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martedì 23 dicembre 2014

Libro o e-book?

di Mimma Zuffi

Quando ho riletto l'intervista fatta a un editore fiorentino, pubblicata su Business People (maggio 2011), nella quale dichiarava che "il settore dell'editoria digitale rappresenta un grande rischio, ma al tempo stesso una grande opportunità", mi sono subito posta il quesito "Libro o e-book? Questo è il problema". Mi sono venuti allora alla mente tre splendidi libri, FAHRENHEIT 451, di Ray Bradbury, TOCCARE I LIBRI, di Jesus Marchamalo e il recente STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI (edito da Frassinelli) di Markus Zusak, dal quale è stato tratto il film omonimo, che narra la storia d'amore di Liesel con i libri e con le parole, che per lei diventano il talismano contro l'orrore che la circonda. Liesel strappa i libri ai roghi nazisti perché "ai tedeschi piace bruciare cose. Negozi, sinagoghe, case e libri". 
Romanzo, quest'ultimo sul potere delle parole e sulla capacità dei libri di nutrire lo spirito. 


FAHRENHEIT 451, scritto nel 1951 con il titolo "The fireman", venne pubblicato nel 1953. Ambientato in un futuro ipotetico e ipertecnologico, l’autore immagina che quello sia un periodo in cui leggere è considerato un grave reato e i vigili del fuoco siano inviati ad appiccare il fuoco ovunque si trovino libri.
Guy de Montag, il protagonista, è un ligio pompiere. Un giorno legge alcune righe di un libro e da quel momento comincia a nascondere i tomi proibiti in casa sua, grazie anche a Clarissa, una ragazza che gli spiega come, in passato, i vigili del fuoco avessero il compito di spegnere gli incendi, non di appiccarli. Montag capisce che la lettura apre nuovi orizzonti, ma, scoperto dalla moglie, è da lei denunciato e abbandonato. Quando i vigili giungono a casa sua, costringendolo a dar fuoco alla sua biblioteca, Guy si ribella provocando la morte del suo capo, Beatty. Costretto a darsi alla macchia, si rifugia in campagna unendosi a un gruppo di uomini-libro, sorta di "partigiani" della cultura che, come lui, credono a tal punto nei libri da imparare a memoria i grandi classici per evitarne la scomparsa, quasi fossero del "cantastorie".

Libro da leggere, perché è un Inno al Libro, ai LIBRI che custodiscono le storie dell'umanità, sembra quasi voler lanciare il guanto di sfida alla morte e al tempo, permettendo una riflessione sulla vita di oggi, sulla vacuità di una società in cui la lettura, fonte di conoscenza, va sempre più scomparendo.
Se si pensa alla realtà in cui viviamo, alla comunicazione che scorre veloce dei mass media, ai linguaggi virtuali, possiamo inneggiare alla modernità di questo libro, perché con le immagini che scorrono sullo schermo non ci soffermiamo a coglierne l'essenza.

I libri rispecchiano la vita, scoprendone anche gli aspetti più reconditi; tuttavia, molti rifiutano di affrontare i problemi della vita, quasi fosse una superficie liscia. Ecco perché si dovrebbero distruggere i libri. Per leggere un libro ci vuole tempo, non si devono scorrere velocemente le parole perché se ne deve cogliere il senso che racchiudono. Se si ha tempo libero, si ha tempo per pensare. Meglio allora non pensare e passare il proprio tempo in altre attività.

FAHRENHEIT 451 ci dà un messaggio importante: pensare è faticoso, così come essere coerenti –  se si vuole che la propria dignità non venga annullata – .

Ray Bradbury, nel rilasciare un'intervista a Monica Capuani per "La Repubblica", afferma: "Non sono mai andato al College, non c'erano i soldi, e la mia istruzione me la sono costruita andando in biblioteca. Ed è un modo che consiglio caldamente a chiunque sia interessato alla conoscenza: è meglio  andare in biblioteca che a scuola [...] Con quel romanzo mi sono limitato a dare ai miei lettori un consiglio basato sulla mia esperienza: Andate in biblioteca come ho fatto il, divertitevi un mondo e crescete grazie ai libri."

Si può anche trarre la conclusione che sarebbe necessario investire di più su una scuola in cui insegnanti preparati non diano solo risposte belle e pronte, ma insegnino a leggere, perché saperlo fare comporta lo sforzo di scavare, nel profondo, il testo, per assaporare il detto e saper afferrare il non detto e cogliere il senso della lettura come un mezzo di conoscenza dell'esistenza umana. Così scriveva, in una lunga lettera testamento al nipote Marco Aurelio, l'imperatore Adriano nelle "Memorie di Adriano" di Marguerite Yourcenar.

Nel leggere FAHRENHEIT 451 il lettore si chiede in che cosa consista la vera felicità. Esiste un conflitto tra conoscenza e ignoranza? L'ignoranza è felicità, o la conoscenza e l'apprendere danno la vera felicità? La mia risposta è: bruciare i libri vuol dire bruciare la conoscenza.

Lette le ultime righe di questo libro si può senza ombra di dubbio affermare quanto sia impressionante la capacità dell'autore nel precorrere i tempi, quasi fosse una cronaca dei nostri giorni in cui la comunicazione ha sempre più il ruolo di una passiva ricezione di linguaggi virtuali, ma non dimentichiamo il pensiero di Pascal sulla vera forza dell'uomo, nonostante la sua fragilità: "L'uomo non è che una canna, la più debole della natura, ma una canna che pensa: Il pensiero, la forza dell'uomo, non ammazziamolo!"

