a cura di Sandra Romanelli
Situata nel golfo di Gabes, di fronte alle coste
della Tunisia, Djerba, la più grande isola del Nord Africa, è nota come l’isola
dei lotofagi al tempo del ritorno di Ulisse nell’Odissea ed è considerata la
perla del Mediterraneo per le sue spiagge di sabbia fine, la limpidezza delle
acque, il clima e le palme.
Isola dell’oblio, oasi di pace, terra di sogni,
ha sedotto non solo Ulisse e i suoi compagni che, imitando gli abitanti del
luogo si cibarono del fiore di loto e persero il ricordo della loro vita
passata, ma conquista chiunque decide di visitarla, poiché viene ammaliato dal
fascino che sprigiona.
Sarà per la bellezza del paesaggio, per il clima
mite e asciutto quasi tutto l’anno, per le dune del deserto, per quel mare
azzurro e il cielo chiaro, una cosa è certa: questa è un’sola che incanta.
Il capoluogo è Houmt Souk, la cui caratteristica peculiare sono le case a forma
d’alveare, di un candore accecante che sembrano tanti gioielli luccicanti
gettati con noncuranza su un tappeto di
velluto verde; sono in realtà i tipici menzels, con le loro cupole tonde e i giardini puliti e lussureggianti.
La seconda città dell’isola che merita una visita
è senza dubbio Guelalla, centro di produzione di ceramiche
e artigianato, dove c’è anche il museo del patrimonio
tradizionale tunisino.
Museo di Guellala |
A Djerba vi sono inoltre duecento piccole
moschee, le più antiche costruite come fortezze per difendersi dagli invasori.
L’isola è dotata di un’imponente e confortevole
ricezione alberghiera ed è collegata alla terraferma da un ponte romano.
La lingua ufficiale è l’arabo, ma si parla anche
il francese. La moneta è il dinaro tunisino, ma si può acquistare anche con
l’euro.
Per chi vuole conoscere il
territorio tunisino, da Djerba è possibile effettuare delle escursioni alla
scoperta dei tre deserti: salato, roccioso e di sabbia fine.
In una giornata, percorrendo con il
bus la Chaussé Romaine si può
arrivare a Douz, dove si potrà
compiere la passeggiata a dorso del dromedario sulle dune di sabbia
del deserto.
Da qui si proseguirà alla scoperta
del deserto roccioso di Matmata,
famosa per le sue caratteristiche case troglodite e il villaggio berbero di Tamezret
Se scegliamo l’escursione di due
giorni, oltre al deserto si potrà ammirare lo spettacolo insolito e particolare
delle Oasi di montagna. A bordo di
una land rover si raggiungeranno Chebika e Tamerza e al rientro si potrà visitare la città vecchia di Tozeur.
Il Ponte Romano
Nel nostro viaggio alla scoperta
del territorio tunisino, la prima tappa è il deserto salato e il lago salato di Chott el-Djerid.
Rimaniamo incantati dalla visione
sconfinata e piatta di questo deserto che dapprima ci appare dello stesso colore della terra, ma
poi, se ci inoltriamo a camminare sul terreno notiamo che l’enorme distesa è
costituita da un sale bianchissimo e lucente che sembra ghiaccio, ma ci sono
anche alcuni laghetti di un colore verde smeraldo… immagini bellissime e indimenticabili.
Immagini dei laghi salati
La tappa successiva è l’Oasi di Degache.
A bordo
di un calesse ci inoltriamo nel cuore dell’oasi per compiere una bella
escursione tra palme di dattero altissime. Con stupore notiamo che la
foltissima vegetazione è composta anche da alberi di banane, di fichi, di
noccioli e di melograni. La nostra guida invita uno dei coltivatori anziani a
mostrare, a noi turisti, con quanta velocità riesce a raggiungere la vetta
della palma. Impresa davvero strabiliante, ma non per lui che compie queste
difficoltose salite fin bambino!
