domenica 10 maggio 2020

ALBERT CAMUS - L'uomo, l'Assurdo e la Rivolta




a cura di Sandra Romanelli

Albert Camus
Albert Camus,  Premio  Nobel per la Letteratura nel 1957, è una delle figure più interessanti del Novecento.  I suoi primi romanzi Lo straniero (1942) e La peste (1947), come pure il saggio Il Mito di Sisifo (1942) sono stati avvicinati alla corrente esistenzialista, di cui Jean Paul Sartre fu il maggior esponente e  considerava Camus il suo migliore amico, fino al loro  litigio che segnerà la rottura definitiva con Sartre. La filosofia di Camus, infatti, nella sua elaborazione personale, si distacca decisamente dalle tematiche elaborate da Sartre, assumendo  una prospettiva nuova rispetto all'esistenzialismo.


Egli pone l'uomo al centro di ogni riflessione per analizzarne i comportamenti e le assurdità che scaturiscono dal suo rapporto col mondo che lo circonda.
Per combattere l'assurdità dell'esistenza l'uomo, secondo Camus, non ha che   alcune possibilità, o meglio, diverse strade da percorrere, come si evince dalle tre opere sopracitate: la totale indifferenza verso qualsiasi situazione che attraversa la propria vita (Lo straniero), la comprensione tra gli uomini, raggiunta attraverso la socialità e la solidarietà (La Peste), o ancora la  franchezza e la sincerità profonda delle parole; la falsità confonde le cose, impedendo all'uomo una via d'uscita, come nell'opera teatrale drammatica Il Malinteso (1944), dove la beffa dell'equivoco porta all'irrazionalità di un delitto quasi involontario, ma ineluttabile.
Il tema dell'assurdo si manifesta prorompente pure nel saggio Il Mito di Sisifo. Sisifo, è costretto a vivere un'esperienza irrazionale, dove non c'è una via d'uscita, se non quella di accettare, serenamente, le difficoltà che la vita presenta.

Nella sua evoluzione spirituale e concettuale egli trova un altro modo di combattere l'assurdità: la rivolta (L'uomo in rivolta 1951). Furono proprio le teorie esposte in questo saggio filosofico che segnarono l'irrimediabile distacco da Sartre e la rottura di un'amicizia che sembrava indistruttibile, nonché la frattura ideologica con molti altri esponenti della cultura di sinistra.
Oggi, Albert Camus, apprezzato in patria dagli esponenti di ogni fazione politica, è considerato un simbolo dell'umanesimo moderno francese.

Ribellarsi, per Camus, è rifiutare i compromessi e ogni sorta di conformismo.   La rivolta non è un atto di distruzione e rifiuto, bensì di costruzione e di solidarietà, di verità e di giustizia. È l'aspirazione a raggiungere la “Bellezza”,  simboleggiata nel dramma Il Malinteso dal raggiungimento delle terre del mare e del sole; ma per fare ciò bisogna porsi dei limiti, tra i quali, prima di ogni altra cosa, il rispetto della vita umana.
L'uomo in rivolta è l'uomo schiavizzato, oppresso, è colui che sente la sua dignità calpestata e degradata, ma non ha paura di ribellarsi a chi gli nega la sua libertà.
Camus non si piegò, infatti, di fronte a nessuna ideologia criticando tutto ciò che, secondo lui, poteva far allontanare l'uomo dalla sua dignità.
Il suo motto era: “mi ribello, dunque sono”.

Quest'anno ricorre il sessantesimo anniversario della morte di Albert Camus che avvenne a Villeblevin (Francia), il 4 gennaio 1960 a causa di un incidente d'auto, guidata dal suo editore Michel Gallimard che perse la vita insieme a lui. Aveva solo 47 anni.   L'assurdità ritorna anche in questa occasione: gli fu ritrovato in tasca un biglietto ferroviario; avrebbe infatti dovuto fare quel viaggio in treno, cambiò idea all'ultimo momento. Aveva con sé il suo ultimo manoscritto rimasto incompiuto e pubblicato postumo: Il primo uomo.



