di Heiko H. Caimi
All’ingresso
del centro commerciale MetaCentro Etnografico Valnord Premium Experience,
il professor Epifanio Belladonna si fermò a osservare il totem interattivo che
un tempo era la statua di un santo. Ora il santo sorrideva in digitale e
offriva sconti sulla finta porchetta vegana, accanto alla scritta fluo Santità
& Street Food – Sagra Permanente.
Indossava un
cappotto di tweed con le toppe ai gomiti – ormai un costume folkloristico tra i
resti degli ex docenti universitari – e portava sottobraccio una copia logora
della Fenomenologia dello Spirito. Nessuno gli aveva chiesto di tenere
una conferenza, ma lui la dava comunque. Da solo. Ogni giovedì. Nella piazza Apericultura
Intelligente del centro.
«Che schifo»
borbottava. «Non c’è più un luogo simbolico, solo punti vendita. Nessuna
soglia, nessuna sacralità. Solo vetrine».
Quel giorno,
però, il palco era occupato da un evento chiamato Karaoke Cosmico con i
Sapienti della Tangenziale.
Un uomo si
avvicinò, sorridendo senza denti, vestito con una tuta da ginnastica bianca su
cui aveva disegnato in pennarello indelebile delle rune a casaccio. «Lei è il
professore, sì?» chiese con la voce rauca. «Quello che parla con i morti dei
libri...».
«Parlo con gli
autori» corresse Epifanio, inalando l’odore di fritto sintetico che impregnava
l’aria come l’incenso di un culto idiota. «E con le idee».
L’uomo gli si
sedette accanto sulla panchina in plasticrosta. «Io invece sono un Non-So. Mi
hanno tolto la scuola a dodici anni. Poi mi hanno dato una certificazione di
‘ignoranza certificata’. Adesso faccio il Portatore di Senso, ma non so cosa
sia».
Il professore
lo guardò con l’infastidita curiosità con cui si osserva un cane che sa
recitare Shakespeare. «Portatore di… cosa?».
«Di Senso.
Cammino in giro e dico frasi tipo ‘tutto torna’ oppure ‘niente accade per
caso’. La gente si rilassa, mi vota stelline».
«Lei è
l’incarnazione vivente della catastrofe semiotica» sibilò Belladonna. «Il suo
mestiere è l’equivalente spirituale del karaoke. È l’epilogo della
disgregazione del mito. Non c’è più inizio né fine, solo mid-tempo e digestivi».
Il Non-So
annuì, sereno. «Sì, dicono che è l’Epoca Senza Ritorno. Nessuno torna da dove è
partito. Ci si perde in avanti».
In quel
momento partì una sirena: era l’inizio del Rito della Memoria Ricostruita,
un’animazione per famiglie in cui attori robotizzati simulavano una guerra che
non era mai esistita, cantando Bella Ciao remixata con autotune in
dialetti inventati dall’intelligenza artificiale.
Il professore
si alzò, indignato. «Questa è pornografia rituale! Avete ucciso il sacro, il
tragico, il tempo profondo!».
Il Non-So si grattò
il collo. «Io dico solo: ‘ogni fine è un inizio travestito’».
«Che
bestialità!».
«Mi creda, è
così».
«Basta!» scattò
Belladonna, salendo sul palco. «È la fine della civiltà! Avete scambiato
l’archetipo con la notifica, il tabù con l’algoritmo, il rito con l’evento!».
Un bambino lo
filmò mentre sputava quelle parole. Un secondo dopo, il video era già virale
sotto il titolo: Boomer in crisi mistica live a Valnord. Le reazioni
erano 80% emoji di popcorn.
Il Non-So lo
raggiunse sul palco. «Professore, non si arrabbi. È solo che qui non si sa più
cosa era, e nemmeno si vuole sapere. Si vive nel presente assoluto. Come in una
partita di bowling senza birilli».
Il professore,
arrossato, si accasciò su uno sgabello, con la Fenomenologia tra le
mani. Ma le pagine erano state sostituite da QR code. «Sono soltanto rimasto
troppo a lungo» mormorò. «Sono una reliquia».
Il Non-So gli
porse una bibita color verde brillante. «Beva. Si chiama NéVerità.
Rinfresca l’anima».
Il professore
bevve. E capì tutto. Ma troppo tardi. Capì che avevano smesso di cercare il
senso delle cose non per ignoranza, ma perché il vuoto era diventato più
confortevole della verità.
Aveva difeso
il pensiero per tutta la vita, ma aveva scoperto che il mondo era già stato
venduto in comode rate da trentasei mesi, senza nemmeno leggere le clausole.
Nel centro
commerciale, intanto, suonavano le campane elettroniche. Era l’ora della Messa
Olografica.
Il Senso, come
la Storia, aveva chiuso per restyling.
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