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domenica 22 novembre 2015

Donne Esploratrici e Avventuriere - 1 - Ella Maillart, la svizzera vagabonda

di Marina Fichera
Se la vita dev’essere degna di essere vissuta,
non la si può umiliare con un eccesso di prudenza:
è una partita che va giocata fino in fondo.
Ella Maillart
Ella Maillart nel 1914

Ho scoperto Ella Maillart (Ginevra, 1903 -  Chandolin, 1997) mentre preparavo il mio viaggio in Uzbekistan. Come al solito cercavo qualche libro che non fosse la consueta guida turistica e, consultando il sito della biblioteca, mi sono imbattuta in “Vagabonda nel Turkestan – Una donna in viaggio da Samarcanda al Deserto delle Sabbie Rosse”. E’ stata una vera rivelazione!
Ella Maillart, viaggiatrice, campionessa sportiva, fotografa e scrittrice, è stata definita da Le Figaro “uno degli ultimi personaggi mitici del XX secolo”.

Figlia di un ricco commerciante di pellicce ginevrino e di una danese indipendente e sportiva si appassiona alla lettura di libri d’avventura fin da piccola. La madre la porta tutte le domeniche in montagna a sciare, un’attività all’epoca considerata - siamo ai primi del novecento – da eccentrici inglesi.
Nel 1913, quando Ella ha dieci anni, i suoi genitori decidono di trasferirsi a Creux-de-Genthod, un villaggio a pochi chilometri da Ginevra. Qui incontrerà Hermine de Saussure, detta Miette, che diverrà la sua migliore amica. 


Con Miette, appassionata skipper, formano presto una coppia imbattibile nella navigazione lacustre, ed è sempre con lei che, a tredici anni, inizia a vincere le prime gare. A sedici anni, nel 1919 - la Grande Guerra, che ha portato morte e disperazione nei Paesi che circondano la Svizzera, è appena terminata – la sportiva e intraprendente giovane Ella fonda il primo club femminile di hockey sull’erba del Paese.  
Sempre alla ricerca di nuove sfide, negli anni 1922-23, assieme a Miette, naviga  tra oceano e Mar Mediterraneo. Vive e viaggia in piena libertà, apparentemente senza alcun ostacolo da parte della famiglia, alla continua ricerca di calmare la propria inquietudine. 
Nel 1924 la coppia di amiche si separa, Miette sposa un archeologo francese, mentre Ella partecipa alle Olimpiadi di Parigi, rappresentando la Svizzera nella squadra di vela, categoria Olympic monotype. Prima donna nella storia olimpica a partecipare a una gara di vela, tra i diciassette atleti di altrettante nazioni si piazza al nono posto, niente male per una donna originaria di un paese senza sbocchi sul mare!

In navigazione sul lago di Ginevra
Dopo l’avventura olimpica Ella cerca di trovare un lavoro stabile, cimentandosi nelle professioni più disparate: attrice, agente di commercio per il padre, modella per uno scultore, insegnante di francese nel Regno Unito, stunt-woman in film d’azione tedeschi… Diventa inoltre capitano della squadra femminile svizzera di hockey su erba e membro della squadra nazionale di sci alpino. Vive un periodo pieno di luci ma anche di ombre che la porta a scrivere: “Tranne quando scio o veleggio mi sento persa, viva solo a metà. Tutto quello che vedo o leggo è deprimente”.  Ella è una giovane e talentuosa donna che sembra non riuscire a trovare la propria strada. Non si è mai fermata e soffre tremendamente quando le circostanze la costringono ad adattarsi a una vita meno impetuosa e adrenalinica.
Ella Maillart sugli sci

