di Milena Boldi
Guardo
la mia immagine riflessa allo specchio: ho quarant’anni, capelli e occhi castani,
un fisico ancora attraente che cerco di curare al meglio andando in piscina e in
palestra, gambe lunghe e ben fatte, di cui vado orgogliosa.
Sono
soddisfatta di me.
Da
qualche mese ogni martedì parto da Lecco col treno per seguire un corso di
scrittura creativa a Milano.
Sul
treno noto un signore che attira la mia attenzione: distinto, legge sempre il
giornale senza guardarsi intorno. Alza gli occhi solo per esibire il biglietto.
Rialza
gli occhi dal giornale quando, giunti in stazione centrale, si deve scendere.
Cammina
davanti a me sulla banchina: alto, spalle erette, leggermente brizzolato, può
avere una cinquantina d’anni.
Poi
lo perdo di vista nel tumulto dei passeggeri e continuo per la mia strada senza
più pensarci.
Ogni
martedì lo rivedo, solo sul treno di andata e non posso fare a meno di seguirlo
con lo sguardo, ha una personalità magnetica.
Un
martedì stranamente lo incontro mentre sto per salire sul treno di ritorno.
E’
lì, poco distante da me, sta abbracciando una donna di una bellezza
sorprendente, con una folta chioma di capelli biondi, di circa quarant’anni.
Terminati i saluti, sale sul treno e si siede di fronte a me. Si toglie
l’impermeabile, apre l’immancabile giornale e si tuffa nella lettura.
Penso
che rialzerà la testa solo quando daranno l’avviso che stiamo per arrivare alla
stazione di Lecco.
Invece,
incautamente lo colpisco a uno stinco nel maldestro tentativo di accavallare le
gambe e, mentre mi scuso, solleva lo sguardo per dirmi “non si preoccupi”. Ha
gli occhi blu e rivela una voce calda e profonda. Uno strano brivido percorre
il mio corpo, i miei occhi rimangono incollati ai suoi e non smettiamo di
fissarci. Con gesto elegante si presenta “Rodolfo” e io “Gloria”.
Cominciamo
a parlare, si dev’essere rassegnato a non essere aggiornato sulle ultime
notizie.
Mi
racconta della sua vita: divorziato da una donna che ora vive in Argentina col
nuovo compagno, ha una figlia di ventiquattro anni che vive a Londra e fa
la
ricercatrice. Abita a Mandello del Lario e ha una relazione con Laura, che vive
a Milano e insegna in una scuola privata.
Lavora
presso una multinazionale farmaceutica, dove ricopre un ruolo dirigenziale.
Gli
parlo di me, della mia vita da single, del lavoro che svolgo come direttore
amministrativo in una scuola statale. Sono abbastanza soddisfatta sia del
lavoro che della vita privata. Lui si mostra interessato e noto con piacere che
ha una qualità che considero abbastanza rara al giorno d’oggi: sa ascoltare.
Arrivata
a Lecco lo saluto con un arrivederci.
Sta
arrivando la primavera, irruente, impaziente. Vedo dal finestrino del treno gli
alberi che si tingono di colori vivaci, l’erba è di un verde brillante. Il mio
stato d’animo non è diverso, mi sento elettrizzata e avverto chiaramente il
richiamo alla vita, che rinasce dopo il buio dell’inverno.
Gli
incontri con lui mi fanno stare bene e mi accorgo di aspettare l’arrivo del
martedì con sempre maggiore ansia.
Lui
dimostra un’evidente simpatia per me e il nostro rapporto si fa sempre più
intenso. Sono grata al destino per avermi regalato questa nuova, bella
amicizia.
E’
un martedì di fine marzo, una giornata limpida, l’aria è tiepida.
Lo
vedo preoccupato e senza il giornale, cosa che fa scattare in me un campanello
d’allarme: è successo qualcosa di grave!