Camus nacque  a Dréan (Algeria) il 7 novembre 1913 da una famiglia francese residente in Algeria. Il padre, figlio di coloni francesi originari dell'Occitania (da parte paterna) e  dell'Alsazia (materna), morì durante il primo conflitto mondiale. Dopo la morte del padre, si trasferì con la madre, figlia di immigrati spagnoli e  la nonna materna ad Algeri, dove iniziò a frequentare la scuola. Ottenne, grazie all'incoraggiamento del suo professore di filosofia Jean Grenier, una borsa di studio che gli consentì di seguire gli studi superiori e in seguito quelli della prestigiosa Università di Algeri, dove si laureò con una tesi su Plotino e Agostino. Una malattia allora inguaribile, la tubercolosi, contratta a soli diciassette anni, gli impedì di continuare a giocare a calcio, dove eccelleva nel ruolo di portiere e, in seguito, non gli permise di intraprendere la carriera di insegnante di filosofia.
Si dedicò allora a collaborazioni presso redazioni di giornali, dapprima in Algeria, per Alger Républicain (come caporedattore) e per Soir Républicain, ma le sue opinioni politiche, invise al governo, lo costrinsero, nel 1940 a trasferirsi in Francia, dove collaborò per “Paris Soir”. Durante l'occupazione nazista, cercò di contrastare l'occupazione tedesca come attivista e negli anni della Resistenza si avvicinò alla cellula partigiana Combat, per il cui giornale curò diversi articoli.




Fu autore tra il 1943 e il 1944 di Lettres  à un ami allemand (Lettere a un amico tedesco) pubblicate, per la prima volta, in clandestinità, durante l'occupazione.
Il destinatario è  un amico immaginario. Con lui Camus non ha nulla da condividere; si rivolge a lui senza alcuna intenzione di retrocedere dalle proprie convinzioni e dai propri principi, ma vuole solo compiere un gesto umano, gesto che considera antinazista.
Il 25 agosto 1944 Parigi fu liberata e finalmente il giornale "Combat" potè essere diffuso apertamente: Albert Camus ne assunse la direzione insieme all'amico Pascal Pia.
Francine Faure, professoressa di matematica, sposata nel 1940 da Camus, in seconde nozze, diede alla luce nel 1945 i figli gemelli Jean e Catherine.

Albert Camus e la figlia Catherine
  

Un romanzo non è altro che una filosofia messa in immagini “ dichiarava Camus; infatti  in tutte sue opere si ritrova il suo pensiero, a cominciare da Lo straniero, il suo primo libro che uscì nel 1942.          
Il romanzo si svolge ad Algeri, dove, un modesto impiegato  Meursault, dopo un litigio uccide, inspiegabilmente, un arabo. A seguito di questo inutile delitto segue l'arresto, il processo e la condanna a morte. Meursault non fa nulla per difendersi, non parla, non si pente, non confessa. Va incontro al suo destino in silenzio, nell'indifferenza più totale. È il prototipo dell'eroe dell'assurdo.
Nel 1967 fu tratto un film da questo romanzo, con la regia di Luchino Visconti; la parte del protagonista, l'impiegato Meursault, fu interpretata da Marcello Mastroianni.


Il Mito di Sisifo

Il senso dell'assurdo si presenta anche in questo saggio del 1942 che tratta pure il tema del suicidio.  La vita vale la pena di essere vissuta?  Certamente, il suicidio è solo una trappola che potrebbe far credere nella liberazione.
Sisifo, personaggio tratto dalla mitologia greca, è costretto a far rotolare un macigno su una collina, ma appena giunge in cima ricade in basso, costringendolo a ripetere lo sforzo, senza soluzione di continuità. Così, anche  l'uomo di Camus si trova a vivere un'esperienza sconfortante, dove l'unica possibilità rimane  quella di convivere con le proprie difficoltà, di accettare quindi l'assurdità della vita.