Nel 1930, forse per questo motivo, intraprende, da sola e senza soldi, il suo primo viaggio verso Est, a Mosca. In “Crociere e carovane – La mia vita, i miei viaggi”, il libro in cui racconta la storia della sua vita fino al 1938, scrive a tal proposito: “Chi non aveva una professione, o per lo meno un interesse particolare, non veniva preso sul serio dai nuovi russi. Non potevo presentarmi a loro dicendo: Sono venuta per vedere come vivete e, se mi piacerà, resterò qui. Data la mia scarsità di mezzi non potevo, però, neanche passare per turista. Perciò avevo deciso di scrivere un libro sul cinema russo.” In realtà ben presto capisce che lo sport resta sempre il suo principale interesse ma che per fare l’istruttrice sportiva a Mosca avrebbe dovuto frequentare un corso specialistico di tre anni. Decide quindi di lasciare la capitale russa e iniziare un percorso verso il Caucaso, fino a giungere sulle sponde del Mar Nero.
Tornata a Mosca si accorge di non aver neanche iniziato a lavorare al libro sul cinema, proprio nel momento in cui la settima arte si sta evolvendo verso il sonoro. Scrive di quel periodo “Si riaffacciava lo spettro del vecchio problema: cosa fare della mia vita?”.
Costretta a rientrare a casa a seguito di una malattia del padre, contatta un editore berlinese per proporgli un lungo articolo sull’esperienza nel Caucaso. Pressata dall’editore che le impone di scrivere in brevissimo tempo e in inglese, produce, con enorme sforzo, una sessantina di pagine dattiloscritte. La risposta dell’editore è perentoria “Non va bene, la vostra storia è troppo piatta. Non sapete drammatizzare gli eventi, non ci fate trepidare per la vostra sorte”. Ella ammetterà che non fu molto stupita della risposta, non si era mai illusa di saper scrivere, oltre tutto in inglese, ma anche questa volta ci aveva provato. 
Sempre in questo periodo, in Svizzera le chiedono di tenere una serie di conferenze pubbliche sulla Russia, ma poiché parla, con estrema sincerità, in modo positivo della propria esperienza, viene presto accusata di fare propaganda per i bolscevichi. Siamo nel 1932, l’Europa è percorsa dai pericolosi venti del nazismo e del fascismo - contrapposti allo stalinismo sovietico - e Ella capisce che le cose stanno rapidamente cambiando anche nella sua neutrale patria.
Delusa dall’accoglienza elvetica, decide di tornare nuovamente in Russia, dove però nel frattempo incombe una gravissima carestia.  Opta quindi per imbarcarsi in una nuova avventurosa spedizione verso il Tien Shan - la montagna celeste, al confine con la Cina - e Samarcanda, in Uzbekistan. Non ha i permessi per viaggiare e si trova spesso in serie difficoltà economiche tanto da scrivere “Anche se i mesi che seguirono furono davvero entusiasmanti, perché non sapevo mai che cosa mi riservasse l’indomani, non vorrei riviverli: sono stati in assoluto i più faticosi della mia vita fino a questo momento.”
Da questo incredibile viaggio in solitaria tra le pianure e le montagne dell’Asia Centrale nascerà “Vagabonda nel Turkestan – Una donna in viaggio da Samarcanda al Deserto delle Sabbie Rosse”, pubblicato nel 1934 con ottimi risultati. Ella finalmente scrive in francese e trova il suo stile narrativo, facendo trepidare per la sua sorte il lettore.
Trasferitasi a Parigi inizia a pubblicare articoli con sempre maggior successo. Decide così che vuole ottenere l’incarico d'inviata da parte di un giornale o agenzia di stampa per impegnarsi in un nuovo viaggio verso Oriente. Con la sua solita determinazione riesce a ottenere ancora una volta quel che desidera, un incarico per il giornale Le petit parisienne e un viaggio in Cina, per indagare sull’invasione giapponese in Manciuria. Ella è diventata un’inviata speciale.
Una volta nel Paese di Mezzo, capisce ben presto di non essere libera di svolgere il proprio incarico come crede, scrive infatti “Per alcuni mesi recitai la parte dell’”inviata speciale” sforzandomi di prenderci gusto. Vi sono infatti diversi aspetti di questo lavoro che non mi piacciono affatto: prendere appunti, leggere libri, articoli e opuscoli, classificare le informazioni…”. Ella proprio non riesce a adattarsi a ritmi imposti da altri, neanche quando è nel mezzo della Storia, dall’altra parte del mondo.
Ella Maillart e Peter Fleming a Gilgit, in India (1935)

