A
cura di Ilaria Biondi
Buongiorno
Francesca e grazie di avere accettato di raccontarci qualcosa di te e del tuo
romanzo Il tempo delle lucciole,
pubblicato in cartaceo con l’editore Silele nel 2015 e di cui è uscita da poco una
nuova edizione, in versione digitale. Prima di addentrarci insieme a te nel
mondo della scrittura, ti chiedo: chi è Francesca?
Sono Francesca, ho
41 anni e sono nata e cresciuta a Novara. Sono stata cittadina per quasi un
trentennio ma da diversi anni vivo nella campagna circostante con mio marito e
i nostri figli. Nove anni fa ho scelto di lasciare il lavoro e fare la mamma a
tempo pieno. Una decisione che ha cambiato in meglio la mia vita, dandomi modo
di scoprire il lato più umano delle persone e ciò che di me ancora ignoravo.
Oggi amo la buona compagnia e la solitudine, il vociare dei bambini e il
silenzio della natura, gli aromi della cucina e l’odore della terra, la
consistenza delle pagine di carta e il rumore dei tasti del pc.
Una vita
molto attiva e dalle mille sfumature. Come si inserisce la scrittura in questa
trama così densa?
Il tempo non basta
mai persino quando ne abbiamo a sufficienza! Diciamo che, pur aiutando mio
marito nella gestione amministrativa dell’azienda di famiglia e occupandomi del
commerciale di una nuova attività, riesco a gestire l’impegno conciliandolo sia
con le esigenze familiari che quelle personali. Amo scrivere la mattina e la
sera, quindi cerco di ritagliarmi dei momenti mentre i bambini sono a scuola e
tra un impegno e l’altro. Persino la notte a volte è produttiva, anchese a
scapito della stanchezza.
Nel 2015,
come dicevamo poc’anzi, esordisci con il romanzo storico “Il tempo delle
lucciole”. Ce ne vuoi parlare brevemente?
“Il tempo delle lucciole”
è un romanzo storico formativo ambientato nel primo dopoguerra. È la storia
della mia famiglia paterna, romanzata per risultare una lettura accattivante e
coinvolgente, senza però alterare il filo conduttore della vicenda, che resta
reale. Amo definirlo un libro di piccole cose e grandi sentimenti. Una saga
familiare di persone comuni, che hanno contribuito a creare la storia, non
quella con la S maiuscola, ma quel passato che ha reso possibile il nostro
presente.
Ti chiedo,
Francesca, quali sono i temi principali e gli intenti di questo tuo intenso e
corposo romanzo, caratterizzato da una trama solida, costruita con perizia
documentaria appassionata e da uno stile nitido, capace di stemperare le
crudezze degli eventi storici con toni di alto lirismo.
La vicenda è
incentrata su un rapporto conflittuale padre figlia e sulle dinamiche familiari
dell’epoca. Credo nell’importanza della conoscenza delle origini, delle radici,
perché senza di esse guardiamo al futuro senza sapere quanto sia stato
importante il passato. Ai giorni nostri i giovani poco ricordano del secolo
scorso, gli anni dei loro bisnonni o dei nonni ed è un vero peccato. Dal loro
vissuto potrebbero trarre grandi insegnamenti.
Cosa ti ha
sollecitato a scrivere questo libro?
Sono stata spinta
dal desiderio di mantenere una promessa fatta non solo alla mia nonna, mancata
10 anni prima della pubblicazione del romanzo, ma anche a me stessa. Sarei
stata in grado di scrivere, di arrivare alla fine, di produrre qualcosa che
avesse un senso e fosse piacevole? Non ne avevo idea e per conoscere la
risposta ho dovuto provare e mettermi alla prova. Il risultato è stato buono e
la gratificazione nel donare il libro ai miei genitori e ai miei figli grande.
Una promessa mantenuta e un piccolo traguardo raggiunto; quello che ne è
seguito è un valore aggiunto.