La Peste

Questo romanzo scritto nel 1947 narra di un'epidemia che si diffonde a Orano (Algeria), terra dell'infanzia e giovinezza di Camus.
I singolari avvenimenti che danno materia a questa cronaca si sono verificati nel 194... a Orano, una città delle solite, null'altro che una prefettura francese della costa algerina....La mattina del 16 aprile il dottor Bernard Rieux, uscendo dal suo  studio, inciampò in un sorcio morto mezzo al pianerottolo “. Questo l'incipit del romanzo: una morìa di ratti, a cui farà seguito, ben presto, un enorme numero di malati di peste bubbonica e, di conseguenza, di parecchi casi mortali.                                                      





I personaggi del romanzo sono ben caratterizzati e la descrizione del contesto fa emergere la drammaticità della situazione, rappresentando un quadro simile a quello dei nostri giorni per il Coronavirus: la chiusura della città, il contagio dilagante, la quarantena per i congiunti dei contagiati, l'aumento progressivo del numero dei decessi, compreso quello di un bambino e la tragedia delle salme che, diventando talmente numerose, devono essere collocate, per la sepoltura, in fosse comuni. I cittadini sono terrorizzati dagli eventi: c'è chi decide di chiudersi in  casa, per paura del contagio, chi cerca, in ogni modo, di fuggire da quell'inferno  come  Rambert, il giornalista, salvo poi decidere di restare (“non si può essere felici, da soli”- afferma), chi ne approfitta per loschi affari (Cottard), chi, come l'anziano medico  Castel, si adopera per cercare un siero per guarire i malati. L'epidemia termina dieci mesi più tardi, dopo aver portato con sé anche alcuni dei personaggi principali: Padre Paneloux, che dapprima interpreta la peste come un flagello divino, ma poi non esita a lavorare instancabilmente a fianco dei volontari, il giudice Othon che perde il proprio bambino sperando nell'efficacia dell'antidoto di Castel e Jean Tarrou, ex studente di giurisprudenza che lotta accanto a Rieux, istituendo un corpo di volontari, ma, come altri, non è risparmiato dalla morte. Insieme a Tarrou, il dottor Bernard Rieux dedica ogni sua energia ai malati, sempre in prima linea per combattere la malattia, fino a quando l'epidemia comincia a calare. Ma resta un ammonimento finale alle autorità: bisogna vigilare perché la peste potrebbe tornare di nuovo a colpire.
Camus risolve in quest'opera il tema dell'assurdo con la solidarietà che è un vero e proprio motivo di speranza.

La Peste oggi, insieme a Cecità di José Saramago, è in vetta alla classifica dei libri più venduti in Italia. Lo scorso gennaio ha venduto in Francia, quasi il  40% delle copie normalmente acquistate in un anno: di certo conseguenza del Covid 19.

Il Teatro

Il teatro fu una passione autentica e costante per Albert Camus.
Nel 1936 fondò in Algeria il Théâtre du Travail, e, alla fine del ’37, il Théâtre de l’Equipe. Egli affermava che il teatro è un luogo di verità, il più alto dei generi letterari e comunque il più universale.
In realtà svolse diverse professioni oltre allo scrittore: fu giornalista, drammaturgo, attore, regista, tuttavia ebbe modo di affermare che la scena rappresentava per lui uno spazio di rinascita, uno dei luoghi del mondo in grado di renderlo felice.
Poco prima della sua morte il Ministro francese della Cultura, André Malraux, gli promise di affidargli la direzione del teatro Récamier a Parigi. I suoi amici dichiararono che quell'incarico fu per lui motivo di grande gioia.
Nel libro Tutto il teatro ci sono quattro tra le opere teatrali più significative di Camus: Il Malinteso, Caligola, i Giusti, Lo stato d'assedio.

Il Malinteso (Le Malentendu)
Lo spettacolo venne rappresentato per la prima volta a Parigi, nel giugno del 1944. La regia era affidata a Marcel Herrand, mentre il personaggio di Marta (Marthe) era interpretato da Maria Casarès.
Secondo il critico letterario Guido Davico Bonino che scrisse l'introduzione al testo, pur trattandosi di un “dramma moderno”, Camus si rifà all'essenzialità della tragedia greca.

