di Tiziana Viganò
sinossi
Tante sono le opinioni sul Sessantotto, anche molto
diverse: c’è chi l’ha amato, chi l’ha vissuto intensamente, chi l’ha solo
osservato, chi si è defilato, chi è rimasto deluso , chi l’ha approvato e chi
no, chi
si è
arrabbiato e chi ne ha avuto un sacro terrore, chi l’ha combattuto
strenuamente…
Nessuno è rimasto indifferente. E non lo è ancora oggi.
“Quando,
dopo un certo numero di anni, un passato comune vuol mettersi in relazione con
le nuove generazioni e trasmettersi genera una nuova realtà che è la rappresentazione
del passato. È dunque nel rapporto con le altre generazioni e nel rivivere,
ripensare collettivamente vissuti comuni che si crea una storia. In questo
senso molto prossima alla creazione di un mito.” (Franca Balsamo).
La Storia si crea quando si comincia a
raccontare una storia: così tante voci si sono unite in questo libro per
delineare uno spartito corale sul Sessantotto, con gli anni del preludio e
quelli del finale. Scrittori che hanno vissuto quel periodo e giovani che lo
guardano con gli occhi di chi vive oggi: storie quotidiane, a volte rumorose, a
volte riservate di una rivoluzione culturale basata sugli ideali e sulla
passione di viverli.
Presentazione
di
Tiziana Viganò
Un’immagine
mi è balzata alla mente appena ho avuto l’idea di scrivere un libro sul
Sessantotto: la deflagrazione che distrugge una casa nel film “Zabriskie Point” di Michelangelo
Antonioni, del 1970. I fotogrammi passano al rallentatore, ogni singolo oggetto
della casa vola nell’aria e ricade come in una folle danza, poi un’altra
deflagrazione e un’altra ancora sul ritmo esplosivo della musica dei Pink
Floyd. Poco prima i due ragazzi protagonisti del film avevano fatto l’amore,
nudi e avvinghiati, rotolanti sulle sabbie del deserto in un viluppo di umanità
e Natura che si moltiplicava all’infinito, in piena libertà.
Questi
pochi minuti di immagini racchiudono e ci donano, con la lucidità che è propria
di ogni grande artista, alcuni dei più importanti temi che hanno precorso e
illuminato i primi movimenti del Sessantotto.
Prima
di tutto il desiderio di un mondo nuovo, dopo distruzione del vecchio ordine
basato su finzione e ipocrisia, su oggetti e non persone, sugli status symbol e
sul consumismo, su una ricchezza di pochi prodotta a danno dei più; il
desiderio di essere liberi e padroni di se stessi, delle proprie scelte e della
propria vita, come del proprio corpo e dei propri desideri; la comunione con la
Natura, un rapporto gioioso e rispettoso con essa; la diversità come risorsa.
Ma
soprattutto la libertà, in tutte le sue declinazioni.
Andare
fuori dagli schemi, avere un’altra visione del mondo, cercare l’utopia: così
erano cominciati i movimenti giovanili negli anni Sessanta. Quello che spesso
era bollato dai conservatori come ribellismo giovanile, a volte per
l’impreparazione, a volte per l’ingenuità, esprimeva la necessità di cambiare,
di uscire dalle regole della vecchia società retriva, bigotta, oppressiva e
diseguale, che privilegiava l’economia aggressiva di stampo capitalista e
consumista ai reali bisogni dell’individuo, quelli spirituali, la libertà, la
pace, la fraternità, l’uguaglianza delle razze e dei generi, la legittimità
delle religioni, delle opinioni.
Che
ne è stato di quegli ideali meravigliosi che hanno mobilitato masse di giovani
a livello planetario? Confluiti nei movimenti prima studenteschi e poi operai
hanno preso la via della contestazione: in parte ne hanno formato lo zoccolo,
per poi diramarsi in molti rivoli che hanno avuto alterne vicende e sono
approdate a ben diverse conclusioni. Quali sono state le conseguenze del
fallimento? Quali conquiste sono valide ancora oggi e quali sono state
disattese?
