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venerdì 5 febbraio 2016

Donne Esploratrici e Avventuriere - 2 - Freya Stark, l’inglese solitaria


di Marina Fichera

“Non ci può essere felicità se le cose in cui crediamo 
sono diverse dalle cose che facciamo”. 
Freya Stark


Esploratrice, scrittrice di successo e raffinata conoscitrice della cultura araba, Freya Madeline Stark (Parigi, 31 gennaio 1893 – Asolo, 9 maggio 1993) è stata una delle figure femminili più carismatiche dell’ultima era dell’Impero Britannico. 

Figlia di due inglesi, lui pittore e lei pianista, che si separarono quando Freya aveva appena dieci anni, cresce in Italia con la madre e il suo nuovo compagno.

La passione per i viaggi, e in particolare per le mete del Medio Oriente e l’Arabia, nasce leggendo dapprima “Le mille e una notte” e in seguito "Viaggi nell’Arabia deserta", opera scritta nel 1888 dal viaggiatore solitario e poeta Charles Doughty, riscoperta negli anni ’20 del Novecento dai lettori britannici, da sempre conquistatori e viaggiatori cosmopoliti. 


A tredici anni subisce un grave incidente nella fabbrica di tappeti del patrigno italiano in cui perde un orecchio, una palpebra e parte dei capelli, restando sfigurata. Questo episodio inciderà molto pesantemente sulla sua autostima, e forse sulla sua personalità, e la indurrà a indossare quasi sempre strani cappellini o veli arabi per nascondere le cicatrici. 

Freya soffrirà per tutta la vita la mancanza di una bellezza regolare – cosa che pensa non le abbia permesso di trovare un buon marito – ma probabilmente proprio per questo motivo svilupperà un temperamento forte e un’intraprendenza fuori dagli schemi del tempo.

Freya Stark da giovane (foto dal web)
Nel 1911, a diciotto anni, lascia la famiglia in Italia e si trasferisce a Londra per studiare al Bedford College. Tornata in Italia a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, dal 1914 lavorerà come crocerossina, per riprendere gli studi solo dopo il termine del conflitto. Inizia a studiare l’arabo con un vecchio monaco orientalista a Sanremo e alcuni anni dopo completerà l’approfondimento della lingua e della cultura araba laureandosi alla London School of Oriental Studies.

Nel novembre del 1927 - Freya ha trentaquattro anni, vive con la madre ad Asolo ed è ormai considerata da tutti una “zitella” - acquista un biglietto per un viaggio su una nave da carico diretta a Beirut, in Libano, dove vuole fermarsi per qualche mese e praticare la lingua araba. 
Questo viaggio in Medio Oriente sarà il primo di una lunga serie e l’inizio di un’avventura che durerà oltre cinquant’anni. Freya parte perché deve cercare quello che le manca, deve trovare un sostituto dell’amore, di un marito e della famiglia che non è riuscita ad avere, e il diventare viaggiatrice e scrittrice le permette di combattere le proprie paure e quella che lei stessa definisce “una vita inaccettabile”. 
E se il viaggiare è una sorta di fuga e negazione del proprio destino di donna d' inizio Novecento, è nel viaggio e nella curiosità verso il mondo che Freya Stark riuscirà a trovare la propria realizzazione come persona, prima ancora che come donna, e a liberarsi dai rigidi schemi imposti dalla società vittoriana.

Dalla prima esperienza all’estero, che durerà dal novembre 1927 al maggio del 1929, e che la porterà dal Libano fino a Baghdad, passando per la Siria, nascerà il suo primo libro, “Lettere dalla Siria”, pubblicato nel Regno Unito nel 1942 e in Italia solo nel 2014. 

Il volume è una raccolta epistolare intrisa di quotidianità e di scoperta di una vita alternativa, oltre che di un mondo antico e misterioso. Stupisce l’inquietante attualità di una missiva del febbraio 1928, scritta da Freya durante il suo soggiorno in un villaggio al confine tra il Libano e la Siria: “Le persone sono tutte affascinanti per me. Non sono veramente orientali, né precisamente altro: sono solo una povera frangia di popolo tra l’islam e il mare, condannati a esser pedina, qualsiasi tipo di politica venga giocata qui. (…) L’altro giorno ho letto il libro della messa dei maroniti e ho sentito la preghiera “di essere salvati dallo spargimento di sangue” assumere un significato particolare in questo paese di massacri.”

Freya Stark tornerà in Medio Oriente, a Baghdad, alla fine del 1929 e scandalizzerà la comunità inglese perché talvolta indossa abiti maschili arabi e va a vivere a casa di una famiglia locale. Ormai è una donna libera dalle convenzioni.
Freya Stark durante uno dei suoi viaggi arabi (foto dal web)

Nel 1930 inizia il primo di due viaggi in una nascosta regione dell’antica Persia – area tra gli attuali Iran e Iraq – per una spedizione con scopo di ricerca archeologica. Durante l’esplorazione di quel remoto territorio Freya riuscirà a individuare l’antica fortezza di Alamut, risalente all’anno 1090 e citata nel Milione di Marco Polo. 

L'antica fortezza di Alamut, in Iran (foto dal web)
Nella successiva missione, prima donna occidentale a visitare quelle recondite aree,  torna in Iran per esplorare la cosiddetta Valle degli Assassini, alla ricerca di antichi reperti dell’epoca neolitica.
Il risultato ultimo di questi due spedizioni é il suo secondo libro, “La Valle degli assassini”, dato alle stampe nel 1934, testo con il quale Freya fa conoscere regioni esotiche e affascinanti al grande pubblico, evocando storie e popoli con una raffinatezza e uno stile narrativo già maturo che le permette di conquistare subito il successo editoriale. Come sintetizza Alberto Moravia nella prefazione del volume "La Calle degli assassini", non fu solo una raffinata esploratrice: in lei convivevano curiosità, sensibilità e una profonda cultura.