L'opera, rispecchiando in pieno il pensiero filosofico di Camus, narra infatti, una  tragedia spaventosa che si risolve in un delitto quasi inevitabile. A causarla sono principalmente:
- le parole semplici e sincere non dette da Jan: “eccomi, sono io, sono vostro figlio” (incapacità a comunicare);
- il desiderio utopistico di Marta di raggiungere la bellezza, simboleggiata dalle terre del mare e del sole e la voglia di evasione da un “paese d'ombra” (come grido di Rivolta);
l'indifferenza attonita della Madre (“Non ho più pensieri, e tanto meno pensieri di rivolta”) che alla fine, conscia di aver commesso il delitto più esecrabile per una madre, deciderà di compiere l'atto estremo e lo stesso farà la figlia, come moto di ribellione per il gesto della madre (tutti  temi cari a Camus), gesto che le impedirà di realizzare insieme a lei, il suo sogno (Marta: “ Laggiù, in quel paese difeso dal mare, io non giungerò mai.”).  

Trama: Marta e la Madre, gestiscono un albergo in una località grigia e piovosa della Boemia. Jan, fratello e figlio delle due donne, vive felicemente oltreoceano; ha lasciato giovanissimo quella piccola città e ora, dopo vent'anni di lontananza,  torna a casa portando con sé la moglie Maria, simbolo d'amore e felicità. Trova Marta e sua Madre, vedova, ma né la sorella né la madre lo riconoscono, così egli affitta una camera da loro fornendo false generalità. È molto ricco, è tornato per aiutarle nei loro progetti, desidera scoprire cosa può renderle felici. Vuole però agire in incognito, contro il parere di Maria, la moglie, che vorrebbe Jan rivelasse loro la propria identità, ma, a malincuore e con un senso di triste funesto presagio, lei dovrà subire la decisione del marito di lasciarla, per una sola notte, in un altro albergo. (Jan: “Mi affidi per una notte a mia madre e a mia sorella, non è poi così rischioso”.)
In realtà il rischio c'è ed è molto grande, perché la Madre e Marta si guadagnano da vivere affittando camere a uomini ricchi e soli che poi uccidono per derubarli. Le due donne, ignare che quel cliente è il figlio/fratello che le aveva lasciate vent'anni prima, compiono il loro ennesimo, tragico delitto. Quando scopriranno la verità, scoppierà il dramma intimo e umano in tutta la sua tremenda intensità.
La commedia,  per i toni cupi che rispecchiavano in pieno la vita di quegli anni difficili, a causa dell'occupazione nazista, non ebbe un grande successo, tuttavia, anche i critici più severi lodarono la straordinaria interpretazione di Maria Casarès, nel ruolo di Marta, tributandole un vero e proprio successo personale.                                   
  
Maria Casarès e Albert Camus
                                 
Albert Camus conobbe Maria Casarès nel 1944, durante le prove di Il Malinteso.
La loro intesa sbocciò in un'appassionata e tormentata relazione, destinata a interrompersi dopo alcuni mesi. Trascorso qualche anno però, per caso s'incontrarono di nuovo: il loro legame riprese e durò fino alla morte accidentale di lui. La loro storia è documentata in un libro pubblicato nel 2017, edito da Gallimard: Correspondance 1944-1959, con la prefazione di Catherine, figlia dello scrittore. Sono lettere che testimoniano l'amore e la passione tra i due artisti.

Ecco alcuni stralci dalle loro lettere:
 “Ci siamo conosciuti, ci siamo riconosciuti, ci siamo abbandonati uno all’altra, abbiamo cesellato un amore che incendia, di cristallo puro, ti rendi conto della nostra felicità, di ciò che  ci è donato?” scriveva lei, nel giugno del 1950.
“Ho deciso una volta per tutte che siamo uniti per sempre; allora tutto ciò che sono ombre leggere passeranno e resta il nostro amore... Dovunque mi volti, vedo solo la notte... senza di te ... ” affermava lui, desolato.
 E ancora Maria: “ti amo irrimediabilmente, come si ama il mare. Aspetto il miracolo perennemente rinnovato della tua presenza: credevo di vivere male lontano da te, ma non è vero. Lontano da te non riesco affatto a vivere”. 
 
