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martedì 31 marzo 2015

Omaggio a Ipazia

di Giovanna Rotondo Stuart

Raffaello Sanzio, La scuola di Atene (1509-1510), Particolare di Ipazia
(Città del Vaticano, Musei Vaticani)

“Ipazia: verso il cielo è rivolto ogni tuo atto!” Pallade, poeta greco

Se potessi essere qualcuno nel passato, sceglierei lei, Ipazia! Ho sempre avuto una grande ammirazione per questa donna  scienziata e filosofa sulla quale molto è stato scritto e detto. Mi ricorda l’“All Round Man” rinascimentale.


Ipazia nasce ad Alessandria d’Egitto  tra il 355 e il 370 d.C. e viene  barbaramente uccisa nel 415 d.C., per compiacere il Vescovo Cirillo o su suo mandato, non è dato di sapere con certezza, anche se  alcuni storici lo ritengono responsabile di quell’assassinio efferato.
Questo è quanto scrive Socrate Scolastico:
“Tale fatto comportò una non piccola ignominia sia a Cirillo, sia alla Chiesa alessandrina. Infatti dalle istituzioni dei cristiani sono totalmente estranee le stragi e le lotte e tutte le cose di tal fatta” (Storia Ecclesiastica, Libro VII, cap 15, pg 67 col 769).
La Chiesa non si è mai pronunciata al riguardo: il vescovo Cirillo verrà fatto Santo qualche secolo dopo. Né gli esecutori, di cui si conosceva l’identità, sono mai stati puniti! Perché?  Per il fatto che Ipazia fosse una donna, una scienziata e per di più pagana? E come tale non degna, secondo i fanatici del tempo, di adeguata giustizia?
Anni fa avevo scritto delle poesie su Ipazia giovane. La immaginavo come me. Occhi e capelli scuri, figura aggraziata. Me la raffiguravo sempre intenta a leggere  molto seria e col viso illuminato da rari sorrisi.
Avrei voluto essere una detective o una storica per indagare su di lei. 
Alcuni lo hanno fatto: infatti, qualche anno fa, è stato girato un film a nome Agorà (2009, regia di Alejandro Amenabar), sulla sua vita. Non lo vedrò, non voglio perdere l’immagine che mi sono creata di questa bella figura femminile.
Ogni donna che abbia dato un contributo alle arti o alle scienze, ogni pensatrice, merita la nostra più grande stima e ammirazione, sia per il coraggio che ha dimostrato nel manifestare se stessa, sia  per le difficoltà che, senza dubbio, avrà incontrato lungo il cammino.
Mi sono chiesta come mai, per millenni, le donne sono state relegate a ruoli inferiori.
C’è voluta la maternità, la cura dei figli, il lavoro e l’organizzazione solitaria del ménage familiare e lavorativo, per farmi comprendere le difficoltà di funzioni multiple! E questo in un mondo in cui la condizione femminile si va affermando, seppur con fatica!
Ovviamente è stato facile per gli uomini, e lo è tutt’ora, emarginare le donne a figure subalterne, con qualche bieca dissertazione sulla loro intelligenza, impurità o altro.
Ipazia viene introdotta alle materie scientifiche da suo padre, Teone, matematico e filosofo. Lui stesso scrive, nell’intestazione del III libro del suo commento al sistema matematico di Tolomeo: “Edizione controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia”.
Ipazia non è solo filosofa, ma anche  astronoma e letterata. Un suo testo, pubblicato all’epoca, sul moto degli astri, Canone Astronomico, viene accolto dalla Comunità Scientifica con grande ammirazione.
Altre sue opere vanno distrutte nell’incendio appiccato dai cristiani alla più prestigiosa biblioteca del mondo antico, quella di Alessandria d’Egitto che conteneva dai 500.000 agli 800.000 volumi. Molti di essi, pregevoli e unici, saranno persi per sempre! 
Oltreché astronoma di grandi capacità,  Ipazia è molto apprezzata nello studio della filosofia. Si è guadagnata la cattedra del padre e ha molti seguaci e sostenitori che vengono anche da Paesi lontani, per assistere alle sue lezioni, tanto grande è la sua fama e la sua bravura!
Ci sono testimonianze di un grande filosofo cristiano, suo contemporaneo, Socrate Scolastico, che parla e scrive  di lei come la terza Caposcuola del Platonismo, dopo Platone e Plotino
A quanto  risulta, non era sposata, né siamo a conoscenza di suoi eventuali amori. Il rigore della mente  era la guida della sua esistenza: in un’epoca in cui una donna poteva essere uccisa o accusata di stregoneria solo perché colta, intelligente o scienziata, non v’era spazio per i sentimenti.