Se non
sbaglio, la nonna di cui parli è descritta da te come una grande e affascinante
affabulatrice. Mi permetto di citare una tua affermazione: “Affascinata dai
racconti che ascoltavo quando ero bambina, ho sempre amato immedesimarsi nelle
parole dalla nonna. In un periodo storico difficile, in una famiglia che,
nonostante l’amore, nascondeva una profonda sofferenza.”
Sono cresciuta con
lei e da figlia unica e unica nipote ho ricevuto attenzioni e tempo che mi
hanno aiutato a conoscere in modo approfondito la vita di un’epoca passata e
ormai quasi sconosciuta a molti, o almeno ai più giovani. Sono sempre stata
affascinata dal periodo a cavallo delle due guerre, nonostante si tratti di
decenni difficili e caratterizzati dal sacrificio. Ho ascoltato le vicende dei
miei antenati, che sotto molti aspetti potevano essere quelle di una qualsiasi
altra famiglia, comprendendo che ciò che vivo oggi deriva da quello che è stato
allora. Da qui il desiderio di scrivere una storia.
Solleticata e
ispirata, immagino, dalla tua quotidianità di mamma, ti dedichi con passione e
talento anche alla letteratura per l’infanzia. Ci vuoi parlare di quest’altra
bella esperienza di scrittura?
Con piacere. Negli
ultimi mesi ho scritto alcune favole. Una, alla quale sono particolarmente
affezionata, rivolta ai bambini delle scuole elementari e dedicata agli amici
felini, sarà pubblicata prima dell’estate da una piccola casa editrice che ha
una collana dedicata all’infanzia. Due invece saranno pubblicate il prossimo
anno da una casa editrice specializzata in editoria per l’infanzia. Ho
partecipato con un testo a un’antologia di favole sulla diversità, il cui
devoluto andrà in beneficienza a una Fondazione che si occupa del sostegno a
bambini e famiglie durante le degenze ospedaliere. È stata una bellissima
esperienza di crescita e confronto. Scrivere per i bambini allena la fantasia e
fa bene al cuore. Inutile dire che i miei figli sono
entusiasti.
Sei una
scrittrice versatile e curiosa, che ama intraprendere nuove e stimolanti
avventure. Sappiamo infatti che collabori anche con siti letterari e culturali
come “Gli scrittori della porta accanto” e “Cultura al femminile”. In che veste
lo fai?
Al termine di un
periodo più attivo, al momento sono per entrambi collaboratrice esterna, recensisco
libri di autori noti ed emergenti e scrivo brevi testi di vario genere. Ottime
opportunità di crescita personale.
So che hai
partecipato al Premio Piemonte Letteratura 2016 classificandoti terza per poi
aggiudicarti una menzione della giuria l’anno seguente. Hai vinto anche un
Contest di poesie ed eri tra i finalisti in un concorso dedicato alla favole.
Mi viene spontaneo chiederti cosa pensi dei concorsi letterari e in che misura questi
possano aiutare gli autori ad affermarsi nel non facile mondo della scrittura.
Se seri e
organizzati bene posso dare visibilità. Sicuramente poi subentra una piccola
dose di soddisfazione personale nel raggiungere un traguardo e ritirare un
premio. Sono occasioni per fare conoscenze interessanti, in modo che la catena
delle cose nuove da imparare non si spezzi.
Mi piacerebbe
chiudere questa piacevolissima chiacchierata gettando lo sguardo al prossimo
futuro. Conoscendo la tua energia, il tuo amore per le nuove sfide e la grande
e sincera passiona che ti lega alla pagina scritta, immagino che tu abbia nuovi
progetti nel cassetto…
Sto terminando di
scrivere il seguito de “Il tempo delle lucciole” e collaborando con una
bravissima illustratrice a una nuova favola dedicata all’igiene personale dei
bambini, che a volte i più piccoli affrontano nel modo sbagliato. C’è n’è poi una
nuova che mi frulla per la testa e che spero di scrivere in primavera, così
come una raccolta di storie tutte al femminile, un romanzo giallo e un libro
per ragazzi. Beh, ci sarebbe anche altro, ma quello che la mente po’ contenere
le mani a volte faticano a mettere in pratica, quindi, tempo al tempo.
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