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sabato 10 maggio 2014

LUIS SEPÚLVEDA: LA LUMACA CHE SCOPRI' L'IMPORTANZA DELLA LENTEZZA

(di Giovanni De Pedro)


Oggi 10 maggio, a Luino,  viene assegnato
il PREMIO CHIARA ALLA CARRIERA 2014 a LUIS SEPULVEDA

e noi vogliamo rendere omaggio al grande scrittore con questo saggio

Luis Sepúlveda ospite a Milano nell'ambito di Bookcity
( Fotografia di Giovanni De Pedro )

Nato nel 1949 a Ovalle, in Cile, Luis Sepúlveda è uno scrittore che fin da giovane ha viaggiato attraverso la foresta amazzonica,il deserto del Sahara e la Patagonia. Attivista di Greenpeace fu “ospitato” nelle prigioni cilene durante il regime di Pinochet e costretto all'esilio, visse ad Amburgo, dove ha ambientato alcune sue novelle come: "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare" (da cui fu tratto un cartone animato di successo) e "Storia del gatto e del topo che diventò suo amico". Tuttora vive in Spagna, a Gijon, nella regione delle Asturie. Tra gli altri best-seller citiamo: "Il vecchio che leggeva racconti d'amore", "Patagonia Express", "Il mondo alla fine del mondo", e "Ingredienti per una vita di formidabili passioni" (recensione pubblicata da Cieli di Parole, Luglio 2013).



Alla fine del 2013, Sepúlveda ci regala una nuova favola, La lumaca che scoprì l'importanza della lentezza, scritta come è nel suo stile, anche per gli adulti. Alla presentazione nell'ambito della manifestazione Bookcity Milano, si sono registrate lunghissime code di persone che confermano l'enorme popolarità di Sepúlveda nel nostro Paese.
Infatti, molti fan dello scrittore cileno, non sono riusciti a entrare nella sala che lo ospitava. Una curiosità che riguarda il libro e degna di nota, è quella che la favola, scritta in spagnolo, è stata tradotta e pubblicata solo in Italia, grazie all'attenzione della casa editrice Guanda.

LA TRAMA DEL LIBRO
Una giovane lumaca vive in un prato, all'ombra di un calicanto, nella comunità diretta dalle lumache più anziane e considerate più sagge. Un giorno la giovane lumaca si chiede perché non possiede un nome che possa distinguerla dalle altre e il perché della sua lentezza. Le anziane del gruppo non sanno rispondere e le consigliano di continuare a mangiare gli squisiti denti di leone, i fiori che abbondano nel loro prato. Ma la giovane lumaca, ogni giorno ripete le sue domande, irritando le vecchie sagge che non sanno darle delle risposte e vedono destabilizzare l'equilibrio del gruppo e l'indebolimento del loro potere, quindi costringono la lumaca che voleva avere un nome ad allontanarsi dalla comunità. Cominciando il suo “lento” viaggio verso i confini del mondo conosciuto, la lumaca incontra un gufo malinconico che le descrive ciò che vede dall'alto di un ramo e le rivela che non esiste una ragione della sua lentezza ma che a qualcosa servirà e sta a lei scoprirlo.