Caligola

L'opera fu rappresentata  per la prima volta a Parigi nel 1945, con l'attore Gérard Philipe nei panni di Caligola, ma Camus vi lavorò dal 1938 fino al 1958, data della sua stesura definitiva. È la vicenda del folle imperatore romano, del suo amore incestuoso per la sorella Drusilla, a cui segue l'immenso dolore per la morte di lei, lutto che lo trasformerà in un tiranno. Il potere  assurdo, assoluto e senza alcun controllo, che lui inizierà a esercitare, lo renderà un uomo mostruoso. Il suo delirio di onnipotenza lo porterà a distruggere chiunque troverà sul suo cammino, fino a quando non verrà lui stesso ucciso da coloro che ha maltrattato. E lui, non si ribellerà al tragico destino, ma,   allo stesso modo di Meursault (Lo Straniero), accetterà la morte come una liberazione dall'assurdità della vita.

Lo stato d'assedio

Scritto nel 1948 fu rappresentato per la prima volta a Parigi nell'ottobre dello stesso anno con la regia di Jean Louis Barrault. L'opera non fu accolta con molto entusiasmo.
La storia si svolge in Spagna, in Andalusia e vi si ritrovano i temi del pensiero camusiano. La Peste, è il nome di un personaggio che rappresenta la tirannia, ma ci sono altri temi cari a Camus: la paura, il coraggio della rivolta da opporre alla violenza della vita, la ricerca della libertà, senza tralasciare la passione, l'amore, la purezza del mare, la morte. Di fronte a un'umanità destinata a distruggersi, solo due personaggi: Diego e Vittoria, innamorati, rappresentano l'unico sistema, l'unica speranza di salvezza.

I Giusti

La prima rappresentazione avvenne nel 1949 e da allora altre ne seguirono, anche ai nostri giorni, essendo quest'opera una delle più famose e per molti critici il miglior testo teatrale di Camus.
Questa pièce narra  degli attentati compiuti in Russia dai rivoluzionari socialisti, tra il 1901 e il 1905. In  scena cinque personaggi che si considerano investiti del dovere di fare giustizia: quattro uomini e una donna. Tra loro, Yanek Kaliayev, uno dei membri della cellula terroristica, è scelto per compiere un attentato alla vita del Granduca Sergej Aleksandrovic Romanov, simbolo di oppressione e del potere. Sulla carrozza però, insieme al tiranno, trova la moglie e i due nipotini e queste presenze impediranno a Yanek di compiere l'attentato. Per lui è un “caso di coscienza”, come per Dora, la compagna, che non tollera che i bambini possano essere straziati da una bomba (l'organizzazione, perderebbe potere e influenza).
All'interno del gruppo sorge un dibattito. C'è chi ritiene, come Stepan, il più duro e inflessibile, che “il fine giustifica il mezzo”, ma Yanek replica che con il suo gesto vuole essere un giustiziere, non un assassino. Anche il capo del gruppo è d'accordo con lui: non tutto è permesso e va evitato che i mezzi diventino controproducenti. Il tentativo verrà ripetuto due giorni dopo, quando il Granduca è solo, senza i bambini; l'attentato riuscirà ma Yanek verrà arrestato e condannato a morte.
È un testo ricco di implicazioni psicologiche che inducono i personaggi a riflettere sulle scelte della propria coscienza.

Riflessioni

Ho voluto tracciare il pensiero di Albert Camus, basandomi sui libri che ho avuto il piacere di leggere. In realtà la produzione dell'autore è ben più vasta di quella che ho presentato, ma ho voluto soffermarmi sui testi che più di altri rappresentano il pensiero ideologico e filosofico di questo autore.
Ho dato ampio spazio a La Peste, poiché Camus delinea il quadro della propagazione di un'epidemia, molto simile a quella che stiamo vivendo in questo momento e che purtroppo, ai giorni nostri, è diventata pandemia.
Ho sempre amato la drammaturgia e tra le opere teatrali di Camus ho una predilezione particolare per Il Malinteso.
Venni a conoscenza di  questo testo tanti anni fa, ai tempi in cui frequentai l’Accademia d'Arte Drammatica, dove fu deciso, dall'allora  docente Esperia Sperani di mettere in scena proprio Il Malinteso. Non ho mai scordato nessuna delle opere rappresentate, degli scrittori o dei poeti che abbiamo approfondito in quegli anni: è stato uno studio che ha arricchito il mio bagaglio culturale e nutrito la mia sensibilità, tramite la conoscenza. 
Fui subito colpita dalla forza di questo dramma, dai sentimenti e dai temi che proponeva, dall'intensità che poteva sprigionare la recitazione. La rilessi tantissime volte e pur studiando la mia parte, cercavo, durante la lettura, di immedesimarmi in tutti i personaggi. La full immersion nel testo fu così  coinvolgente che imparai a memoria non solo la mia parte, ma pure alcuni monologhi degli altri due personaggi femminili.

