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domenica 18 maggio 2025

Il breve corso della fine


di Heiko H. Caimi


All’ingresso del centro commerciale MetaCentro Etnografico Valnord Premium Experience, il professor Epifanio Belladonna si fermò a osservare il totem interattivo che un tempo era la statua di un santo. Ora il santo sorrideva in digitale e offriva sconti sulla finta porchetta vegana, accanto alla scritta fluo Santità & Street Food – Sagra Permanente.

Indossava un cappotto di tweed con le toppe ai gomiti – ormai un costume folkloristico tra i resti degli ex docenti universitari – e portava sottobraccio una copia logora della Fenomenologia dello Spirito. Nessuno gli aveva chiesto di tenere una conferenza, ma lui la dava comunque. Da solo. Ogni giovedì. Nella piazza Apericultura Intelligente del centro.


«Che schifo» borbottava. «Non c’è più un luogo simbolico, solo punti vendita. Nessuna soglia, nessuna sacralità. Solo vetrine».

Quel giorno, però, il palco era occupato da un evento chiamato Karaoke Cosmico con i Sapienti della Tangenziale.

Un uomo si avvicinò, sorridendo senza denti, vestito con una tuta da ginnastica bianca su cui aveva disegnato in pennarello indelebile delle rune a casaccio. «Lei è il professore, sì?» chiese con la voce rauca. «Quello che parla con i morti dei libri...».

«Parlo con gli autori» corresse Epifanio, inalando l’odore di fritto sintetico che impregnava l’aria come l’incenso di un culto idiota. «E con le idee».

L’uomo gli si sedette accanto sulla panchina in plasticrosta. «Io invece sono un Non-So. Mi hanno tolto la scuola a dodici anni. Poi mi hanno dato una certificazione di ‘ignoranza certificata’. Adesso faccio il Portatore di Senso, ma non so cosa sia».

Il professore lo guardò con l’infastidita curiosità con cui si osserva un cane che sa recitare Shakespeare. «Portatore di… cosa?».

«Di Senso. Cammino in giro e dico frasi tipo ‘tutto torna’ oppure ‘niente accade per caso’. La gente si rilassa, mi vota stelline».

«Lei è l’incarnazione vivente della catastrofe semiotica» sibilò Belladonna. «Il suo mestiere è l’equivalente spirituale del karaoke. È l’epilogo della disgregazione del mito. Non c’è più inizio né fine, solo mid-tempo e digestivi».

Il Non-So annuì, sereno. «Sì, dicono che è l’Epoca Senza Ritorno. Nessuno torna da dove è partito. Ci si perde in avanti».

In quel momento partì una sirena: era l’inizio del Rito della Memoria Ricostruita, un’animazione per famiglie in cui attori robotizzati simulavano una guerra che non era mai esistita, cantando Bella Ciao remixata con autotune in dialetti inventati dall’intelligenza artificiale.

Il professore si alzò, indignato. «Questa è pornografia rituale! Avete ucciso il sacro, il tragico, il tempo profondo!».

Il Non-So si grattò il collo. «Io dico solo: ‘ogni fine è un inizio travestito’».

«Che bestialità!».

«Mi creda, è così».

«Basta!» scattò Belladonna, salendo sul palco. «È la fine della civiltà! Avete scambiato l’archetipo con la notifica, il tabù con l’algoritmo, il rito con l’evento!».

Un bambino lo filmò mentre sputava quelle parole. Un secondo dopo, il video era già virale sotto il titolo: Boomer in crisi mistica live a Valnord. Le reazioni erano 80% emoji di popcorn.

Il Non-So lo raggiunse sul palco. «Professore, non si arrabbi. È solo che qui non si sa più cosa era, e nemmeno si vuole sapere. Si vive nel presente assoluto. Come in una partita di bowling senza birilli».

Il professore, arrossato, si accasciò su uno sgabello, con la Fenomenologia tra le mani. Ma le pagine erano state sostituite da QR code. «Sono soltanto rimasto troppo a lungo» mormorò. «Sono una reliquia».

Il Non-So gli porse una bibita color verde brillante. «Beva. Si chiama NéVerità. Rinfresca l’anima».

Il professore bevve. E capì tutto. Ma troppo tardi. Capì che avevano smesso di cercare il senso delle cose non per ignoranza, ma perché il vuoto era diventato più confortevole della verità.

Aveva difeso il pensiero per tutta la vita, ma aveva scoperto che il mondo era già stato venduto in comode rate da trentasei mesi, senza nemmeno leggere le clausole.

Nel centro commerciale, intanto, suonavano le campane elettroniche. Era l’ora della Messa Olografica.

Il Senso, come la Storia, aveva chiuso per restyling.

 

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