L’esploratrice viaggia con ogni mezzo, dalla nave – soffre terribilmente il mal di mare e ricorda viaggi quasi apocalittici sia in “Lettere della Siria” sia in “Le porte dell’Arabia” – al cammello, all’auto. Spesso si sposterà anche a piedi, accompagnata da guide locali e quasi sempre muovendosi, unica occidentale e donna, in luoghi remoti e, all’epoca, in parte ancora ignoti.

Freya Stark in uno dei suoi viaggi (foto dal web)
Nei primi anni ’30 si occupa di rilevamenti cartografici lavorando per l’Intelligence Britannica e la Royal Geographical Society di cui diventerà membro onorario.

Nel 1934 parte per il primo di una nuova serie di viaggi che la porteranno ad attraversare la Penisola Araba. Scrive in “Over the rim of the world: selected letters”, edito a Londra nel 1988: “Volevo spazio, distanza, storia e pericolo ed ero interessata al mondo vivente.” 

Freya Stark si muove verso l’interno dello Yemen, ripercorrendo l’Antica Via dell’Incenso ed esplorando ancora una volta zone mai raggiunte dagli europei, esperienza che riassume magnificamente in “Le porte dell’Arabia”. Nell’intenso volume descrive con dovizia di particolari le aspre valli rocciose e la sabbia dagli inaspettati colori, le vecchie Ford e i cammelli con cui si muove, la malattia che l’attanaglia improvvisamente e la costringe a una lunga sosta forzata, la condizione delle donne ma soprattutto gli uomini. 
Freya descrive gli uomini che incontra durante i suoi viaggi in modo vivido e vivace. Riesce a ottenere il rispetto e l’ammirazione indistintamente da parte di arabi, berberi, sceicchi e schiavi perché ha un approccio al viaggio maschile - siamo pur sempre negli anni ’30 del Novecento - parla la loro lingua e si pone in modo paritario. Freya, pur profonda nella consapevolezza di essere britannica fino al midollo, è per certi versi una di loro.
Tornerà nello Yemen nel 1937 al seguito di una spedizione archeologica sponsorizzata, tra gli altri, dalla Royal Geographical Society e dal Museo Archeologico ed Etimologico dell’Università di Cambridge;  racconterà la storia di questa esperienza in “A winter in Arabia”, stampato nel 1940.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale inizia a collaborare con il Governo Britannico come esperta di tematiche relative ai paesi dell’area mediorientale e araba – ormai conosce profondamente la cultura e parla svariati dialetti arabi, oltre che inglese, francese, italiano e tedesco – occupando un ruolo diplomatico fondamentale ai fini delle buone relazioni tra il Regno Unito e paesi quali Egitto, Iraq e Yemen.  
Nel 1947, a 54 anni, Freya corona il suo sogno di donna normale e sposa Stewart Perowne, suo collega ricercatore ed archeologo esperto del mondo arabo, più giovane di lei di otto anni. Il matrimonio però non funziona e dura solo pochi mesi. 
Freya Stark con uno dei suoi famosi cappellini (Foto dal web)

La progressiva caduta dell’Impero Britannico, così come il fallimento del suo matrimonio, la portano a iniziare un nuovo viaggio per ritrovare se stessa. Siamo nei primi anni ’50 e questa volta la meta è la Turchia. Scrive ben quattro opere sulla nuova esperienza nelle terre ottomane e curde. 
Continuerà per tutta la vita a viaggiare e scrivere, collezionando trenta libri di viaggio, un' autobiografia in quattro tomi e otto volumi epistolari.
Definita dal Times di Londra “l’ultima dei viaggiatori romantici”, negli anni ‘70 è nominata Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico, l’equivalente femminile di Lord.
Trascorre la terza età ad Asolo, in provincia di Treviso, paese in cui era tornata a vivere a metà del secolo scorso, circondata da amiche e dame di compagnia, pur continuando a viaggiare fino all’età di ottantotto anni.
Freya Stark ad Asolo (TV - (foto dal web)
Freya Stark si spegne all’età di cento anni compiuti, nel maggio del 1993. Ancora oggi la città di Asolo e la locale associazione culturale “Le Freyadi”, che raccoglie le sue amiche e fan, le tributa i dovuti onori con periodiche manifestazioni e mostre.
La grande capacità di Freya Stark è stata di essere riuscita a rinnovarsi, a crescere, combattendo le proprie paure e mantenendo inalterato per tutta la vita l’approccio descritto in “Alle porte dell’Arabia”: “Viaggiare è ignorare i fastidi del quotidiano, immergersi nel nuovo o nell’antico con tutto il nostro io e uscirne rinnovati e migliori. Viaggiare, avere l’umiltà di imparare, sempre.”

Biografia in italiano:
“Lettere dalla Siria”, La vita felice - 2014
“Effendi”, Guanda – 2004; Longanesi - 1988
“La valle degli assassini”, Guanda – 2003; Longanesi - 1983
“Le porte dell’Arabia”, Guanda – 2002; Longanesi - 1986
“Una vetta del Darien”, Ed. Studio Tesi – 1987


5 commenti:

  1. GRAZIE PER AVERCI FATTO CONOSCERE QUESTA SPLENDIDA FIGURA

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  2. Grazie molto ben fatto. Leggerò, approfondirò e condividerò.

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    1. Grazie, fammi sapere se scopri qualcosa di interessante!

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  3. Articolo molto interessante! Grazie per avercela fatta scoprire.
    Patrizia e Alice

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