É durante questo viaggio che, a Pechino, la sua strada incrocia quella di Peter Fleming, scrittore e giornalista per The Times – oltre a essere agente dei servizi segreti britannici - e con lui decide di partire per l’India. Durante il viaggio, durato ben sette mesi, la coppia di temerari giornalisti attraversa l’Himalaya, dal Tibet al Sinkiang, lungo l’antica Via della seta, fino al Kashmir. 
Il risultato di questa lunga e faticosa avventura sarà “Oasi Proibite – Una donna in viaggio da Pechino al Kashmir”, scritto al ritorno dal viaggio, durante un tranquillo soggiorno in Siria con l’amica di sempre, Miette, e pubblicato nel 1937.
Nel 1939, poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale parte con un’amica, a bordo di una Ford, per una nuova meta: il Medio Oriente. Questa esperienza verrà narrata ne “La via crudele - Due donne in viaggio dall'Europa a Kabul”. Nel libro l’amica è chiamata Christina ma nella realtà è la scrittrice svizzera Annemarie Schwarzenbach. È  un percorso diverso dai precedenti, non solo attraverso popoli e paesi esotici, ma anche nella disperazione e nella fragilità umana. Annemarie è infatti una giovane donna piena di talento e fascino, ma è perseguitata da oscuri fantasmi ed è schiava della morfina.

Annemarie Schwarzenbach e Ella Maillart
in viaggio nel giugno 1939

Ella passa gli anni della Seconda Guerra Mondiale in India, vivendo semplicemente e approfondendo la conoscenza della religione e della filosofia indiana.
Torna in Europa solo nel 1946 e si rifugia a Chandolin, in Val d’Anniviers, sulle Alpi vallesi. Pochi anni dopo costruisce nello stesso paesino uno chalet e, per la prima volta nella sua vita, a quarantacinque anni, si sente finalmente tranquilla, a casa.
Nei decenni successivi continua a viaggiare verso il Nepal e il Tibet e scrive “The land of the Sherpas”, mai tradotto in italiano. Negli anni ’90 avviene la consacrazione definitiva: il Museo Elysée di Losanna le dedica una retrospettiva fotografica, a cui segue, nel 1991, la pubblicazione del libro fotografico “La vie immédiate”.
Ella Maillart si spegne a Chandolin nel marzo 1997.
Ella Maillart in Tibet nel 1985

Ella Maillart è una donna che ha vissuto senza mai farsi imbrigliare dalle regole della società del XX secolo. Che fosse un matrimonio o un lavoro "normale" lei non ha mai voluto  adattarsi e non l'ha mai fatto. Il suo spirito era animato dalla fiamma della curiosità, dalla bramosia di conoscenza e dalla tenacia di donna intelligente e determinata.

“Le nostre domande più profonde esistono perché esiste in noi un’anima silenziosa, e troveranno risposta solo se riusciremo a dare voce a quell’anima. In molti essa resta muta perché non viene mai interpellata. E’ un mutismo da cui si può guarire e il potere di guarirlo risiede nel cuore, non nella mente”. Ella Maillart 

Tutte le foto sono tratte dal sito ufficiale di Ella Maillart: http://www.ellamaillart.ch

Bibliografia in italiano
“Vagabonda nel Turkestan – Una donna in viaggio da Samarcanda al Deserto delle Sabbie Rosse”, EDT – 1995, 2002
“Oasi Proibite – Una donna in viaggio da Pechino al Kashmir », EDT – 2001
“La Via crudele - Due donne in viaggio dall'Europa a Kabul”, EDT – 1993, 2002
"Crociere e Carovane - La mia vita, i miei viaggi", EDT - 2006
“Ti-Puss”, EDT – 2002

6 commenti:

  1. Molto interessante. Quell'1 messo dopo Donne esploratrici e avventuriere vuol dire che ne seguiranno altre? Spero di sì.
    Arianna

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    1. Ciao, si lo spero anche io, devo solo trovare il tempo per leggere e poi scrivere su queste donne uniche!
      Una saluto
      Marina

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  2. Mi è piaciuta molto la tua presentazione, parlando di donne esploratrici e viaggiatrici anche solitarie. Grazie per farle conoscere. Ti mando un saluto. Delia

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  3. Storie di vita come quelle di Ella mi incantano e grazie alla tua scrittura ancora di più!

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    Risposte
    1. Grazie! A breve uscirà il secondo articolo, sto scoprendo un mondo popolato da donne coraggiose, libere, fuori dagli schemi ed è entusiasmante!
      Un saluto
      Marina

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