Palme nell’Oasi di Degache. Immagine del coltivatore salito in cima alla palma |
Per raggiungerle, a bordo di un fuoristrada, percorriamo strade erte e sterrate, tra canyon, cascate e palmeti: uno
scenario ineguagliabile. Una sosta panoramica sul canyon e poi ci incamminiamo
a piedi lungo un percorso tortuoso e sassoso, un saliscendi continuo che ci
conduce ad una delle cascate.
Sulla via del ritorno, ci fermiamo a curiosare tra le diverse
bancarelle e ci viene offerto un caldo e
dissetante tè verde alla menta, la tipica bevanda araba.
Cascate nelle Oasi di montagna di Chebika e
Tamerza
Prima
del rientro resta del tempo per visitare la città vecchia di Tozeur, di origine berbera, situata ai
margini del deserto del Sahara, oggi nota soprattutto per la coltivazione di datteri, della qualità
più rinomata.
Quarta tappa: il deserto di sabbia e quello
di roccia
La
città di Douz, considerata la porta del Sahara, è praticamente un villaggio desertico, circondato da
dune di sabbia. Da qui partono i safari sahariani che, diretti ad ovest
giungono fino al confine con l’Algeria, mentre a sud-est arrivano a pochi
chilometri dalla Libia. In alternativa al safari ci si può accontentare della
passeggiata sul dromedario, ma in questo caso, l’emozione che trasmettono la
distesa di sabbia finissima (sembra polvere) e questo particolare “mezzo di
trasporto”, sono talmente forti che restiamo un po’ insoddisfatti: il viaggio ci è sembrato troppo breve. Noi vorremmo continuare la
nostra passeggiata tra le dune ma la guida ci avverte che è l’ora di tornare,
abbiamo ancora molto da vedere .
Dromedari a Douz |
Dal
deserto sabbioso arriviamo al deserto roccioso.
La
città vecchia di Matmata, scavata nel tufo, ospita ancora oggi
popolazioni berbere. Qui visitiamo una casa
dall'architettura troglodita. Le gentili ospiti che ci accolgono mostrano con
piacere la loro abitazione, costituita da nicchie e piccole stanze con tappeti
coloratissimi e alla fine, prima di salutarci, ci offrono olio e miele con il
pane che ci hanno preparato poche ore prima del nostro arrivo.
Matmata
evoca paesaggi lunari e forse proprio per questo è stata il set del più famoso
film di fantascienza: Star Wars (Guerre stellari). È un
deserto di roccia cosparso di crateri che in realtà sono vere e proprie
abitazioni.
È tuttora possibile visitare l’allestimento scenico di
questa fortunata serie di film scritta e diretta da George Lucas. La casa di Owen Lars,
l’uomo che ha cresciuto il piccolo Luke
Skywalker, protagonista della saga, non è situata su un pianeta sconosciuto
dell’universo, ma si trova proprio qui a Matmata. Oggi,
l’impianto è stato trasformato in albergo, con camere disadorne e spartane,
incastonate nella roccia.
Scenografia di Star Wars a Matmata |
Tamezret |
Cucina e usanze tunisine
Se si
vogliono assaggiare i piatti tipici locali non ci si può scordare che il couscous è il piatto nazionale tunisino
e può essere preparato in svariati modi, col pesce, con il pollo o con
l’agnello e sempre accompagnato da verdure. Viene cotto in una specie di
bollitore doppio, chiamato Couscousière. La carne e le verdure vengono cotte nella parte
inferiore, mentre in quella superiore è adagiato il couscus. Il vapore
sprigionato dalla parte inferiore, oltre a cuocere trasferisce anche i sapori
degli alimenti presenti nella parte sottostante.
La cucina tunisina è molto speziata e piccante e
risente sia delle abitudini europee dei paesi del Mediterraneo, sia delle
tradizioni culinarie dei popoli del deserto.
Molto
gustoso è l'agnello cucinato in anfore di terracotta; assolutamente da
provare il brik, una specie di crêpe farcita con uova, carne e verdura.
Tra le usanze tunisine che mi hanno incuriosita maggiormente desidero citarne
due: il rito del tè verde alla menta e il narghilè. Anche il caffè è da
provare, ha un gusto interessante, dovuto ad un diverso modo di preparazione.
