venerdì 11 maggio 2018

Viaggio in Tunisia - Djerba: L’isola dell’oblio




a cura di Sandra Romanelli





Situata nel golfo di Gabes, di fronte alle coste della Tunisia, Djerba, la più grande isola del Nord Africa, è nota come l’isola dei lotofagi al tempo del ritorno di Ulisse nell’Odissea ed è considerata la perla del Mediterraneo per le sue spiagge di sabbia fine, la limpidezza delle acque, il clima e le palme.
Isola dell’oblio, oasi di pace, terra di sogni, ha sedotto non solo Ulisse e i suoi compagni che, imitando gli abitanti del luogo si cibarono del fiore di loto e persero il ricordo della loro vita passata, ma conquista chiunque decide di visitarla, poiché viene ammaliato dal fascino che sprigiona.
Il mare di Djerba 



Sarà per la bellezza del paesaggio, per il clima mite e asciutto quasi tutto l’anno, per le dune del deserto, per quel mare azzurro e il cielo chiaro, una cosa è certa: questa è un’sola che incanta.
Il capoluogo è Houmt Souk, la cui caratteristica peculiare sono le case a forma d’alveare, di un candore accecante che sembrano tanti gioielli luccicanti gettati con noncuranza su un  tappeto di velluto verde; sono in realtà i tipici menzels, con le loro cupole tonde e i giardini puliti e lussureggianti.
La seconda città dell’isola che merita una visita è senza dubbio Guelalla, centro di produzione di ceramiche e artigianato, dove c’è anche il museo del patrimonio tradizionale tunisino.
Museo di Guellala

  
A Djerba vi sono inoltre duecento piccole moschee, le più antiche costruite come fortezze per difendersi dagli invasori.
L’isola è dotata di un’imponente e confortevole ricezione alberghiera ed è collegata alla terraferma da un ponte romano.
La lingua ufficiale è l’arabo, ma si parla anche il francese. La moneta è il dinaro tunisino, ma si può acquistare anche con l’euro.


  
Per chi vuole conoscere il territorio tunisino, da Djerba è possibile effettuare delle escursioni alla scoperta dei tre deserti: salato, roccioso e di sabbia fine.
In una giornata, percorrendo con il bus la Chaussé Romaine si può arrivare a Douz, dove si potrà compiere la passeggiata  a dorso del dromedario sulle dune di sabbia del deserto.
Da qui si proseguirà alla scoperta del deserto roccioso di Matmata, famosa per le sue caratteristiche case troglodite e il villaggio berbero di Tamezret
Se scegliamo l’escursione di due giorni, oltre al deserto si potrà ammirare lo spettacolo insolito e particolare delle Oasi di montagna. A bordo di una land rover si raggiungeranno Chebika e Tamerza e al rientro si potrà visitare la città vecchia di Tozeur.


Il Ponte Romano




Nel nostro viaggio alla scoperta del territorio tunisino, la prima tappa è il  deserto salato e il lago salato di Chott el-Djerid.
Rimaniamo incantati dalla visione sconfinata e piatta di questo deserto che dapprima  ci appare dello stesso colore della terra, ma poi, se ci inoltriamo a camminare sul terreno notiamo che l’enorme distesa è costituita da un sale bianchissimo e lucente che sembra ghiaccio, ma ci sono anche alcuni laghetti di un colore verde smeraldo… immagini bellissime  e indimenticabili.

                                                   






  Immagini dei laghi salati


La tappa successiva è l’Oasi di Degache.

A bordo di un calesse ci inoltriamo nel cuore dell’oasi per compiere una bella escursione tra palme di dattero altissime. Con stupore notiamo che la foltissima vegetazione è composta anche da alberi di banane, di fichi, di noccioli e di melograni. La nostra guida invita uno dei coltivatori anziani a mostrare, a noi turisti, con quanta velocità riesce a raggiungere la vetta della palma. Impresa davvero strabiliante, ma non per lui che compie queste difficoltose salite fin bambino!
 Palme nell’Oasi di Degache. Immagine del coltivatore salito in cima alla palma
 La terza tappa è costituita dalle Oasi di montagna Chebika e Tamerza.
Per raggiungerle, a bordo di un fuoristrada, percorriamo strade erte e sterrate, tra canyon, cascate e palmeti: uno scenario ineguagliabile. Una sosta panoramica sul canyon e poi ci incamminiamo a piedi lungo un percorso tortuoso e sassoso, un saliscendi continuo che ci conduce ad una delle cascate.
Sulla via del ritorno,  ci fermiamo a curiosare tra le diverse bancarelle e ci viene offerto un caldo e dissetante tè verde alla menta, la tipica bevanda araba.
           


