a riviverlo e a tenerlo in vita in eterno. Tempo prima - o dopo - durante la sua cattività nello zoo Tralfamadoriano, Billy chiede agli alieni per quale motivo non ci sia la guerra sul loro pianeta. “Oggi [viviamo in pace],” gli risponde un Tralfamadoriano. “Altri giorni abbiamo guerre terribili come voi non ne avete mai viste o lette. Non possiamo farci niente,” – ancora una volta, il distacco emotivo nei confronti di un futuro inevitabile influenza il comportamento di questo personaggio e l’atteggiamento del narratore nei suoi riguardi - “e così ci limitiamo a non guardarle. Le ignoriamo. Passiamo l’eternità guardando alcuni momenti gradevoli. […] C’è una cosa che i terrestri potrebbero imparare a fare, se si sforzassero davvero: ignorare i periodi brutti, e concentrarsi su quelli belli.” (4) I Tralfamadoriani credono che il tempo sia un continuum di momenti esistenti simultaneamente piuttosto che cronologicamente. La loro percezione temporale spiega il modo in cui Vonnegut ha concepito il suo romanzo; ogni scena è divisa da tre puntini in grado di far comprendere ai lettori l’importanza del tempo. 
Esposto in uno zoo, Billy si accoppia con la bellissima attrice Montana Wildhack, dalla quale ha un figlio. Come risultato del trauma riportato in guerra, Billy si troverà costretto ad affrontare l’incapacità di vivere appieno la realtà. Tralfamadore è il pianeta fantastico ove Billy si rifugia quando sente che la vita è troppo stressante. Tralfamadore è il simbolo di tutto quello che di giusto c’è nell’universo, indicando tutto ciò che c’è di sbagliato sulla Terra. I suoi abitanti espongono direttamente la lezione che Vonnegut vuole impartire a Billy e ai suoi lettori. La prima cosa che i Trafalmadoriani dicono a Billy è quanto la Terra sia diversa da qualsiasi altro pianeta per quanto riguarda i suoi limiti temporali e per il modo in cui gli essere umani credono nel libero arbitrio. Un Tralfamadoriano dice a Billy: ”Tutto il tempo è tutto il tempo. Non cambia. Non si presta ad avvertimenti o spiegazioni. È, semplicemente. Prenda la vita momento per momento, e vedrà che siamo tutti […] insetti in un blocco d’ambra. […] Se non avessi passato tanto tempo a studiare i Terrestri […] non avrei alcuna idea di ciò che s‘intende per ‘libera determinazione’. Ho visitato trentun pianeti abitati dell’universo […] Solo sulla Terra si parla di libera determinazione." (5) È qui che Vonnegut mostra chiaramente di non credere nel libero arbitrio. Descrive la vita e il tempo come inspiegabili, così come lo è la guerra. I Tralfamadoriani dicono a Billy che, anche se la Terra è corrotta, non c’è niente che lui possa fare al riguardo: "È tutto in regola, e ciascuno fa esattamente ciò che deve fare" (6). Così come Billy è stato destinato ad andare in guerra, per decisione di un "essere superiore" (il governo), i governanti sono stati costretti ad andare in guerra per decisione di un "essere superiore" (Dio) e, pertanto, la guerra era predestinata. Quest’idea di fatalismo cerca di giustificare l’irrazionalità della Guerra. Vonnegut (e i Tralfamadoriani) giungono alla conclusione che questa può essere spiegata solo affermando che essa è stata determinata da un potere superiore. Il fatto che i “Terrestri” credano nel libero arbitrio, opposto al fatalismo, indica che la Terra è corrotta. Tuttavia, andando al di là delle apparenze, Billy sa che gli esseri umani hanno la capacità di essere buoni, proprio come lo è lui. Per questo motivo gli viene “donata” una compagna, Montana Wildhack. Ed è grazie a ciò che si viene a creare un “effetto Adamo ed Eva”, con Billy nei panni di sommo esempio di essere gentile e moralmente adeguato, e Montana in quelli di sommo esempio di essere fisicamente perfetto. I due sono stati messi insieme per popolare Tralfamadore di Terrestri, per dare inizio a una nuova razza umana, in un ambiente lontano dalla guerra e dai mali inspiegabili della Terra. Tralfamadore, parto dell’immaginazione malata di Billy, ironicamente mostra e insegna a Billy le lezioni più razionali di tutto il libro. In contrasto con l’idea di pianeta fittizio, Tralfamadore è il simbolo del fatalismo e del Giardino dell’Eden.
Facendo ricorso a una curvatura spazio-temporale, i Tralfamadoriani riportano Billy sulla Terra nel momento immediatamente successivo al suo rapimento in modo tale che nessuno, all’infuori dello stesso Billy, si accorga che la sua lontananza è durata parecchi mesi. L’uomo non parla di quel che gli è accaduto fino a quando, vittima di un incidente aereo, non subisce delle ferite alla testa. Valencia muore quasi subito dopo. Rimasto vedovo, Billy va a New York e partecipa a uno spettacolo radiofonico durante il quale parla del suo sequestro e dell’idea che i Tralfamadoriani hanno del tempo. La figlia Barbara, ora ventunenne, si ritrova all’improvviso orfana di madre e costretta a prendersi cura di un padre mentalmente instabile; tutto questo la farà diventare una donna frustrata e piena di risentimento. Quando Billy decide cosa ricordare è selettivo: elimina i ricordi dolorosi camuffandoli con altri più desiderabili e piacevoli. L’esempio più evidente è dato dall’invenzione di Tralfamadore grazie alla quale Billy riesce a camuffare il trauma da lui vissuto; ogniqualvolta un ricordo spiacevole fa breccia nella sua memoria, lui si “teletrasporta” immediatamente su quel pianeta alieno. Il camuffamento del trauma viene provocato in vari modi; per esempio, dopo la guerra Billy conduce una vita di successo. È presidente del Lions Club, lavora come ottico, vive in una bella casa e ha due figli. Anche se, apparentemente, conduce una vita postbellica positiva, in realtà, molto è quello che non viene svelato. Al di là del suo benessere vi è un uomo spezzato dalla Guerra e per questo incapace di comprendere ciò che gli sta accadendo. Già dal suo nome si evince, infatti, che Billy, abbreviazione di Willy, è un ragazzo immaturo e non un vero uomo e che la Guerra non l’ha reso una persona migliore ma lo ha messo all’angolo come accade ai veterani di tutte le guerre.
Nel 1976, dopo che gli Stati Uniti saranno stati divisi in tante piccole nazioni e che Chicago sarà stata colpita da una bomba all’idrogeno, Billy sarà ucciso da una pistola a raggi laser.