Ha
un evidente bisogno di sfogarsi:
“Ieri
sera ho avuto una violenta discussione con Laura. Avevamo in progetto un
viaggio alle Maldive ma ho cercato di spiegarle che in questo momento non
posso. Ho problemi economici dovuti anche alla crisi attuale e impegni
lavorativi da portare assolutamente a termine nel breve periodo, che mi
impediscono di mantenere la promessa, ma lei non ne vuole sapere”
“Forse
è stata abituata ad avere tutto quello che desidera e perciò non accetta un
rifiuto”.
“È
vero, finora l’ho sempre accontentata, ma adesso mi è proprio impossibile”.
Arriviamo
a Milano e lui è sempre in questo stato di mestizia.
Francamente
mi viene da sorridere e penso che Laura sia soltanto una persona viziata ed
egoista. Mi saluta con l’aria luttuosa di chi sta per partecipare ad un evento
funebre e io lo saluto pensando che stia esagerando e che vorrei vedere in lui
un rigurgito di ribellione, di forza, nei confronti della bella signora.
Non
ci penso più e cerco di seguire con attenzione il mio corso di scrittura.
La
sera, alla banchina del treno per il ritorno, lo vedo insieme a lei, mentre
stanno discutendo animatamente. Salgo sul treno e li osservo dal finestrino.
Dopo aver discusso ancora qualche minuto, lei se ne va senza salutarlo.
Lui
ha la stessa aria abbacchiata che aveva al mattino e, mentre mi affaccio al
finestrino agitando la mano per attirare la sua attenzione, mi chiedo se non
sia colpa del suo atteggiamento un po’ troppo condiscendente se questa signora si permette di fare i
capricci come una bambina.
“Non
abbiamo chiarito niente. Non è servito spiegarle ancora una volta quello che
sto passando. Lei vuole fare il viaggio e basta, non le interessa altro.”
“Va
beh, non mi sembra il caso che te la prenda tanto, non è colpa tua se la
situazione generale è cambiata in questi ultimi tempi. Laura potrebbe mostrare
una maggior comprensione e saper aspettare tempi migliori per l’agognato
viaggio.”
“Hai
ragione, l’ho abituata troppo bene e, come al solito, è più facile concedere
buone abitudini che toglierle. Devo farmene una ragione e questo dovrebbe fare
anche lei, se mi vuol bene. Ma, cambiando argomento, domani sera a casa mia
festeggiamo il compleanno di mia figlia, che arriva da Londra. Vuoi venire alla
festa?”
“D’accordo,
ci sarò“.
La
sera dopo mi reco a casa sua: una villetta sul lago, con darsena.
Conosco
sua figlia, Daniela, una bella ragazza mora con gli stessi magnetici occhi blu
del padre, alta e snella, col suo stesso portamento fiero. Mi piace subito e le
consegno il mio regalo, un foulard a colori brillanti, prevalentemente fucsia. Lei
mi ringrazia con un sorriso sincero e sento una calda corrente di simpatia
instaurarsi tra noi.
C’è
anche Laura, naturalmente, che per tutta la sera mantiene un atteggiamento
distaccato e freddo, tipico di chi degna della sua presenza quel
luogo
ma vorrebbe essere altrove.
Lui
mi sembra sereno, amabile con me e con tutti gli ospiti, a suo agio anche con gli
amici della figlia, un perfetto padrone di casa.
Verso
l’una saluto tutti per tornare a casa, portandomi dentro la netta sensazione
che Laura non meriti tutto questo.
Il
martedì successivo lo vedo ancora mesto, ma un segno di miglioramento c’è: ha
con sé il giornale. Bene, mi dico, sta riprendendo le redini della situazione.
“Ieri
Laura mi ha comunicato che farà il viaggio con un amico, un certo Alessandro
con il quale aveva avuto una storia prima di conoscere me. La cosa mi ha
infastidito ed è stato come ricevere uno schiaffo, ma mi ha risvegliato dal mio
torpore. Se non sa aspettare, vada pure, non intendo giustificarmi oltre.”
“Finalmente
vedo una reazione da parte tua. Ti confesso che ho pensato che Laura non
meritasse tanta apprensione, per un mancato viaggio di piacere poi…..”