Il tè
alla menta
Tra i paesi arabi il
rito giornaliero del tè è molto diffuso. Tutta la famiglia si riunisce intorno
al mida (tipico tavolino) e ognuno,
seduto su bassi cuscini posti sopra un grande tappeto variopinto partecipa a questa
abitudine giornaliera.
I tunisini sono soliti
bere il tè (detto in arabo shai), caldissimo, è una tradizione che si
ripete più volte al giorno, ed è consumato sia in estate sia nei freddi
pomeriggi d'inverno, come bevanda dissetante o dopo un pasto abbondante, per i
suoi effetti benefici sulla digestione e non solo in famiglia ma anche al caffè
con gli amici, tra un narghilè e
l’altro.
I primi consumatori di tè caldo alla menta sono i
beduini del deserto che vivono nelle tende
bruciate dal sole africano; questo perché il tè alla menta è rinfrescante, ed è
quindi la miglior bevanda che si possa bere sotto l’arsura del sole. Essi
prediligono la qualità rossa, quella
più eccitante.
Con i suoi ingredienti assolutamente naturali – tè, menta, acqua e zucchero- è un vero
toccasana per l’organismo.
Ogni paese arabo prepara il tè alla menta in modo
particolare. Tutto il nord Africa ( dal Marocco alla Libia) lo preferisce molto
ristretto in speciali teiere arabe e viene servito in piccoli bicchierini,
decorati con motivi arabescati, su vassoi di metallo.
In Tunisia, la varietà di tè più usata è quella verde, aggiunta a un’abbondante
quantità di foglie di menta, per completare e rinfrescare maggiormente il
gusto. A volte, oltre alla menta, vengono aggiunte anche alcune foglioline
aromatiche di una particolare pianta profumata, chiamata attarschìa.
Per servire un perfetto tè verde alla menta sarà
bene accompagnarlo con frutta secca, come le noccioline libiche o i pinoli alla
tunisina, o con i classici dolcetti nordafricani.
Il narghilé
Tra le tante belle e nuove esperienze che potrete
vivere in Tunisia, oltre a quella di bere del tè alla menta, c’è la possibilità
di rilassarsi piacevolmente fumando il narghilè.
Conosciuto come shisa, pipa ad acqua o come hookan,
è uno dei più comuni e interessanti passatempi del mondo arabo.
Ma cos’è la shisa o narghilè?
Il narghilè è una lunga pipa che si compone di
tre parti:
- un’ampolla
di vetro alla base (a volte può essere d’argilla o di ottone), riempita
d’acqua,
- la
parte alta con il braciere per il tabacco e il carbone,
- il tubo
attraverso cui passa il fumo.
Nella shisa il tabacco viene mescolato a
delle melasse dal sapore di frutta.
Caffè tunisino
Pur essendo il tè la bevanda preferita dai
tunisini, anche il caffè ha i suoi estimatori.
Il
caffè tunisino è preparato secondo un'antica ricetta turca ed ha un
gusto molto intenso. È fatto esclusivamente con miscela arabica
sottilissima che viene bollita in acqua zuccherata, in un pentolino dal lungo
manico e dal fondo largo. I tunisini sono soliti aggiungere nella tazzina
qualche goccia di acqua di zàgara (più raramente di cardamono o cannella)
per dare un'ulteriore variante aromatica alla bevanda.
Il
contenuto di caffeina è inferiore rispetto al caffè espresso all'italiana e se
ne può quindi bere in maggiore quantità.
Oggi,
questo caffè è in declino, prevale l'espresso, con la sua preparazione più
rapida, tuttavia, grazie al suo gusto forte e persistente viene ancora
richiesto nei bar e soprattutto è gustato nelle tavole più esigenti.
E'stato bello leggere le sue parole che ci hanno emozionato e fatto volare con la fantasia e il desiderio. Brava!
RispondiEliminaGianna e Benito
Grazie a voi!
EliminaSandra