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mercoledì 4 giugno 2025

Significato dietro la figura

 di Mimma Zuffi




Ti sei mai chiesto che significato c’è dietro la “figura”? Ad ogni modo, al di là del giudizio e al di qua della qualità o dell’impressione, questo significato rende alla parola “vedere” un senso: riappare il problema della percezione. Se convenga chiamare giudizio ogni percezione di un rapporto e dare il nome di visione all’impressione, è certo che l’illusione è un giudizio.   Quest' analisi presuppone, almeno idealmente, uno strato di impressioni in cui le linee principali sarebbero parallele così come lo sono nel mondo – cioè nell’ambiente che noi costruiamo per mezzo di misure -  e presuppone anche una seconda operazione che modifica le impressioni facendo intervenire le linee ausiliarie e falsa in tal modo il rapporto delle linee principali. 


Dunque, la prima fase è di pura congettura, e con essa il giudizio che dà la seconda. Si costruisce l’illusione ma non la si comprende. In questo senso generale, e oserei dire formale, il giudizio spiega la percezione vera o falsa che sia solo se si regola sull'organizzazione spontanea e sulla configurazione particolare dei fenomeni.  Vero è che l’illusione consiste nel far entrare gli elementi principali della figura in relazioni ausiliarie che rompono il parallelismo. Perché lo rompono? Perché due rette prima parallele cessano di essere in coppia e sono trascinate in una posizione obliqua dall’immediato contesto nel quale sono introdotte? Avviene come se tali rette non facessero più parte dello stesso mondo. Due vere oblique sono messe nello stesso spazio che è lo spazio oggettivo.
La concezione di giudizio come forza psichica- o mediazione logica, come si preferisce – e la teoria della percezione come interpretazione non è che una contropartita atta a preparare un’autentica presa di coscienza. Una volta intesa la percezione come interpretazione, la sensazione, che ha agito da punto di partenza, è definitivamente superata dal momento che ogni coscienza percettiva è già andata oltre. Penso che si giunga alla sensazione quando, riflettendo sulle nostre percezioni, vogliamo esprimere che esse non sono in tutto e per tutto opera nostra. La pura sensazione è l’effetto ultimo della conoscenza: solo per un’illusione la poniamo all’inizio e la crediamo anteriore alla conoscenza. Nei confronti della vita percettiva l’intellettualismo è insufficiente o per difetto o per eccesso: evoca a titolo di limite le molteplici qualità che non sono se non l’involucro dell’oggetto, e di qui passa a una coscienza dell’oggetto che ne possiederebbe il segreto e che  priverebbe lo sviluppo dell’esperienza della sua contingenza e l’oggetto del suo stile percettivo. Il passaggio dalla tesi all’antitesi, il capovolgimento dal pro al contro - il procedimento costante dell’intellettualismo - lascia immutato il punto di partenza di un' analisi; da un mondo che partiva dai nostri occhi per farsi vedere da noi, si ha ora una coscienza o un pensiero del mondo, ma la natura stessa di questo mondo non è cambiata, esso è sempre definito dalla esteriorità assoluta delle parti. E’ semplicemente sdoppiato in un pensiero su cui si fonda. Si passa da un'oggettività assoluta a una soggettività assoluta, ma questa seconda idea ha il medesimo valore della prima e non si regge se non contro quella, cioè grazie a quella.

1 commento:

  1. Mimma, la tua versatilità nello scrivere è da plauso. Complimenti

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