Come Fahrenheit 451, seppur a distanza di anni e con uno stile diverso, ci riporta allo stesso tema TOCCARE I LIBRI di Jesús Marchamalo, (edito da Ponte alle Grazie), scrittore spagnolo che ha vinto, tra gli altri, il premio nazionale di giornalismo «Miguel Delibes» e i premi Ícaro e Montecarlo. Collabora con l’Instituto Cervantes e scrive abitualmente sul supplemento letterario dell’ABC e sulla rivista Muy Interesante, dove tiene una rubrica dedicata al linguaggio. 

Leggere questo libro è come fare una passeggiata romantica e sensuale tra le sue pagine. In tempi di smaterializzazione/metamorfosi dell’oggetto-libro, sospesi fra paura e desiderio, timori e tremori elettronici, ci prepariamo come possiamo all’avvento – apocalisse o palingenesi? – dell’e-book. 
Nel libricino Toccare i libri con felice tempestività e passione sincera, si racconta del piacere quasi proibito, anche tattile, forse démodé eppure ancora potentissimo, della pagina scritta su carta, del libro da guardare, da leggere, ma anche e soprattutto da toccare, ché i libri, ancora per un po’ fortunatamente, ci toccano.
Dimenticavo: questo libro NON ESISTE in formato elettronico
Quindi, se vi piace toccare i libri, e lo state facendo anche ora, sapete di cosa parliamo. Libri. Da leggere, da sfogliare, da desiderare e da possedere, da perdere, prestare e regalare. Libri da contare, da sistemare, da classificare. Amici per una vita o incontri di un solo giorno, ricordati per sempre o subito dimenticati; libri illeggibili, letti e riletti… Nella passeggiata lungo queste pagine incontriamo tanti lettori illustri, curiosiamo nelle loro biblioteche e veniamo a sapere delle loro buone e cattive abitudini di lettura, talvolta così simili alle nostre. Quanti libri è possibile leggere in una vita? In che modo disporli? Come fare quando sono troppi? Ci piacciono di più tenuti come nuovi o un po’ maltrattati? Bisogna davvero leggerli tutti, o certi sono fatti apposta per non esserlo? Jesús Marchamalo racconta gli intrecci e i personaggi della grande storia d’amore fra libri e lettori con la divertita partecipazione di un innamorato che la sa lunga, e argutamente ci ricorda che, come tutte le passioni, anche questa dev’essere assaporata con un po’ di sana ironia.
In tempi come i nostri, di vertigine digitale, in cui la tecnologia mette a repentaglio il futuro del libro quale noi lo conosciamo, Toccare i libri propone una difesa appassionata, complice e ironica, a volte umoristica, del libro e della lettura: parla del suono della carta, delle orecchie sugli angoli, degli appunti sui margini, delle dediche…

Una rivendicazione con un pizzico di nostalgia anticipata – e ci auguriamo gratuita – di quello che significa vivere con i libri: gli scaffali strapieni, le pile negli angoli, i libri prestati, il disordine funesto, incorreggibile.

Certamente ci si deve adeguare ai tempi, dalla macchina da scrivere al computer, dal mangianastri all'IPOD. Ma vi siete posti questa domanda: perché il vinile sta prepotentemente tornando alla ribalta?

A questo punto a voi l'ardua sentenza: libro o e-book?

La mia scelta l'ho già fatta.
                                                                                                              


                                                                                                           



5 commenti:

  1. Domanda difficile, ma per l'amore che nutro verso i libri che puoi sfogliare, toccare, riguardare, voto LIBRO!
    Buon Natale, caro direttore.
    Maddy

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  2. io voto TUTT'E DUE !
    negare la comodità degli e-book è come rimpiangere la macchina da scrivere al tempo dove tutto si fa col pc con così tanta comodità. Ho vissuto fra i libri tutta la vita, ma ritengo che si debbano usare sia la carta che l'elettronica: la prima per i libri più importanti, per lo studio, per gli autori preferiti, quelli che si vogliono risfogliare, ricordare, sottolineare, segnare e postillare.
    Gli e-book nei kindle o altro possono solo avvicinare alla lettura nuovi adepti perchè sono comodissimi:
    pratici, leggeri (immateriali!), maneggevoli (il kindle lo tieni in una mano e passi le pagine con un dito della stessa) li puoi portare ovunque, in viaggio, in treno o in metro, a letto, sulla spiaggia, in passeggiata, al sole o al buio...proprio ovunque; costano meno, li scegli in un attimo e con un clik li compri anche quando le librerie sono chiuse, di notte o a Natale; se qualcosa non ti piace lo elimini con un altro clik; non si riempiono di polvere negli scaffali, non ti occupano spazio....potrei continuare...
    certo, io ho libri del 1600, polverosi sì ma senza tarli, bellissimi sempre.
    non so cosa succederà a quelli che ho oggi sul kindle, chissà se potrò trasferirli su altri dispositivi elettronici, ma, come ho detto, non sono quelli a cui tengo di più
    ma il mondo cambia e anche noi dobbiamo cambiare, senza troppi timori...

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  3. Non nego la comodità dell'e-book (esiste anche il KOBO) però io che tutti i giorni lavoro con libri vecchi posso dire che il profumo della carta è ineguagliabile, sono per il fifty-fifty anche perchè sennò mi ritroverei disoccupato dopo trent'anni di lavoro come rilegatore! Comunque ottimo pezzo, come sempre, Mimma. Juanito.

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  4. Io credo che l'importante sia il contenuto, il supporto conta poco. Non sono legata all'oggetto libro, sono un'utente molto attiva del circuito bibliotecario ma possiedo anche un e-book reader. Che sia su carta o sullo schermo di un e-book, quello che leggo deve trasmettermi emozioni, farmi riflettere, insegnare qualcosa, farmi viaggiare con la fantasia...
    Marina

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  5. Rispondo a tutti: non nego l'utilità dell'e-book, ma il piacere di sfogliare le pagine di un libro è innegabile!

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