giovedì 18 settembre 2025

La leggenda delle campane di Oleastra

  (a cura di Mimma Zuffi)


 

La leggenda narra ciò che presumibilmente accadde circa mille anni fa in un borgo ricco e attivo, chiamato Oleastra, oggi conosciuto con il nome di Volastra, gli abitanti producevano con successo olio d’oliva e vino e li commerciavano direttamente nei mercati. I più intraprendenti trasportavano le pregiate merci a Corniglia o Manarola (due delle Cinque Terre) e con i Leudi (barche da trasporto) arrivavano fino a Genova. Nel capoluogo ligure l’olio ed il vino venivano caricati su barche più grandi per giungere alle destinazioni finali, come d’altronde succedeva già al tempo degli antichi romani.


I contadini mercanti di Oleastra partecipavano direttamente all’acquisto e alla manutenzione delle barche investendo parte dei ricavati in altre imprese commerciali dette “Commende” e nel contempo miglioravano la loro qualità di vita ricevendo dai signori di Genova una sorta di primato nel territorio con l’edificazione di una nuova chiesa dedicata a San Lorenzo.

La vita quasi idilliaca del borgo di Oleastra venne turbata dalla notizia che a Corniglia e a Manarola erano state avvistate delle imbarcazioni a vela triangolare che non potevano significare che guai: pirati barbareschi! Venne inviata una delegazione con richiesta di aiuto ai signori i Genova, ma gli animi erano inquieti, ed i contadini mercanti cercavano di tranquillizzare la popolazione, ricordando che dieci anni prima c’era stato un attacco dei pirati al borgo ma gli abitanti di Oleastra erano riusciti facilmente a scacciarli. I più ravveduti teorizzarono che allora si era trattato di un manipolo di spie con il compito di preparare un attacco in forze e le stesse volevano avere la certezza del bottino.

Durante quella stessa notte però i borghigiani furono svegliati dalle grida e dal bagliore di vasti incendi oltre Punta Mesco. A tutti parve chiaro che l’attacco pirata era cominciato in forze, gettando terrore nell’animo degli abitanti di Oleastra. Solo un bambino assai sveglio cominciò a gridare e gesticolare verso le campane della chiesa, di cui una in particolare era stata fusa con una lega di argento e oro puro che, oltre ad avere un suono perfetto, era luminosissima e quindi visibile da grande distanza.  Tutti si radunarono nel piazzale della chiesa, in poco tempo si allestì un ponteggio ed una volta raggiunto il campanile si legarono e calarono al suolo le campane.  Per sicurezza ulteriore si scavò una grande buca dove fu posta la campana d’oro e i beni più preziosi di tutte le famiglie: il curato scrisse su ogni forziere il nome della famiglia a cui apparteneva. La buca venne ricoperta ed allestita come fosse una coltivazione per ingannare i pirati. Sfiniti, i contadini si addormentarono, aumentando le sentinelle a guardia, certi di aver messo al sicuro i loro beni. I saraceni aggirarono il borgo e scesero di sorpresa dall’alto, uccisero le sentinelle colte alla sprovvista e si abbandonarono al massacro: uccisero gli uomini e gli anziani e presero come prigionieri le donne e i bambini.

Per completare lo scempio appiccarono le fiamme radendo quasi al suolo il borgo di Oleastra. Per molto tempo nessuno degli altri borghi ebbe il coraggio  di ritornare in quel luogo di desolazione e di morte. Dopo più di cinquant’anni il borgo cominciò a ripopolarsi, le case furono ricostruite, i campi coltivati, ma i nuovi abitanti giunti dai paesi vicini non conoscevano la sepoltura avvenuta prima dell’attacco dei barbari. Un giorno si stabilì nel rudere di una casa un vecchio sulla sessantina. Agli altri pareva mentalmente instabile perché parlava una lingua strana, mista all’arabo e pareva conoscere bene i luoghi circostanti senza però familiarizzare con nessuno.

A poco a poco i nuovi abitanti di Oleastra si affezionarono al vecchio ed egli ricambiò raccontando una storia incredibile: la paura delle notti precedenti il saccheggio, la decisione di nascondere la campana e gli altri tesori, la lunga schiavitù ed il desiderio di tornare al paese natale. Lo sventurato però non riuscì a sopravvivere al dispiacere di quel terribile racconto e gli abitanti non dubitarono mai della veridicità dei fatti narrati senza sapere il luogo di sepoltura della campana.

Durante le libecciate, quanto il mare diventa impetuoso  ed il vento flagella le coste, ancor oggi si può udire un suono celestiale di campana che non proviene dal mare ma dalla terra. Le antiche indicazioni del vecchio prima di spirare: “guarda il campanile  dell’ultima casa del paese” attirarono e attirano cercatori di tesori o forse solo di leggende misteriose,


(voglio ringraziare l'Azienda OLIO BUONO DUE CAMPANE di La Spezia per avermi fatto conoscere questa leggenda) 

 

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