«Io so volare ma non lo faccio. Una volta, tanto tempo prima che voi lumache veniste ad abitare nel prato, c’erano molti più alberi di quelli che si vedono adesso. C’erano faggi e ippocastani, lecci, noci e querce. Tutti quegli alberi erano la mia casa, volavo di ramo in ramo, e il ricordo di quegli alberi che non ci sono più mi pesa così tanto che non posso volare. Tu sei una giovane lumaca e tutto ciò che hai visto, tutto ciò che hai provato, amaro e dolce, pioggia e sole, freddo e notte, è dentro di te, e pesa, ed essendo così piccola quel peso ti rende lenta.»
Stanca del viaggio, la lumaca, si ferma a dormire vicino a un sasso che, in realtà, è una tartaruga con la quale diventerà amica. Memoria, questo è il nome della testuggine, battezza la lumaca Ribelle e la carica sul suo carapace per portarla con sé. Raggiunto il limite del prato, Memoria mostra alla lumaca le case degli uomini e una striscia d'asfalto, dove sfrecciano le automobili. Ribelle sente il bisogno di tornare ad avvisare le altre lumache, affinché si salvino. Nel lento percorso di ritorno, Ribelle mette in allarme una comunità di formiche che, dopo aver preso i loro viveri scappano in un luogo più sicuro. Le formiche la ringraziano perché se la lumaca non fosse stata lenta, non le avrebbe viste e potuto avvisarle. Raggiunte le sue “vecchie” amiche, Ribelle viene sommersa da mille domande e spiega che adesso lei ha un nome e ha scoperto il motivo della sua lentezza. Racconta anche del pericolo che incombe sul prato ma, le anziane del gruppo continuando a masticare i denti di leone, non le credono e la allontanano una seconda volta. Ribelle riprende il suo viaggio, questa volta seguita da un gruppo di giovani lumache che, arrivate alla striscia d'asfalto vengono decimate dal passaggio di un automobile. Evitando gruppi di animali in fuga, le lumache superstiti tornano al calicanto per avvisare le anziane che, nel frattempo, sono state raggiunte e travolte dalle ruspe degli umani. Il gufo racconta alle lumache la distruzione del loro amato albero e le accoglie sulle sue ali per portarle in un bosco, dove potranno cominciare una nuova vita. Qui, con l'arrivo dell'inverno, Ribelle e le sue amiche espellono la bava che serve per procreare e cadono in letargo. Quando si sentono i primi tepori della primavera, le lumache si risvegliano, scoprendo di essere in un mondo ideale dove vivere e riprodursi, pieno di gustosi fiori da mangiare.
La copertina del libro, edizioni Guanda 2013

Anche in quest'ultimo lavoro i bambini possono leggere una bella favola ideata da questo moderno Andersen del Sud America, dove gli animali si umanizzano e prendono voce. Gli adulti, però, possono cogliere i messaggi che Sepúlveda vuole inviarci attraverso le sue parole.
La lumaca è il simbolo della lentezza e quindi l'opposto dei ritmi imposti dal sistema attuale, dove tutti corriamo veloci come lepri e non ci accorgiamo delle formiche che ci passano vicino, senza capire che hanno bisogno di essere aiutate e avvisate del progresso che avanza distruggendo gli equilibri della natura, emarginando l'uomo nelle sue case e muovendosi sempre velocemente, inquinando l'aria. La morale è che la lentezza ci farebbe vivere meglio e scoprire quel mondo che la velocità non ci lascia vedere.
Ribelle, che vuole avere un nome per non essere soltanto una lumaca ma per avere una propria identità, è il simbolo di chi rifiuta la globalizzazione che ci impone le regole per renderci tutti uguali.
Le lumache più anziane rappresentano i politici che fanno vedere quanto sono buoni i fiori del campo, senza guardare al di fuori dei loro confini, in modo da tenere sotto controllo il popolo senza farlo pensare, emarginando dalla società chi pensa diversamente e mette in pericolo il loro potere.
Le lumache sono anche il simbolo della diversità sessuale, infatti, sono animali che si autoriproducono poiché ermafrodite, ovvero posseggono entrambi i sessi, ma hanno bisogno di accoppiarsi ugualmente per scambiarsi lo sperma.
La tartaruga si chiama Memoria perché è un animale longevo, e come tale conserva tutti i ricordi della Terra che noi umani, purtroppo, abbiamo perso ma che ci aiuterebbero a capire meglio il nostro presente e a darci un aiuto per il futuro.
Il gufo rappresenta la soluzione per la salvezza della natura e degli ecosistemi, ovvero come trovare il metodo per tornare a un mondo nuovo e più pulito, forse un altro pianeta.
Non so se ho interpretato correttamente il pensiero di Luis Sepúlveda ma, certamente, ho imparato qualcosa da colui che chiamo “maestro”, ovvero una coscienza ecologica e umana, perché sono consapevole che la salvezza del nostro pianeta passa dalle nostre mani e dalla nostra volontà.
 


La lumaca disegnata e autografata da Luis Sepúlveda
(Fotografia di Giovanni De Pedro)

(pubblicato con l'autorizzazione dell'autore)

2 commenti:

  1. Quien vive sin pensar, no puede decir que vive. (Pedro Calderón de la Barca)
    Una ricca ed articolata presentazione di un libro come sempre pieno di simbolismi e molto interessante di Sepulveda. Bravo!!

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    1. Muchas gracias, espero que sigues leyendome. Giovanni.

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