venerdì 27 settembre 2024

Il Salone Nautico: Iva e le sue barche



di Marisa Vidulli


Il Salone Nautico di Genova era appena stato aperto sotto una pioggia battente. Il traffico della città era andato in tilt, ma nulla avrebbe fermato Iva dal visitarlo. Nella sua vita aveva cavalcato – si fa per dire, meglio forse solcato – il mare con numerose barche.

La sua prima esperienza fu disastrosa, a bordo della zattera del marito, che usava da ragazzo: una tavola con una vela che si manovrava con i piedi stando sdraiati su di essa. Bisognava essere dotati di equilibrio e muscoli potenti. Lei la odiò all’istante, ma suo padre, già sessantenne ed esperto di mare, fece un lungo tragitto lungo la costa e si divertì un mondo. Suo papà era di Lussinpiccolo, e conosceva bene il mare!


La seconda esperienza fu più piacevole, su una barchetta a remi. Lui remava, e lei lo guardava con occhi innamorati, come se avesse due fette di salame sugli occhi. Solo che quelle fette, una volta tolte, non riservavano sorprese: era davvero lui l’altra metà della mela!

Una volta, scendendo dalla barca accostata a una delle innumerevoli spiaggette della frastagliata costa ligure, lei, maldestra, cadde. Fortunatamente, si fece solo una piccola botta sul viso, che poi si allargò e divenne bluastra, preoccupando oltremodo sua madre, che le urlò:
“Ma allora ti picchia!”
“No, mamma, sono scivolata sugli scogli. Lui mi ama, e tra poco ci sposeremo.”

Nel frattempo, ogni spiaggetta isolata era buona per le loro calde effusioni da innamorati persi. Gli anni passarono in un batter di ciglia, come sempre succede, senza che te ne accorga.

Si sposarono, ebbero due figli e un motoscafo nuovo fiammante con cui viaggiarono in lungo e in largo, con i bambini piccoli appresso, lungo la costa tra Genova, Camogli e persino Portofino, dove, emozionati (lei più di lui), scesero alla famosa Gritta per un aperitivo.

Ma i figli crescevano, e con loro la voglia di avere un cabinato in cui dormire, cucinare forse, e fare l’amore sicuramente. Si presentò l’occasione giusta a Savona, dopo numerose ricerche. Era un Coronet di 6 metri e mezzo, di seconda mano ma ben tenuto. Lo videro, si guardarono negli occhi e fu subito amore incondizionato.

Bello all’esterno, bianco e blu, e fantastico all’interno: una spaziosa cuccetta, un sistema complicato di water (che non usarono mai, passando direttamente al secchio del marinaio), niente cucina – e lì lei gongolava – e un ampio prendisole in pelle bianca. Un vero sogno che si avverava.

Lui, guidatore provetto, lo conduceva con sicurezza. Lei, sempre innamorata persa, stava in piedi dietro di lui al timone, lo cingeva per sentire il profumo della pelle e il guizzare dei suoi muscoli potenti. Erano attimi di intensa felicità e fisicità. Poi, per lasciarlo più libero nelle manovre, si stendeva sul prendisole a guardare la lunga scia bianca lasciata dalla barca. Mai, nemmeno per un istante, pensò che tutto ciò avrebbe potuto avere una fine, un vero “attimo senza fine”.

Tuttavia, nulla dura in eterno, a parte l’amore, se sei fortunato. Quando arrivò l’età in cui diventò troppo impegnativo portare in giro la barca, lui decise di venderla. Il problema fu che la vendette a un cretino del circolo, e questo a lei dispiacque molto. Lui, più realista, fu contento del prezzo ottenuto, e che il cretino, un famoso primario, se ne occupasse con passione, della barca. Se fosse la moglie a occuparsene, non si sa...

Questi erano i pensieri che affollavano la mente di Iva mentre il taxi si districava nel traffico per portarla a visitare il Salone Nautico, giunto alla sua sessantaquattresima edizione.

1 commento:

  1. La vita e’ fatta di una somma di attimi fuggenti ed e’ bello ricordarli. E’ la memoria che sconfigge l’impermanenza.

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