Bollati Boringhieri - pagg. 220 - € 24,00
I veri europei, gli autoctoni
incontestati del nostro continente, sono loro, i neandertaliani. Sono i
Neandertal che si sono adattati al clima rigido e mutevole della penisola
europea durante le glaciazioni, e che sono fioriti nel relativo tepore tra una
glaciazione e l’altra. I Sapiens – africani e amanti del caldo tropicale –
hanno a lungo evitato le nostre terre inospitali e gelide, e nelle loro
migrazioni hanno piuttosto puntato verso Est, arrivando a colonizzare persino
la lontana Australia prima di tentare con l’Europa, che pure stava lì a un
passo. Homo neanderthalensis ha la fama del bruto; qualcuno
ancora crede che sia un «uomo delle caverne» nostro antenato,
ottuso e animalesco, dal quale ci saremmo in seguito evoluti noi, raffinati e
longilinei. Niente di più sbagliato.
Sappiamo che i primi Neandertal
vivevano in Europa 300 000 anni fa, probabilmente discendenti da una specie
umana africana – Homo heidelbergensis –, a sua volta antenata dell’Homo
sapiens. Noi e i neandertaliani siamo dunque a tutti gli effetti fratelli.
A rigore, loro sono i nostri fratelli europei.
Ma com’era fatto l’uomo di
Neandertal? Che aspetto aveva? Come viveva? A queste domande ora sappiamo dare
molte più risposte di un tempo, e Silvana Condemi – che studia i neandertaliani
da molti anni –, aiutata dal brillante giornalista François Savatier, ha
scritto questo libro per raccontarci la loro storia, una storia affascinante
che negli ultimi anni è cambiata molto. Neandertal con ogni probabilità
parlava, mangiava carne, cacciava, viveva in clan, in un enorme territorio che
comprendeva tutta l’Europa e un pezzo di Asia settentrionale e Medio Oriente.
Era cannibale, ma certamente seppelliva i propri morti, almeno nel periodo
tardivo, curava gli infermi e costruiva grandi quantità di strumenti litici.
Neandertal si vestiva e aveva un pensiero simbolico. Messo in una metropolitana
e ben vestito, quasi non ci accorgeremmo della sua presenza. Neandertal era uno
di noi. Talmente «uno di noi» che noi portiamo dentro una parte di lui! Gli
studi di genetica, a partire da un articolo memorabile pubblicato nel 2010 a
firma di Svante Pääbo, confermano che nel nostro DNA c’è tra l’1% e il 4% di
DNA neandertaliano: in altre parole ci siamo incrociati. In altre parole
ancora, probabilmente siamo proprio noi i diretti discendenti di Neandertal,
almeno in parte, e la sua «scomparsa», circa 35 000 anni fa, non è stata probabilmente violenta, bensì un lento assorbimento dei nostri fratelli
nella nuova linea proveniente dall’Africa.
Silvana Condemi,
paleoantropologa, è direttrice di ricerca al CNRS e conduce le sue ricerche sui
neandertaliani e sui primi Sapiens presso l’università di Aix-Marseille, in
Francia.
François Savatier è
un giornalista della rivista «Pour la science», specializzato in preistoria.
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