 








Cascate nelle Oasi di montagna di Chebika e Tamerza
Prima del rientro resta del tempo per visitare la città vecchia di Tozeur, di origine berbera, situata ai margini del deserto del Sahara, oggi nota soprattutto  per la coltivazione di datteri, della qualità più rinomata.
Quarta tappa: il deserto di sabbia e quello di roccia
La città di Douz, considerata la porta del Sahara, è praticamente un villaggio desertico, circondato da dune di sabbia. Da qui partono i safari sahariani che, diretti ad ovest giungono fino al confine con l’Algeria, mentre a sud-est arrivano a pochi chilometri dalla Libia. In alternativa al safari ci si può accontentare della passeggiata sul dromedario, ma in questo caso, l’emozione che trasmettono la distesa di sabbia finissima (sembra polvere) e questo particolare “mezzo di trasporto”, sono talmente forti che restiamo un po’ insoddisfatti: il viaggio ci è sembrato  troppo breve. Noi vorremmo continuare la nostra passeggiata tra le dune ma la guida ci avverte che è l’ora di tornare, abbiamo ancora molto da vedere . 
Dromedari a Douz

Dal deserto sabbioso arriviamo  al deserto roccioso.
La città vecchia di Matmata, scavata nel tufo, ospita ancora oggi popolazioni berbere. Qui visitiamo una casa dall'architettura troglodita. Le gentili ospiti che ci accolgono mostrano con piacere la loro abitazione, costituita da nicchie e piccole stanze con tappeti coloratissimi e alla fine, prima di salutarci, ci offrono olio e miele con il pane che ci hanno preparato poche ore prima del nostro arrivo.
Matmata evoca paesaggi lunari e forse proprio per questo è stata il set del più famoso film di fantascienza: Star Wars (Guerre stellari). È un deserto di roccia cosparso di crateri che in realtà sono vere e proprie abitazioni.
È tuttora possibile visitare l’allestimento scenico di questa fortunata serie di film scritta e diretta da George Lucas. La casa di Owen Lars, l’uomo che ha cresciuto il piccolo Luke Skywalker, protagonista della saga, non è situata su un pianeta sconosciuto dell’universo, ma si trova proprio qui a Matmata.                   Oggi, l’impianto è stato trasformato in albergo, con camere disadorne e spartane, incastonate nella roccia.
Scenografia di Star Wars a Matmata
 A una decina di chilometri da Matmata, situato su una collina a 460 metri di altitudine visitiamo il villaggio berbero di Tamezret. I pochi abitanti sono molto ancorati alle loro tradizioni ed è  l’unico villaggio dove ancora oggi, le famiglie residenti parlano la lingua berbera.
Tamezret


Cucina e usanze tunisine

Se si vogliono assaggiare i piatti tipici locali non ci si può scordare che il couscous è il piatto nazionale tunisino e può essere preparato in svariati modi, col pesce, con il pollo o con l’agnello e sempre accompagnato da verdure. Viene cotto in una specie di bollitore doppio, chiamato Couscousière. La carne e le verdure vengono cotte nella parte inferiore, mentre in quella superiore è adagiato il couscus. Il vapore sprigionato dalla parte inferiore, oltre a cuocere trasferisce anche i sapori degli alimenti presenti nella parte sottostante.
La  cucina tunisina è molto speziata e piccante e risente sia delle abitudini europee dei paesi del Mediterraneo, sia delle tradizioni culinarie dei popoli del deserto.

