Ho recentemente letto un articolo che affermava "Una pietra tombale sugli ebook: il futuro del libro è di
carta." Associazioni editoriali ufficiali preposte
a rilevazioni statistiche confermano quanto
affermato dal giornalista (Francesco Giubilei). A questo proposito voglio riproporvi un articolo che avevo scritto nel 2014 concludendo "a voi l'ardua sentenza".
Libro o
e-book?
di
Mimma Zuffi
Quando ho riletto l'intervista fatta a un
editore fiorentino, pubblicata su Business People (maggio 2011), nella quale
dichiarava che "il settore dell'editoria digitale rappresenta un grande
rischio, ma al tempo stesso una grande opportunità", mi sono subito posta
il quesito "Libro o e-book? Questo è il problema". Mi sono venuti allora alla mente
tre splendidi libri, FAHRENHEIT 451, di Ray Bradbury, TOCCARE I
LIBRI,
di Jesus Marchamalo e il recente STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI (edito da
Frassinelli) di Markus Zusak, dal quale è stato tratto il film omonimo, che
narra la storia d'amore di Liesel con i libri e con le parole, che per lei
diventano il talismano contro l'orrore che la circonda. Liesel strappa i libri
ai roghi nazisti perché "ai tedeschi piace bruciare cose. Negozi,
sinagoghe, case e libri".
FAHRENHEIT 451,
scritto nel 1951 con il titolo "The fireman", venne
pubblicato nel 1953. Ambientato in un futuro ipotetico e ipertecnologico,
l’autore immagina che quello sia un periodo in cui leggere è considerato un
grave reato e i vigili del fuoco siano inviati ad appiccare il fuoco ovunque si
trovino libri.
Guy
de Montag, il protagonista, è un ligio pompiere. Un giorno legge alcune righe
di un libro e da quel momento comincia a nascondere i tomi proibiti in casa
sua, grazie anche a Clarissa, una ragazza che gli spiega come, in passato, i
vigili del fuoco avessero il compito di spegnere gli incendi, non di
appiccarli. Montag capisce che la lettura apre nuovi orizzonti, ma, scoperto
dalla moglie, è da lei denunciato e abbandonato. Quando i vigili giungono a
casa sua, costringendolo a dar fuoco alla sua biblioteca, Guy si ribella
provocando la morte del suo capo, Beatty. Costretto a darsi alla macchia, si
rifugia in campagna unendosi a un gruppo di uomini-libro, sorta di
"partigiani" della cultura che, come lui, credono a tal punto nei
libri da imparare a memoria i grandi classici per evitarne la scomparsa, quasi
fossero del "cantastorie".
Libro
da leggere, perché è un Inno al Libro, ai LIBRI che custodiscono le storie
dell'umanità, sembra quasi voler lanciare il guanto di sfida alla morte e al
tempo, permettendo una riflessione sulla vita di oggi, sulla vacuità di una
società in cui la lettura, fonte di conoscenza, va sempre più scomparendo.
Se
si pensa alla realtà in cui viviamo, alla comunicazione che scorre veloce dei
mass media, ai linguaggi virtuali, possiamo inneggiare alla modernità di questo
libro, perché con le immagini che scorrono sullo schermo non ci soffermiamo a
coglierne l'essenza.
I
libri rispecchiano la vita, scoprendone anche gli aspetti più reconditi;
tuttavia, molti rifiutano di affrontare i problemi della vita, quasi fosse una
superficie liscia. Ecco perché si dovrebbero distruggere i libri. Per leggere
un libro ci vuole tempo, non si devono scorrere velocemente le parole perché se
ne deve cogliere il senso che racchiudono. Se si ha tempo libero, si ha tempo
per pensare. Meglio allora non pensare e passare il proprio tempo in altre
attività.
FAHRENHEIT 451 ci dà un messaggio importante: pensare è faticoso, così come
essere coerenti – se si vuole che la propria dignità non venga annullata
–
Ray
Bradbury, nel rilasciare un'intervista a Monica Capuani per "La
Repubblica", afferma: "Non sono mai andato al College,
non c'erano i soldi, e la mia istruzione me la sono costruita andando in
biblioteca. Ed è un modo che consiglio caldamente a chiunque sia interessato
alla conoscenza: è meglio andare in biblioteca che a scuola [...] Con
quel romanzo mi sono limitato a dare ai miei lettori un consiglio basato sulla
mia esperienza: Andate in biblioteca come ho fatto il, divertitevi un mondo e
crescete grazie ai libri."