Al contrario del dramma I Giusti che ha avuto vari allestimenti,  Il Malinteso  in Italia è stato poco rappresentato.
Carla Bizzarri
- La sua prima messa in scena avvenne al Teatro  La Soffitta di Bologna nel 1949/50. Vito Pandolfi curò la traduzione e la regia del dramma; l'interpretazione fu affidata a due grandi attrici: Carla Bizzarri (Marta) e Maria Teresa Albani (Maria, la moglie); il ruolo di Jan fu affidato a Manlio Guardabassi, quello della Madre a Landa Galli.
- Non si conoscono altre rappresentazioni, se non quella del 2008 al Teatro Bellini di Palermo con Giuliana Lojodice, Galatea Ranzi, Luca Barbareschi e Valentina Bardi, con la regia di Pietro Carriglio.
- Quest'anno, a gennaio, al Teatro San Giovanni di Trieste, per onorare la memoria di Albert Camus a sessant'anni dalla tragica morte, la Compagnia Petit Soleil, presente a Trieste dal 1996, ha proposto al suo pubblico Il Malinteso.
Non si ha notizia di altre Compagnie che abbiano rappresentato questo dramma.
    
      

Nell'ottobre 2019, ho proposto alla compagnia del laboratorio teatrale di cui faccio parte, l'idea di rappresentare Il Malinteso. Per poterlo fare occorrevano  però due elementi, tra loro contrastanti: una drastica riduzione del testo e l'inserimento di un ulteriore personaggio femminile. Era molto difficile conciliare le due cose ma, conoscendo e prediligendo questo dramma e avendolo studiato a fondo, mi sono proposta di elaborare una riduzione che fosse assolutamente in linea con il pensiero dell'autore, quindi senza perdere di vista l'originale. Dopo aver riletto l’opera integrale in ogni sua parte,  mettendo la massima attenzione, ho pensato a una soluzione che mi permettesse di introdurre un nuovo personaggio senza stravolgere il testo con l'aggiunta di battute improbabili; non volevo commettere false intrusioni, in una scrittura così personale, ma desideravo mettere in evidenza le motivazioni essenziali del pensiero dell'autore. La mia elaborazione ha ricevuto l'approvazione del regista e del gruppo, così abbiamo iniziato a provare  assiduamente.
Avevo pure il desiderio di intraprendere un breve viaggio che, con partenza dal Ponente ligure, mi avrebbe permesso di raggiungere la Provenza, regione francese rinomata per i suoi panorami mozzafiato, dove si trova il Parco Regionale del Luberon e Lourmarin, uno dei borghi più belli di Francia, ultima dimora dello scrittore.
Poi è arrivato il Covid 19 e tutto si è interrotto.
Ora non ci resta altro che aspettare che questo tremendo nemico invisibile si allontani dal nostro pianeta, per poter ritornare alla normalità. I miei compagni attori hanno preso a cuore il progetto e desiderano, come me, di ritrovarci per portare a termine il nostro lavoro e raggiungere l'obiettivo finale del debutto.

Desidero terminare questo mio omaggio ad Albert Camus con la motivazione per l'assegnazione del Premio Nobel 1957 per la Letteratura: “Per la sua importante produzione letteraria, che con serietà chiarificante illumina i problemi della coscienza umana del nostro tempo.”

Nell'incipit della risposta si evince la modestia propria dell'uomo:
Nel ricevere la distinzione di cui la vostra libera Accademia ha voluto onorarmi, la mia gratitudine è stata tanto più profonda quanto più ho potuto misurare fino a che punto questo premio oltrepassi i miei meriti personali”, ...definendosi poi “un uomo ricco solamente dei propri dubbi”.