 
Spezie in mostra in un mercato tunisino
   
Molto gustoso è l'agnello cucinato in anfore di terracotta; assolutamente da provare il brik, una specie di crêpe farcita con uova, carne e verdura.
Tra le usanze tunisine che mi hanno incuriosita maggiormente desidero citarne due: il rito del tè verde alla menta e il narghilè. Anche il caffè è da provare, ha un gusto interessante, dovuto ad un diverso modo di preparazione.
Il tè alla menta
Tra i paesi arabi il rito giornaliero del tè è molto diffuso. Tutta la famiglia si riunisce intorno al mida (tipico tavolino) e ognuno, seduto su bassi cuscini posti sopra un grande tappeto variopinto partecipa a questa abitudine giornaliera.
I tunisini sono soliti bere il tè (detto in arabo shai),  caldissimo,  è una tradizione che si ripete più volte al giorno, ed è consumato sia in estate sia nei freddi pomeriggi d'inverno, come bevanda dissetante o dopo un pasto abbondante, per i suoi effetti benefici sulla digestione e non solo in famiglia ma anche al caffè con gli amici, tra un narghilè e l’altro.
I primi consumatori di tè caldo alla menta sono i beduini del deserto che vivono nelle tende bruciate dal sole africano; questo perché il tè alla menta è rinfrescante, ed è quindi la miglior bevanda che si possa bere sotto l’arsura del sole. Essi prediligono la qualità rossa, quella più eccitante.
Con i suoi ingredienti assolutamente naturali – tè, menta, acqua e zucchero- è un vero toccasana per l’organismo.
  
Foglie di menta
Ogni paese arabo prepara il tè alla menta in modo particolare. Tutto il nord Africa ( dal Marocco alla Libia) lo preferisce molto ristretto in speciali teiere arabe e viene servito in piccoli bicchierini, decorati con motivi arabescati, su vassoi di metallo.

In Tunisia, la varietà di tè più usata è quella verde, aggiunta a un’abbondante quantità di foglie di menta, per completare e rinfrescare maggiormente il gusto. A volte, oltre alla menta, vengono aggiunte anche alcune foglioline aromatiche di una particolare pianta profumata, chiamata attarschìa.
Per servire un perfetto tè verde alla menta sarà bene accompagnarlo con frutta secca, come le noccioline libiche o i pinoli alla tunisina, o con i classici dolcetti nordafricani.

Il narghilé

Tra le tante belle e nuove esperienze che potrete vivere in Tunisia, oltre a quella di bere del tè alla menta, c’è la possibilità di rilassarsi piacevolmente fumando il narghilè.
Conosciuto come shisa, pipa ad acqua o come hookan, è uno dei più comuni e interessanti passatempi del mondo arabo.
Ma cos’è la shisa o narghilè?
Il narghilè è una lunga pipa che si compone di tre parti:
-   un’ampolla di vetro alla base (a volte può essere d’argilla o di ottone), riempita d’acqua,
-      la parte alta con il braciere per il tabacco e il carbone,
-      il tubo attraverso cui passa il fumo.
Nella shisa il tabacco viene mescolato a delle melasse dal sapore di frutta.



                                           Un fumatore di narghilé


Caffè tunisino

Pur essendo il tè la bevanda preferita dai tunisini, anche il caffè ha i suoi estimatori.
Il caffè tunisino è preparato secondo un'antica ricetta turca ed ha un gusto molto intenso. È fatto esclusivamente con miscela arabica sottilissima che viene bollita in acqua zuccherata, in un pentolino dal lungo manico e dal fondo largo. I tunisini sono soliti aggiungere nella tazzina qualche goccia di acqua di zàgara (più raramente di cardamono o cannella) per dare un'ulteriore variante aromatica alla bevanda.
Il contenuto di caffeina è inferiore rispetto al caffè espresso all'italiana e se ne può quindi bere in maggiore quantità.
Oggi, questo caffè è in declino, prevale l'espresso, con la sua preparazione più rapida, tuttavia, grazie al suo gusto forte e persistente viene ancora richiesto nei bar e soprattutto è gustato nelle tavole più esigenti.
 
Caffè tunisino





2 commenti:

  1. E'stato bello leggere le sue parole che ci hanno emozionato e fatto volare con la fantasia e il desiderio. Brava!
    Gianna e Benito

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