Bollati Boringhieri - pagg. 180
Selezionato per il Pen Open Book Award
2017 Questo è un romanzo sul silenzio e
sulla memoria. In realtà “l’ultima estate” non è una sola, le “ultime” sono
tre, quelle del 1984, del 1998 e del 2014. Segnano momenti di delucidazione,
risoluzione e cambiamento, per chi racconta e per il paese. E sono caratterizzate
dai silenzi dei familiari, degli amici, dei mezzi di comunicazione su quello
che sta succedendo all’Egitto.
È
un romanzo raccontato “per sottrazione”, che attraverso i ricordi di una
protagonista prima bambina, poi adolescente, poi donna, illuminano passaggi
politici storici insieme a vicende personali e familiari.
L’autrice intreccia
presente e passato: se stessa bambina con una madre misteriosamente reticente
sull’assenza prolungata e inspiegabile del padre; se stessa giovane donna
decisa a diventare autrice di documentari, intervistando gente per la strada,
ispirandosi a Edgar Morin in un paese dove la comunicazione coincide con la
propaganda televisiva; se stessa scrittrice che riesplora il suo passato dopo
la caduta di Mubarak e si pone domande sui silenzi che hanno segnato e formato
la sua esistenza.
Le
sparizioni - prima di tutte quella del padre della protagonista - riempiono lo
sfondo, insieme ai soprusi, all’antisemitismo, all’anticomunismo. E ci sono
altre sparizioni, emblematiche, di edifici, di parchi, di passeggiate a mare,
di esercizi pubblici… e anche corpi senza vita con il numero di telefono
scritto sul braccio, come se gli uccisi avessero saputo di dover essere
identificati dopo gli scontri del 2011.
Non
ci sono illusioni, nel romanzo, né speranze, ma c’è una nostalgia diffusa, che
non è solo quella dei riti d’infanzia, o delle presenze familiari e amicali
finite in prigione o all’estero. Ed è un vivissimo quadro del Cairo passato e
presente: vedute, suoni, odori, sapori e i cambiamenti della città, che
rispecchiano quelli della coscienza e del linguaggio della protagonista: nuove
emozioni, nuovi desideri, nuove ambizioni, e nuova consapevolezza del potere
della repressione occulta o palese.
© Brigitte Lacombe
Yasmine
El Rashidi vive tra gli Stati Uniti e il Cairo. È
editorialista per il «New York Review ok Books», per il «Guardian» e per il
trimestrale «Bidoun», dove si occupa di arte e cultura. È autrice del saggio The Battle for Egypt, Dispatches from a
Revolution (2011), dove racconta la rivoluzione che portò alla caduta del
regime di Mubarak e al conseguente insediamento del regime militare.
I giudizi della stampa e degli scrittori
«In questo libro non c’è una parola di troppo. Ogni frase ha un suo preciso significato, perché nel romanzo di El Rashidi, come nella vita, famiglia e società sono inseparabili».
Claire Messud, «The New York Review of Books»
«Il romanzo, nelle sue pause di sospensione dalle vicende politiche, evidenzia soprattutto il personale isolamento di una generazione che si è vista letteralmente scippare i propri sogni. Un ritratto vivido di ciò che è successo negli ultimi anni in Egitto».
«The New York Times»
«Un romanzo che racconta la storia di un paese attraverso le sue vicende politiche e il risveglio della coscienza della sua protagonista».
«The Washington Post»
«El Rashidi offre un ritratto acuto e accurato della complessa cultura egiziana».
«The New York Times Book Review»
«Una lettura davvero notevole, generosa ed elegante sulla vita metropolitana del Cairo. L’autrice ha un occhio straordinario per i dettagli: le strade, le scuole, la casa, tutto visto attraverso il filtro della passione politica. Cattura tutto e rielabora in questo processo un ritratto non solo reale, ma quasi preveggente dell’Egitto contemporaneo. Spie della polizia politica appostate a ogni angolo, dietro spoglie insospettabili».
André Aciman
«Un romanzo certamente politico, ma con un cuore pulsante, un bell’equilibrio tra un’avventura umana dolorosa e l’esame politico di un paese con una storia antica e piena di sfaccettature».
«ELLE»
«Originale e provocatorio».
«Los Angeles Review of Books»
«Ogni lettore occidentale che sia rimasto sconcertato, incredulo o persino disgustato dalla narrazione sui fatti del 2011 in Egitto e di quello che ne è seguito, quando finirà questo libro sentirà una profonda comprensione ed empatia con il popolo egiziano».
«The Huffington Post»
«Una finestra sulla vita quotidiana in Egitto, intima e pubblica, attraverso i decenni, sempre alle prese con i fantasmi della morte e della sparizione».
«Newsday»
«Una storia personale e politica piena di sfumature».
«BBC.com»
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