“Infatti,
ora sono molto più tranquillo. Oggi la vedo e ci chiariamo definitivamente. Se
per lei questo viaggio è così indispensabile, si accomodi pure. Io non voglio
mettere a repentaglio il mio futuro. Ho anche una figlia a cui pensare, non
posso permettermi di trascurare i miei affari per qualcosa che può aspettare.”
“Ben
detto, così si fa”.
La
sera, alla banchina della stazione è solo e sta cercando qualcuno tra la folla.
Appena mi vede mi viene incontro rivolgendomi un sorriso radioso: quel qualcuno
sono io. Non vede l’ora di raccontarmi tutto.
“Mi
ha ribadito che farà il viaggio con Alessandro e io, da quel momento, ho
sentito il gelo scendere dentro me. All’improvviso ho avuto la sensazione di
non aver mai provato niente per lei e mi sembrava di avere a che fare con una
sconosciuta. Mi spiegava le sue ragioni, ma quasi non riuscivo ad ascoltarla,
le sue parole non arrivavano più alle mie orecchie. Ho la sensazione di essermi
liberato da un peso e sto decisamente meglio”.
Sono
felice per lui, ha ritrovato se stesso. Lo sguardo è sereno, gli occhi luminosi.
“Dobbiamo
festeggiare – mi dice tutt’a un tratto – Sabato potremmo cenare in un
ristorantino nuovo che hanno aperto a Lierna. Che ne dici?”
“Sì,
sabato sono libera”
“Passo
a prenderti alle otto, va bene?”
“Ok,
d’accordo”.
Mi
sento emozionata come una scolaretta che sta per sostenere il suo primo esame.
Sabato
alle otto sono pronta e, dopo aver provato almeno sette vestiti e altrettante
paia di scarpe, decido per jeans e maglietta, una felpa e scarpe comode.
Anche
lui ha jeans, giacca blu e camicia bianca. E’ proprio un bel tipo!
Il
locale è molto carino, la serata è abbastanza calda per poter mangiare fuori, accanto
al tavolo ci sono due platani e di fronte il lago.
Terminata
la cena facciamo due passi sul lungolago e poi mi invita a bere qualcosa a casa
sua.
Chiacchieriamo
ancora a lungo con i bicchieri di whisky in mano e il mattino dopo ci svegliamo
felici, scambiandoci il bacio del buongiorno.
Rodolfo
ha decisamente riacquistato il suo buonumore e con entusiasmo riesce a portare
a termine un importante lavoro che gli
procura soddisfazione, guadagno e la pubblicazione dei risultati della ricerca
su una rivista specializzata.
Tutto
sembra andare a gonfie vele e ci vediamo con sempre maggior frequenza.
Un
giorno, mentre sono a casa sua, suona il telefono. E’ Laura, che gli chiede di
vederlo. E’ venuta a conoscenza del suo successo lavorativo e, a dir suo, si
vorrebbe congratulare con lui di persona.
Sento
scricchiolare qualcosa dentro di me, il cuore perde un battito e la mia aria
interrogativa basta a fargli capire quello che sto provando:
“Stai
tranquilla, non provo più niente per lei. Approfitterò di questa occasione per
dirle tutto quello che penso e uscirne ancor più a testa alta”.
E’
un martedì di maggio e si è tenuta l’ultima lezione del corso. Mi sto recando
alla stazione Centrale per il rientro a Lecco e sono preoccupata perché oggi
Rodolfo doveva incontrare Laura.
Sulla
banchina della stazione cammino pensierosa, quando un impulso mi costringe a
voltarmi e vedo Laura che mi fissa con aria così arcigna che la sua bellezza
sembra di colpo svanita.
Provo
qualcosa che assomiglia a una scossa elettrica.
Senza
salutarmi, distoglie lo sguardo e anch’io. In quello stesso istante incontro
quello di Rodolfo, che mi viene incontro sorridente e mi prende per un braccio
accompagnandomi al treno:
“Ciao
Gloria, torniamo a casa”.
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