venerdì 25 aprile 2025

PANTA REI

 di Marisa Vidulli



Santachiara è il più famoso ristorante del borgo di Boccadasse, a Genova.

Roberta lo frequentava da giovane, durante i suoi settimanali spostamenti da Milano a Genova per vedere il fidanzato genovese.

Più tardi, suo figlio Giulio, giovane, bello e promettente avvocato con una Mercedes decappottabile, portava lì le sue conquiste, alternando le segretarie dello studio legale dove lavorava, che difficilmente resistevano al suo fascino.
Roberta, una volta sposato il bel genovese, iniziò a portare al Santachiara le sorelle che venivano da Milano a trovarla. Ogni volta, tra uno "oh" e un "ah", si sprecavano gli elogi alla bellezza del luogo.
"Che fortuna abitare qui! Altro che lo smog di Milano!" dicevano, affascinate dal mare e dalla poesia del borgo.
Ora che Roberta ha difficoltà motorie, preferisce portarle alla Perla, un ristorante proprio di fronte a casa.
C'è un filo conduttore che lega entrambi i locali: la simpatia dei proprietari e la freschezza del pesce, sempre eccellente.
Una volta, durante una passeggiata nel borgo, Roberta aveva incontrato Paolo Villaggio. Lui, ormai anziano, si era prestato per una foto insieme a lei. Quella foto, rimasta appesa nel bar La Strambata, campeggiava ancora accanto a quelle di altri personaggi famosi attratti dalla magia del luogo. Anche se settantenne, Roberta era rimasta fotogenica, mentre Villaggio, già visibilmente segnato dalla malattia, appariva meno brillante.
Ma l’incontrastato protagonista di Boccadasse non era né un attore né un turista illustre. Era Seppia, il gatto bianco e nero diventato famoso per il suo amore per il sole. Sempre sdraiato sulla sua postazione preferita, accoglieva chiunque con fusa sornione, lasciandosi accarezzare da tutti. Anche Roberta lo amava e si lasciava conquistare dal suo morbido pelo. A volte gli parlava, convinta che lui potesse capire.
Un video di Seppia, girato da un appassionato, era diventato virale sul web, contribuendo ulteriormente alla notorietà del borgo.
Ultimamente, Boccadasse era diventato meta di visite guidate. Considerato il più famoso tra gli antichi borghi di pescatori ancora visibili a Genova, si trovava incastonato tra Corso Italia e Capo Santa Chiara. Con le sue casette dai colori pastello, i gozzi e le reti dei pescatori sulla piccola spiaggia, le scale di pietra e i gelati memorabili, il borgo era uno dei luoghi più iconici di Genova. Chiunque venisse qui, fosse un turista o un genovese, ne restava incantato.
Boccadasse si arrampica su per le creuze, le tradizionali salite pedonali mattonate, circondate da alte case dai colori caldi. Arrivando fino a Capo Santa Chiara, si raggiunge un punto panoramico: un balcone rialzato da cui si può ammirare il mare, dove l’azzurro del cielo e quello dell’acqua sembrano toccarsi.
Ogni volta che Roberta si avventurava a fatica su per il carruggio stretto, non poteva fare a meno di pensare a un altro piccolo, delizioso ristorante che aveva frequentato in passato: "Da Nino".
Era un luogo semplice e accogliente, dove portava spesso il marito e i figli. La cuoca era la madre di Nino, il proprietario, un omone pelato e simpatico. Dal tavolo vicino alla vetrata si potevano ammirare il mare e la spiaggia, piccola e acciottolata.
Ma "Da Nino" non c’era più. Così come non c’era più suo marito.
"Panta Rei," pensava Roberta, con un filo di malinconia. "Tutto scorre."
E mentre si aggrappava al bastone per salire ancora una volta verso la sua amata Boccadasse, pensava che, nonostante tutto, il mare e il borgo erano rimasti immutati, come lei d'altronde, nel suo spirito, fedeli alla loro bellezza senza tempo.


2 commenti:

  1. Bellissimo, molto malinconico, posso solo immaginare cosa si provi a vedere un luogo e i suoi abitanti evolversi nel tempo di una vita, come sempre un ottimo racconto!

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  2. marisa sai sempre cogliere l'essenza

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