BIBLIOGRAFIA

Albert Camus LO STRANIERO Ed. Bompiani
Albert Camus IL MITO DI SISIFO Ed.Bompiani
Albert Camus LA PESTE Ed. Bompiani
Albert Camus  L'UOMO IN RIVOLTA Ed. Bompiani
Albert Camus TUTTO IL TEATRO (comprendente le opere: Il Malinteso, Caligola, I Giusti, Lo Stato d'Assedio) Ed. Bompiani
Albert Camus- Maria Casarés CORRESPONDANCE 1944-1959 Ed. Gallimard
Albert Camus IL PRIMO UOMO Ed. Bompiani

                                                             


                                                            


                                                             






                                                                



16 commenti:

  1. Completo ed esauriente, bravissima Sandra. Ho trovato conferma degli studi che avevo fatto su di lui e sulla sua filosofia.
    Nel Malinteso c'è tutto, direi la sintesi del pensiero di Camus. Complimenti e grazie della fiducia che hai riposto in noi.
    Ida

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    1. Grazie Ida, per il commento. Confermo quanto scrivi riguardo a Il Malinteso, è uno dei motivi per cui ve l'ho proposto. Del resto ci siamo confrontate varie volte sulla filosofia di questo autore e ne sono scaturite conversazioni veramente interessanti. Un grazie speciale a tutti voi.
      Sandra

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  2. complimenti Sandra per aver saputo cogliere la profondità di Camus
    M

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    1. Grazie a te, M. Il merito è di un autore che ha scavato a fondo nella coscienza dell'uomo.

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    2. Complimenti, Sandra per il tuo articolo frutto evidente di una ricerca accurata e della grande passione che nutro per campus e per il teatro. Io lo sto scoprendo adesso e devo dire che trovo a volte anche sconcertante la profondità dell'osservazione di Camus sui comportamenti umani. Grazie per il tuo lavoro. Franca

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    3. Sì, Franca, la passione che nutro per il teatro è sempre stata costante, Camus è una "conoscenza"che ha lasciato il segno, infatti ritorna da anni lontani, ma speciali. Grazie per l'apprezzamento. La vostra presenza è stata essenziale, uno stimolo prezioso.
      Sandra

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  3. Testo avvincente. Meticolosa la descrizione del pensiero di Camus.
    Stefania

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    1. Grazie Stefania, ho messo molto impegno in questo lavoro e, nonostante l'attualità dell'autore, il mio incontro letterario con Camus si è consolidato nel tempo.
      Sandra

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  4. Articolo molto ben scritto.
    Mi ha emozionato il finale che esprime la tua umanità, quando nelle riflessioni citi il virus: "aspettando che questo tremendo nemico si allontani dal nostro pianeta". Brava Sandra.
    Edoardo

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    1. Certo Edoardo, questo virus è responsabile di tutto il dolore provocato nel mondo intero e nessuno lo potrà mai dimenticare. Grazie.
      Sandra

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  5. Complimenti Sandra, per il tuo articolo che denota, ancora una volta, la tua verve, sempre legata a filoni di elevato impegno culturale.
    Gianfranco

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  6. Grazie, Gianfranco.
    Sandra

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  7. Brava Sandra! Traspare dal testo sia il tuo studio approfondito sulle opere di Camus che il tuo grande amore per il Teatro. Davvero un'ottima e interessante analisi! Ti auguro che tu possa fare al più presto il viaggio che ti eri proposta e che la pandemia ti ha impedito di realizzare. Un abbraccio virtuale e di nuovo tanti complimenti.
    Elena

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    1. Grazie Elena per il commento. Un grande abbraccio e speriamo di rivederci presto
      Sandra

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  8. Cara Sandra, l'articolo mi è molto piaciuto per i seguenti motivi: scrittura vivace, scorrevole e avvincente; competenza e conoscenza della figura di Camus e della sua produzione letteraria, teatrale; passione con cui scrivi; si sente il tuo amore per l'autore e lo trasmetti a chi legge.
    Spero si realizzi il tuo progetto riguardante "Il Malinteso" e sarei davvero felice di poterlo vedere.
    Laura

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    1. Cara Laura, grazie per il gradito commento e per la condivisione riguardo all'autore. Speriamo di poter presentare anche il "nostro" progetto, che, per causa di forza maggiore, abbiamo dovuto annullare. Un abbraccio.
      Sandra

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