Pubblicato nel 1969, poco dopo gli omicidi di Martin Luther King Jr e Robert Kennedy, Mattatoio N. 5 è un romanzo scritto in tempi bui che parla di tempi cupi. In quegli anni, infatti, negli Stati Uniti le lotte razziali erano al culmine. Inoltre, gli USA erano coinvolti nella Guerra del Vietnam. I Viet Cong continuavano a lanciare offensive e la popolazione del Vietman del Sud si rendeva sempre più conto del fatto che i loro alleati non erano capaci di resistere o, perlomeno, di lanciare offensive altrettanto serie. Gli americani, per contro, iniziavano a rendersi conto dell’inutilità di quella guerra sanguinosa in cui giovani vite venivano mandate al macello. Nonostante l’opposizione pacifista, la guerra continuò fino al 1975. Tra le fila statunitensi morirono oltre cinquantamila soldati; ma anche tra i Vietnamiti il prezzo pagato fu molto salato. Morirono a milioni, in parte vittime di bombardamenti a tappeto. Il romanzo di Vonnegut sul bombardamento di Dresda fu scritto proprio mentre i politicanti americani stavano decidendo di continuare il massacro. Anche se Vonnegut era consapevole di non poter fermare la guerra, con Mattatoio N. 5 ha scritto un eccezionale romanzo in grado di offrire una visione antibellica interessante che, grazie alla sua struttura, riflette un’idea importante: niente di adeguato può essere detto per spiegare un massacro. 

NOTE:

1. Traduzione a cura di Luigi Brioschi, Mattatoio n. 5 – o La crociata dei bambini, Kurt Vonnegut, Ed. Oscar Mondadori, 1988.

2. Ibid.
3. Ibid.
4. Ibid.
5. Ibid.
6. Ibid.
(Pubblicato con l'autorizzazione dell'autore)

4 commenti:

  1. Ho letto questo libro tanto tempo fa. Leggendo la tua presentazione mi hai fatto venir voglia di rileggerlo, proprio in questi tempi bui. Brava, come sempre.
    Angelica

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    1. Grazie Angelica. E' proprio vero, in questi tempi bui dovrebbe essere riletto da tutti per provare a capire quanto sbagliata sia la guerra. Di qualunque tipo.

      Selene

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  2. dal titolo verrebbe di pensare a un horror...ma il vero horror è la guerra! Brava.
    Federica

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    Risposte
    1. Grazie mille Federica. Purtroppo non posso che darti ragione. Ma chissà che leggendo questo libro un po' di teste non cambino...

      Selene

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