Mi piace fantasticare che in alcuni momenti della sua vita, quando guardava il cielo per studiare le stelle o coltivava la bellezza del pensiero, Ipazia  abbia, per qualche istante,  palpitato per  uno dei suoi discepoli e composto dei versi per lui: “Studieremo insieme/le vie del cielo/Noi due/Tenendoci per mano”.
Ma non era da lei essere così banale!
Sinosio, che diviene in seguito vescovo di Cirene, le scrive lettere in cui le si rivolge come alla luce della sua vita, madre, sorella, amica, maestra… e che cos’era questo se non un grande amore? Un amore in incognito, mascherato da un’infinità di parole da cui traspare il grande desiderio di viverle accanto.  In un altro periodo storico sarebbero vissuti insieme, avrebbero potuto lavorare insieme.
Ipazia è una donna pubblica: divide il suo sapere con tutti coloro che sono interessati ad apprendere. È anche una donna democratica. L’Alessandria d’Egitto in cui si muove  è considerata la culla del sapere d’Oriente, ma i tempi stanno cambiando.
Il cristianesimo,  diventato la religione di stato, porta con sé tutte le contraddizioni e il potere che avrebbe poi mantenuto per secoli.
E se nella colta Alessandria pagana c’è qualche timida apertura verso le donne, soprattutto grazie a Ipazia, non così tra il nuovo che avanza, in guerra feroce contro qualsiasi altra forma di religione o di conoscenza.
E’ del 391 l’editto di Teodosio che incita i cristiani alle persecuzioni anti pagane.
Ipazia è troppo intelligente, il suo sapere saggio, per non capire che la sua condotta deve essere irreprensibile.  Le donne sono sempre state relegate in casa e lì devono stare, non c’è una doppia possibilità per loro: non possono essere insieme scienziate, mogli e madri.
Lei non può suscitare ammirazione per la sua bellezza fisica, ma solo per la grandezza del suo intelletto! La sua barbara uccisione indigna non solo per il modo in cui avviene ma soprattutto perché viene eseguita.
Cirillo, divenuto Vescovo di Alessandria nel 412, si sente minacciato da questa fulgida creatura che professa la filosofia e il pensiero razionale, l’opposto della fede: non può permetterlo, né accettarlo!
L’invidia per la grandezza di Ipazia lo rode e, forte dell’Editto Teodosiano, si circonda di masnade di monaci: i famigerati  Parabolani, di fatto una sua milizia privata: bigotti, ignoranti e violenti che mettono la città a ferro e fuoco.
La fragilità umana difende con crudeltà e fanatismo qualsiasi credo, spesso con l’alibi di una vita meno sofferente,  di fatto come atto di potere e di controllo!
Dopo l'uccisione di Ipazia la città perde la sua tradizione di centro della cultura, per sempre. Sono convinta che sia l’assassinio di Ipazia, sia l’incendio alla Biblioteca di Alessandria, abbiano rimandato l’Umanità indietro di mille anni e l’abbiano relegata in un lungo medioevo da cui, forse, non è ancora uscita.
A tutt’oggi siamo testimoni di grandi manifestazioni di potere, intolleranza e fondamentalismo: la distruzione di opere d’arte, come i Buddha millenari della valle di Bamyan; i crolli di Pompei, per incuria e corruzione; le razzie compiute nelle biblioteche a scopo di lucro e molto altro. Per non parlare  delle grandi disuguaglianze sociali che  si continuano a perpetrare nel mondo!
Nella ricerca del potere, mantenere i popoli nell’ignoranza  iniziando dalle donne, sono certamente disegni voluti e premeditati.
Ipazia è la prima martire laica conosciuta: non appartiene a nessuna dottrina, solo alla bellezza del pensiero umano e non c’è nulla di più grande!
L’unica speranza è il futuro: ci vorrà ancora tempo per entrare in un mondo diverso, in cui l’uguaglianza di genere, e non solo quella, divenga realtà. Un mondo in  cui le religioni siano amorevoli e misericordiose e vissute come un fatto privato; dove il potere serva per colmare i bisogni e le necessità dei popoli e non sia un mero esercizio di prevaricazione e arricchimento.
Abbiamo oltrepassato la soglia di “1984” (George Orwell, 1948) siamo oltre “Brave New World” (Aldous Huxley, 1932).
Indubbiamente varcheremo altri orizzonti, con molte sorprese, speriamo positive,  per tutta l’umanità.





2 commenti:

  1. Un bel ritratto di una donna eccezionale che, forse, ai nostri giorni, avrebbero definito femminista. Brava Giovanna per averla fata conoscere ai più.
    Maddalena

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  2. Grazie Maddalena. Ipazia era soprattutto una scienziata e una filosofa. Peccato che ci sia pervenuto ben poco delle sue opere. Giovanna

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