Si
può anche trarre la conclusione che sarebbe necessario investire di più su una
scuola in cui insegnanti preparati non diano solo risposte belle e pronte, ma
insegnino a leggere, perché saperlo fare comporta lo sforzo di scavare, nel profondo,
il testo, per assaporare il detto e saper afferrare il non detto e cogliere il
senso della lettura come un mezzo di conoscenza dell'esistenza umana. Così
scriveva, in una lunga lettera testamento al nipote Marco Aurelio, l'imperatore
Adriano nelle "Memorie di Adriano" di Marguerite Yourcenar.
Nel
leggere FAHRENHEIT 451 il lettore si chiede in che cosa consista la vera
felicità. Esiste un conflitto tra conoscenza e ignoranza? L'ignoranza è
felicità, o la conoscenza e l'apprendere danno la vera felicità? La mia
risposta è: bruciare i libri vuol dire bruciare la conoscenza.
Lette
le ultime righe di questo libro si può senza ombra di dubbio affermare quanto
sia impressionante la capacità dell'autore nel precorrere i tempi, quasi fosse
una cronaca dei nostri giorni in cui la comunicazione ha sempre più il ruolo di
una passiva ricezione di linguaggi virtuali, ma non dimentichiamo il pensiero
di Pascal sulla vera forza dell'uomo, nonostante la sua fragilità: "L'uomo
non è che una canna, la più debole della natura, ma una canna che pensa: Il
pensiero, la forza dell'uomo, non ammazziamolo!"
Come Fahrenheit
451,
seppur a distanza di anni e con uno stile diverso, ci riporta allo stesso
tema TOCCARE I LIBRI di
Jesús Marchamalo, (edito da Ponte alle Grazie), scrittore spagnolo che ha
vinto, tra gli altri, il premio nazionale di giornalismo «Miguel Delibes» e i
premi Ícaro e Montecarlo. Collabora con l’Instituto Cervantes e scrive
abitualmente sul supplemento letterario dell’ABC e sulla rivista Muy
Interesante, dove tiene una rubrica dedicata al linguaggio.
Leggere
questo libro è come fare una passeggiata romantica e sensuale tra le sue
pagine. In tempi di smaterializzazione/metamorfosi dell’oggetto-libro, sospesi
fra paura e desiderio, timori e tremori elettronici, ci prepariamo come
possiamo all’avvento – apocalisse o palingenesi? – dell’e-book.
Nel
libricino Toccare i libri con felice tempestività e passione sincera, si
racconta del piacere quasi proibito, anche tattile, forse démodé eppure ancora
potentissimo, della pagina scritta su carta, del libro da guardare, da leggere,
ma anche e soprattutto da toccare, ché i libri, ancora per un po’
fortunatamente, ci toccano.
Dimenticavo: questo libro NON ESISTE in formato elettronico.
Quindi,
se vi piace toccare i libri, e lo state facendo anche ora, sapete di cosa
parliamo. Libri. Da leggere, da sfogliare, da desiderare e da possedere, da
perdere, prestare e regalare. Libri da contare, da sistemare, da classificare.
Amici per una vita o incontri di un solo giorno, ricordati per sempre o subito
dimenticati; libri illeggibili, letti e riletti… Nella passeggiata lungo queste
pagine incontriamo tanti lettori illustri, curiosiamo nelle loro biblioteche e
veniamo a sapere delle loro buone e cattive abitudini di lettura, talvolta così
simili alle nostre. Quanti libri è possibile leggere in una vita? In che modo
disporli? Come fare quando sono troppi? Ci piacciono di più tenuti come nuovi o
un po’ maltrattati? Bisogna davvero leggerli tutti, o certi sono fatti apposta
per non esserlo? Jesús Marchamalo racconta gli intrecci e i personaggi della
grande storia d’amore fra libri e lettori con la divertita partecipazione di un
innamorato che la sa lunga, e argutamente ci ricorda che, come tutte le
passioni, anche questa dev’essere assaporata con un po’ di sana ironia.
In
tempi come i nostri, di vertigine digitale, in cui la tecnologia mette a
repentaglio il futuro del libro quale noi lo conosciamo, Toccare i libri
propone una difesa appassionata, complice e ironica, a volte umoristica, del
libro e della lettura: parla del suono della carta, delle orecchie sugli
angoli, degli appunti sui margini, delle dediche…
Una
rivendicazione con un pizzico di nostalgia anticipata – e ci auguriamo gratuita
– di quello che significa vivere con i libri: gli scaffali strapieni, le pile
negli angoli, i libri prestati, il disordine funesto, incorreggibile.
Certamente
ci si deve adeguare ai tempi, dalla macchina da scrivere al computer, dal
mangianastri all'IPOD. Ma vi siete posti questa domanda: perché il vinile sta
prepotentemente tornando alla ribalta?
A
questo punto a voi l'ardua sentenza: libro o e-book?
La
mia scelta l'ho già fatta.
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