Dall’idea
alla realizzazione, come piace a me: così ho pensato che la forma migliore
sarebbe stata un’antologia, perché avrebbe raccontato quei tempi con una
coralità di voci diverse, tanti punti di vista, intense emozioni e sensazioni
che si possono sviluppare in un lavoro di gruppo.
Tante
tessere di un mosaico fatto di storie private, quelle di gente comune, giovani
che hanno vissuto un tempo speciale e irripetibile, nelle strade nelle scuole e
nelle università, nelle fabbriche e sui luoghi di lavoro, nelle case. Storie
individuali che formano insieme un quadro collettivo di esperienze diverse, la
piccole storie quotidiane che sostengono gli eventi della Grande Storia come in
un edificio i mattoni riempiono gli spazi tra un pilastro e l’altro.
Ho
interpellato molte persone per scrivere i racconti ed è stato interessante
osservarne le reazioni perché ci sono stati gli entusiasti, i nostalgici,
quelli completamente disinteressati, quelli che amareggiati da ciò che è
successo, si sono ritirati e preferiscono rimuovere quando non negare i ricordi
di quelle passioni infrante, come dopo uno shock postraumatico da stress. Del
resto me lo aspettavo: l’argomento è ancora caldo, entusiasma, ma a volte
imbarazza, è storia recente e chi ha vissuto quegli anni ha ben vivi in sé gli
accadimenti e le emozioni. L’argomento è fucina di contrasti e contraddizioni.
Questo
libro è uno specchio di ciò che avveniva in quegli anni, il Sessantotto si
dilata nel tempo, dai prodromi della metà degli anni Sessanta alla rovinosa
frana di un decennio dopo.
Tante
sono le opinioni su quel periodo, anche molto diverse: c’è chi l’ha amato, chi
l’ha vissuto intensamente, chi si è gettato a capofitto, chi l’ha solo
osservato, chi si è defilato, chi è rimasto deluso, chi l’ha approvato e chi
no, chi si è arrabbiato e chi ne ha avuto un sacro terrore, chi l’ha combattuto
strenuamente…
Nessuno
è rimasto indifferente. E non lo è ancora oggi, dopo cinquant’anni.
Il
passaparola ha coinvolto un gruppo di scrittori che hanno voluto dare un loro
contributo a costruire un’immagine di quegli anni perché è forte la nostalgia
delle roventi passioni che hanno animato la loro vita giovanile.
Anche
se il viaggio della vita ci ha portati a percorrere strade diverse, anche molto
lontane, ci siamo sentiti uniti dalla potenza di quegli ideali che non sono mai
morti, perché hanno formato la struttura portante di coscienze e menti; dagli
infiniti discorsi appassionati hanno coinvolto con una immensa forza di
coesione troppa gente per essere dimenticata col passare degli anni; dal
ripensare a quei momenti, riviverli, interrogarsi sulle ragioni e sulle responsabilità
che hanno affossato il movimento, stravolgendo nel sangue le motivazioni
riformatrici degli inizi.
La
caduta dell’utopia è stata rovinosa, traumatica per tanti che hanno militato
con passione vera e travolgente, ma niente è stato come prima e, anche se le
cose hanno impiegato molto tempo a ritrovare una parvenza di equilibrio, nel
bene e nel male, il mondo è cambiato. In meglio? In peggio? In questo libro
abbiamo dato tante risposte.
La
memoria storica di chi era presente ai fatti si intreccia in questa raccolta
con quella di chi guarda al Sessantotto da lontano, dal futuro e giudica a
mente fredda, giovani scrittori che guardano a quei tempi e pensano alla realtà
di oggi e alle possibilità future, dove non si debba più soccombere alla violenza
di una realtà falsa e ingannevole in cui gli ideali possono solo disintegrarsi,
ma dove la Storia possa insegnare a costruire un domani migliore.
Noi e il Sessantotto
( Macchione editore)
prefazione di Carlo A.Martigli
ISBN 978-88-6570-488-2
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